Vini naturali, una truffa? Tutti gli interventi al Gastronauta di Davide Paolini. E le pagelle

di Alessandro Morichetti

Tutto è nato da una terzina di Robert Parker, quella secondo cui nel 2014 il vino “naturale” o “autentico” sarà finalmente inteso per quello che sarebbe, cioè una frode. Rileggiamola insieme un attimo.

Davide Paolini, il Gastronauta de Il Sole-24 Ore, è partito proprio dalla nostra traduzione per la sua trasmissione di sabato scorso. Titolo: Vini naturali: una truffa? Ricco e variegato il parterre de roi invitato alla trasmissione.

Qui di seguito riportiamo una trascrizione spannometrica degli interventi. Chi ha poco tempo può saltare direttamente alle pagelle al termine di ciascuno.

Angelo Peretti: “Non condivido la profezia per come è scritta ma per quello che Parker ha voluto intendere, cioè la polarizzazione tra chi sta coi vini naturali e chi no, una religione. Il vino deve essere un’altra cosa, la trasposizione del pensiero del vignaiolo e del terroir attraverso l’uva. Torniamo al vino, per favore! Senza dividerci in partiti, sette e caste. Ho partecipato a troppe fiere dei vini naturali in cui sull’etichetta avrebbero dovuto scrivere aceto. Parker ha ragione a dire che alcuni vini convenzionali in certi casi hanno parametri migliori prodotti secondo filosofie alternative.”
Giudizio: Luogocomunista, un po’ banale e populista, ancora fermo su naturale = acetico, ridotto. Chi è contro i naturali è eretico? Voto: 5

Luca D’Attoma: “Condivido cosa dice Peretti sull’aggettivo “naturale”, fuorviante, che poi sembra gli altri non siano naturali, liofilizzati. Tra vini autentici, veri, etici, stiamo andando fuori dal seminato. Il vino deve essere buono e si fa dalla vigna. Bisognerebbe evitare, in vigna, i diserbi e i concimi.”
Giudizio: Furbacchione. Lavorando con aziende di ogni genere non può fare strappi ed esprimere il suo estro. Voto: 6-

Leonello Anello: “Parlo delle vigne di certi grandi vini, il mio stupore è che da quelle vigne si possano fare quei vini, perché lì c’è una frattura tra vigna e cantina. Dovremmo distinguere vino come metamorfosi dell’uva e vino come bevanda in cui gli ambiti micro-biologici e fisico-chimici per cui anche da vigne mediocri e scarse si ottengono grandi vini. Se non ammettiamo questo, non abbiamo la possibilità di fare un discorso onesto. Nei nostri corsi prendiamo la stessa uva e facciamo vini secondo protocolli di enologi famosissimi e lo facciamo anche secondo protocolli biodinamici. Il vino non è mai uguale, procedure diverse portano a vini diversi.”
Giudizio: Convincente, schietto, diretto, concreto, senza ideologia e sconti ai biodinamici. Voto: 7,5

Riccardo Cotarella: “Parker anche nell’intervista che mi ha concesso getta un sasso nello stagno. La provocazione è riferita a vini rifermentati in bottiglia, non limpidi, acescenti, il brutto è che alcuni tuoi colleghi (riferito a Paolini) li sostengano, ci credano. Ma stiamo scherzando a dividere vini naturali e artificiali? È uscito su un blog (Intravino, ndr) che la frutta secca ha 100 volte i solfiti del vino. Perché non facciamo una trasmissione su questo?
Giudizio: Scaltro e bipolare. Prima col Wine Research Team studia e produce vini senza solfiti, poi se ne esce che i solfiti nel vino sono poca cosa rispetto alla frutta secca. Questo è il “mago del vino”. Parla di agricoltura solo incidentalmente. Fu lui a dire:

Voto: 4/5

Arianna Occhipinti: Personalmente non me la prendo con Parker, anzi sorrido ironicamente perché poi spesso quando si parla di frode ci sarebbe da riflettere, io che conosco in parte questo settore penso che non usciranno frodi o scandali, forse Parker ha lanciato un sassolino, uno spunto di riflessione. Il punto sta nell’aver usato -un gravissimo errore- il termine “naturale” che è facilmente attaccabile ma soprattutto -più importante- sposta l’attenzione di tutti sul termine e sul metodo quando invece importante è il gesto artigiano, il valore del lavoro, in vigna e in cantina; questa per me è la cosa importante. Non mi interessa paragonare vini naturali e vini artificiali, saranno il consumatore e il mercato a decidere.
Giudizio: Intervento molto breve e non troppo incisivo. Si assume un rischio a dire che tra i naturali non ci siano furbetti. Grande potenziale comunicativo, in questa occasione sottotono. Voto: 6

