Vin Natur a Genova è la fiera vinosa che mancava, a casa mia. (Contiene assaggi randomizzati)

di Fiorenzo Sartore

Genova è la città dei tesori nascosti. In questa città lo facciamo apposta a non mostrare tutto quel che c’è di bello, nelle sale chiuse dei palazzoni che testimoniano la grandezza passata, invisibili, inaccessibili. Poi a volte succede che ci sbagliamo, e posti come la Sala delle grida della Borsa che guarda Piazza de Ferrari si aprono un po’ magicamente. Qui davvero negli ultimi decenni del millennio scorso qualcuno urlava compro, vendo. Di quei tempi resta l’architettura gloriosa ma riservata. Qualcuno deve essersi distratto, e i ragazzi di Vin Natur sono riusciti a infilare qui una bella edizione della loro rassegna distaccata in Liguria, che fino all’anno scorso si teneva a Sestri Levante.

Detto del posticino dall’irresistibile sfarzo liberty, trascrivo un po’ di appunti d’assaggio. Una sessantina di soci vigneron hanno trovato comodamente spazio nella Sala delle grida, e a questa rassegna ho sperimentato una tecnica di scelta basata su due elementi scientifici: precedenza a chi non ricordo di aver sentito mai nominare, e approccio automatico a quei tavoli dove non c’è nessuno ad assaggiare. E’ un criterio pure questo, e ha dato qualche frutto. Ecco chi meritava d’essere salvato dalle mie annotazioni scritte in sanscrito.

Per esempio, è casuale che io cominci con delle bollicine. Il primo assaggio è inevitabilmente un bianco rifermentato col fondo, a base spergola de Il Farneto, che armonizza bene le note ispide con la morbidezza di fondo (circa 7 euro in enoteca). Bene ma un po’ più per amateur il loro metodo classico. La spergola ferma 2013 ha più pretese, e con ragione: fine, delicata, persistente. Memorabile, soprattutto, il loro marzemino 2010 dai tannini lievi e la frutta sorprendente. L’azienda lo vende pure sfuso in bag in box quindi occhio, che merita.

La signora che sta dietro al tavolo di Rugrà ha modi gentili e nobili. Ci racconta del dolcetto che nell’area di Tassarolo (vicino Gavi) tutti chiamano nibiò. Io che ricordo quando in famiglia parlavano di nibiò per dire dolcetto non ci trovo nulla di strano. Però quel nome non riesce a diventare denominazione per l’intuibile motivo: richiama troppo il nebbiolo. Loro ci provano, ma è una corsa in salita. Ironia della sorte l’azienda ha davvero una vigna di nebbiolo, e quell’altro vino è spettacoloso secondo me: un 2009 flemmatico, nobile, col tannino giustamente duro, lungo, prezioso. In azienda costa sui 5 euro. Altrettanto centrato il loro merlot, sui 4 euro. Ci siamo capiti? Non fatevi pregare.

Valdibella ha un catarratto+grillo, Memorii 2012, che mi lascia sbaccalito: cera d’api, miele amaro, profondo come una fossa oceanica. La brutta notizia è che sta sui 25 euro in enoteca, ma avendo goduto così tanto non mi sento di recriminare.

Valli Unite, ecco, li conoscevo solo di nome ma non avevo assaggi recenti. Il loro rosato 2013 al naso è appena indietro ma è l’unica pecca, visto che in bocca trionfa per stoffa, frutto, e morbidezza. La teoria di tre timorasso diversi è tutta degna di plauso, con menzione per la riserva 2011. Pensavo d’essere felice così ma il loro barbera 2011 dalla beva golosa, con la sua frutta macerata, invitante e intenso, sorpassa a destra ogni timorasso (sugli undici euro in azienda).

Ci sarebbe poi Sauro Maule, il giovane Maule, omonimo ma non parente, che tra l’altro ha una garganega 2013 deliziosamente intensa o intensamente deliziosa, da tenere d’occhio. Certo sta sui 13 euro in enoteca quindi quando andate da lui sapete già che dire: buono, ma fammi lo sconto.

Riguardo a Cascina Roera devo davvero spendere due parole in più: una serie di assaggi meravigliosi, con punte di eccellenza. E inoltre, vini segnati da un rapporto prezzo/qualità che induce al bacio in fronte del vigneron. Partendo dal Ciapin bianco 2013, uvaggio di arneis e chardonnay caratterizzato da un’opalescenza leggerissima e naif ma soprattutto dotato di carattere, con mandorla e morbidezza finale (sugli 8 euro in enoteca). Un commovente cortese della teribbile vendemmia 2014: “a causa della vendemmia problematica l’ho lasciato un po’ sulle bucce per dargli più materia”. Risultato: colore ambrato carico (e lo so che vi piace così) dove la botta ossidativa in realtà è stilosa e finissima. Sui sette euro in enoteca. Il loro chardonnay proviene da un’area che, secondo Veronelli, era ideale per generare chard minerali e verticali alla maniera borgognona. Pare un’esagerazione ma dopo l’assaggio devo solo concordare: possente, cipiglioso, gastronomico (cioè sta benone a tavola). In enoteca sui 14 euro. Sui rossi dovrei sorvolare per questioni di spazio ma tenete presente che da ‘ste parti la barbera trionfa, e in vigna hanno anche nebbiolo: per esempio, il loro Cardin 2009, che in enoteca starebbe sui 20-22 euro, è un rossone dalle potenzialità infinite. Un 88/100 se amate i punteggi, per farla breve.

