Visitare Ca’ del Bosco, castigare alla cieca la Cuvée Prestige, assaggiare vini grandi davvero: fatto

Visitare Ca’ del Bosco, castigare alla cieca la Cuvée Prestige, assaggiare vini grandi davvero: fatto

di Alessandro Morichetti

Ca’ del Bosco è un universo parallelo già prima di entrare, con il cancello di Arnaldo Pomodoro che mette soggezione. Fatto sta che arrivo con la faccia segnata del tonto che passa mezz’ora in coda sulla tangenziale di Milano perché ha cannato la svolta di Piacenza. Sono le 11 di mattina ho già molta sete prima del Buongiorno, sono tal dei tali… Ah sì, la aspettavamo di rito.

Quindi entro lasciandomi alle spalle il Pomodoro, infilo la macchina in un buco e mi perdo nel parcheggio. Ma il laghetto, l’architettura e un certo senso di pace, amore e benessere mi acchiappano subito. Accoglienza stile sobrio hotel di lusso con reception, due passi oltre la soglia e primo wow. C’è un plastico hi tech che svernicia quelli di Bruno Vespa: tutta la Franciacorta con vigne Ca’ del Bosco che si illuminano per varietà e comune pigiando un tasto. Futuristico, didattico, molto figo.

Mi accomodano con acqua e caffè nella sala del camino, che sembra una delle baite di montagna di Beautiful. Le poltrone sono in pelle umana e pure io che ho le zampe più lunghe delle vostre ci sprofondo dentro come in un abbraccio di Serena Grandi ai tempi d’oro.

Tempo 5 minuti e arriva Maurizio Zanella sorridente, colorato e ottimamente abbinato, peccato solo per le stilosissime babbucce modello Moda Mare a Portofino. Cinque battute e intuisco che l’uomo è come lo immaginavo. Gaudente, illuminato, ambizioso, curioso (generalmente al primo appuntamento cronometro sempre il rapporto parlo io/parli tu: stante che i migliori sono quelli in cui non parla nessuno), politicamente scorretto quando serve. Ma soprattutto e accanto a tutto, genuino e alla mano, che a questi livelli è dote non scontata: per farvi capire, uno che 20 anni dopo si emoziona e quasi commuove parlando del suo amico che non c’è più, Giacomo Bologna. Lui e poi Gino (Veronelli).

Ca’ del Bosco in sintesi? Avanguardia pura. Perché ho chiesto pareri in zona su CdB vista da fuori e mi ha sinceramente stupito il risultato, perché stento a trovare un caso simile di leadership riconosciuta in Italia. Due i jingle ricorrenti: “Ca’ del Bosco è 20 anni avanti a tutti” e “I migliori vini di Franciacorta li produce Ca’ del Bosco“. Tra le chiacchiere e le informazioni ho avuto modo di assaggiare tante cose di livello molto alto, sorprendentemente alto. (Ho preso un paio di questi vini per l’enoteca in cui lavoro quindi eviterò di parlare in dettaglio di quelli).

Che Ca’ del Bosco nell’immaginario collettivo sia associata a vini spumanti non ci piove e la sorpresa vera è stata scoprire la bontà imprevista di altre etichette. Del Maurizio Zanella 1995 (cabernet sauvignon 45%, cabernet franc 27%, merlot 28%) posso dire che è un vino a dir poco memorabile, 19/20 puliti puliti: lo trovassi in carta da qualche parte a 150 euro lo prenderei senza pensarci un attimo, nemmeno mezzo. Vino di livello mondiale, complessità bordolese e peso da manuale. Il 2007 bevuto accanto mostrava un profilo fruttato intenso, pimpante e vegetale molto fine, sviluppato da polpa dosata assai bene. Meritatissimi 17,5/20 della guida Espresso di qualche anno fa, ho scoperto poi.

Trovare raffinato anche lo Chardonnay 2011 è stato a dir poco straniante, vino calibrato e non ruffiano. Profuma di Borgogna bianca buona, qualsiasi cosa voglia dire, perché quella è l’ispirazione.

