Una verticale di Lupicaia due volte storica

di Leonardo Romanelli

Una verticale di un vino può essere fatta per tanti motivi: per celebrare un anniversario importante del produttore, per l’inaugurazione di una nuova cantina, per valutare lo stato dell’opera con soli tecnici ma mai mi era capitato di parteciparvi a latere di un premio letterario, voluto e promosso dallo stesso produttore: in questo caso si tratta di Gian Annibale Rossi di Medelana, proprietario del Castello del Terriccio a Castellina Marittima (PI) che ha istituito il “Premio Vino del Terriccio Il Romanzo della Storia”.

Mica pizze e fichi, qui si tratta di scovare scrittori di narrativa storica italiana, inglese e francese pubblicate in italiano nell’anno. Insomma, non il solito gruppetto di scrittori enoici, piuttosto autori che si devono cimentare in storie ambientate tra il 1066, anno della battaglia di Hastings (e chi se lo ricordava mannaggia!) ed il 1815 con la caduta di Napoleone sancita dal Congresso di Vienna. In giuria il presidente era nientepopodimeno che Paolo Mieli, insieme a lui Niccolò Capponi, un nome una sicurezza, e Tommaso di Carpegna Falconieri, docente all’università di Urbino.

Per la cronaca, il premio è stato vinto  da Angela Nanetti con “Il bambino di Budrio” edito da Neri Pozza, che ha superato Sally O’Reilly con “La Dama Nera” edito da Sonzogno  e Pierluigi Panza e “L’inventore della dimenticanza” per i tipi di Bompiani. Ubriacato da tanto sapere, quasi mi scordo che c’è da partecipare alla verticale di Lupicaia dove, accanto ai soliti noti, siedono anche giornalisti di altro settore ed il compito di Luca Gardini, chiamato a condurre, diventa così più rilassato. Sei le annate scelte, dal 2004 al 2010, un tempo utile per capire un’evoluzione stilistica non indifferente.

Lupicaia I.G.T.  Rosso di Toscana, Castello del Terriccio

2004
Si inizia a vedere un po’ il segno dell’età nel colore rosso, ma senza mancare di limpidezza. Al naso sembra un tuffo nel passato, negli anni in cui certi profumi erano d’obbligo, come la vaniglia, la cannella, i chiodi di garofano e poi i frutti di bosco, quasi in confettura, e il peperone verde. Bagaglio ben definito, poi in bocca rispetta quanto promesso, risultando morbido, cremoso, setoso, dai tannini  ben inseriti ed un retrogusto di cioccolato e tabacco. 92

2006
Il rubino si fa deciso alla vista mentre al naso compaiono profumi aromatici di mentolo, inseriti in un contesto fruttato di mirtilli, poi cenni speziati. Al gusto il tannino si mostra polposo, vivace, quasi croccante, ma il corpo lo sorregge bene, evitando eccessi astringenti, pur in presenza di una freschezza percettibile, che mette meno in risalto la sapidità. Finale lungo, con ritorno di erbe aromatiche variegate. 89

2007
Colore rubino vivace, con note di pepe rosa che, secondo Luca Gardini, sono tipiche del petit verdot. Di sicuro le note speziate sono lievi, prevalgono pepe e noce moscata, poi il frutto si fa più consueto, di ciliegia ma senza eccessi. L’attacco in bocca è delicato fluido, succoso, indubbiamente ben eseguito. Delude il finale, asciutto, teso, dai tannini decisi con un filo di amaro di troppo. 88

2008
Rubino vivace, il naso stupisce per i sentori articolati di nespola e frutti tropicali anche se non mancano note vegetali di erbe aromatiche. Seguono le spezie, dal ginger all’anice, ma anche basilico. L’ingresso in bocca è altalenante, parte largo e pieno, poi tende a cedere sulla parte di mezzo , quindi si riprende sul finale, dove viene fuori maggiormente la salinità, con retrogusto di cioccolato non male. 88

2009
Bel colore rubino potente e deciso, naso ben sorpreso da una gamma di aromi delicati ed invitanti come menta, alloro, salvia e rosmarino, uniti ad un sentore di ciliegia netto. Sul finale regala note agrumate. Godibile la beva, rilassata, senza oppressioni, giusto un tocco di acidità bilanciata per un finale in ottima progressione. 91

2010
Colore ancora porpora, e poi un bouquet molto ampio che spazia dalla scorza di arancia a elementi speziati come rabarbaro e zenzero e poi, tra ribes e lamponi, si riconosce anche il coriandolo. Interessante l’impatto, dove il corpo si mostra sodo, succoso, pecca solo di gioventù, per il resto si mostra vitale, con ottima pulizia olfattiva e finale in crescendo. 92

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Leonardo Romanelli

“Una vita con le gambe sotto al tavolo”: critico gastronomico in pianta stabile, lascia una promettente carriera di marciatore per darsi all’enogastronomia in tutte le sfaccettature. Insegnante alla scuola alberghiera e all’università, sommelier, scrittore, commediografo, attore, si diletta nell’organizzazione di eventi gastronomici. Mescolare i generi fino a confonderli è lo sport che preferisce.

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