Tutto quello che c’è da sapere sulla quotazione in borsa del Gambero Rosso, dubbi inclusi

Tutto quello che c’è da sapere sulla quotazione in borsa del Gambero Rosso, dubbi inclusi

di Antonio Tomacelli

Più si avvicina il fatidico giorno della quotazione in Borsa della holding Gambero Rosso e più aumentano gli articoli sull’argomento. Alcuni li trovate in questa rassegna stampa ma quello che sottoponiamo alla vostra attenzione ancora non c’è. Si tratta dell’analisi finanziaria, piuttosto accurata, fatta dal sito Affari Italiani che prende in esame tutte le criticità dell’investimento. La principale, quella che salta subito all’occhio, è l’indebitamento del gruppo pari a circa 15,4 milioni di euro. La metà di questi è stata contratta verso gli enti previdenziali (contributi pensionistici) e verso lo stato (tributi vari).

Leggiamo insieme questo fondamentale passaggio di Affari Italiani:
Il Gruppo, si legge nel Documento Informativo nel corso degli ultimi anni, a seguito della stretta creditizia dovuta anche a situazioni esogene, ha finanziato la propria attività ricorrendo anche al riscadenziamento delle proprie esposizioni con il sistema bancario attraverso piani di rientro, con un selezionato numero di fornitori e con gli enti previdenziali e impositori. L’elevato indebitamento, gli accordi di riscadenzamento e il mancato pagamento nei termini degli oneri fiscali e contributivi comportano un significativo costo per interessi passivi e per sanzioni. Tale livello di debito obbliga il management ad usare i flussi di cassa generati dal business per onorare le rate dei debiti, togliendo risorse importanti al finanziamento del Capitale Circolante e agli investimenti. 

La notizia è confermata dallo stesso a.d. del Gambero, Paolo Cuccia, in un’intervista al Corriere della sera: “Abbiamo fatto la scelta, difficile sofferta e necessaria, di finanziarci con la diluizione dei tributi oltre che con il sistema bancario – ha spiegato ancora Cuccia – perche’ questo sistema ci permette di finanziarci ad un tasso piu’ economico.”

Non sono così sicuro che i tassi d’interesse praticati da Equitalia siano più convenienti dei tassi bancari ma facciamo come se. Ciò che invece lascia davvero perplessi è che il Gambero si sia “finanziato” con i contributi Inps dei dipendenti, omettendone il versamento e utilizzando quei soldi per pagare i debiti.

Tra le altre criticità prese in esame c’è il contratto in scandenza nel 2017 con la piattaforma satellitare Sky che, se non rinnovata, toglierebbe al Gambero Rosso un bel pezzo di fatturato. Stranissimo, infine, per noi del settore, la definizione di “competitor” per i siti TripAdvisor e Yelp che, stando ad Affari Italiani, “potrebbero decidere di ampliare, nonostante le marcate barriere all’entrata, il business seguendo il modello “Gambero Rosso”, andando quindi ad erodere quote importanti di mercato.”

Amara, infine, l’osservazione finale: “Alcuni autorevoli investitori milanesi interpellati a riguardo nutrono alcuni dubbi su questa IPO e si chiedono se questa quotazione serva per finanziare la crescita oppure per ripianare l’elevato debito.”

Speriamo sia solo un dubbio e nulla più, ché di debiti delle banche “girati” agli investitori ne abbiamo visti anche troppi.

 

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

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