Legno, acciaio o cemento? Francesco Paolo Valentini dice legno
di Cristiana Lauro“Scusi, il suo vino fa legno?”: più che una domanda, un incubo per chi sta dietro al banchetto. Si è detto di tutto. Barrique, legno grande, acciaio e cemento hanno sostenitori e detrattori in percentuali variabili. Alcune sere fa ho affrontato l’argomento con Francesco Paolo Valentini, uno con le idee garbatamente chiare. Il contenitore ideale dipende dal tipo di vino che si produce. Il vino industriale e’ costruito e puo’ stare in acciaio. Il vino artigianale necessita di legno, non per aromatizzare ma per il microscambio di ossigeno con l’esterno. Fin da tempi non sospetti, Valentini si e’ guardato bene dal definirsi produttore di vini naturali. “L’uva naturalmente diventa aceto, io sono un produttore di vini artigianali”: parole sue, durante l’ultimo Vinitaly.
Anche la questione termica è importante. Il legno è un pessimo conduttore di calore: ecco perche’ sarebbe bene, spostandosi a sud, che aumentassero spessore e dimensioni dei legni. Le barrique sono nate nel nord della Francia come acceleratori di maturazione e non per aromatizzare il contenuto, infatti avevano doghe piccole e sottili. L’ossidazione è inversamente proporzionale alla massa quindi a sud la massa dovrebbe essere maggiore e stazionare in contenitori più grandi. Per un artigiano il legno è fondamentale in quanto contenitore vivo. È poroso e permette al vino di evolvere. La posizione mi sembra chiara.
L’acciaio non da e non toglie, è un contenitore neutro. Con le fermentazioni spontanee, dove la temperatura tende ad aumentare, l’acciaio può mandare il vino in sofferenza, sviluppando sentori fastidiosi come il solfidrico, ad esempio. E oltre ad avere escursioni termiche evidenti, genera campi magnetici per via delle diverse leghe utilizzate, creando problemi a chi non usa filtrare perché lascia in sospensione una serie di molecole. Non permette una buona chiarificazione e, pertanto, impone di filtrare il vino. Per i vini industriali è decisamente più comodo e pratico.
Il cemento, infine, è più vicino al legno ma la vetrificazione isola e per questo Valentini ne sconsiglia l’utilizzo. Ho visitato la cantina mentre Francesco Paolo mi spiegava la sua posizione sui contenitori e mi sento di condividerla. L’acciaio è solo un appoggio dove i suoi vini non stazionano più di 7 giorni. Per il resto, preferisce usare legni grandi di 50-60-70 hl e di quercia per i bianchi perché la quercia è più dura e isola maggiormente. Per i rossi e il cerasuolo, utilizza anche il castagno da 35 hl perché permette maggiore scambio di ossigeno in quanto più poroso.
“Scusi, questo vino fa legno?” Sì!
[Immagine: Paolo De Cristofaro]
66 Commenti
Alessandro Bocchetti
circa 12 anni fa - LinkBeh, Francesco sul cemento criticava l'obbligo legale italiano di vetrificare, sul cemento crudo lo ricordo molto possibilista ;) Peccato che i vascelli da 75 hl e più nel passato li abbiano dismessi tutti, come le varie pergole ;) Ciao A
RispondiFrancesco Bonfio
circa 12 anni fa - LinkPer essere più precisi le barrique nascono per esigenze logistiche, di trasporto e di maneggiabilità. Erano di queste dimensioni perché potevano essere spostate e manovrate anche da un solo uomo. Le caratteristiche di accelerare la maturazione e poi di conferire aromi e tutte le altre qualità sono state scoperte successivamente. Ma l'origine è esclusivamente di una necessità pratica
RispondiFabio Cagnetti
circa 12 anni fa - Linkesattamente, è uno dei contributi degli inglesi - da poco produttori, ma per secoli primi mercanti e consumatori - al mondo del vino. La barrique poteva essere trasportata facilmente a bordo delle navi di Sua Maestà, il resto è venuto dopo.
RispondiCristiana Lauro
circa 12 anni fa - LinkSi, pero' nell'economia del mio discorso e' utile il riferimento al fatto che favorissero una maturazione piu' rapida. Che lo scopo inizialmente fosse il trasporto non c'entra nulla con la questione in corso. Nulla da' e nulla toglie...un po' come l'acciaio :-) @ Alessandro Bocchetti: infatti ho scritto, anzi riportato, che Francesco Paolo lo considera piu' vicino al legno che non all'acciaio ma siccome per legge deve essere vetrificato, lo sconsiglia perche' isola. Anche il tuo intervento nulla da' e nulla toglie ;-) Ti sei arrabbiato? Flap, flap.