Oscar Farinetti: Va bene che abbia fatto la profezia, i toni sono esagerati, io provo un profondo rispetto per gli artigiani del vino, quello che ha detto Arianna. Noi liberiamo il vino da 3 cose, concimi chimici, diserbanti e… Vogliamo liberarlo anche dai lieviti. Il nostro obiettivo è il residuo zero alla vendemmia e negli ultimi 8 anni di vendemmie in molti casi ci siamo riusciti. Stiamo coinvolgendo le grandi aziende dei trattamenti, tipo Syngenta, per usare solo chimica buona. Invito tutti a non essere fondamentalisti. Luca Gargano è stato un mio grande maestro. Abbiamo 1000 vitigni autoctoni e gli artigiani sono la nostra bandiera nel mondo.
Giudizio: Il secchione un po’ paraculetto. Si vede che ha studiato (a memoria?), funziona anche in radio. Soffre negli approfondimenti specifici ma la racconta talmente bene che ti convince: Vino libero ma con chimica buona. E moglie ubriaca, magari. Voto: 7+

Angiolino Maule: Parker ci sta facendo un piacere, altro che bordate. Nei ’90 siamo stati ignorati, nei 2000 ridicolizzati, nel 2010 c’è il confronto. Mi è piaciuto moltissimo Farinetti, la varietà dei vitigni italiani sta conquistando il mondo. A D’Attoma e Peretti vorrei dire che noi come associazione misuriamo gli antiossidanti presenti nel vino e nei vini convenzionali sono bassissimi. La dott.ssa Di Renzo (Univ. Tor Vergata) li sta catalogando perché nel vino naturale sono tanti. Non sono un intellettuale, non so se la parola “naturale” sia stata un errore.
Giudizio: Il primo della classe. Ha una definizione precisa di vino naturale (zero chimica in vigna, zero chimica in cantina), fa ricerca scientifica, tira dritto per una strada importante. Tenace, duro e puro, può lavorare sull’empatia. Ogni tanto gli scappa la mano in cantina ma è un leader insostituibile. Voto: 8/9

Eleonora Guerini: Mi verrebbe da intervistare Parker per sapere cosa voleva dire, perché il mio editoriale è stato preso come manifesto contro il vino naturale, cosa che non è visto che sono vini che premiamo nella guida del Gambero Rosso. Volevo dire che in questa categoria stanno finendo tanti vini fatti male, a discapito dei vini buoni. Non mi sta bene che un vino difettoso passi per buono in quanto naturale. Poi ben vengano i vini fatti con attenzione in vigna e in cantina. Chi è il pazzo che dice “Avveleniamoci tutti”? Mi hanno sostenuto proprio certi produttori naturali che sentono svilito il proprio lavoro. Concordo con Arianna: il plus dei vini italiani nel mondo è l’artigianalità.
Giudizio: “Sono stata fraintesa” (semicit.) è un pessimo attacco ma voce squillante e parlantina sciolta tirano un bel freno a quell’editoriale-suicidio. Convince anche molti scettici. Voto: 7,5

Ok, bene, ora però mi viene un dubbio: voi cosa avreste risposto alla domanda “Vini naturali, una truffa?“.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

33 Commenti

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andrea

circa 10 anni fa - Link

Averi risposto: mamifacciailpiacere!!! Più seriamente, è intellettualmente disonesto definire truffa il vino naturale, una volta che si è definito di che si parla. Si può discutere se siano buoni o meno, come tutti i vini.