Una volta carburato ci siamo fatti un giro per l’azienda e parlare 3 ore con Stefano Capelli – che è l’enologo di Ca’ del Bosco da 30 anni – è stato un privilegio. Ho capito appena il 10% delle cose che mi diceva ma non l’ho dato a vedere, annuendo diligentemente. Anche quando Capelli mi parlava della splendida utilità nel lavaggio delle uve, le “terme degli acini”, percorso di circa 5 minuti attraverso 3 vasche di ammollo, con i grappoli che galleggiano e avanzano per borbottaggio d’aria: 1° stadio, prelavaggio: ~ 1,5 minuti; 2° stadio, lavaggio: ~ 2 minuti; 3° stadio, risciacquo finale: ~ 1 minuto. L’asciugatura dell’acqua residua con aria soffiata e aspitata completa il ciclo, la Spa del grappolo.

La spiegazione del Metodo Ca’ del Bosco è convinta e convincente, tra l’altro: le uve lavate hanno meno residui eventuali di metalli e pesticidi e le fermentazioni partono più velocemente, sia in caso di inoculo che di fermentazione spontanea. Parlatene tra tecnici perché è interessante. Peccato non ci sia Mario Pojer su Facebook altrimenti lo taggavo. Lui è un pioniere del lavaggio uve ma diciamo che qui hanno sviluppato il livello Jacuzzi. L’idea di fondo è che in Ca’ del Bosco, nonostante le dimensioni “grandi” e il rischio omologazione, l’approccio tecnico porti ad esiti di vera eccellenza: l’omologazione c’è ma contingentata, verrebbe da dire.

Un altro esito di rilievo in CdB è il basso dosaggio dei solfiti che va a braccetto col discorso sulla macchina tappatrice: qui ne usano una speciale, brevettata nel novembre 2005 proprio da Stefano Capelli e dal progettista Piero Bielli. Consente l’eliminazione di ossigeno prima della tappatura con plus annessi e connessi di longevità e, al contempo, minor utilizzo di solfiti. Il quantitativo anche nelle cuvée di punta viene segnato in etichetta, come un Maule qualunque insomma.

Ora viene la parte divertente, cioè gli assaggi. Sono arrivato in azienda ben fornito e ho messo alla cieca al tandem Capelli-Zanella una bella batteria di 6 bollicine multi-vintage, senza dire assolutamente nulla del livello, cieca totale. Le ho coperte e fatte servire random così da divertirmi anche io, visto che non avevo mai assaggiato alcune di queste.

6 bicchieri in fila, da sinistra a destra.

1) paglierino, semplicetto, confetto, pulito, non lungo, corretto, non molto significativo. 80
2) giallo carico, naso maturo di noce non buonissima e oltre, non ha fragranza, in bocca è grassottello, non fine, finisce amaro. Il vino meno interessante della batteria. s.v.
3) buono di glicine e burro, bel corpo, sorso snello e pulito, bella continuità, profondità sufficiente, bollicina integrata e compiutezza. Il vino che preferisco nella batteria. 87
4) naso semplicino, quasi charmat lungo, poi esce qualcosa di frutta. In bocca è larghetto, parecchio soffice e non molto ritmato. Ben eseguito ma non interessante. 79
5) Naso che parte lento, mutino, non è complesso ma c’è qualcosa di buono. In bocca è soffice e non si slabbra, non è finissimo ma si beve. 82
6)
sulla noce, nocciolato tenue, può essere interpretato come frutto di fermentazione che ha avuto qualche sobbalzo ma non lo trovo sgradevole: certo da inquadrare, non del tutto a fuoco. In bocca ha bella materia e una sua persistenza, ha senso e compiutezza, gira bene e invita il sorso. Non un naso raffinato ma ha i suoi argomenti. 85 

Ebbene, questi gli appunti corrispondenti ai miei giudizi, discordanti da quelli del piccolo panel che ho messo alla prova.

Per Capelli, sul podio 4, 5, 3. Per Zanella, sul podio 4, 3, 5. Qualcosa mi dice che abbiano beccato il loro vino alla cieca.

