Trilogia delle meraviglie nella prima cena dal vero profumo di Natale

di Alessandro Morichetti

È una trilogia ma non è una classifica anche se I migliori 3 vini (su 3) della prima cena seria dal sapore natalizio avrebbe fatto il botto. Pensata con bottiglie importanti, poche ma eccezionali, salumi super, una carbonara epica e qualche dolcino griffato francese in chiusura è stata un trionfo in tre atti. Precisamente, questi.

Krug 2000, 12%
Paglierino carico; naso bello, diretto e focalizzatissimo: miele, noci, nocciola tostata, viola, curry e sfumatura finale di liquirizia. Complesso e coinvolgente, ammalia con disinvoltura indicibile. In bocca il vino gira a meraviglia, bellissimo: mousse piena e tessuto perfettamente cesellato, più armonico e meno irruento della sempre deliziosa Grande Cuvée. Buono di un buono raro. 210 euro di piacere sublime. 19+/20
E, come direbbe Wine Searcher, non abbiamo scoperto un cavolo di niente come sempre.

D’Alceo 2001, Castello dei Rampolla 13%
Scurissimo e impenetrabile, solo un millimetro di bordo lascia trasparire un rosso cupo e vivo. Legno di cedro, scorza di arancio, pellame, il naso è bello e severo, conserva quasi un calore umano, foglia di pomodoro e grafite. Avvolgente e ampio, ha note scure che si delineano con nitidezza crescente a contatto con l’ossigeno. Diverte e prende forma nel bicchiere. Il sorso racconta uno dei tagli bordolesi più eccezionali d’Italia, sin troppo poco “chiacchierato”. C’è concentrazione di polpa, estrazione finissima e una qualità dei tannini eccezionale: premono senza opprimere e rilasciano seta. Finale di grafite lungo e infiltrante. 100 euro, a trovarlo. 19-/20

Moscato d’Asti 2013 Vigna Vecchia, Ca’ d’Gal, 5%
Tra le tipologie più bistrattate dai grandissimi numeri ma per certi versi inimitabile nella sua delicata e coinvolgente espressività. Non da oggi Alessandro Boido si qualifica con modestia e senza squilli di tromba come uno dei moscatisti che più stanno contribuendo all’eccellenza di questa denominazione. Paglierino chiaro, l’aroma inconfondibile e netto di pesca bianca e fiori d’arancio trionfa, in questo caso senza varianti balsamiche; in realtà potrei quasi copincollare la scheda del 2011 nella lunga verticale che raccontammo: “paglierino, CO2 leggera, poca viscosità, fiori d’arancio, zagara e mentuccia, molto pulito, pesca; bocca bella scorrevole, fresca e limonosa, acidità briosa che profuma di sano giovanilismo“. Bottiglia rinfrescante, perfetta a fine pasto anche di un pasto lauto e con bottiglie da urlo perché questa E’ una bottiglia da urlo. La bellezza del Moscato d’Asti è tutta qui. 14 euro. 18/20

Lo so, a voi i numeri non piacciono ma se volete lasciarmi qui solo con la mia trilogia poi col vostro Babbo Natale ci parlo io.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

3 Commenti

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Sergio

circa 9 anni fa - Link

Giusto una curiosità: che "dolcini" hai abbinato al Moscato? ancora: Castello Rampolla faceva anche un pinot nero o sbaglio?

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Alessandro Morichetti

circa 9 anni fa - Link

1) [img]http://www.biscuiterie-abbaye.com/en/iso_album/coffret_tradition.gif[/img] 2) nin zo, questo è 80% cab. s. e 20% petit verdot. Qui la bellissima verticale con intervista di Francesco Annibali: http://www.doctorwine.it/det_articolo.php?id_articolo=680

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Sergio

circa 9 anni fa - Link

Vive le beurre !

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