Di Radoar ricorderò perennemente i muller thurgau: il 2013 base ha un sorprendente mix nocciola/mandorla, la selezione pari annata Etza ha una mela fragrante complicata (in senso buono) da una vena erbacea che rievoca il sauvignon. Fenomenale il rosso Zweigelt 2013 dal pepe tanto intenso quanto gentile, dalla beva magnetica. Merita che io riporti una parte di conversazione: “zweigelt, che vino è?” – risposta: “è zweigelt”. Ho scoperto comunque che trattasi di cosa austriaca. Io li amo, questi tedeschi.

Chiudo con un extra che non rientra tra i miei sconosciuti, ma che non assaggiavo da troppo. Massima stima rispetto e ammirazione per Ca’ del Vent che infila due etichette monumentali: il Franciacorta 2008, rimasto iperbolicamente sur lie 67 mesi (spero di non aver scritto male), che è appunto enorme. Costa quasi 50 euro in enoteca, certo, ma è un classicissimo caso di prezzo adeguato al livello. Poi ci sarebbe il loro cabernet sauvignon 2011, ma temo di aver esaurito le iperboli. Considerando che in enoteca dovrebbe aggirarsi sotto i 25 euro, il mio consiglio è: comprare smodatamente.

Non è tutto, ma è quel che merita sempiterna memoria. Per il resto, vi ricordo che il prossimo Vin Natur a Villa Favorita è all’incirca imminente. Quindi sotto col lavoro.

avatar

Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

12 Commenti

avatar

Nic Marsél

circa 9 anni fa - Link

M'hai fatto venire una sete... :-)

Rispondi
avatar

Luca MIRAGLIA

circa 9 anni fa - Link

Se chi ha assaggiato, nel corso della vita, un bel pò di bocce, vuole ancora provare emozioni "vere", allora via, via dal baraccone veronese e forza, andiamo a cercarli questi raduni dove chi ti sta di fronte non è un direttore delle vendite ma qualcuno che, fino al giorno prima, stava potando (o vendemmiando, fate voi), e le sue mani lo testimoniano oltre ogni dubbio!

Rispondi
avatar

Nelle Nuvole

circa 9 anni fa - Link

Bravo Fiorenzo! Non solo per i tuoi assaggi coraggiosi e ben descritti, ma soprattutto per aver ricordato in poche righe la bellezza unica di una città come Genova che dovrebbe rientrare in qualsiasi Grand Tour italico. Il riserbo dei genovesi è eccessivo, perché la città è magnifica anche se a volte scostante. Dalle tue parti esiste una storia più che centenaria di potere e mercato, nel senso più alto del termine. I soldi delle grandi famiglie genovesi sono finiti in palazzi dalla finezza e classe incommensurabile. Noi italiani siamo ignoranti e non ci meritiamo quello che abbiamo sotto casa. Bene quindi che esistano manifestazioni come questa. Alzando gli occhi un poco più in là del semplice bicchiere possiamo renderci conto di ciò che abbiamo ereditato e provare ad esserne fieri.

Rispondi
avatar

Adriano Aiello

circa 9 anni fa - Link

perchè coraggiosi, povero Fiorenzo!:)

Rispondi
avatar

rampavia

circa 9 anni fa - Link

Sono assai d'accordo anche se quello che dici di Genova potrebbe valere per tante città italiane. Tuttavia non buttiamoci così giù. I tempi sono grami ma se in passato siamo riusciti a fare grandi cose significa che anche noi italiani non siamo proprio da buttare (naturalmente con qualche eccezione).

Rispondi
avatar

Nelle Nuvole

circa 9 anni fa - Link

Ma io proprio non butto giù nessuno, il mio era un invito alla fierezza e alla conoscenza del "particolare" di Genova, quel particolare che la distingue da altre belle città italiane. @Adriano Aiello, Fiorenzo è coraggioso negli assaggi e nello scriverne perché non ha scelto né l'ovvio, né il trendy. Avrei potuto scrivere "avventuroso" o "curioso", ma oggi è il suo compleanno e volevo essere generosa.

Rispondi
avatar

rampavia

circa 9 anni fa - Link

Bello ritrovarci dopo qualche anno. E' sempre un piacere leggerti. Per penitenza domani prendo l'Intercity e vado a rifarmi gli occhi a Genova. Anzi domani no perchè prevedono neve. Un caro saluto.

Rispondi
avatar

Gianpaolo Giacobbo

circa 9 anni fa - Link

Il Cabernet Sauvignon di Ca' del Vent mi piace assai.

Rispondi
avatar

Nic Marsél

circa 9 anni fa - Link

Che poi il criterio del banchetto "che non ricordo" & libero, ultimamente lo applico anch'io e mi piace ;-)

Rispondi
avatar

Andre

circa 9 anni fa - Link

Vini veri e autentici, che (in alcuni casi) raccontano un territorio. Devo dire che mi hanno colpito anche i vini stranieri... per nulla banali (anzi). Non vedo l'ora di andare al prossimo salone.

Rispondi
avatar

hjan

circa 9 anni fa - Link

Tra i rossi ci metterei pure il Nero Nè - Taurasi 2007 de Il Canncelliere, mi è piaciuto moltissimo...

Rispondi
avatar

doxor

circa 9 anni fa - Link

già che dire..ho pratiacmente fatto gli stessi random assaggi (più altri tipo Bigliettini, mani di Luna, fattoria di Caspri..vini 'concreti', solidi e pieni anche nelle loro rusticità) e ogni volta ti accorgi che poi alle 18 ti sei fatto mancare molte altre cose..per fortuna tra poco Piacenza e poi Milano :) ed è solo Febbraio eheh

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.