Conclusioni: Alma Bellavista (1) ha preso 3 bicchieri e mi appello al quinto emendamento. Ho bastonato la Cuvée Prestige (4) trovandola semplice e facilotta: vino che trova nella degustazione bendata un approdo lontano dai suoi scopi. Regge l’azienda come numero di bottiglie (siamo sul milione circa) e va via come il pane, merito di una veste scenica à la Cristal e di un gusto immediato. Impegna Capelli probabilmente più delle cuvée di punta ma non è il vino per gli appassionati di vino. È l’etichetta figa per chi festeggia e vuole fare bella figura. Il posizionamento di mercato è medio alto (25-30 euro a scaffale) e la veste ammiccante spacca, poche storie. Ora però viene il bello.

Vi è capitato di dire al titolare di un’azienda che non vi piace un suo vino e perché? Il campionario di situazioni possibili è ampio e va dall’autocensura allo scontro aperto con irrigidimento. Ne parlo perché qui in CdB mi è molto piaciuto il tenore del confronto post-assaggio: nessuno che deve convincere nessuno ma ragionevole argomentazione delle posizioni. Le visite imbalsamate sono di una noia soporifera, inautentiche. La sensazione è che qui l’idea del confrontarsi per migliorare sia un convincimento non banale all’ordine del giorno.

Non ho approfondito per scelta il discorso sui vini migliori dell’azienda, ma di interessante c’è che gli stessi siano frutto di un approccio viticolo ed enologico calcolato e cosciente, tutt’altro che acritico e impersonale. Parlare con un vignaiolo di lavaggio delle uve ha relativamente senso perché quella è una tecnica che conoscono qui e se non vedi non credi: anzi, magari credi male, tipo che una fermentazione spontanea post-lavaggio sia impossibile. Capelli tra l’altro preferisce i lieviti selezionati ma la questione aprirebbe un altro lungo capitolo, magari ne riparliamo un’altra volta.

Sono le 18:30, ho sputato poco e ingoiato tanto. Esco nel buio, laghetto e boschetto non sono più di conforto. Sbaglio ancora strada per trovare il parcheggio. Sono salvo e soddisfatto.

[Foto cover: Sapori News. Foto cancello: Larte. Foto lavaggio uve: Andrea Gori]

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

30 Commenti

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antonio

circa 9 anni fa - Link

poi penso alla franciacorta di un aurelio del bono e credo che la qualità stia forse 20 anni indietro piuttosto che avanti. il resto è fuffa.

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Marco

circa 9 anni fa - Link

puoi gentilmente spiegare meglio il tuo punto di vista, grazie

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Pippo

circa 9 anni fa - Link

Ma sei serio ?

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Flachi10

circa 9 anni fa - Link

Dopo le seguenti valutazioni su NumeroZero e Cliquot: 2) giallo carico, naso maturo di noce non buonissima e oltre, non ha fragranza, in bocca è grassottello, non fine, finisce amaro. Il vino meno interessante della batteria. s.v. 3) buono di glicine e burro, bel corpo, sorso snello e pulito, bella continuità, profondità sufficiente, bollicina integrata e compiutezza. Il vino che preferisco nella batteria. 87 ho deciso di cancellarti dagli amici di fb !

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Tino Bolla

circa 9 anni fa - Link

Commercialmente dei geni (del male), chapeau. E commercialmente e tecnologicamente, possiamo stare a parlarne bene per giorni. Ma lì dentro, di vini di livello mondiale o che profumano di borgogna non ce ne sono. Dai su, non ce ne sono e basta, perchè dire diversamente? Cioè, a me mi fa incazzare, ma davvero. Non sento il bisogno di aspettarmi un articolo che spara a zero su CdB, non sono nato ieri, la cosa non mi darebbe gioia alcuna. CdB è sul mercato, fa il suo lavoro, eccetera. Si può parlarne bene in mille modi. Ma non in questo. Dai.

