8 pinot noir dell’Oregon scelti da André Compeyre, il sommelier di Aldo Sohm

8 pinot noir dell’Oregon scelti da André Compeyre, il sommelier di Aldo Sohm

di Salvatore Agusta

Non capita tutti i giorni di sedersi al tavolo con persone del calibro di André Compeyre. Non capita tutti i giorni di alzarsi da quel tavolo con la consapevolezza di aver incontrato una persona speciale, oltre che un vero professionista del vino e del cibo. Ma andiamo per gradi. André Compeyre – attuale wine director di Aldo Sohm – vanta una lunghissima carriera nel mondo del vino e della ristorazione.

Inizia gli studi presso l’istituto alberghiero della sua città, Tolosa, dove si dedica principalmente alla cucina. Solo in un secondo momento, André comincia a studiare con più attenzione il vino e tutto ciò che ad esso può esser collegato. Dopo un breve stage a Bandol, è il momento di imparare almeno una lingua straniera, cosí dopo diverse candidature e colloqui, viene scelto come sommelier da Le Gavroche, ristorante a tre stelle Michelin a Londra. Di ritorno a Tolosa continua la sua carriera in diversi ristoranti stellati tra cui Les Jardins de l’Opera; successivamente incontrerà Theresa Henkelmann la quale ben presto gli offrirà l’opportunità di spostarsi negli Stati Uniti e continuare il suo percorso lavorativo al di là dell’oceano.

Durante la sua carriera americana lavora con Alain Ducasse presso l’Essex House, poi alla Brasserie Les Halles ed ancora con Ducasse presso Adour al St. Regis di New York. Nel 2011 diviene Chef Sommelier presso Benoit ed è qui che gli viene data l’opportunità di realizzare una delle più straordinarie wine list della storia di New York, con vini eccezionali e quasi introvabili, specie per la sezione targata Borgogna.

Potrete immaginare quanto piccolo ed insignificante mi sia sentito davanti a tale esperienza e conoscenza, ma devo ammettere che André ha il pregio della semplicità e, pertanto, più che incutere timore reverenziale, ti colpisce per la sua disponibilità.
Approfittando di quest’ultima, gli ho chiesto cosa pensasse dei vini americani e in particolare se avesse una lista di produttori preferiti in Oregon, terra notoriamente dedita alla produzione di pinot noir in purezza.
Mi ha sorriso, forse anche lui avrà pensato nel suo intimo che la domanda era un po’ spregiudicata. Ma ero curioso di conoscere la sua opinione e quanto segue ne è la estrema sintesi.

1. Domaine Drouhin.
Al ponte di comando della corazzata francese in terra straniera abbiamo Véronique Drouhin-Boss che rappresenta la quarta generazione di enologi nella sua famiglia; dal 1988 è lei che decide le sorti delle raccolte dei vigneti dell’Oregon e attualmente collabora più da vicino con la casa madre ovvero la Maison Joseph Drouhin in Borgogna. Il loro motto è “French soul, Oregon soil” che, di per se, rende l’idea di quanto valore abbiano dato alle loro produzioni oltre oceano. I vigneti sono localizzate sulle colline di Dundee. Produzioni di grande spessore; tra tutte impressiona il Cuvée Laurène dedicato alla figlia più grande. Frutto integrale delle vigne più alte delle suddette colline (incluso l’esclusivo utilizzo di lieviti indigeni), l’unica nota esterna è rappresentata dall’uso del rovere d’Allier, ma è piuttosto comune da queste parti. Il Cuvée in parola viene realizzato solo dopo una ulteriore selezione delle barrique più strutturate, al fine di generare nell’arco dell’affinamento, una maggiore complessità. Attualmente sul mercato è possibile trovare l’annata 2013, ma è la 2010 che ha senza alcun dubbio aperto un nuovo capitolo del pinot noir in Oregon. Assolutamente da non perdere. Armonia, complessità e pura eleganza. Si presume possa invecchiare per almeno 10 anni ma Véronique è pronta a giurare che il 2025 sarà l’anno giusto per rimanere letteralmente senza fiato.

2. Cristom Vineyards.
Cosa fanno insieme un ingegnere, un enologo ed un contadino? Risposta: tradizione e rispetto per la terra.
I nomi dei tre moschettieri sono Paul Gerrie, l’enologo Steve Soerner e il contadino Mark Feltz e dal ’92 producono vini dalle quattro vigne principali per la produzione della bacca di borgogna: Eileen, Jessie, Louise e Marjorie. Tra le varie etichette, mostra una marcia in più il Jessie Vineyard Pinot Noir 2014, selezione di ben 42 botti prodotte da 6 cloni di pinot noir. Si tratta di un vino più “massiccio”, quasi opulento, con un tannino più sabbioso che soffice.