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gianpaolo

circa 10 anni fa - Link

Difficile commentare un tweet come questo, perche' si capisce male cosa Parker abbia voluto dire. Se il senso e' quello di dire che e' una truffa fa passare il concetto che alcuni vini sono "naturali" e altri sono "non-naturali" sulla base di un concetto di marketing che non e' sostenuto da alcuna prova o certificazione, allora direi che Parker ha ragione. Una cosa e' sostenere che un vino e' biodinamico o biologico, dove ci sono parametri certi e definizioni accettate, e una cosa e' definire genericamente un vino naturale. Appropriarsi di un termine generico come naturale per i propri fini di marketing e' un operazione cinica, perche' non e' un termine neutro ma un termine che crea contrapposizioni negative. Un vino puo' essere biologico o biodinamico, ma puo' essere anche non-biologico e non-biodinamico senza che questo getti necessariamente un ombra negativa su di esso. Ma se un vino e' naturale, vuole dire che il vino che non lo e' viene necessariamente contrapposto come non-naturale, che e' per la maggior parte dei consumatori, e quindi del famoso mercato che molti fingono di ignorare o disprezzare (salvo poi vendere a caro prezzo il loro prodotto). Per quanto riguards gli interventi, salvo spezzare una lancia a favore di Luca Dattoma che quanto meno per i vini della sua azienda di proprieta' e' biodinamico certificato da sempre, trovo l'intervento di Anello quanto meno contradditorio:" Dovremmo distinguere vino come metamorfosi dell’uva e vino come bevanda in cui gli ambiti micro-biologici e fisico-chimici per cui anche da vigne mediocri e scarse si ottengono grandi vini. ". Non so se e' un problema di trascrizione, ma se si ammette che i vini "manipolati" possano essere grandi vini, mi pare si neghi tutto l'assunto del perche' i vini non-manipolati debbano essere superiori. Puo' darsi che Arianna sia stata troppo sintetica, ma io capisco esattamente cosa vuol dire. E' piu' grande la differenza nel lavoro delle piccole aziende artigianali e quelle commerciali/industriali, che stare ad impiccarsi sulla teologia dello zolfo o del lievito. Errore di trascrizione. Corretto, grazie [ale]

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Davide G.

circa 10 anni fa - Link

ritengo che tutti questi confronti facciano solo aumentare la fama dei vini naturali e sia una cosa positiva. La cosa negativa e' che il 90% dei degustatori confonde il Brett e la volatile altissima proprio per indicazione di molti (non tutti)produttori "naturali" che invece lo definiscono "Terroir"

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Marco

circa 10 anni fa - Link

Brett e Volatile....sono naturali.....!!! la puzza di cavallo (o cane bagnato) non è altro che frutto della selezione del tempo..sono varietali.... ma per piacere!!! Non è giusto incidere troppo con la chimica, ma neanche fare un vino che fa schifo e prendere per i fondelli il consumatore chiamandolo Naturale o Biodinamico, cercate solo di fare il vino buono.... non perdetevi in chiacchiere commerciali, chi cerca la nicchia è solo perchè non riuscirebbe a vendere il prodotto solo perchè è buono.....forse perchè non lo è....??

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Roberto

circa 10 anni fa - Link

Mi sembra che Giampaolo abbia centrato la questione. Da anni penso che "naturale" non avrebbe mai dovuto essere coniato, proprio perché avrebbe alimentato fazioni ed estremismi che non rivelano alcuna verità se non quella di mirare ad attirare l'attenzione su di sé. Ci sono terminologie riconosciute ormai da tutti, come biologico e biodinamico, nelle retroetichette basta spiegare (come il gruppo di Maule fa) cosa si fa e cosa non si fa, senza dover arrivare ad una definizione (naturale) che finisce per incorporare metodi e scelte eterogenei. La distinzione vera, come giustamente ha fatto notare Arianna, sta nel comportamento umano, nell'artigianalità intesa come legame diretto con la vigna e la cantina, senza intermediazione, senza deleghe, sta nell'impegno quotidiano a rispettare l'ambiente e la salute come principi fondamentali e irrinunciabili, perché il vino è un piacere ma per ottenerlo non siamo autorizzati ad inquinare il pianeta. Poi sul vino naturale che diventa aceto posso solo dire che è un giudizio frettoloso e sommario, non dobbiamo dimenticare che il mondo dei vini prodotti senza chimica è molto recente, ci vorrà ancora del tempo, dell'esperienza, per poter ottenere risultati costanti e più generalizzati. I difetti sono diminuiti fortemente già negli ultimi cinque anni, mentre aumentano i vini stabili e fatti bene. Non può essere argomento discriminante.