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vittorio cavaliere

circa 9 anni fa - Link

Caro Morichetti, io continuerò ad esserti amico su FB e non ti criticherò come chi mi ha preceduto nel commento, scusami però è poco credibile una degustazione alla cieca con quelle forme, anzi per un cieco sarebbe oltremodo più difficile se le bottiglie fossero scoperte. Solo per la cronaca sulle bollicine ero in disaccordo anche nel trionfo degli sconosciuti di qualche giorno fa.

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Fabrizio

circa 9 anni fa - Link

Non è solo la qualità dei vini, che a mio giudizio e dopo avere testato la metà dei 104 iscritti al consorzio, trovo molto alta ed in alcuni casi vedi le Cuveé Vintage, in grado di mettere in crisi molti champagne, ma anche questo posto dimostra come la convergenza tra produttori agroalimentari-e-turismo sia un detonatore economico, non è un caso che molte cantine siano molto curate ed organizzate per le visite, anche se spesso il personale non è competente come dovrebbe. Cà del Bosco funziona davvero come enoturismo, attira gente, appassionati o turisti, fa soldi anche con questo e crea indotto positivo! Conosco molto bene la realta franciacortina e devo dire che il territorio in sè stesso seppur 'campagnolo' non è proprio ameno, ad es. è molto più bello l'Oltrepo', ma è la mentalità e l'unione tra i produttori che ha portato la FC ad essere vincente ed a costruire un prodotto ed un'area che attira un turismo di un certo livello. Mentre, arrivi in Oltrepo', sali e scendi da colline bellissime con viste mozzafiato, vedi castelli da fiaba... e ti senti in un ambiente sfigato dove si passa da 5/6 prodotti top a 2/300 da scaffale GDO! In FC la CdB insieme a Bellavista rappresentanto al contempo la necessità di avere leader di prodotto e di mercato indispensabili per lanciare una denominazione come sistema prodotto-territorio. Qualcuno di cui dico solo che inizia per b e finisce per erlucchi sta mangiando la polvere nonostante abbia lui bstesso posto la pirma pietra 30 anni fa, ed anche come prodotti è parecchio indietro. Se vedete i prezzi delle visite con degustazione di questi due, si capisce che la cosa funziona al 100% (costa quanto all'Ornellaia), i due leader sono esempi da manuale di enologia, sommelleria, ed economia, diversi nell'impostazione organizzativa, societaria, estetica, fino ai prodotti, avere di fronte due calici da confrontare di Annamaria C. o Riserva Moretti è un'esperienza esaltante, concorrenti in gara, ma è il territorio che vince. Caso unico in Italia, credo, al di là della qualità intrinseca dei vini, che, si, siamom piuttosto lontanucci da quella regione della Francia del nord est, tuttavia c'è quella sporca decina di FC che spaccano, ad es. la finezza di Mattia Vezzola con i suoi Bellavista è fiabesca, come detto la linea Vintage mi piace da impazzire e rispetto a certi sciampagnotti è un gran bel bere, provare gli Antinori di Montenisa (e vedere la villa da urlo con gli affreschi settecenteschi!), straprovare i Cavalleri, e alcune cose che mi sono davvero piaciute, Castello Bonomi e Ricci Curbastro, a, diamine, il pas dosè Bagnadore di Barone Pizzini. Oibò non ho mai considerato i rossi, davvero so' boni?

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Il chiaro

circa 9 anni fa - Link

Syl fato che la cà del Bosco sia leader nelle vendite e nel marketing credo non vi siano dubbi. Però che enologo e Zanella mettano come primo in degustazione cieca la cuvée prestige io lo trovo preoccupante. Oppure per loro non era cieca.

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Annalisa

circa 9 anni fa - Link

fabrizio nn mi risulta che sia facile visitare la cantina ca' del bosco. Infatti essa non partecipa alle giornate di apertura delle cantine, e credo che mai lo fara'. Sull'enoturismo franciacortino citofoni a Marchesi che, dopo aver atteso una vita, ha gettato la spugna. Sul livello medio stendiamo un velo pietoso, mi dispiace pero' per il voto assegnato al Barone Pizzini, per me il migliore del lotto per freschezza e finezza.

