Un piatto incredibile e abbinamenti impossibili col vino: l’anice, per esempio

di Antonio Tomacelli

Il piatto che vedete nella foto è opera di Angelo Sabatelli ma non è nel menù del suo ristorante. Io l’ho divorato in quattro bocconi da orgasmo durante la manifestazione MurgiAmo che si è tenuta nei giorni scorsi in diverse località della Murgia barese. Era talmente perfetto e saporito che vi autorizzo ad odiarmi fino alla macumba.

Descrivo: stracotto di podolica, quasi glassato, tenero e gelatinoso, tartufo nero delle Murge e un apparentemente innocuo purè di carota sul quale girava tutto il piatto.

Apro parentesi: io le carote bollite e/o cotte le odio. Mi ricordano le mense aziendali o i self-service che operano nelle immediate vicinanze del Vaticano, quelli pieni di suore fanatiche della verdura bollita, scotta e senza peccato. Ho reso l’idea, vero?

La carota di quel diavolo di Sabatelli, invece, l’ho amata alla follia. La colpa è tutta di quel pizzico d’anice inside che ne ha stravolto il sapore e l’ha resa protagonista di un piatto che già la metà bastava per volare sulle vette della perfezione.

Stracotto di podolica, tartufo e purè di carota all’anice, dunque, ma qui finisce il piacere del gastrofissato e iniziano i dolori dell’enostrippato: l’anice è, semplicemente e definitivamente, inabbinabile al vino.

I due non si piacciono o forse sono io poco aggiornato sulle nuove tendenze del bere. Se qualcuno di voi ne sa più, parli ora o taccia per sempre. Io, nel frattempo, ho sequestrato Sabatelli e l’ho condotto bendato in una grotta delle Murge. Sappia la sua famiglia che non gli verrà fatto alcun male ma lo libererò solo in cambio di 1.095 porzioni di podolica.

Così per i prossimi 3 anni sto a posto.

 

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

7 Commenti

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Luca

circa 10 anni fa - Link

...io opterei per una birra...la Zancona del birrificio Amita, aromatizzata con anice stellato

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orion

circa 10 anni fa - Link

Pecorino Cataldi Madonna?

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suslov

circa 10 anni fa - Link

io azzarderei un pigato un po' strutturato ... tipo visamoris sogno - oppure le russeghine di bruna ...

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vittorio

circa 10 anni fa - Link

Il Tretarante di Milleuna , no?

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vittorio

circa 10 anni fa - Link

Bomba su bomba!

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Stefano Cinelli Colombini

circa 10 anni fa - Link

Ma lo sai perché ti sono piaciuti da matti il vino, la podolica e le carote? Maestria del cuoco a parte, proprio per il finocchio. I vecchi mercanti di vino usavano tenere tra le dita semi di finocchio, che sono piccolissimi, e li mescolavano al vino senza farsi vedere dal potenziale acquirente; quello era inevitabilmente ammaliato, e comprava tutto. Da qui il termine infinocchiare.

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antonio

circa 10 anni fa - Link

Io opterei per un Verdicchio di Matelica Vigneto Fogliano 2010 di Bisci, per struttura e complessità penso ce la possa fare anche con uno stracotto.

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