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Maria

circa 10 anni fa - Link

Ma che Parker abbia detto una emerita cazzata non lo dice nessuno?!? O perlomeno che sia un cafone maleducato!! Usa pure lui il termine naturale (preceduto dal vezzeggiativo scum=feccia, schifezza), per definire i vini naturali, o autentico; possiamo usare anche vino vero (real wine) o vino crudo, selvaggio (raw). Ma comunque a livello internazionale ha preso piede e viene compreso e accettato da (quasi) tutti, senza problemi. Che ormai sia una moda e che anche le grosse aziende, quelle dei Farinetti e dei Cottarella, producano anche loro con una certa etica e parlino di riduzione degli additivi, vuol dire che il movimento dei piccoli vignaioli naturali ha vinto. Che Parker, Paolini, Morichetti e scribi vari continuino a parlarne vuol dire che il movimento ha vinto, o sta vincendo. Che continui, un po', a dar fastidio, vuol dire che è un'espressione artistica autentica, spesso difficile da capire, che esprime verità spesso scomode, come insegna il grande maestro Dario Fo!

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durthu

circa 10 anni fa - Link

"Scam", ossia frode, raggiro, e non "scum".

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Maria

circa 10 anni fa - Link

Vero. Sorry

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fiorindo nepa

circa 10 anni fa - Link

Vini naturali=zero chimica in vigna ed in cantina, vuol dire vino complicato diverso sempre per annate..... per bottiglie. Vino naturale=alla seconda bottiglia stai bene, ed il giorno dopo una sana e conviviale sbicchierata non hai mal di testa, acidità di stomaco....non stai male

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Marco

circa 10 anni fa - Link

...sarà ma a me è capitato l'esatto contrario.... molta acidità (le uve si raccolgono mature ... se non si trattano ammuffiscono..); sempre diverse nelle annate? Se le uve sono le stesse il denominatore è comune... mi viene il dubbio se le uve a questo punto siano le stesse.. comincerei a chiedere a ICQRF di controllare le provenienze delle uve (NMR) e vedere se in etichetta o nei "depliant" sia giusto utilizzare i termini: Biologico, Naturale, Biodinamico, ecc... mi è capitato un anno di comprare uve ed il venditore l'anno precedente le aveva vendute ad un "biodinamico.." il problema era che quelle uve avevano avuto anche trattamenti sistemici... non mi spaventerei a dimostrarlo. L'Italia e le sue truffe.. ne ho le "palle" piene

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Rinaldo

circa 10 anni fa - Link

Leonello Anello nei suoi interventi oltre quello sopra riportato, mi sembra che abbia colto il senso e la portata di questa polemica, cercando di avere un approccio pragmatico e non ideologico: voto 9 secondo me. Fissare l'attenzione poi sul fatto se sia stato giusto o sbagliato utilizzare il termine "naturale", mi sembra del tutto fuorviante. Nulla è naturale. Tutto in qualche modo "deve" essere adattato agli usi. Trattasi di compromesso terminologico sintetico. Ma di questo io credo che la pubblica opinione abbia piena consapevolezza. Chi non ce l'ha, mi pare che sia paradossalmente chi si occupa della comunicazione su questi temi.

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alessandro bocchetti

circa 10 anni fa - Link

Non posso fare a meno di gioire a notare che la categoria dei vini artigiani, vera koinè del vino italiano stia trovando sostenitori trasversali ;) Ciao A

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marziano

circa 10 anni fa - Link

ho capito cosa vuole dire naturale da tempo zero chimica in vigna e zero in cantina. quindi è chiaro. unisco a questo pensiero l'unico altro chiaro, quello di leonello anello che io capisco così: per fare grandi vini ci vogliono grandi uve (cioè grandi viti, esposizione ottimale, lotto ottimale, terreno ottimale) ora se uniamo le due frasi io capisco che tolgo uno dei due fattori (chimica o chimica là) posso migliorare il risultato - il vino - di uve non grandi fino a farli diventare simili a quelli di uve grandi. sto semplificando, eh. ora quanta chimica è consigliabile usare? io di mio sarei per lo zero sempre in vigna, possibilmente, e tra il poca/pochissima in cantina. ciascuno ha poi la sua tolleranza o gusto su quanta poca è disposto a berne per questo mi piacerebbe l'indicazione di quanti solfiti sono stati immessi (quelli già autoprodotti dalle uve se vi sono, ben vengano) e dei totali. è anche vero che ho bevuto tanti vini senza solfiti aggiunti e non sono meno piacevoli di quelli che li hanno. penso anche di interpretare il cliente medio/attento: certo, attenzione, se mi dite che se l'unica strada per la piacevolezza nel bere (e sapete a che gusti mi riferisco) passa per un poì di chimica in cantina, vedremo di sopportarla. questo lo dico perché i vini acidi al gusto non mi piacciono ed alcuni lo sono. e poi cataldi madonna dove si colloca? lo dico perché a me il giulia (il pecorino base) piace tantissimo. è pieno di chimica? se davvero è tanta ne berrò meno. e così via altri vini. se davvero sono strapieni di chimica ne berro piccole quantità per ingerirne meno. mi pare più soddisfacente che bere vini sanissimi che però non mi piacciono. questo penso sia la bottom-line. grazie per aver ascoltato il pensiero di un umile bevitore e compratore. ora mi dedicando a cercare buoni vini in una terra poco filata: l'oltrepò. (perchè conosco solo cabanon? perché fa vini poco naturali? forse ma sono buoni, ora conosco picchioni e bruno verdi, anche).

