MalaCapri? Io la sconfiggo così
di Francesca Ciancio“Le cose più interessanti di un blog accadono nei commenti”. Vero, e a volte ci trovi nuovi spunti. Se vogliamo chiamare spunto due che si accapigliano, litigano e poi fanno pace. Tutto è successo nel post di Dissapore, “MalaCapri, perchè?” tra i lettori Fabio Spada e Raffaele Pagano. Il primo accusava il secondo di farsi pubblicità occulta promuovendo la sua produzione di vino sull’isola di Tiberio. I due si sono chiariti ma a me, che di vino mi occupo, è venuta voglia di capirci qualcosa in più. Che poi significa chiedersi se esiste una vitivinicoltura a Capri.
La primavera scorsa, Raffaele si mette in contatto con l’Assessorato all’agricoltura della Provincia di Napoli per avere l’elenco degli iscritti alla Doc Capri (nata nel 1977). Venti nomi in tutto, divisi tra Capri Bianco e Capri Rosso Doc. L’età media dei vignaioli è di circa 75 anni. Aziende agricole solo sulla carta, di fatto si tratta di famiglie che campano più con le pensioni di anzianità che con i proventi della terra.
L’appezzamento più grande è di 9.000 mq, la media va dai 3.000 ai 5.000 mq. Vale la pena contattare il tenutario più grosso – pensa Raffaele – quello con 9.000 mq di terra a Marina Grande. Il proprietario è Salvatore, 43 anni, figlio di contadini che sotto i vigneti a pergola ci coltiva le insalate e le melanzane: “sennò che faccio, campo con l’uva?” spiega Salvatore.
I grappoli che pendono sono uve Falanghina e Greco, non messe benissimo. A Capri si sa, tutto è più caro: la manodopera costa, così come lo zolfo per il trattamento che deve arrivare via mare. Raffaele Pagano decide di investire. Non compra, ma si fa conferire le uve, pagandole a un prezzo interessante, a patto che il proprietario si prenda cura con dovizia delle piante. Quest’anno la raccolta dovrebbe aggirarsi intorno ai 40 quintali. Il progetto c’è: fare una cernita a mano dei grappoli e tenerne il 50 per cento. Dalla vinificazione di quello che resta dovrebbero venir fuori 1000 magnum. Si chiameranno Joaquin Capri.
L’avvocato del diavolo lo faccio io e da subito: “Bella mossa Pagano. Mica in tanti possono vantare un brand così evocativo come quello di Capri. Ti apri il bottiglione da un litro e mezzo , ti versi un bel bianco fresco, lo sorseggi e pensi ai Faraglioni, anche se fuori dalla tua finestra vedi le fabbrichette della Brianza”. Però intanto si rimette a posto un pezzo di territorio, si riscoprono antichi e tradizionali sistemi di impianto, ci si prende cura dei terrazzamenti, insomma si vuole un po’ più bene a un altro pezzo di quella disgraziata e bellissima regione che è la Campania. Magari facendoci pure un po’ di soldini, perché no?
10 Commenti
Raffaele Pagano
circa 15 anni fa - LinkVovelo aggiungere che l'idea iniziale e lo sprone ad intervenire sull'Isola è stata, una sera a cena, di Luciano Pignataro. Grazie. Raffaele Pagano.
RispondiKapakkio
circa 15 anni fa - LinkPerchè questo nome Joaquin Capri?
RispondiRaffaele Pagano
circa 15 anni fa - LinkPerchè la Nostra Cantina si chiama Joaquin Aziende Agricole Srl e Capri identifica il Territorio su cui si lavora. Stesso concetto per i Vini in produzione nella nostra sede in Irpinia; Joaquin Avellino Italia. Raffaele Pagano.
RispondiDino Aceto
circa 15 anni fa - LinkIl caro Salvatore andrà avanti anche con l'insalata, le melanzane e la pensione di anzianità !!! ........ Ma tra un po', almeno potrà dire che in quel magnum ci sono le sue uve ! A me l'idea affascina molto e sono convinto che sarà una buona medicina anche e sopratutto per l'isola .....
Rispondipedrology
circa 15 anni fa - Linkbhe che dire... con questi chiari di luna per fortuna c'è chi ci crede ancora ad investire nelle potenzialità del nostro territorio!!!
Rispondidiodato buonora
circa 15 anni fa - LinkNon posso che associarmi alle parole scritte dall'autrice del pezzo: “Bella mossa Pagano. Mica in tanti possono vantare un brand così evocativo come quello di Capri. Ti apri il bottiglione da un litro e mezzo , ti versi un bel bianco fresco, lo sorseggi e pensi ai Faraglioni, anche se fuori dalla tua finestra vedi le fabbrichette della Brianza”. Però il tutto non mi sorprende. Conosco molto bene Raffaele Pagano ed iniziative del genere fanno parte della sua personalità. Complimenti e non vedo l'ora di degustate il Joaquin Capri che sicuramente sarà un prodotto per appassionati e competenti. Diodato Buonora
Rispondipaola riccio
circa 15 anni fa - Linkvero, verissimo......Raffaele Pagano è una fucina sempre pronta a sfornare nuove idee.....e di solito sforna "belle mosse", ma credetemi, lo anima solo una grande passione per il suo lavoro.
Rispondimichela guadagno
circa 15 anni fa - Linksinceramente non capisco la questione. c'è chi acquista le uve e mette in etichetta il nome che gli pare e che gli consente la normativa. personalmente giudico il vino, a prescindere dal nome
RispondiAlessandra Gallo
circa 8 anni fa - LinkGent.ma Sig.ra Ciancio, purtroppo solo ora, a distanza di un pò di anni, ho scovato questo articolo, in conseguenza di una indagine che ho iniziato da qualche mese sui vari siti che parlano di vino prodotto sull'isola di Capri, dopo essermi accorta di un utilizzo improprio delle immagini della vigna di proprietà della mia famiglia situata ad Anacapri, nonché delle distorsioni nelle informazioni fornite a riguardo. Anche nel caso di questo blog (ma Le assicuro non è il solo), sono pubblicate le immagini di una vigna affacciata sul mare, attraversata da una mini-funicolare. Orbene quella vigna è di nostra proprietà, probabilmente la più grande censita sull'isola, ed il vino da essa ricavato si chiama Caposcuro, prodotto dalla Az Agricola Solaria di Fortunata Costagliola (mia madre). Vino non ancora in commercio ma che spero possa essere oggetto di interesse della vostra redazione. Lo scopo principale del mio intervento tuttavia non è quello di farmi pubblicità ma portare a conoscenza di chi ha informazioni distorte di quella che è la realtà. A Raffaele Pagano riconosco il gran merito di avermi sempre stimolato a portare avanti insieme a lui ed altri eroi come Andrea Koch (che non ho nemmeno il piacere di conoscere personalmente) questa "missione" di far resuscitare e riabilitare in vino di Capri, e a non arrendermi di fronte alle enormi ed evidenti difficoltà di ogni sorta che questa missione comporta, soprattutto per me che non ho grande esperienza ma solo grande amore per una terra in cui ho vissuto una infanzia magica ed ancora oggi regala a chiunque la esplori emozioni uniche ed indimenticabili.
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