3. Lingua Franca 
Ci troviamo nell’Eola-Amity Hills, volendo una piccola zona ventosa e collinare della più grande Willamette Valley. Il nome dell’azienda è curiosamente ispirato alla tradizione dei viaggiatori che usavano incontrarsi in queste zone e provavano a comunicare fra di loro, sebbene non avessero una lingua comune. Cantina ecosostenibile, si vinifica solo in armonia con i principi dell’agricoltura biodinamica.
Il cuvée che vale ricordare è il Lingua Franca Tongue’n Cheek.

Tongue ‘n Cheek indica quella circostanza in cui qualcuno dice qualcosa di banale o ironico ma con una espressione del tutto seria e contenuta, tipico dello humor inglese. Il vino proviene da alcune delle vigne più antiche, site in terreni molto rocciosi e, sebbene sia piuttosto strutturato, ha bisogno di almeno 14 mesi in botte per mettere in linea i sentori di frutti di bosco. Infatti la nota speziata è un po’ selvaggia mentre i sentori di catrame ed arrosto fanno da cornice a quelli più canonici di ribes e amarena.

4. Eyrie Vineyards.
Eccoci a casa di un visionario che già nel lontano 1965, battezzò l’Oregon come dimora indiscussa della pinot noir.
David Lett, a detta di alcuni perfezionista quasi maniacale, studia l’Oregon con tanta dedizione quanta devozione, e dopo avere incrociato dati di ogni genere (climatici, analisi del suolo, studi sulla altitudine, studi sulla esposizione solare) arriva ad individuare la terra promessa che non a caso anche per lui sono le Dundee Hills.

Anche David segue con attenzione i principi della vinificazione ecosostenibile e naturale. Lieviti indigeni, fermentazione lenta e lasciata a se stessa, nessuna filtrazione. I suoi vini vengono definiti a quattro dimensioni: suolo, clima, tecnica e tempo. Una bottiglia su tutte: Eyrie Vineyards Daphne 2013 Pinot Noir. Tumultuose note di frutta nera matura con accenni di liquirizia senza però perdere la proverbiale eleganza.

5. Domaine Serene.
Questa è una storia targata a tutto tondo USA; gli Evenstand, dopo una sfolgorante carriera da “famiglia d’affari”, decidono di dedicare tutte le loro risorse alla loro più grande passione: il vino. Sin qui nulla di speciale o di fantasmagorico. Tuttavia il grande passo lo fanno solo nel 2005 quando, in barba al grande trend di produttori francesi alla conquista dell’Oregon, si recano loro in Francia e acquistano a titolo definitivo Château de la Crée in Borgogna, proprio nella Côte d’Or. Che gran passo e che gran coraggio, ma forti di un passato glorioso in Oregon fatto di 25 anni di successi, si sentono pronti a varcare la meta.

Evenstand Reserve 2014 Pinot Noir è il loro vino più importante. Di un tenore alcolico pari al 14.2% e con sentori di more e frutti di bosco maturi, questo vino deve esser visto come esemplare accademico di quello che in Oregon è possibile fare. Il 60% delle botti usate nell’affinamento è nuovo rovere francese che aiuta a determinare quella complessità di valori tipica dei più grandi vini.

6. Adelsheim Vineyard.
Dal grande sforzo dei fondatori, David e Ginny, sino all’incessante ricerca della perfezione da parte di un team che conta oggi circa 30 persone. Anche questo progetto è sin dai suoi esordi incentrato sulla sostenibilità e oggi l’azienda vanta la certificazione “Live” e “Salmon Safe”. Moltissime le produzioni di spessore ma in questo caso richiamiamo uno dei loro entry level proprio per dare la cifra stilistica dell’azienda che non a caso conta 6 enologi. Adelsheim Willamette Valley 2015 Pinot Noir è principalmente fatto da Dave Paige e Gina Hennn. Punto forte del processo è la macerazione a freddo e prolungata che permette non solo di ottenere un colore più intenso ma anche di trasmettere al mosto i tipici sentori di frutta di bosco. Dopo la fermentazione segue anche per l’entry level l’affinamento in barrique francese.
L’annata 2015 è ricordata come una delle più ideali specie per le sue temperature miti già a partire dal mese di Febbraio.