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Stefano

circa 10 anni fa - Link

Di sicuro la parola "Naturale" ha creato disturbo, a chi? Non sta a me a dirlo, ma di una cosa sono certo, mia moglie è quasi astemia, quando assaggia certi vini "convenzionali" qua, aspettate alzarvi in piedi a urlare Perché potrei ferire molti di quelli che pensano non sono io, sto parlando di produttori blasonati super premiati ecc. Ma ritorno all'inizio del mio concetto, quando ho fatto assaggiare alcuni vini detti "Naturali, Veri, Dinamici" non le sono venute le macchie rosse in faccia, riusciva a consumare due bicchieri mangiando senza avere problemi di stomaco è scusate se poco finalmente il piacere del gusto "insindacabile" di bere un c...o di bicchiere di vino, che forse per troppo tempo il vino lo stiamo vivendo in maniera elitario.

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Tonino Arcadu

circa 10 anni fa - Link

Io farei una distinzione semplicemente tra vini che sono espressione della tecnologia, vini sempre uguali a se stessi, ripetitivi, senza rispetto per l'uva, che diventa, nelle mani dell'enologo, una materia prima da plasmare a piacimento, vini fatti a progetto: come l'ingegnere, con la stessa quantità di cemento, sabbia, acqua e ferro etc, può progettare un anfiteatro o una serie di villette, o etc.. così pure l'enologo fa con l'uva... poi ci sono i vini legati al territorio, alla specificità dell'uva che utilizzano solamente quelle tecnologie che permettono una migliore valorizzazione delle caratteristiche dell'uva per trasferirle al vino, senza trasformarlo in una bibita piacevole per tutti i palati e per tutte le stagioni. il discorso dei vini veri, vini naturali etc.. a parer mio sono seghe mentali che qualcuno ha inventato per prendere il prossimo per i fondelli; (ben inteso altra cosa sono i vini biologici, osservano un certo disciplinare...)

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Massimiliano

circa 10 anni fa - Link

A mio parere, qui si perde il punto centrale della questione. L’uso ed abuso della parola “Naturale” è improrio ed illegittimo, come lo sono “fresco” , “sostenibile” , “puro” o ”light” in moltissimi altri prodotti alimentari. Il vino naturale non è mai esistito ma esiste un vino artigianale creato da un rapporto tra uomo e natura, dal sole e dalla terra che si contappone al “McVino”, al vino globalizzato, senza individualità delle grandi corporazioni di cui Parker ne è la rappresentanzione. E’ un problema di lessico, noi amanti del buon vino dobbiamo essere in grado di distinguere con chiarezza i vini convenzionali che accettano l’utilizzo di Solfiti, Zuccheri, Acidificazioni, Lieviti, Agenti Chiarificanti, Nutrienti, Riduzioni, Adulterazioni, Acqua, Oak Chips e Polveri, Estrazioni, Osmosi, Enzimi, Filtrazioni e Tartrati ed i vini SENZA interventi chimici e manipolazioni. La nostra sfida per il futuro è salvaguardare la nostra memoria storica, non venderci alle squallide dinamiche del mercato e dare al consumatore un messaggio chiaro e non ingannevole, facendo capire che la forza del buon vino sta nella storia della sua origine. Chissenefrega del Brand, evitiamo l’omologazione e focalizziamo l’attenzione sulla multidemensionalità del gusto preservando la diversità del nostro meraviglioso territorio.

