10 trovate bizzarre per invecchiare il vostro distillato in un baleno

10 trovate bizzarre per invecchiare il vostro distillato in un baleno

di Thomas Pennazzi

L’uomo è da sempre in lotta con il tempo. Per se stesso, cerca di fermarlo. Per i suoi alcolici, invece, desidera il fast forward. Ma il ritorno al futuro, o meglio l’andata, non è cosa semplice: il più delle volte si tratta solo di un lifting. E fa l’effetto del silicone sul viso di una donna rifatta: stonato.

Ecco 10 modi bizzarri per ottenere uno spirito qualsiasi invecchiato prima del tempo.

LE ONDE D’URTO: prendete un contenitore neutro, il vostro distillato, una ragionevole dose di trucioli di quercia (gli enologi sanno dove fornirsene) e una diabolica macchinetta studiata allo scopo, chiamata Sonicprep®. Questa specie di frullatore ad onde sonore agisce creando una cavitazione molecolare nel liquido, e lo mischia con estrema efficacia al truciolato, estraendo in pochi minuti quello che il tempo fa in un anno. Nel bicchiere la dissonanza è garantita.

LA TERMODINAMICA: la natura ci regala il ciclo delle stagioni, mentre in Kentucky e Tennessee i distillatori se le fanno da soli in magazzino. Il distillato “respira”, si dilata e si contrae nella botte secondo il calore dell’ambiente, e trascina con sé le sostanze contenute nel legno. Bene, gli americani hanno depositi in grado di gestire dei cicli di riscaldamento e raffreddamento programmati in serie di poche decine di giorni, indipendentemente dalle condizioni esterne. Accelerando il processo di invecchiamento come se fossero passate più stagioni. Geniale: purtroppo non basta a riprodurre la magia dello scorrere del tempo.

SI, VIAGGIARE: quando gli inglesi imbarcavano i loro amati scotch e cognac sui cutter per le Indie o l’Australia, scoprivano che all’arrivo il distillato era migliorato. Merito dello scuotimento del liquido nelle botti, che aumenta il contatto col legno, e del variare dei climi durante il viaggio. Da qualche anno una Casa di cognac imbarca su qualche portacontainer un tot di botti, e le fa viaggiare intorno al mondo per poi imbottigliare brandy più maturi di quanto sarebbero stati a lasciarli in magazzino. Si può fare anche con altre bevande. Un classico.

IL TÈ SHAKERATO: viaggiare costa, si sa. Farlo senza muoversi è l’ideale. Prendete una botte di distillato, cacciateci dentro un bel sacchetto di juta contenente il solito truciolato, e lasciatelo in infusione un anno. Poi mettete la vostra miscela in un’altra botte, e fatele fare ripetuti cicli di rotolamento per 4 mesi in un magazzino riscaldato. Il risultato? Più o meno come un alcolico di qualche anno di invecchiamento. Sperate bene.

NELLA BOTTE PICCOLA… non c’è il brandy buono. Usare botti di circa 12 litri accelera drammaticamente l’estrazione dal legno: bastano pochi mesi e sembrerà di aver fatto miracoli. Una ditta americana di bourbon aggiunge a questa tecnica dei cicli di onde sonore a bassa frequenza, usando grandi subwoofer nei suoi magazzini per un risultato in apparenza formidabile, e in soli 4 mesi. Ma il palato non si fa ingannare.

IL BASTIAN CONTRARIO: la creatività statunitense non conosce limiti. Il bourbon deve essere fatto in botti nuove: bene, il distillato ci entra secondo disciplinare, ma per uscirci un giorno dopo e finire in un serbatoio di acciaio. Dopo aver fatto a pezzi la botte, sarà questa ad essere infusa nel liquido. Una volta finito questo lavoro al contrario, vi viene insufflato dell’ossigeno; si fanno fare allo spirito alcuni cicli prima in pressione poi “sgonfiando” il serbatoio, ed il vostro bourbon, anziché in due anni, viene pronto in sei giorni, manco foste domineddio creatore. Il settimo lo si beve: con raccapriccio.

L’ALPINISTA: l’invecchiamento in quota è un buon tentativo per accelerare la maturazione del vostro distillato: aria asciutta, ventilazione, forte escursione termica, e pressione ridotta; perciò tanta evaporazione di acqua e meno di alcool, per ottenere liquori più muscolosi e strutturati; le Ande sono un posto adatto. Da noi forse, lo Stelvio: un mio conoscente mi decantava pure i benèfici effetti della maturazione in quota sul vino valtellinese.

IL FAI DA TE: da un po’ di tempo esistono in commercio delle bottiglie ricavate da legno di quercia stagionato, che permettono di colorare rapidamente un qualsiasi spirito, o di barricare un vino. Non si tratta ovviamente di un vero invecchiamento, ma di un effetto cosmetico. Per gonzi.

IL BASTONCINO AROMATIZZATO: prendete una bottiglia, inseriteci una specie di pettine fatto di legno di quercia, e avrete in 24 ore un effetto tintura del vostro liquore. Ne esistono anche varianti aromatizzate con fumo di torba, vaniglia, sciroppo d’acero, ecc. Per farsi del male.

CANTINE SPAZIALI: la multinazionale giapponese del beverage Suntory sta saggiando l’invecchiamento dei distillati in assenza di gravità, dopo aver portato alcuni campioni di whisky sulla stazione orbitante internazionale, nel modulo del Sol Levante chiamato Kibo. La permanenza sarà di uno o due anni, e le differenze saranno valutate contro degli identici esemplari rimasti a terra. Nel 2011 già Ardbeg aveva provato ad inviare un campione di whisky nello spazio per comprendere se l’ambiente particolare abbia influenza sulla maturazione del distillato. Se funzionasse, non potrà però chiamarsi Scotch ma Orbit, forse.

Come si vede, le hanno tentate tutte per accelerare un processo lento e delicato, in cui sono coinvolte alcune centinaia di specie aromatiche reattive, e numerose reazioni chimiche decisamente complicate e tutte in equilibrio tra loro. Riprodurre alla svelta ciò che accade in una botte di legno ben stagionato lungo il filo degli anni è estremamente improbabile. Il campo di applicazione di quello che vi ho raccontato riguarda soltanto gli spiriti senza alcun pregio, ai quali si può donare qualche caratteristica migliore con questi processi artificiali, nello stesso arco di tempo in cui sarebbero maturati naturalmente. Per gli spiriti eletti, non c’è verso: il palato sconfesserà sempre qualunque tentativo di magheggio, a paragone con il prodotto maturato con infinita pazienza nelle botti di rovere, nella sonnacchiosa e polverosa quiete di un deposito umido.

ARS LONGA, VITA BREVIS

 

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Thomas Pennazzi

Nato tra i granoturchi della Padania, gli scorre un po’ di birra nelle vene; pertanto non può ragionare di vino, che divide nelle due elementari categorie di potabile e non. In compenso si è dedicato fin da giovane al suo spirito, e da qualche anno ne scrive in rete sotto pseudonimo.

1 Commento

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Giorgio Giorgi

circa 7 anni fa - Link

bellini questi post pre-fabbricati, che vi permettono di stare in vacanza. Un ricordino di Felluga non lo fa nessuno? o siete troppo giovani per comprendere che cosa è stato per il vino friulano?

#boicottaintravino, allora. [F.]

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