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Patrizia www.wineandshop.it

circa 9 anni fa - Link

A Cà Del Bosco sanno certamente quel che fanno. Hanno fatto (e fanno) ottimi vini e sanno fare senza dubbio anche farsi conoscere e notare. Sul Cuvèe Prestige si potrebbe disquisire per ore: piace o non piace cmq è il vino di immagine della casa, quello alla portata di tutti (quelli che vogliono fare i fighi) Chi davvero conosce il vino va oltre..

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Il chiaro

circa 9 anni fa - Link

Ecco, l'ultima frase è emblematica. Fossi Zanella rifletterei su questo.

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Sergio

circa 9 anni fa - Link

Confermo: professionali al 100% con i giornalisti, molto meno con i clienti, anche importanti. Anche in questo lontani anni-luce dalla Francia. Dei rossi meglio tacere però: il base ha forse il peggior rapporto q/p di tutta la Lombardia

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Gesualdo

circa 9 anni fa - Link

No, il peggior rapporto qualità prezzo ce l'ha il loro Pinèro. E qui vorrei vedere chi riesce a scrivere "profuma di Borgogna"

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stefania

circa 9 anni fa - Link

Non vedo bene cosa hai bastonato di Muratori. Per Fabrizio: non sono d'accordo su Berlucchi: ha dei prodotti notevoli, a prezzi ottimi (es. Cellarius Rosè, Cellarius Pas Dosè, Palazzo Lana satèn)

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Alessia

circa 9 anni fa - Link

Certo che dare un sv al prodotto di Muratori vuol dire non voler valorizzare il prodotto italiano, il prodotto e' piacevole. E' il suo palato da sv. All'estero tali pratiche non avvengono. Bello st.....o.

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Giorgio Giorgi

circa 9 anni fa - Link

Qualcuno può spiegarmi (con serenità) perchè scrivere di Ca' del Bosco è ormai diventato provocatorio? mi pare che nessuna cantina evochi così tante critiche, nemmeno Gaja!

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Patrizia www.wineandshop.it

circa 9 anni fa - Link

È il dazio da pagare quando le cose vanno bene....probabilmente

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Fabrizio

circa 9 anni fa - Link

Annalisa, io ci sono stato a Ca del Bosco 2 anni fa, e, a aprte che mi è piaciuto un sacco non mi è sembrato difficile andarci, hanno delle persone che gastiscono solo le visite, il locale degustazione poi, è proprio come è stato descritto, molto bello, molto a tema con la struttura. Recentemente mia moglie voleva portarci la scuola e ho scritto e telefonato non so quante volte trovando sempre grande cortesia e disponibilità. Sul Barone Pizzini non vorrei essermi espresso male: il Bagnadore mi piace parecchio e l'ho acqsuiatao in cantina dopo 2 secondi. Essendoci stato molte volte volte in FC sia in giornata (abito a 90Km) che per alcuni we, la mia esperienza è da numeri uno per l'enoturismo, considerando come ho scritto che il territorio non è bellissimo, ma è stato tutto ben roganizzato, poi alcune cantine sono brave, altre meno, altre molto meno. Di Berlucchi devo confermare il mio giudizio, a aprte il marketing che non ha saputo dove andare per chissà quanti anni, il vino 'primo prezzo' viene massacrato 10 volte dal brut Contadi Castaldi che credo sia imbattibile in prima linea, i Cellarius ho trovato buonino solo il rosè. Ad ogni modo quello che proprio mi piace di CdB è lo sforzo (ripagato) verso l'enoturismo, se non ricordo male mi dicevano di avere 20000 visitatori/anno. Anche Bellavosta merita un passaggio, la cantina interna è più bella ma nell'insieme della visita CdB lascia qualcosa in più. Berlucchi ha cantine storiche e impressionanti file di pupitre automatiche elettroniche, vedere per credere, ma la visita non è così professionale e alla fine degusti il cosi-così '61' uno dei FC che mi spiace proprio, col cavolo che assaggi il 'palazzo lana'.