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Mariano

circa 10 anni fa - Link

I vini naturali dovrebbero esprimere il terroir e l'annata, ma un vino senza zolfo che non esprime nulla non è naturale. La gente porta vanti le tradizioni senza sapere da dove vengono. Si confonde la tradizione con il dogma. Non amo le simulazioni. Che sia vino naturale o non.

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Mariano

circa 10 anni fa - Link

E sopratutto non bisogna dimenticare l'importanza che ha la scelta d'elevage del vino, ad ogni annata, capire le differenze, senza facili artifici ovvio. Li non c'entra la natura o la formula, la strada naturale, ma la sensibilità, la capacità, la conoscenza. E finalmente un vino che da giovane sembri vecchio, ma che da vecchio sembri giovane. E dunque solo a quel punto, l'apprezzamento per una vigna trattata superiormente. Il resto sono solo chiacchere.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 10 anni fa - Link

La scienza enologica ha sempre saputo che (in situazione ideale) è possibile fare un vino perfettamente bevibile senza usare la chimica, per cui l'affermazione di Parker è tecnicamente errata. Ma da qui a dire che solo il vino "naturale" non fa male e che tutti gli altri sono mac vini globalizzati ce ne corre. Senza entrare in polemiche, cosa inutile oltre che stupida, la cosa più ragionevole sarebbe di "regolamentare" questi vini come è stato fatto per i biologici, creando una categoria apposita. Che so, i vini "a chimica zero". E poi li si venda liberamente insieme a tutti gli altri, il mondo è grande e c'è spazio per tutti. E per favore finiamola con questa demenziale pubblicità negativa del tipo "solo il mio non dà mal di testa" o "il vino convenzionale mi fa venire le bolle in faccia" perché in questo modo si fa solo danno a tutto il vino, cosiddetti naturali compresi. Simili idiozie servono solo a regalare argomenti ai proibizionisti, agli anti-alcol e ai tanti nemici del vino, che ringraziano sentitamente.

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paola

circa 10 anni fa - Link

Domanda 1: (a Oscar Farinetti) Che cos'è la chimica buona? Domanda 2: (a tutti gli intervenuti) se il vino è buono, se dalle analisi ha un basso tenore di solforosa e nessun residuo estraneo, se è stato utilizzato stallatico come concime, allora sono vini naturali la maggior parte dei vini prodotti dai vitivinicoltori in Italia, o no? Domanda 3): Perchè per forza creare delle categorie con nomi senza significato scientifico (naturale: deché???)? mi viene il dubbio che per molti sia solo business. Anche perchè al momento non esiste nessuna normativa e nessun controllo.

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paola

circa 10 anni fa - Link

Buongiorno Stefano, probabilmente sua moglie è semplicemente intollerante ai solfiti, quindi fa bene a sciegliere un vino senza o con pochi solfiti, ma le assicuro che la parola Naturale non crea disturbo: semplicemente, al momento, definisce il Nulla dal punto di vista scientifico ed il Molto dal punto di vista del marketing

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Marco

circa 10 anni fa - Link

Brava Paola, condivido a pieno! Se fai il vino veramente buono, hai successo e non hai motivo di autopromuoverti come "naturale"..potrei anche pensare: "escusatio non petita...." comunque Parker secondo me avrà ragione, smaschererà quest'anno la truffa "naturale"......

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marziano

circa 10 anni fa - Link

non sono un produttore ma un bevitore. naturale capisco bene cosa vuol dire nel senso di maule. ciononostante non è affatto detto che trovi meglio vini naturali maggiormente elaborati o manipolati. comunque ho bevuto con amici un brunello domenica sera (di tale azienda lisini) e non mi è venuto nessun mal di testa, anzi, ne avrei bevute altre tre! ahahaha! sarà anche stato "con chimica" ma era stata usata bene o forse non era troppa, chissà?!

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giacomo

circa 10 anni fa - Link

Mi associo anch'io al saggio intervento di Paola, e anche a me viene spontaneo chiedere a Farinetti che cosa sia la "chimica buona".... E' arrivato Farinetti il creatore di nuove molecole... Talvolta la libertà di espressione trovo sia nociva e fuorviante, v'è gente che dibatte di argomenti senza avere un minimo fondamento di base. E come scrive Cinelli Colombini, poi le idiozie escono a raffica: tipo il mal di testa o le acidità di stomaco... E' l'eterno scontro tra ragione e punti di riferimento scientifici o comunque sperimentalmente appurati e la suggestione, alla quale si crede più facilmente perchè costa poco sacrificio ed è facile da dare in pasto..