RispondiAlessandro Bocchetti
circa 12 anni fa - LinkFigurati e perché? Ma lo sai che io ho un debole per il cemento, tra l'altro appartiene alla tradizione italiana sicuramente piu delle barriques... Arrivate pesantemente sulla scorta della enologia moderna degli 80 ;) Ciao A
RispondiDurthu
circa 12 anni fa - Link"L'acciaio... genera campi magnetici per via delle diverse leghe utilizzate". Qualcuno potrebbe spendere qualche parola in piu' su questo punto?
RispondiAlessandro Bocchetti
circa 12 anni fa - LinkCerto hai mai sentito parlare delle gabbie di faraday? http://it.wikipedia.org/wiki/Gabbia_di_Faraday Ciao A
RispondiDurthu
circa 12 anni fa - LinkLa gabbia di Faraday e' tutta un'altra cosa, non c'entra niente. Altri suggerimenti? Perche' altrimenti, detta cosi', mi pare una gran cavolata. Pero' mi piacerebbe essere smentito.
RispondiAlessandro Bocchetti
circa 12 anni fa - LinkBene... Rifai la punta al lapis... Maestrini della penna rotta :D Ciao A
Rispondisplash
circa 12 anni fa - LinkBeh, diciamo che stai dimostrando esattamente l'opposto :-) Se agisse da gabbia di Faraday, isolerebbe dai campi elettromagnetici. Sarebbero il cemento (dipende se e come armato) e il legno che permetterebbero ad eventuali campi elettromagnetici esterni di agire sul vino.
RispondiRaffaello Rastelli
circa 2 anni fa - Linksciocchezza gigante, l'acciaio inox austenitico è amagnetico !
RispondiMontosoli
circa 12 anni fa - LinkQualche produttore al estero usa anche barriques neutre.....ma quasi mai sentito in Italia
RispondiBante
circa 12 anni fa - LinkSe per Barriques neutre intendi quelle esauste (cioè di 4+ passaggi), vengono usate anche in Italia, a scapito dell'ossigenazione. La crosta che si forma impedirebbe, si dice, lo scambio di ossigeno con l'esterno. In realtà i produttori che ne fanno uso, ne conosco di ottimi, non ci trovano grosse controindicazioni (molti biodinamici, per esempio, hanno il problema che non possono reperirle da cantine convenzionali).
RispondiGaetano
circa 12 anni fa - LinkIo in realtà avevo sentito parlare di caratelli non tostati e doghe piegate con il vapore. Confermate?
RispondiSirPanzy
circa 12 anni fa - LinkInfatti le "barriques" usate per il trapsorto avevano le doghe molto più spesse. Quelle erano semplicemente dei contenitori per il trasporto. Le barriques che conosciamo oggi sono nate proprio per una maturazione più celere del vino e non certo per imbarcarle sulle navi inglesi (vedi l'attuale spessore delle doghe) Cemento: fortuna che in Italia ci sia l'obbligo della vetrificazione. Gli acidi del vino hanno un potere altamente corrosivo e si rischierebbe troppo lasciandolo sul cemento crudo. Soprattutto dopo qualche anno di utilizzo e soprattutto oggi che nel cemento ci tritano una marea di rifiuti e di schifezze. Chiedete pure alle mani dei muratori ;) Acciaio: si usano (o meglio, si usavano) normalmente 2 leghe per fare una vasca di acciaio. AISI 316 e AISI 316L (in pratica diverse concentrazioni di carbonio ed altri elementi)per ovviare ad alcuni problemi "chimici". Dunque c'è la probabilità di avere campi magnetici diversi all' interno della stessa vasca. (non è detto che siano così influenti ma comunque ci sono)
RispondiDurthu
circa 12 anni fa - LinkGrazie, SirPanzy. Dunque, il fatto che ci siano leghe diverse a contatto, di perse, non genera un campo magnetico, per quanto mi ricordo. Per generare un campo magnetico serve anche una differenza di temperatura fra le zone di giunzione dei metalli diversi. Cosi' a occhio la vedo dura. Detto questo, sapete se qualcuno si sia mai preso la briga di misurarli, questi campi magnetici? Sono campi statici, eventualmente, quindi la strumentazione dovrebbe essera abbastanza facile da reperire. Sarebbe interessante.
