Vin Santo del Chianti e Cohiba, 50 di questi anni e di questi abbinamenti

Vin Santo del Chianti e Cohiba, 50 di questi anni e di questi abbinamenti

di Andrea Gori

Per i 50 anni di Cohiba, lo storico marchio cubano un tempo di uso esclusivo della famiglia Castro a l’Havana, a Cuba stanno preparando una festa mai vista, anche per gli standard iperbolici del Festival del Habano che inizia la settimana prossima. Tra le varie sorprese e immancabili edizioni limitate, e una vitola nuova celebrativa, c’è spazio anche per seminari di degustazione e abbinamenti. Ciliegina sulla torta del sigaro “capo della festa” offerto alla cena di gala è l’abbinamento col Vin Santo del Chianti della Fattoria Sant’Appiano, di Barberino Val d’Elsa.

Per l’occasione, e per rinsaldare il legame tra l’eccellenza habanera e le cantine del Chianti (partner da qualche anno del festival) è andata in scena una degustazione d’altri tempi. Nel senso che raramente è dato vedere venti persone in una stanza fumosa bearsi di altrettanti Piramides Extra di Cohiba sorseggiando quattro bicchieri di vino… all’esterno probabilmente saremo apparsi come un incontro di gangster molto vintage.

In realtà è stato un esperimento degustativo peculiare, perché, data la fumata importante del sigaro (più di un’ora), i Vin Santo abbinati sono stati addirittura quattro, uno per ogni momento del sigaro: dall’accensione e via via per i tre terci in cui si è soliti dividere i puff per una vitola così impegnativa. Tra le mani, dicevamo, un Piramides Extra Cohiba (introdotto in questo video da Stefano di Diadema).

Non propriamente un “Piramides” perché più grande, con cepo 54×160 mm di lunghezza (contro il formato classico: cepo 52×156 mm), un sigaro che già dalla consistenza e della fittezza di riempimento fa decisamente sul serio. La fermentazione ulteriore del tabacco, e la grande selezione della materia prima da Pinar del Rio, giustificano il prezzo piuttosto elevato di questo sigaro (27 euro) e impongono di conseguenza una fattura squisita e di livello elevatissimo.

In effetti a crudo già dall’odore di nocciola e pepe il sigaro ispira grandeur degustativa. Materia prima eccezionale e grande regolarità di fumata, con appunto fasi ben distinte in cui dalla dolcezza di vaniglia e nocciola si va verso pepe di vario colore e origine, fino dalla parti del peperoncino e note terrose classiche ed eleganti. Il tutto in un crescendo di emozioni sempre ricamate in un fumo pastoso e seducente.

Per star dietro alle varie fasi della fumata l’idea di trovare un solo abbinamento è sembrata limitativa, anche perché a seconda del momento si richiedono al vino supporti diversi, più alcol o più dolcezza, più note speziate o più calme e rilassanti. E il Vin Santo del Chianti, croce e delizia della nostra enologia, è un microcosmo difficile da definire dove non sempre si sa, senza conoscere il produttore, che tipo di vino troveremo nel bicchiere. Dal secco e alcolico stile sherry al dolce stile passito di Pantelleria, la gamma è grande e tutta meritevole di essere provata. È anche un modo di ripercorrerne la storia, con lo stile secco e volatile più antico, da vari momenti della giornata, agli stili più dolci, più moderni e affini ai gusti da fine pasto.

Ecco i nostri assaggi che hanno scandito la corposa fumata del sigaro.

Casadimonte Vin Santo del Chianti Riserva 2002. Da Montespertoli, da uve trebbiano più che malvasia, 5 anni di affinamento in caratello. Secco e alcolico, con toni da sherry o distillato più che vin santo cui siamo abituati oggi: note di smalto, noci e arancio candito, miele di tiglio, caffè leggero. Bocca d’altri tempi, secco, immediato alcolico, finale dissetante e marsalato. Quasi un brandy, in alcuni momenti, ma non se ne avverte la pesantezza perché il sigaro in queste prime fasi dell’accensione è dolce e delicato, e i primi 10 minuti di puff sono corposi e vanigliati.

Tenuta il Monte Vin Santo del Chianti Montespertoli Riserva 2004. Albicocche, zenzero, pepe nero e caffè, mallo di noce. Piccante e saporito, con un corpo elegante, fine e aggraziato, spuma bionda, caramello e fico maturo, ottimo anche da solo. Sottolinea bene il passaggio del Cohiba dalla fase iniziale a quella più intensa (dal primo al terzo tercio).

Vin Santo Del Chianti 2006 Divinum Fattoria Sant’Appiano. Dolcezza e passione, albicocca e agrumi canditi, spezia fine, pepe, nocciole tostate. Bocca con dolcezza ben dosata, lieve acetica che rinfresca, finale di caffè, mou e toffee. Si armonizza con le prime note terrose e amaricanti del sigaro con la sua dolcezza non esagerata, lo completa e lo rilancia su note aromatiche intense di caffè e sottobosco senza snaturarlo.

Vin Santo del Chianti Chiaccherata Notturna Castelvecchio 2003. Naso sulle prime quasi da distillato, un rum molto dolce e suadente: mallo di noce, pepe nero, miele di castagno, confettura di albicocca, lieve smalto. Stuzzica e appassiona, molto dolce e coccoloso. Scopre nel sigaro il lato dark e boscoso e lo accompagna con cura alla sua naturale conclusione, senza strappi, cullando il palato in un momento molto particolare e faticoso.

[foto di copertina: Alex Fibbi Ph]

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

2 Commenti

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Montosoli

circa 8 anni fa - Link

Grazie....perfetto abinamento... Conosco abbastanza Cohiba.....Esplendido OK...ma ormai sono diventati industriali... Montecristo #2.....o Romeo y Giuliette ...molto superiore I miei preferiti sono di manifattura Nicaragua o Honduras... Punch Signature Rothschild Sublimes Robusto Padron 1964 Davidoff

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Andrea Gori

circa 8 anni fa - Link

Nicaragua ha fatto passi da gigante...ormai non siamo lontanissima da Cuba...

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