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Giovanni

circa 9 anni fa - Link

Bravo Morichetti, articolo molto interessante, divertente e provocatorio il giusto e soprattutto immune da forme di eno-snobismo anti-franciacortino che toccano vertici incredibili nel caso dei vini di Cà del Bosco. Mi immagino le facce dell'ottimo Capelli, il miglior chef de cave italiano, insieme a Mattia Vezzola e dell'ineffabile Zanella di fronte alla prova cui li hai sottoposti... Divertente, chapeau!

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Tino Bolla

circa 9 anni fa - Link

Sarebbe stato molto più divertente mettere l'AC con 5 champagne che costano uguale.

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Il chiaro

circa 9 anni fa - Link

Potremmo metterne anche di meno cari e sarebbe un massacro

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giovannip

circa 9 anni fa - Link

Chiaro, che tu fai nella vita, vendi champagne?

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zzzzz

circa 9 anni fa - Link

No, vende solo quello che gli piace.

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gioplz

circa 9 anni fa - Link

Ah ecco, ora é tutto piú chiaro .....

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Mauro

circa 9 anni fa - Link

Che strana sensazione a leggere quest’articolo. Divertente e ben scritto, ma (premesso che sono tutt’altro che un idolatra di Ca’ del Bosco) partivo pensando ad un pezzo critico e magari severo, invece mi sembra di aver assistito ad una sorte di imboscata. Una partenza da super lisciatona a tutta la confezione Ca’ del Bosco per poi, colpo di scena, stroncare alla cieca il prodotto più importante per vendite dell’azienda, e stroncarlo nel paragone con giovani vini “alternativi” al mainstream tipo quello (ottimo) di Arcari. In tutta sincerità io trovo Veuve Clicquot non meno semplice e popolare della Cuvée Prestigedi Ca’ del Bosco, e raramente ho trovato gli altri vini qui degustati al livello qualitativo dei vini di Zanella. In definitiva all’interno di questa narrazione mi risultano più verosimili i due podi di Zanella e Capelli di quello di Morichetti, che non riesco a non percepire come leggermente preconcetto. Probabilmente è l’effetto narrativo dell’imboscata ad accentuare questo effetto e ad aumentare la simpatia/stima per Zanella e la sua azienda. Insomma, mi è venuta voglia di scolarmi una semplicissima, poco interessante Cuvée Prestigedi di Ca’ del Bosco.

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ascellapezzata

circa 9 anni fa - Link

Oddio una bottiglia di Bellavista 3bicchieri, e che bottiglia", che entra in Cà del Bosco senza che i sensori suonino e, gli addetti della sicurezza.... just fired !!. Oddio e se fosse voluto... Oddio a pensar male si fa peccato, oddio. AscellaPezzata

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marco

circa 9 anni fa - Link

secondo me LA domanda è: che senso ha spendere 30 euro e più per un Franciacorta, quando al medesimo prezzo prendi Champagne (penso a Saves, Jack Legras, Laherte, Fleury, poco più costosi alcuni Tarlant)? per me neanche il buon Tafazzi.... Saluti.

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luciana

circa 9 anni fa - Link

Prestige non è di mio gradimento

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zetor

circa 9 anni fa - Link

Leggere i commenti è molto divertente.vorrei solo esprimere che è sufficiente degustare alcuni prodotti provenienti da vari paesi esteri per rendersi conto che l'unico elemento che regge il giocattolo italiano è il fatto di avere una bella veste e di essere fatto nella patria dei poeti artisti e navigatori. nulla più. alla cieca la qualità è ridicola in confronto a tanti anonimi prodotti persino fatti negli USA o in tasmania a 5 euro.

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Alessandro Morichetti

circa 9 anni fa - Link

Un assaggio alla cieca tra grandi cuvée è stato fatto e non è stato propriamente questo il risultato, numeri alla mano. Per il resto vale tutto ma se vuole cercare su Google digiti "Judgment of Verona" ;-).

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