Tribù, gruppuscoli, bande: le comunità del vino, aggiornato a mezz’ora fa

di Fiorenzo Sartore

Piuttosto che classificare i vini, è divertente classificare il popolo eno. Se poi serve a creare una mappa immaginaria del mondo vinoso per come lo conosciamo, chi se la ritrova tra le mani può liberamente giocare a “io sono qui”. Magari ti riconosci, magari no, ma per come la vedo le cose stanno circa a questo modo: ci sono tanti tipi, che formano delle comunità omogenee. Questi gruppi in parte si sovrappongono, si parlano, si guardano male, qualche volta si azzuffano. Ecco la mia Terra di Mezzo dell’enomondo.

I puzzonisti vinoveristi. Non potevo non cominciare da loro, che sono di gran lunga il gruppo più nuovo e più articolato. Li trovi nelle fiere underground e nelle ville satelliti del Vinitaly, il loro vino non deve necessariamente puzzare ma un po’ aiuta, e sicuramente non deve profumare di banana o smalto. Il guaio è che mostrano una certa intolleranza per chi non la pensa come loro, si rabbuiano, perché si sono caricati sulle spalle la salvezza del mondo essendo anche bio-biodinamici-biologici. Insomma sono meglio di tutti, e certamente meglio de

I rotomacerati modernisti. Il rotomaceratore è un ordigno simile ad una betoniera che estrae colore e sostanza: un accrocchio modernista e tecnologico, che assieme ad altri fenomenali accorgimenti di cantina concia il vino in modo da renderlo soffice, levigato, perfettino, omologato e global. L’ho preso come punto che qualifica i modernisti affezionati all’enologia invasiva anni novanta. Questi, a dispetto dei puzzonisti, sono una massa enorme, che coincide spesso e volentieri col famoso consumatore, inteso come enofilo entry level che non si fa troppe domande.

I terzisti lib-lab. Sono una brutta stirpe che non sta né tra i primi né tra i secondi, sono il genere del Franza o Spagna pur che se magna (o beve, nel caso). Ostentano superiorità tra le due bande contrapposte e probabilmente hanno ragione. In realtà schierarsi è anche una faticaccia (ammettiamolo) e vagano di etichetta in etichetta. Appena sentono aria di contrapposizione prendono il largo.

Quelli che “solo Germania e Borgogna”. Gruppo molto chiuso, molto elitario. Sono arrivati al Nirvana enoico e non tornano più indietro (probabilmente non ci riescono). Stanno tra di loro, parlano tra di loro, si accoppiano tra di loro e osservano gli altri con commiserazione mista a riprovazione.

I blogger di successo. Si capisce che sono di successo dalla loro timeline sulle reti sociali: sono sempre in giro, invitati in qualche degustazione fighetta, rassegna, albergo luxury o ristorante variamente stellato. Ce l’hanno fatta, e fanno anche i soldi.

I blogger sfigati. Sono quelli che leggono la timeline di quelli sopra e sospirano. Alcuni in realtà fanno gli sdegnosi e non vogliono vendere l’anima al diavolo, altri si crucciano perché non c’è nessun diavolo che faccia uno straccio di offerta. I pochi blogger di successo amici dei blogger sfigati tentano di salvarli dandogli consigli di stile ma di solito è come parlare a un muro, i blogger sfigati sono predestinati.

I giornalisti di successo. In Italia sono cinque, tanto che potrei elencarli per nome ma sono un vile. Sono veramente in gamba e leggerli è un piacere. Soffrono le avverse fortune dell’editoria cartacea e qualcuno è diventato blogger. Automaticamente, sono blogger di successo. Sono stimati e riveriti da quasi tutti, e praticamente nessuno osa contraddirli.

I giornalisti sfigati. Specie pericolosissima e aggressiva, attacca alla gola e si muove in branco. Andrebbe tenuta in cattività. La metà della loro produzione letteraria consiste nella descrizione della loro influenza, ma ormai sono quasi tutti diventati blogger. Sfigati, ovviamente.