RispondiRaffaello Rastelli
circa 2 anni fa - Linkper generare un campo magnetico all'interno del contenitore occorrono due materiali diversi con diverso potenziale in modo da favorire una corrente elettrolitica (anodo-catodo) attraverso il liquido contenuto. ma siccome il contenitore e composto unicamente da acciaio inox AISI316 non si genera alcuna corrente elettrolitica ne campo magnetico .
RispondiVittorio Merlo
circa 12 anni fa - LinkMagari le vasche si potessero fare tutte in aisi 316. In realtà solo la parte alta delle vasche è fabbricata con questa lega.Il resto del vaso è fatto con aisi 314. La spiegazione è molto semplice: il 316 è resistente all'azione corrosiva della solforosa(essendo un gas si concentra nell'alto del vaso) in quanto, oltre al Nichel e cromo, contiene il molibdeno.Il 316 costa un occhio della testa. Inoltre una cosa non mi convince: "Con le fermentazioni spontanee, dove la temperatura tende ad aumentare, l’acciaio può mandare il vino in sofferenza, sviluppando sentori fastidiosi come il solfidrico, ad esempio". Essendo l'acciaio un ottimo conduttore termico favorisce la dispersione del calore in eccesso, evitando così problemi ai lieviti.Non capisco poi il collegamento con il solfidrico. Se il produttore può rispondere alle mie questioni sarebbe bello
Rispondigianpaolo
circa 12 anni fa - Linke sopratutto perche' il "cielo" della vasca, che e' spesso all'aria aperta, deve essere piu' protettivo nei confronti dell'azione dei mezzi atmosferici.
Rispondialessandro
circa 4 anni fa - Linkbuongiorno, ma non è pericoloso lasciare tanto tempo il vino in contenitori inox? Certo non si vede la ruggine in quanto la lega CrNi comporta la passivazione, ma in realta' il processo di corrosivo e di scambio con il liquido continua. Vorrei un commento. Grazie
RispondiGianpaolo
circa 12 anni fa - LinkMi sembra difficile generalizzare, come per es. il vino industriale in acciaio e quello artigianale in legno. Veramente, si rischia l'effetto caricatura. La ricerca del migliore contenitore riflette anche li stile, considerazioni economiche,.la tradizione di una zona, il vitigno, l'annata, ecc. più anche tutto il resto che è stato detto e più anche le mode, da cui il vino non è affatto immune.
Rispondicarolina
circa 12 anni fa - Linkdicola mia dalla mia esperienza: nella nostra cantina ( prima di mio padre, ora mia) abbiamo botti principalmente di cemento di annate diverse: a partire dagli anni 50, fino ad oggi, nel senso che quest'anno per ragioni di tenuta abbiamo acquistato botti nuove vetrificate. alla fine della fiera avevamo tipo 8 botti non vetrificate con tartrati stratificati tipo 5 cm, e 2 botti vetrificate. inutile dire che l'effetto dei tartrati sul cemento naturale è come una vetrificazione: a lungo andare il "muro" non respira. io mi trovo bene sia con quelle nature, sia con quelle vetrificate visto che non ho l'ausilio del freddo in cantina; lo spessore del cemento permette un controllo decente in fermentazione stando ben attenti a fare un travaso e quindi spostare il contenuto da una botte all'altra prima che la temperatura salga. ho anche una botte di acciaio e cerco di tenerci il vino il meno possibile perchè ho sempre formazione di tartrati e conseguente abbassamento dell'acidità se lascio il vino al suo interno per tempi lunghi; in fermentazione non la uso perchè si scalda in pochissimo tempo. ho anche delle barriques rigorosamente usate e di 5-6 passaggio che uso come semplici contenitori per i vini che considero più importanti. dopo tutto questo pappardello, l'uso dell'ossigeno lo faccio durante i travasi in base a come sono i vini in quel determinato momento. riguardo alla scelta, credo che ogni persona debba farsi un'esperienza e capire cos'è meglio per la propria azienda sotto tutti i punti di vista: in primis pensando al vino che vuole fare, poi secondo alla disponibilità economica ( faccio notare che 6 vasche di cemento, 3 da 50 hl, 1 da 40 hl, 2 da 20 hl costano assieme come 2 da 50 hl in acciaiocon tasche), infine guardando anche agli spazi della propria cantina. l'importante è non demonizzare i vari materiali, ma aver l'intelligenza di chiedersi e chiedere a chi produce vino una spiegazione sul perchè delle scelte che fa. ho finito :)
RispondiNelle Nuvole