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Stefano De Santis

circa 10 anni fa - Link

il vino naturale non mi interessa, mi interessa il vino buono!

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Francesco

circa 10 anni fa - Link

Io credo che la gente qualche conoscenza di base l’abbia eccome, visto che il primo a parlare di vini naturali fu Matt Kramer nel lontano 2001 rendendo mainstream un tema scomodo fino ad allora sconosciuto. Inoltre voglio ricordare che Chauvet, il padre della macerazione carbonica ne parlava già nei lontani anni ‘50 quando in Italia ancora ci si provava a mettere d’accordo sulle DOCG.. Considerando che il 95% del vino che si beve nel mondo è prodotto da solo il 2% delle aziende, si capisce come il movimento inseguito, si è maldestramento fatto chimare Naturale per indicare un netto punto di distinzione con il vino commodificato. In sostanza esprimeva un pensiero comune a più produttori e ha semplicemente sottolineato l’onestà e la trasparenza di alcune individualità come Maule, Gravner, Kante, Princic, Radikon, Foradori, Pepe, Valentini in Italia e Lapierre, Favard, Pacalet, e Joly in Francia ( e moltissimi altri)! Nessuno sostiene che siano meglio, ma che siano autentici si. In fin dei conti, I vini “Naturali” o “Autentici” ci stanno facendo riscoprire I più di mille vitigni autoctoni che altrimenti sarebbero andati persi e sostitutiti dal vino parkerizzato, dolce, morbido e molto concentrato per andare incontro ai gusti bigotti americani o eurocentrici. Perciò, quando alcuni piccoli produttori, difendono a spada tratta I loro prodotti truccati (manipolati), lo fanno perchè ormai non sono in grado di cambiare la loro struttura aziendale e adattare la loro supply-chain all’ambiente circostante che sta cambiando! I vini veri sono una nicchia ma sono il futuro del vino. Ad ogni modo, il vino bianco lo si chiama bianco, per differenziarlo dal vino rosso e rosato ma signori miei, bianco non é.. perciò spiegatemi questo con la scienza? Merci

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giacomo

circa 10 anni fa - Link

Non capisco Francesco, la chiusa del suo intervento: che vuol dire il bianco non è bianco ecc.. Quali sarebbero inoltre i vini veri....? Si continua col mannicheismo, col pregiudizio quasi ideologico che come scritto in qualche altro intervento ponderato, nuoce solamente, a tutta la categoria. I vini veri sono il futuro.....boh, sarà In giro per il mondo, l'approccio al vino è molto differente, c'è buona parte dei consumatori che beve il vino solo per piacere: il vino è una bevanda alcolica fermentata che veicola aromi e basta, senza sapere o interrogarsi se dietro ci sia un territorio un paesaggio o altre amenità da giornalisti. Spesso amabilmente sfruttate per fini commerciali. Non sempre il consumatore ha o vuole avere una consapevolezza mitica del vino che sta bevendo... Inoltre anche la vinificazione, diciamo "convenzionale" può valorizzare il genius loci, anzi, l'innovazione tecnologica aiuta considerevolmente in questa direzione: bisogna avere conoscenza e fondamento però, la suggestione è invece più comoda. In definitiva ognuno faccia il vino che gli pare e fatto nella maniera che gli pare, che non vanti però primogeniture, purezze o, ribadisco, altre amenità, a scapito degli altri produttori. Ciò genera solo disorientamento nel consumatore e offre il fianco a interpretazioni "creative" da parte dei nemici del vino, affamati di scandali da raccontare.

