Vinofobia, ovvero, le 4 situazioni che terrorizzano i principianti

Vinofobia, ovvero, le 4 situazioni che terrorizzano i principianti

di Antonio Tomacelli

Il vino incute timore e, nei casi più estremi, terrorizza. Esagero? Mica tanto: ora siete tutti grandi espertoni ma provate a riavvolgere il film della vostra vita fino al momento in cui vi siete accostati al vino: ecco, lo vedete? Quel tizio con la faccia rossa di vergogna e le mani sudate siete voi nel bel mezzo dell’ennesima figuraccia in pubblico. Quante ne avete collezionate prima che il branco vi riconoscesse come il maschio alfa al quale porgere la carta dei vini al ristorante? Tante, lo so, e più o meno ci siamo passati tutti perché il mondo del vino è respingente come pochi. Fate conto di vivere in un Bronx alcolico e voi siete l’unico ragazzino bianco del quartiere: quante speranze avete di far parte della gang più cool se non sapete roteare un bicchiere come si deve? Zero, siete spacciati a meno che riusciate a canticchiare i 36 descrittori del cabernet davanti a tutti.

Legati a un idrante e con i pantaloni calati, ovvio.

Alla fine vi siete fatti accettare ma ci sono voluti tre anni di analisi e un fegato ridotto una merda. Certo, di notte avete gli incubi ma vuoi mettere con lo status sociale di “intenditore di vino”? Sono soddisfazioni, pagate a caro prezzo ma soddisfazioni.

Vogliamo per un attimo ricordare ai pivelli che ci leggono cosa li aspetta? Dai, ricordare quei momenti terribili ci aiuterà a superarli e, in più, ci faremo aiutare da una rassicurante infografica americana, compilata dalla cantina Gallo. La suddetta analizza i wine trends americani, ma tutto il mondo è paese e la paura è la stessa in ogni parte del mondo.

1. Paura di sbagliare il nome del vino
Gewürztraminer è fin troppo facile da pronunciare, due sedute a un corso AIS e ti spiegano come funziona il mondo. Prova adesso a dire correttamente una roba tipo “Alsace Grand Cru Rangen Riesling Clos Saint Urbain Rangen De Thann” e poi ne riparliamo. Capito perché tanti poveri cristi si arrendono e diventano astemi? Quella di sbagliare il nome del vino è una delle paure più diffuse ed è spesso causa di divorzi e amicizie morte sul nascere. Buttarsi sugli autoctoni non ti salverà, il Petite Arvine della Val d’Aosta è lì, in agguato dietro quel vicolo buio.

2. Paura di parlare del vino
Esistono più stadi di consapevolezza nella conoscenza del vino che volumi del Canone Buddhista Tibetano (Kangyur), per cui discutere di vino con uno dei tanti illuminati è come affrontare le orde di Gengis Khan armati di temperino: un suicidio annunciato. Sapere che il nero d’Avola lo fanno in Sicilia può essere d’aiuto ma il gelo tra i commensali è assicurato.

3. Paura di assaggiare per primo il vino al ristorante
Il killer è lì, a un passo da voi. Vi scruta mentre con gesti misurati e sapienti stappa un borgogna del ’53. È astuto, dal sudore della vostra fronte ha capito che l’elemento debole del tavolo 14 siete voi. Versa mezzo dito di vino nel bicchiere e ve lo porge per l’assaggio, nonostante la carogna abbia annusato un sentore di tappo da competizione. L’unica soluzione che vi si para davanti è fingere un infarto. Sapete come si fa, vero?

4. Paura che giudichino male il vino da voi scelto
In un momento di esaltazione — la terza lezione del corso AIS fa di questi scherzi — avete sottratto al maschio alfa la carta dei vini ordinando, con nonchalance, un Barolo. “Mi butto sul sicuro”, avete pensato, “Così mi evito una figuraccia”. Mentre il sommelier provvede, il capobranco ha già i canini infilati nella vostra giugulare e, con fare affabile quanto infido, vi sta spiegando che il vigneto non è a conduzione biodinamica, il cru non è dei migliori e l’annata fu l’unica storta su 147 vendemmie. State perdendo molto sangue dalla giugulare ma il capobranco non ha pietà e vi rifila il colpo di grazia: nella fretta avete ordinato un Barolo sulla spigola al sale. Fidatevi, il giudice gli darà le attenuanti e lo rilascerà su cauzione.

 

 

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

3 Commenti

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Paolo A.

circa 8 anni fa - Link

Alsace Grand Cru Rangen Riesling Clos Saint Urbain Rangen De Thann? Roba da dilettanti! Prova a pronunciare Egon Müller Scharzhofberger Riesling Trockenbeerenauslese...

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mariazzo

circa 8 anni fa - Link

3b) un corollario (anche questo non è facile da pronunciare ahahah) al punto 3: la paura del mandare indietro un vino che non vi sembra buono. Capita raramente, ma capita... e quando accade si va nel panico. "Che faccio? faccio finta di nulla o glie lo rimando indietro anche se costa poco? Sono sicuro che quello che sento è odore di tappo e il vino è diventato aceto?"

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damiano

circa 8 anni fa - Link

E quando sei dall altra parte ? Anni fa, prendo le ordinazioni dei vini, uno studente di enologia a milano chiede, convinto, del teroldego mettendo l accento nel posto sbagliato. Non l ho mortificato...ho lasciato correre, ci avrà mai ripensato ?

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