circa 12 anni fa - LinkInteressante leggere le idee garbatamente chiare del Signor Francesco Paolo Valentini. Però, per non sapere né leggere né scrivere, mi sembrano un po' circoscritte, alla sua esperienza. Frasi come "Il vino industriale è costruito e può stare in acciaio" o, riguardo all'affinamento nel legno "ecco perche’ sarebbe bene, spostandosi a sud, che aumentassero spessore e dimensioni dei legni." mi lasciano leggermente basita per, come dire, l'approssimazione. Infine depongo le armi leggendo "L’acciaio è solo un appoggio dove i suoi vini non stazionano più di 7 giorni. Per il resto, preferisce usare legni grandi di 50-60-70 hl e di quercia (quale quercia? rovere di Slavonia, presumo) per i bianchi perché la quercia è più dura e isola maggiormente. Per i rossi e il cerasuolo, utilizza anche il castagno da 35 hl perché permette maggiore scambio di ossigeno in quanto più poroso." E' un'illuminazione. Ora Sir Panzy dammi pure della maestrina as usual, ma il post e la maggior parte dei commenti mi hanno confuso le idee più che chiarirmele. A parte Gianpaolo,essendo lui stesso produttore ha speso parole di equilibrio e saggezza che ridimensionano la querelle imperdibile sui campi magnetici dell'acciaio e l'amara impossibilità di usare vasche di cemento crudo.
Rispondicarolina
circa 12 anni fa - Linknelle ma hai letto il mio pappardello frutto della mia grandissima esperienza? son la maga del cemento :)
Rispondicarolina
circa 12 anni fa - Linkquasi come GPPaglia con l'acciaio :))))
RispondiNelle Nuvole
circa 12 anni fa - LinkCarolina, l'ho letto in ritardo quando avevo già postato il commento. Il tuo intervento è impeccabile. L'esperienza di un produttore spiegata in modo chiaro ed esauriente. Un produttore che si fa un culo quadro, cerca di trovare soluzioni per fare il miglior vino possibile anno dopo anno, facendo i salti mortali con gli spazi di cantina e i soldi che non bastano mai. E trova anche il tempo di raccontarlo con semplicità e modestia.
Rispondicarolina
circa 12 anni fa - LinkTROPPA GRAZIA MIA SIGNORA :)
Rispondigianpaolo
circa 12 anni fa - Linkio ho 5 vasche di cemento sui 20 Hl e 3 da 10, tutte vetrificate (lavoro che feci all'inzio, come battesimo del fuoco). Mi trovo benissimo col cemento, ma le vasche che ho comprato successivamente sono in acciaio, che ha il notevole vantaggio di poter essere pulito benissimo e si puo' spostare facilmente (cosa utile in una cantina in evoluzione, e che ho dovuto fare piu' volte in questi anni). Se dovessi riprogettare da zero una cantina, oggi userei molti tini di cemento, nuovi, belli e costruiti su misura (e vetrificati, perche' la cosa dell'ossigeno che passa dal cemento mi lascia abbastanza scettico, e perche' alla fine i tartrati funzionano da vetrificante, che pero' e' impossibile pulire a fondo). Come legni siamo passati da qualche troncoconico da 25 Hl e barriques, a solo troncoconici e botti. Ho acquistato 5 troncoconici da 20 Hl dalla ditta Garbellotto nel 2010, una spesa non trascurabile, e almeno tre di essi mi hanno lasciato altamente insoddisfatto a causa della tostatura e della cessione di tannini per me amari. Le botti, da 10 Hl, mi hanno dato maggiore soddisfazione, ma ho dovuto recuperare qualche barrique vecchia di 5-6 che ancora avevo per metterci il vino che avevo nei trocononici. Sul legno ci sono scuole di pensiero e esperienze personali vastissime, materiali usati e bottai di tutti i tipi. E' un mondo completamente a se, figurarsi se lo si puo' catalogare in due balletti com'e' stato fatto nell'articolo. Conosco bottai che ciucciano i pezzi di legno per capire se vanno bene, e gente che fa migliaia di chilometri e anni di prove per sceglierli. Probabilmente non mi bastera una vita per cominciare a capire qual'e' la strada piu' adatta ai miei vini in termini di contenitori. Magari fosse cosi facile (o magari no)/
Rispondicarolina
circa 12 anni fa - Linknon me ne parlare di spostare vasche... sto rivoluzionando la cantina: tinteggiatura muri con epossidico, ripisstrellamento del pavimento, ho il cortile pieno di vasche di cemento vecchie da manutentare e vasche nuove in arrivo... spero solo che per primi di agosto sia tutto in ordine, sennò mi sparo :)
RispondiDurthu
circa 12 anni fa - LinkChissa' come mai, quando si parla di fisica e matematica, tutto l'interesse cade... e la si butta sul ridere.
