Chi ci salverà dall’Ordine dei sommelier? I sommelier
di Fiorenzo SartoreE alla fine sarà Ordine dei sommelier. Il decreto legge 720/2008 sembra destinato ad introdurre il nuovo, fondamentale albo professionale, della cui opportunità già abbiamo detto; senza troppe polemiche: non se ne sentiva il bisogno.
Io ho una specie di simpatia istintiva per i sommelier. L’associazione, quando non combina disastri, è patrimonio nazionale di ogni eno-qualchecosa. Io ho poi grande stima per i professionisti dell’Ais e per la loro funambolica, inarrivabile capacità di riconoscere vini e vitigni alla cieca, con la mostruosa competenza di chi ha assaggiato il mondo, e lo ricorda a memoria.
Serviva proprio un Ordine professionale? Secondo il senatore Pierfrancesco Gamba (Pdl) sì, l’albo serve a “qualificare meglio la figura del sommelier professionista, definendo un percorso di indiscutibile serietà e professionalità invece dell’autocertificazione di fatto avvenuta finora nei vari corsi e corsetti delle associazioni privatistiche”.
Corsetti? Sarà pure per questo termine, non proprio felicissimo, che Terenzio Medri, presidente AIS, si oppone: “l’albo non serve. Mi sembra che questo ddl favorisca gli interessi di qualcuno, come le università con i corsi specialistici nel settore agroalimentare, piuttosto che gli interessi della professione. Una professione che già esiste e che ha un percorso formativo qualificato all’interno dei nostri corsi”. Ecco, se ci salveremo dall’Ordine dei sommelier, sarà merito dell’Associazione italiana sommelier. Coi loro corsetti.
11 Commenti
Enofaber
circa 15 anni fa - LinkNon sono e non sarò mai un sommelier professionista e sicuramente non sarò mai bravo quanto un Gori od un Antonini, tanto per citare i più conosciuti, dimenticanto le centinaia di sommelier bravi, appassionati e competenti che lavorano quotidianamente. Sò solo che per passare il "corsetto" (ed il conseguente "esamucolo", a questo punto), ho faticato e sofferto molto più di quanto feci con alcuni mattonazzi universitari. E questo sensazione l'hanno avuta buona parte delle persone che hanno affrontato questo percorso. All'Ais si possono imputare difetti e consigliare migliorie: ma il livello di preparazione che fornisce e la serietà delle commissioni esaminatrici non possono essere messe in discussione. E dell'albo, francamente, non ce ne si fa nulla...
RispondiFranco Ziliani
circa 15 anni fa - Linkgeniale che questo signor Pierfrancesco Gamba, pardon onorevole, primo firmatario del discusso disegno di legge, non abbia pensato, magari per provare a fare una cosa meno assurda e pasticciata di questa, di convocare A.I.S., Fisar e Onav e sentire il loro parere per arrivare ad una soluzione intelligente. Se proprio di un "albo per i sommelier" ci fosse bisogno... Ha detto bene Terenzio Medri, intervistato domenica da Mauro Remondino del Corriere della Sera: "questo ddl, mi pare, mira a favorire gli interessi di qualcuno, come le università con i corsi specialistici nel settore agroalimentare”. Che si riferisse forse ad Alma, che stranamente ha scelto di appoggiarsi alla Aspi di Vaccarini, il Presidente dell'A.I.S.?
RispondiSlawka
circa 15 anni fa - LinkPremesso che come ho già scritto altrove sono contraria agli ordini, ci sarebbe da capire se i corsi universitari previsti dal ddl costeranno tanto quanto quelli delll'AIS o della Fisar e compagnia bella, perché in quel caso allora mi vedrei d'accordo con Medri - si va a vantaggio di alcuni e a svantaggio di altri. Ma se invece avranno dei costi più accessibili, magari con borse di studio, allora scusate ma ben vengano i corsi professionali organizzati dalle università, magari da affiancare agli altri come accade per le scuole di giornalismo. Il sapere e l'esercizio di una professione vanno resi accessibili (e questo con tutto che sono sempre stata convinta che investire soldi nella propria formazione sia importante). @Enofaber - non metto in discussione la serietà del programma dell'AIS, sia ben chiaro, ma in una scala di difficoltà tra esame per il REC (facilissimo) e diritto privato o mercati finanziari internazionali, ma anche tecnica pubblicitaria che da me era piuttosto facile, l'esame di terzo livello è comunque molto più vicino al REC che non a uno di quelli universitari. E io ero una delle due "secchione" del mio corso per sommelier. L'unica difficoltà degli esami per i sommelier è che sono così terribilmente mnemonici da risultare un po' noiosi rispetto alla ben più piacevole pratica della degustazione o dell'apprendimento andando in cantina e stando in mezzo ai vigneti.
