Assaggi di Côte de Nuits | Perrot-Minot e la costruzione artistica di un vino

di Mauro Mattei

Il pomeriggio assolato veste il piccolo centro di Morey St Denis di una luce carnosa. L’aria tiepida riempie i polmoni, scalda dentro. Passeggiando fra le vecchie case, intorpidisci, sfumando nel piacere di una temperatura mediterranea, inaspettata. E quasi preferiresti rimanere così, cullato in un limbo morbido, che muovere verso altro. Ma è la curiosità a strapparti via dal sole e a portarti al 54 della Route des Grands Crus. Qui cambia rapidamente lo scenario e si scivola nel ventre di un’abitazione: siamo nel cuore del Domaine Perrot-Minot.

Un grande tavolo di vetro, pietra viva alle pareti, bottiglie già aperte pronte per essere degustate, questo lo sfondo.
Ci accoglie – mettendoci immediatamente a nostro agio – Christophe, che si dimostra, da subito, un ottimo oratore. Introduce con velocità l’azienda, raccontandoci il suo percorso enoico: fautore della modernità agli albori della carriera, si è trovato – in seguito – ad abbandonare gli eccessi di uno stile che non lo rappresentava più, tornando progressivamente sui suoi passi, riducendo gli interventi e – fra le altre cose – l’utilizzo dei legni nuovi. Christophe ha idee precise e le manifesta con le caratteristiche dei vini che versa. Grande amico e discepolo di Henry Jayer, ne condivide la filosofia sviluppandone a proprio modo l’approccio al vino. Nella sua estetica espositiva è centrale la ricerca dell’equilibrio: “Un vino che appare sbilanciato nella prima fase della sua vita, lo sarà sempre. Anche durante la maturità”, ripete più volte, parafrasando il suo illuminato maestro. Christophe afferma con veemenza che per “costruire” un vino di qualità sono fondamentali le proporzioni: “Non deve esserci disomogeneità fra succo e parte solida, è per questo che – dove possibile – calibriamo meccanicamente la scelta degli acini”. Insomma, si punta a cercare l’armonia della forma, pensando che questa sia portatrice di equilibrio.

Un’elegante concentrazione, è questo che ci suggeriscono i vini sin dal primo bicchiere; Perrot-Minot traduce la sua ricerca stilistica in vini grossi il giusto, rotondi, appena sornioni, ma non stancanti. Liquidi intensi, caratterizzati da un tannino presente quanto smussato, dall’acidità digerita, dall’alcol integrato; non dei campioni assoluti di tipicità, dunque (e chi ama  i vini sottili rimarrà forse interdetto), ma animali da palcoscenico, e la stampa d’oltreoceano – avvezza a certe estrazioni – non fa che confermarlo, sparando l’artiglieria pesante sull’annata 2010: i punteggi oscillano fra 92 e 97 per i Grand Cru.

Certo bisogna convenire sul fatto che nel bicchiere finisce qualcosa di suadente, vini dall’esuberanza contenuta – diremmo – che fanno godere in maniera trasversale chi cerca polpa e chi cerca una finezza masticabile. Ottimo il semplice Morey St Denis Village “La Rue de Vergy”, che introduce subito i canoni del Domaine e gli stilemi di un’annata che accoppia profondità di frutto e freschezza; interessante il Vosne Romanée, intenso e salato. Divertente e didattico il confronto fra le due facce del climat Richemonne (Nuits St Georges): la versione “classica” è esuberante – profonda – segnata leggermente dall’alcol, al contrario della versione “Ultra” (rese più basse, selezione dell’acino) che è balsamica e definita, altrettanto potente ma più fine. Siamo a fondo scala,  infine, con i due Grand Cru proposti: lo Charmes-Chambertin Vieilles Vignes esplode nel bicchiere, in bocca è tannico e ricco di acidità, il Mazoyeres-Chambertin (una parcella attigua alla precedente) è impreziosito da un’olfazione più fresca e dinamica, corroborata da un sorso lungo e teso.
Un progressista, Perrot-Minot, che lavora sul velluto con saggezza, confezionando vini godibili e distesi che guardano al territorio attraverso il filtro di un’idea.

Mauro Mattei

Sommelier multitasking (quasi ciociaro, piemontese d'adozione, siculo acquisito), si muove in rete con lo stesso tasso alcolico della vita reale.

7 Commenti

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Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Non ho nulla da dire. Nessuno scherzo da fare. Nessuna battuta scema. Prego, via ai commenti. L. vade retro (scusa anticipatamente Mauro :-)) Facciamo che i commenti li utilizziamo meglio la prossima volta, ok? Prendo il silenzio come un ok ;-) [ale]

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Lorenzo Nodari

circa 12 anni fa - Link

Non ricordavo più questo particolare del vaglio degli acini. Comunque i suoi vini mi piacciono molto, un perfezionista, bell'articolo.

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alessio planeta

circa 12 anni fa - Link

Vini super. E bella la descrizione scrupolosa di Cristophe sulla vinificazione, nel dettaglio e nei particolari. Ormai e' cosa rara parlare di TECNICA. Tk mauro per avermi ricordato il bel pomeriggio.

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Lorenzo De Luca

circa 12 anni fa - Link

Vini eccellenti. Bevuti direttamente in cantina. Loro sono persone splendide ed i prezzi sicuramente di gran lunga inferiori alla qualità prodotta. Un abbraccio forte a Massimiliano Montes, ottimo amico, appassionato e sincero ammiratore dei buoni vini e della buona cucina. Quest'estate insieme in Borgogna? (sei stato vittima di una vile aggressione da parte di chi non ama il contradditorio e la libertà d'espressione)

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Lorenzo De Luca

circa 12 anni fa - Link

Ovviamente mi riferisco al precedente post di Mattei sui Bret Brothers http://www.intravino.com/vino/borgogna-del-sud-i-bret-brothers-la-soufrandiere-e-gli-chardonnay-di-terroir/

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Claudia

circa 12 anni fa - Link

Idem con patate. Conosco Max ed è una persona sensibile che si occupa di vino in maniera assolutamente disinteressata. Evidentemente questo L. o è un produttore offeso o con qualche problema psichico ;-) Claudia Motta sunflower.italy@gmail.com

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Davide

circa 12 anni fa - Link

Ho lavorato presso Perrot-Minot durante la vendemmia 2009 ed è stata una delle più belle e interessanti esperienze di lavoro. Ottime persone, gran vini e straordinaria serietà e dedizione per la qualità delle uve e dei vini.

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