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Francesco

circa 10 anni fa - Link

Cito: “la parola Naturale non crea disturbo: semplicemente, al momento, definisce il Nulla dal punto di vista scientifico ed il Molto dal punto di vista del marketing“ Non è la prima volta che si sente parlare di scienza, perciò chiedo agli scienziati che sono intervenuti di spiegare la differenza cromatica tra bianco e rosso ed inoltre di dimostrare empiricamente le analogie olfattive tra sostanze volatili e I vari sentori olfattivi corrispondenti. Dopodichè, è verissimo il gusto del consumatore si sta orientando verso un tipo di prodotto equilibrato, rotondo, ingentilito nei parametri, industrializzato e standardizzato nei gusti, dove I profumi varietali vengono “truccati” da vaniglia e barrique, “The Wine Advocate” docet! I vini veri sono quelli che ti pongono delle domande, anche imperfetti, che hanno un legame con la natura ed il territorio, quando scelgo una bottiglia guardo sempre all’idea imprenditoriale che ci sta dietro, alla storia dell’azienda e sopratutto alle persone che rappresentano quell’etichetta. Evidentemente esistono delle persone nostalgiche, come il sottoscritto, che quando all’estero hanno il piacere di consumare del buon vino Italiano, cercano di sentire I profumi dell’origine ed I sapori delle radici, e tutti quei ricordi nascosti che altrimenti andrebbero perduti. Qui non si tratta di costruire un atto accusatorio nei confronti del settore vino ma usando I mezzi a disposizione, di premiare quelle persone che rispettano il passato ma guardano al futuro senza vendersi alle brutali dinamiche del mercato. E fortunatamente ce ne sono tante! Nessuno attribuisce al vino una connotazione mitica, ma da consumatore ho la capacità e gli strumenti a disposizione per analizzare la catena del valore del “prodotto” vino. Per cui se per “genius loci” intende un singolo flying winemaker che lavora per centinaia di aziende capitalizzate in giro per il mondo, usando uvaggi di scarsa qualità e dubbia provenienza, con tecniche di vinificazione da chirurgo plastico, sfruttando economie di scala, il risultato sarà una bevanda economica e processata dal gusto grezzo e poco sofisticato proprio come piace ai nostri amici Americani, visto che “Yellow Tail” (produttore Australiano) vende negli USA più vino di tutti I produttori francesi messi assieme e “Gallo” è ancora considerato un “family business”. Come diceva il mitico Tachis, che naturalista di certo non era, il vino deve essere qualcosa di speciale, bisogna competere in qualità e non in quantità. Per concludere, le do ragione, tutti siamo dei critici, “de gustibus non disputandum est” ognuno è libero di bere ciò che gli pare e di assumersi le proprie responsabilità.

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Il chiaro

circa 10 anni fa - Link

Applausi

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christoph fischer

circa 10 anni fa - Link

Mentre Parker riuscì con “fruit bomb”, riferendosi a vini rossi caratterizzati da un ampio spettro e da una grande profondità di aromi, a coniare un'espressione eccezionale, la sua trovata di “vini seri” è un autogol clamoroso: “vini seri” saranno quelli che piacciono a lui... Mentre è inutile discutere dei gusti - dei gustibus non est disputandum - c'è però anche il lato di qualità oggettiva che consiste nell'analisi chimica rivelando quante sostanze estranee al uva si trovano nel vino. E qui non si discute di gusti, ma di pesticidi e di una sfilza di prodotti, come albumine d'uova, acido citrico, acido ascorbico, batteri lattici, bentonite, bicarbonato di potassio, carbonato di calcio, gomma di cellulosa, caseina, colla di pesce, gelatine, gomma arabica, lisozima, polivinilpolipirrolidone (PVPP), etc. etc. Soltanto quando verrà obbligo di pubblicare i risultati di un analisi chimica approfondita sul etichetta dei vini il consumatore bevitore finalmente saprà cosa beve. I risultati delle analisi su 92 bottiglie francesi sono semplicemente sconcertanti. (vedi http://www.alicon.net/lapeste.pdf) E per quanto riguardo il tanto acclamato valore del gusto personale, come mai che in tutte le degustazioni cieche (blind tasting) vincono sempre vini completamente sconosciuti mente quelli blasonati con tre bicchieri/tre stelle/lumachine, etc. etc. si trovano in fondo? Non vedo l'ora di incontrare Parker ad un blind tasting... [img]https://encrypted-tbn2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRUUx5XNoCvYTEDzTZRpxirzApz3IOWtnqyKH3Y-JNoUziK7T5DQQ[/img]

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Cosimo Spina

circa 10 anni fa - Link

Il decorso naturale dell'uva è l'aceto non il vino !

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Valter Ferrero

circa 7 anni fa - Link

Avrei risposto : non mi darò pace finché una bottiglia di vino avrà lo stesso diritto/dovere di un qualunque prodotto alimentare,poter scrivere in etichetta a chiare lettere cosa è contenuto nel vino di quella bottiglia oltre l'uva....o anche solo la possibilità (oggi proibita) di poter scrivere in etichetta : "prodotto con solo uva".

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