RispondiRiccardoFVS
circa 12 anni fa - LinkRiprendendo dagli appunti del corso di enologia (Facoltà di Agraria di Pisa) leggo che oggigiorno i contenitori di acciaio vengono realizzati con una lega detta ferro-gamma o austenite. Questa lega è composta da: Ferro: tra 68 e 72% Carbonio: o,o8% (nella lega L - Low Carbon è 0,03%) Cromo: tra 16 e 23% Nichel: circa 8% (fondamentale perchè stabilizza la lega austenitica) Molibdeno: nell'AISI 304 è pari allo 0%; nelle AISI 316 è circa il 3%. Leggo inoltre che questa lega, grazie soprattutto alla struttura del ferro "a faccia centrata" ed alla presenza del Nichel, è usata proprio perchè non interferisce con i campi elettromagnetici esterni.
RispondiBante
circa 12 anni fa - LinkLeggermente basita?
RispondiCristiana Lauro
circa 12 anni fa - LinkSai che, a parte la Slavonia, non ho capito cos'e' che non hai capito?
RispondiJohnny Redbell
circa 12 anni fa - LinkCristiana, tu "ti senti di condividere" la posizione di Valentini sui contenitori? Ma allora siamo a posto, dormiamo tutti sonni tranquilli!
RispondiCristiana Lauro
circa 12 anni fa - LinkI tuoi sonni tranquilli sono gioia per il mio grande cuore. Pace e bene, fratello!
RispondiJohnny Redbell
circa 12 anni fa - LinkDopo il grazioso placet alle opinioni di Valentini adesso anche la benedizione pastorale. Che fortuna! Pollenzo dovrà pensare a una nuova laurea honoris causa dopo quella attribuita a Giacosa! Ok, sei effettivamente molto simpatico. Un altro cartellino giallo e vai sotto la doccia ;-) [ale]
RispondiPaolo De Cristofaro
circa 12 anni fa - Linkquesta foto mi sembra di riconoscerla... :-) Ero incerto tra Robert Capa e Steve McCurry ma finalmente ecco la risposta! :-) [ale]
RispondiPierpaolo
circa 12 anni fa - LinkMa non è Tim Robbins?
RispondiPierpaolo
circa 12 anni fa - LinkOvviamente quello ritratto nella foto, non il fotografo. :-)
RispondiManilo
circa 12 anni fa - LinkNessuno l'ha detto ma le botti in vetroresina cosa combinano scaldano più dell'acciaio? o sono come quelle di cemento e non credo e poi gli antichi romani usavano la terracotta, adesso qualcuno le anfore sicuramente è più per moda? boh. Direi forse acciaio per i bianchi?( Giampaolo però fà dei rossi ottimi) Poi sto legno è un conto la barrique, la famosa botte grande invece. Io ho visto una cantina che usa le botti di cemento di vari ettolitri, ma la stessa è anche strutturale per la cantina vedi Torrimpietra.
RispondiAlessandro Bocchetti
circa 12 anni fa - LinkBoh, tutti con le verità in tasca... Francesco Paolo come sempre ci regala la sua esperienza, frutto di una famiglia che vinifica da generazioni, parlare con lui è sempre illuminante, soprattutto per la semplicità con cui ti spiega cose apparentemente complesse. Per la sua esperienza, e prima di lui quella di suo padre e così via, i vascelli sono la maniera migliore per vinificare i suoi vini... L'acciao non gli piace perché ha notato che rende i vini irrequieti e eccessivamente torbidi, cosa che lui imputa (non da fisico, ma da cantiniere) a carichi elettromagnetici dovuti alla differenza di leghe e di temperature, immaginate bene che una vasca refrigerata avrà una temperatura diversa dai piedi e dalla parte idraulica e ancora diversa dalle saldature. Il cemento naturale gli piace, respira, cambia temperatura naturalmente... Ricordo le vasche della cantina di mio nonno, raccontate in vino al vino, le ricordo umide con il caldo e calde nel freddo... È una ricetta, giusta? Sbagliata? Non so... visti i suoi vini e la durata nel tempo direi per lui giustissima ;) anche Gould segava i piedi allo sgabello, sedeva al pianoforte in maniera criticabile, però quando attaccava a suonare :D @ CRI nella tua memoria quanti bianchi italiani del 78 ci sono in forma come quel trebbiano con cui abbiamo finito quella giornata? ;) Ciao A
RispondiCristiana Lauro
circa 12 anni fa - LinkZero virgola zero, caro Ale. A me la posizione di Francesco sembra molto chiara. Per il resto guardo al risultato, che minpiace assai. @Nelle Nuvole, sei la mia maestrina preferita pero' ci tengo a precisare che il termine "garbatamente" non l'ho messo li' per caso.
