6 annate di Graticciaia, l’essenza del negroamaro

6 annate di Graticciaia, l’essenza del negroamaro

di Antonio Tomacelli

L’identikit del Graticciaia è di quelli che fanno tremare i polsi. Nasce nel Salento profondo da una vigna di Negramaro coltivata ad alberello che ha settant’anni. Dopo il raccolto le uve vengono trasferite per l’appassimento nella tenuta Castel di Serranova, vicinissima al mare e allo scirocco. Deve il suo nome proprio ai graticci sui quali i grappoli concentrano sapori e profumi in modo naturale, sotto il sole di Puglia. È figlio della Famiglia Vallone e del compianto Severino Garofano, l’enologo che ha dato vita a tante bottiglie capolavoro in Puglia. Dalla vendemmia 2007 Il Graticciaia è passato alle cure dell’enologa Grazia Grassini, che non ha cambiato di una virgola il protocollo di produzione. Ho avuto modo di partecipare a questa verticale di Open Wine e, nonostante l’arco temporale di 25 anni circa, la sua personalità non è cambiata, estrema in tutte le sue espressioni ma, soprattutto, espressione quanto mai tipica del Salento e del suo terroir.

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Graticciaia Igp Salento – Agricole Vallone
2013

Dolce in punta di lingua ma è vivo, vibrante e fresco di more e marasche. C’è un filo di cacao per dare profondità e un bouquet garnì che allarga l’orizzonte fino al mare del Salento, fatto di origano, timo e mirto. Il tannino è levigato, fine, e non c’è traccia di ossidazione o stanchezza. L’appassimento ha solo concentrato sapori e profumi che ora spingono i sensi a mille. 93

2011
Profumi di terra e origano, di arancio e scorze candite e ricoperte di fondente. L’arancio tarocco torna in bocca e rinfresca succoso, si confonde con le note di humus caldo. È più distesa dell’annata 2013, si offre senza resistenze, si lascia toccare, è vino tattile, palpabile e materico, ma da suggere senza masticare, come una gelée ai frutti di bosco. Interminabile. 94

2004
Un salto indietro di 7 annate per il vino meno convincente della batteria. C’è tanta frutta matura o cotta, con qualche nota curiosa di prugna. In bocca è succoso, la freschezza spinge ma il tannino frena, rendendo difficoltosa la corsa verso la maturità. 87

2001
Chiusa la parentesi 2004, si torna ai toni più freschi del Tarocco spremuto. È il più fine e “toscano” della batteria, lo abbiamo colto nel momento in cui cominciava a spogliarsi degli eccessi diventando più elegante e disteso. Ancora assenti le note di ossidazione, non so per quale miracolo. 90

1996
Nei miei appunti ho scritto “spettacolare” e a distanza di qualche settimana non posso che confermare la prima impressione. Di quale spettacolo sto parlando? Immaginatevi un burlesque diretto da Pedro Almodovar. Rendo l’idea? 94

1993
Non ci fosse quel fungo porcino al naso, sarebbe ancora l’abbinamento ideale con qualche formaggio stagionato. L’impressione è che solo il caso e la sfortuna ci abbiano impedito di bere uno dei più sensazionali vini di Severino Garofano. 83

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

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