Rispondiandrea petrini
circa 15 anni fa - LinkOccupandomi qualche tempo fa del caso sul mio blog ho scritto varie mail ai senatori in questione. Pensate mi abbiano risposto? Io continuo a rompergli le palle....
RispondiEnofaber
circa 15 anni fa - Link@Slawka: buon per te, e lo dico senza ironia o polemica, che la tua percezione dell'esame sia stata quella di un passo relativamente facile; io l'ho vissuta in maniera decisamente più "ansiogena", forse anche dovuto ad una certa disabitudine allo studio (sono passati oramai 12 anni dall'ultimo esame all'università...). A presto
RispondiFranco Ziliani
circa 15 anni fa - Linkbravo Enofaber, ben detto! Comunque é ben difficile prendere sul serio uno, il signor Gamba, che si permette di definire "corsetti" i tre corsi dell'A.I.S... Li ha mai frequentati, li conosce o parla per sentito dire o per quello che gli hanno raccontato altre persone che, magari, si sono formate e sono passate per "mamma" A.I.S.?
RispondiFranco Ziliani
circa 15 anni fa - LinkFiorenzo, ho segnalato questo post e quello precedente, relativo a questo Albo dei sommelier che manzonianamente non s'ha da fare, sul mio blog, qui: http://vinoalvino.org/blog/2009/07/citta-del-vino-dichiarazioni-inutili-su-certificazioni-dei-degustatori-e-albo-dei-sommelier.html
RispondiGiulia Fontana
circa 15 anni fa - Link..."corsetti" i tre livelli AIS??? L'esame è stato più impegnativo di un esame universitario, ancora ho i postumi... esiste un percorso formativo all'interno della associazione quini dove è l'utilità di un Albo? Vino: Inscindibile dall'amore per la terra che lo partorisce e lo custodisce.questo è. (per me...).
RispondiAdriano Anglani
circa 15 anni fa - LinkHo fatto, da semplice appassionato, i "corsetti" sia dell'AIS che dell'ONAV e non cito Slow Food perchè si tratta di introduzioni ad un consumo più consapevole, senza un esame finale, ma comunque anche in quel caso se si vogliono seguire seriamente c'è da smazzarsi un paio di volumetti per livello più gli approfondimenti su Italia, Francia, Mondo... e non è uno scherzo. Il corso AIS (su tre livelli) rilascia un titolo professionale ufficialmente riconosciuto dalla Presidenza della Repubblica e consente di svolgere l'attività di "sommelier". Il corso ONAV forma "Assaggiatori di Vino" ed ha anch'esso validità giuridica riconosciuta da DPR. Esami entrambi sicuramente abbastanza difficili, forse non a livello universitario come difficoltà, ma con una mole di libri e di nozioni da digerire forse anche maggiori, in particolare per chi come me (e sono in tanti) hanno lasciato gli studi da... qualche decennio. Tutto questo per dire: CHI SENTE IL BISOGNO DI UN ORDINE PROFESSIONALE? o si tratta di un modo per incamerare un'altra tassa di iscrizione?
Rispondiroberto gatti
circa 15 anni fa - LinkSarebbe opportuno, per trarne ognuno le proprie considerazioni a ragion veduta, sentire le varie campane....per questo Vi segnaloquesto articolo, dove vengono intervistati gli attori in campo : http://www.italiaatavola.net/articoli.asp?cod=11034 Buona lettura
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 15 anni fa - LinkVisto dagli umili occhi di un "bottegaro": il vino si conosce bevendolo(o, secondo la vulgata nobile del marchese antinori "orinandolo"). Se per sommelier si intende una sorta di cameriere un tantino più preparato su metodi di servizio del vino al tavolo allora il corso AIS va strabene. Se invece con quel titolo si intende indicare una persona in grado di gestire una cantina di almeno 200/300 etichette, organizzare le rotazioni, fare selezioni originali, saper giudicare, apprezzare e conseguentemente descrivere il vino in modo da incuriosire chi lo ascolta... spiacente ma non esiste corso adeguato. In questo senso va lodata l'onestà professionale dell'AIS Roma (e qui so che mi attirerò le critiche ... eheheh) che anche dopo il Master in Analisi Sensoriale ribadisce agli allievi che si tratta sempre di un punto di partenza (a mio avviso svolto in maniera soddisfacente). La realtà, temo, è che alla luce di un sentimento di crisi generale il comparto enologico regge e si amplia, inducendo i "signori delle ferriere" a metterci mano per assegnare posti e prebende ai propri protegè. Tutto molto "Italian Style"... il rischio è che spremendo un comparto fino al midollo l'eventualità della bolla speculativa è costantemente dietro l'angolo (a mio avviso ormai è realtà anche in questo settore). Poco importa, in Italia siamo sopravvissuti a drammi ben maggiori, sopravviveremo anche a questo
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