RispondiSirPanzy
circa 12 anni fa - LinkAle B, non a caso di Valentini ce ne uno solo, no? Nella sua cantina, con la loro esperienza e le loro uve fanno quel tipo di ragionamento. Ragionamento vero, studiato e frutto di lunghi anni di esperienza. Dunque difficilmente replicabile, se non impossibile. Si evince dal post che quello è il "metodo Valentini" non mi sembra si parlasse di enologia mondiale. Durthu, la risposta alla tua domanda la trovi nella precisazione di Vittorio Merlo. Due leghe, poste una sopra ed una sotto, con all'interno un liquido che non può essere a temperatura uniforme possono generare un qualcosa. Diciamo energia? Che sia statica o magnetica lo lascio dire agli esperti in materia. Intanto qualcosa si crea. IMHO,non così forte da poter interferire sul vino MA se Valentini nota delle differenze allora, nel suo vino/metodo di lavorazione/risultato che vuole ottenere, influisce abbastanza per farlo arrivare a quelle conclusioni. Che sono frutto di molteplici vinificazioni. Dunque Molto più che una teoria. L' enologia è una scienza esatta, sui libri. NN: questa volta la bacchetta da maestrino te l'ho rubata io. La tengo come feticcio ;)
RispondiAlessandro Bocchetti
circa 12 anni fa - LinkAppunto! ;) Ciao A
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 12 anni fa - LinkL'enologia è una scienza che come tutte le scienze si evolve, ma definirla esatta solo sui libri .......... Ho visto all'opera tanti di quelli definiti grandi enologi, e tutti sapevano alla grande cosa avrebbero ottenuto facendo quello che facevano. Poi può non piacerti quello che fanno o come lo fanno, ma é scienza e pure esatta. Se peró ti riferisci all'agronomia allora é tutto un'altro paio di maniche, nemmeno il divino Otelma ti può dire per certo che in quel terreno quel clone e quel portainnesto ti daranno il risultato che vuoi. Ma quando si passa il portone di cantina cambia musica, poco ma sicuro.
RispondiSir Panzy
circa 12 anni fa - LinkSCC, era un iperbole! Scendi dal pero... (anzi dal castagno) L'esempio che fai per l' agronomia si potrebbe tranquillamente usare per l'enologia: non hai ma avuto 2 vasche con parametri IDENTICI e con uve della stessa vigna una che svolge la malolattica in 1 mese e l'altra che non ne vuole sapere?
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 12 anni fa - LinkHo provato a scendere dal castagno, ma sotto fa un caldo boia e resto tra le fronde. Quanto alla mallolattica non ti sei documento bene, devi guardare nel manuale accanto al capitolo sullo scioglimento del sangue di S.Gennaro, subito prima del sesto mistero di Fatima. Peró non è giusto, come dice il mio bambino di tre anni e mezzo, per giustificare la tua teoria hai beccato proprio il primo mistero doloroso! Dai, il resto del vino è molto più spiegabile e razionale, mentre tra le zolle nisba.
RispondiMotown
circa 12 anni fa - LinkA sto punto abbiamo una nuova domanda da fare ai produttori: "Scusi, ma il suo vino fa gabbia di Faraday?" :-)
Rispondiassentegiusticato
circa 12 anni fa - LinkNessuno ha mai usato vetro a quanto leggo. somari. e' economico e il vino lo vedisi ricicla e' eterno e igienico.
RispondiAlessandro Bocchetti
circa 12 anni fa - LinkNon è proprio vero che nessuno ha usato vetro, nel dopoguerra ho contezza di almeno un paio di cantine con vasche in mosaico di vetro di murano... Non conosco però i risultati... Ciao A
RispondiAndrea Pagliantini
circa 12 anni fa - LinkIl vetro, diversamente dal legno, non fissa colore e tannini. Per cui del vino tenuto per diverso tempo nelle damigiane di vetro finisce per diventare rosatello. Non si affina, ma al contrario sminuisce le sue qualità. Non ho idea di cosa possa succedere in contenitori più grandi come le vasche piastrellate, avendo uso ed esperienza limitata alle damigiane (0,54 L).