7. J.K. Carriere.
Jim Prosser, enologo nonché proprietario dell’azienda in questione è uno di quelli che ha pensato bene dii lavorare per conto suo e non solo per gli altri; nel novembre del 2007 si aggiudica 40 ettari di vitigno nella zona sud-est del monte Parrett, all’interno della Chehalem Mountains AVA (American Viticultural Area, unica forma di classificazione delle aree dedite alla coltivazione dell’uva). A metà del 2009 una nuova cantina era nata ed un nuovo progetto cominciava a delinearsi. Jim è un personaggio più che un winemaker, ne ha combinate tante che almeno la metà bastavano. Scalatore, tatuatore, ciclista impertinente, prima sposato e dedito al mercato immobiliare, dopo qualche anno lo ritrovo in Lituania nei corpi di pace. Poi, così come se fosse normale, comincia a fare l’enologo in giro per il mondo, sino a quando non trova giusto due lire per iniziare il suo personale progetto.
2014 Antoniette WN Pinot è una delle sue più personali realizzazioni. Prende il nome dalla nonna e come definisce lui stesso è quel genere di vino che ama fare, con una elegante acidità e note di amarena e polvere da sparo. Lieviti indigeni e rovere francese (18 mesi).
Grande longevità. Le vigne hanno una età media di 35 anni e sono localizzate nelle colline di Temperance dove la temperatura si abbassa e garantisce una equilibrata maturazione delle uve.

8. Archery Summit.
Non ha alcun dubbio Chris Mazpink, enologo e presidente della cantina in questione, se vuoi fare del buon vino in Oregon è alle Dundee Hills e al Ribbon Ridge AVAs che devi guardare. Ne è così convinto che ritiene persino opportuno ricalibrare costantemente i processi di vinificazione a partire dal risultato della terra, di modo che in quel vino l’apporto dell’uomo sia effimero rispetto il valore della materia prima. 2014 Archery Summit Estate Pinot Noir rappresenta il loro principale cavallo di battaglia. Durante la vinificazione colpisce la macerazione post- fermentation che di fatto aiuta a generare un vino seducente, ricco di sentori di petalo di rosa, pelle e frutti di bosco essiccati. Al palato c’è dell’amarena, della vaniglia, ribes rosso, leggere note spezziate. L’acidità e i tannini bilanciati donano equilibrio e complessità. Tra tutti, possibilmente il vino con maggior personalità, una vera gemma dell’Oregon.

Chiaramente si sarebbero potute richiamare molte altre cantine, degne di altrettanta considerazione, ma come sempre dico, quest’articolo, già lungo così, aveva bisogno di una fine.

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Salvatore Agusta

Giramondo, Francia, Lituania e poi Argentina per finire oggi a New York. Laureato in legge, sono una sorta di “avvocato per hobby”, rappresento uno studio di diritto internazionale negli Stati Uniti. Poi, quello che prima era il vero hobby, è diventato un lavoro. Inizio come export manager più di 7 anni fa a Palermo con un’azienda vitivinicola, Marchesi de Gregorio; frequento corsi ONAV, Accademia del Vino di Milano e l’International Wine Center di New York dove passo il terzo livello del WSET. Ho coperto per un po’ più di un anno la figura di Italian Wine Specialist presso Acker Merrall & Condit. Attualmente ricopro la posizione di Wine Consultant presso Metrowine, una azienda francese in quel di New York. Avevano bisogno di un italiano ed io passavo giusto di là. Comunque sono astemio.

7 Commenti

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vinogodi

circa 7 anni fa - Link

...bellissima ed inusuale panoramica. Grazie... PS: stampata e da consultare ...

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Pino e Nero

circa 7 anni fa - Link

Può Vinogodi educare e ravvedere M. Compeyre riguardo l'omissione di Thomas, Erath e Arterberry Maresh...? Segno dei tempi: ignorata dal cool sommelier persino l'azienda in cui Robert Parker ha una quota di proprietà...dagli anni 90...vi devo dire qual è? no dai...Beaux Frères? O tempora o mores...tornassero i turbo anni Novanta...

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Vittorio

circa 7 anni fa - Link

Molto bello il Wine bar Aldo Sohm, ma hanno ricarichi impressionanti sui vini!

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Alessandro Morichetti

circa 7 anni fa - Link

Vittorio, da commerciante a commerciante sai meglio di me che il ricarico è un tema mooooolto delicato, e che in centro a Manhattan il costo degli affitti - per dirne una - non è esattamente uguale a quello di Montelupone in provincia di Macerata. Per cui la lascerei sempre come ultima delle ultime opzioni di commento, specie quanto, come in questo caso, la ciccia c'è di brutto.

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Vittorio

circa 7 anni fa - Link

Questa era la mia ultima opzione infatti

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Stefano Magli

circa 7 anni fa - Link

Dove posso acquistare i Pinot Noir dell'Oregon in rete ? Potete darmi qualche negozio / enoteca che li vende online senza dover andare a Milano o Roma io sono di Bologna e certe cose in enoteca non sanno nemmeno che esistono. Grazie.

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Salvatore Agusta

circa 7 anni fa - Link

Ciao Stefano, ti capisco perfettamente. Sfortunatamente non saprei che consiglio darti. Se provassi a cercarli io per te da qui (NYC) i motori di ricerca mi indirizzerebbero immediatamente verso compagni americane.

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