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 12 anni fa - LinkCol cavolo che nessuno usa il vetro; una vasca di cemento vetrificato non é altro che una grandissima damigiana di vetro, con qualche centimetro di materiale inerte intorno.
RispondiAndrea Pagliantini
circa 12 anni fa - LinkD'accordo, però c'è una bella differenza fra una vasca rivestita di vernice epossidica all'interno dove il vino sosta in ambiente buio, chiuso rispetto ad una damigiana che sempre più o meno è alla luce sia pur smorzata di cantina. Ho assistito negli anni a stregoni che hanno fatto sbaraccare cantine e cantine dove erano centinaia di vasche di cemento di ogni dimensione per fare arrivare fermentini o vasche condizionate da frigoriferi con polmoni spaziali..... per aumentare la qualità ovviamente.... non per altro.
RispondiPaolo
circa 12 anni fa - LinkMa parliamo anche un po' del castagno. Secondo me è un legno assai indomabile per delle normali vinificazioni (magari per i vinsanti, vini ossidati e gli aceti è un altro discorso, non so): nella mia piccola esperienza rilascia tannini mostruosi ed ha una forte componente aromatica assai riconoscibile. E poi non è neutro al colore, quindi inutilizzabile per i bianchi a patto di non voler vedere un vino color tè nero. Eppure... l'argomento mi affascina. Qualcuno ha esperienze in merito?
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 12 anni fa - LinkParole sante. Da noi si usava in tutte le cantine (anche perché costa parecchio meno del rovere, e per il Brunello di botti ce ne vuole uno sfascio) ma non c'é modo di eliminare i suoi tipici tannini amari, per cui é stato abbandonato. E macchia parecchio, di nero. È stato anche eliminato dai legni ammessi dal Disciplinare, credo nel 1985. Per i bianchi é una scelta improbabile, casomai si usa il legno di gelso.
RispondiCristiana Lauro
circa 12 anni fa - LinkInfatti Francesco Paolo utilizza anche il castagno ma sui rossi. Con risultati eccellenti direi. Ne ho bevuti tanti e delle annate piu' vecchie. Tenuta nel tempo a prova di ossidazione, diamine! L'acetica poi non esiste, non e' caratteristica dei rossi di Valentini. Tannini amari? Mai sentiti. Il castagno non va bene? Non sono io l'esperta di legni, ma di vini invece ne bevo tanti, tanti. Cerco di berne piu' che posso :-) Per me il montepulciano di Valentini e' un grandissimo rosso. Fra i migliori in Italia. Diciamo che guardo il risultato. :-)
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 12 anni fa - LinkChe il castagno sia strapieno di tannino e dia gusto, appunto, di castagno e amaro non ci piove. Che un cuoco ottimo come Valentini possa usare di tutto in cucina è certo, ma da qui a dare quegli ingredienti per buoni ce ne corre; un maestro non é chiunque, se poi il cuoco della domenica legge e segue sono cavoli.
RispondiCristiana Lauro
circa 12 anni fa - LinkGentile Stefano, mi scuso se intervengo nuovamente in uno spazio che dovrei lasciare ai lettori. Liberi di scrivere ciò che credono sul tema. A parte il caso di Johnny Redbell che invece di alimentare il confronto ha utilizzato questa opportunità per manifestare pubblicamente, ma con un nome di fantasia, la sua personale antipatia nei miei confronti. Stefano, nessuno qui ha dettato ricette, soprattutto non lo ha fatto Valentini che, con la cordialità e disponibilità che lo contraddistinguono,mi ha raccontato quello che fa lui. Se il castagno cede gusto amaro posso solo rispondere: non ai vini di Valentini, a quanto pare. Immagino lei abbia provato i suoi Montepulciano. E dire che nel panorama regionale i tannini amari sono assai frequenti. Ho assaggiato per anni con la commissione abruzzese di Alessandro Bocchetti e parecchi montepulciano, purtroppo, hanno questa caratteristica sgradevole. Non tutti però e, per me il migliore è quello di Valentini che, ripeto, non ha retrogusto amaro. Ecco qui, davvero non ci piove! Quindi, se per caso qualcun altro ha avuto l'impressione, come lei, che alcuno volesse scrivere la ricetta del vino buono, mi scuso per prima perchè non era mia intenzione. Nemmeno di Francesco Paolo Valentini che con Elena mi ha sopportata per un giorno e una sera, nella bella casa di Loreto. Ho letto con molta attenzione tutti i vostri interventi e sono soddisfatta perchè ci sono opinioni libere ben argomentate. Francesco Paolo, che non ama intervenire, mi ha scritto con entusiasmo che trova tutto molto interessante e gli piace questo confronto nato sul mio post. Se fossero tutti così gentili e disponibili i produttori, ma soprattutto se non avessero presunzione di sè, forse ci divertiremmo di più a parlare di vino, che per noi appassionati è importante, ma non decide le sorti del pianeta. :-) @ Johnny Redbell: dopo la reprimenda di Ale ti tiro le orecchie anch'io e ti invito a non impegnare lo spazio commenti se non per trattare l'argomento in questione...e poi basta con tutti questi complimenti. Mi conosco, finisce che mi innamoro e poi ci rimango male :-)
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 12 anni fa - LinkÉ ovvio che né lei né Valentini volevate scrivere la formula magica del vino buono, l'ho brevettata io dieci anni fa e ci stó a fare una barca di soldi. Scherzi a parte quei Montepulciani li ho bevuti e tanto di cappello, ma proprio perché sono ottimi ho voluto mettere un caveat. Il nostro mondo è troppo pieno di entusiasti che piantano 10.000 piante per ettaro illudendosi che basti questo a duplicare Margaux a Cavriate di Sotto.
RispondiPaolo
circa 12 anni fa - LinkSì Cristiana, infatti il mio discorso tendeva ad essere più generale, non riferito ai vini di Valentini. E ho parlato di vini ossidativi e di aceti non perché temessi che i vini di Valentini fossero sfiorati da questi fenomeni, ma perché, in un discorso più ampio, ad esempio nelle batterie dei Balsamici Tradizionali di Modena e Reggio ci sono -tra le altre essenze- botticelle in castagno, scelte apposta per un certo tipo di apporto. Mi interessava capire in generale il contributo del castagno, e se nei vini secchi possa esser preso in considerazione o meno (grazie a Stefano per il suo contributo!). Era per questo che ho impostato il mio commento come una domanda aperta. Che il Montepulciano di Valentini sia uno dei più grandi rossi d'Italia non ci piove!
RispondiCristiana Lauro
circa 12 anni fa - LinkPaolo e Stefano, mi piacciono i confronti perche' imparo un bel po' di cose che non so e non mi vergogno di non sapere. Sono contenta del risultato e aggiungo solo una cosa che non e' un dettaglio: le botti di castagno di Valentini sono di fine '800. Sara' per questo che di tannini amari non v'e' traccia. Grazie Paolo e grazie Stefano! :-)
RispondiFrancesco Spadafora
circa 12 anni fa - LinkBuongiorno, arrivo tardi ? Ho sempre utilizzato vasche di cemento , le utilizzava la mia famiglia , l'acciaio ed il legno piccolo o grande ed ho visto che esiste un vino per ogni contenitore . Un bianco prodotto da uve più minerali o più aromatiche di altre sta bene in acciaio ,un rosso fresco e giovane dorme bene nel cemento ed un rosso che ha bisogno di più ossigeno necessita di legno nuovo o usato. Ma questa non è una ricetta perché dipende da cosa vuoi da un vino e come lo vedi in un contenitore piuttosto che in un altro . Non esistono verità e vedo spesso che ,invece , si scrive o si parla sempre come se la verità fosse una sola , e se non si vinifica tanti anni la stessa uva trovo normale avere tanti dubbi
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 12 anni fa - LinkPer quanto mi risulta l'unica verità immutabile è roba di duemiladodici anni fa, ma anche lì le contestazioni sono tante.
RispondiIap
circa 8 anni fa - LinkPer la mia piccola produzione di vino uso da ormai diversi anni serbatoi o contenitori in vetroresina httpv://www.vetroresinatoscana.com e mi sono trovato molto bene, grazie alla loro struttura molto resistente e all'isolamento che danno dagli agenti estern. Lo consiglio :-D
Rispondigiorgio marega
circa 6 anni fa - Linka mio modesto avviso ogni zona valorizzi le proprie tradizioni non e un percorso facile ma se l impegno ce arrivano anche le soddifazioni
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