I commercianti capaci. Sono spesso appartenenti al gruppo “Germania e Borgogna”, con diramazioni in Champagne. Conoscono le zolle di Vosne Romanée per nome, e assomigliano a quei vecchi professori di greco che sanno a memoria l’Anabasi ma non sono in grado di spiegartela: occasione persa. Per giunta si stizziscono enormemente coi clienti impreparati. Chi riesce ad averne uno come amico trova la felicità.

I commercianti incapaci. Siamo – cioè, volevo dire, sono, una legione. Spesso sparano enormità agghiaccianti, ma misteriosamente prosperano. Come gli altri si possono stizzire enormemente coi clienti impreparati, ma senza un buon motivo. In compenso sono bravi con le chiacchiere.

I produttori analogici permalosi. Se gli critichi un vino ti tolgono il saluto, poi ti cancellano da Facebook. Alcuni di questi hanno l’innata tendenza a fare disastri nella cosiddetta comunicazione digitale. Interessante il sottogruppo maschile che pubblica link imbarazzanti a robe hard sul profilo social.

I produttori digitali non permalosi. Vorrebbero toglierti il saluto per una critica e cancellarti da Facebook ma si sono rassegnati al fatto che ‘ste cose succedono. Non è che siano felicissimi, ma fanno in modo di sopportare. I digitalizzati si riconoscono perché sempre con l’iPhone in mano. Interessante il sottogruppo femminile che pubblica foto scollacciate sul profilo social.

Potrebbe continuare, ma anche no.

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

17 Commenti

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Rossano Ferrazzano

circa 11 anni fa - Link

le descrizioni dei primi due gruppi sono figlie di stereotipi vecchi e falsi, tutti sbajati sarebbe divertente aggiornare ed emendare, rifare tutto ma io ovviamente non mi ci metto... augh! ;-)

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Marco De Tomasi

circa 11 anni fa - Link

Direi blogger sfigato con tendenza terzista lib-lab e aneliti "solo Germania e Borgogna". Che non raggiungero' mai in quanto sfigato ...

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Paolo De Cristofaro

circa 11 anni fa - Link

nessuno dei suddetti, tranne una spruzzata di terzismo lib-lab.. ps bel post, scritto da uno che fa caso a parecchie cosette.. :-)

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Maurizio Florio

circa 11 anni fa - Link

I blogger di successo sono quelli pagati per parlare di vino? E c'è qualcuno che paga qualcun altro per parlare di vino? Mah, non so, non credo. Vuoi vedere che prima o poi ci sarà una puntata di report su bloggher e vino? Con Gori-Cernilli inkavolato che minaccia querele e bloggher-deluso-sangiorgi che si becca la querela? Ma il successo di un blog non lo fa più il numero di visite? O la fa l'autoreferenzialità di Sartori? ;-)

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Faro I.

circa 11 anni fa - Link

Bravo, assai apprezzabile. PS "ma anche no": ma anche no.

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Alessandra Biondi Bartolini

circa 11 anni fa - Link

I tecnici scientisti, quelli che credono nel vino come strumento di diffusione della scienza (chimica, fisica, microbiologia, botanica, fisiologia vegetale), della tecnica e dell'innovazione. Sono incompatibili con i puzzonisti e con i loro Blogger sfigati che li accusano ingiustamente di rotomaceratismo e li apostrofano con epiteti quali "Signor Enologo", le quali cose li mandano su tutte le furie. Talvolta diventano blogger sfigati ma fondamentalmente nel mondo della comunicazione del vino non se li fila nessuno. Ecco ora ci sono anch'io ;)

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she-wolf against classifications

circa 11 anni fa - Link

ENOTROLLISTI, si battono con Enosadismo per sconfiggere l'Enomasochismo, cioè quel male che si manifesta nel voler affermare verità assolute solo per principio. A volte esagerano e sparano cazzate sterilmente provocatorie. a volte no. C'est moi. PS Il sottogruppo femminile che pubblica foto scollacciate sul profilo social è sempre preferibile al sottogruppo di Enoesibizionisti che pubblica cataloghi fotografici di bottiglie vuote e pensose. Come dire, una collezione di vuoti e pensosi preservativi dopo una partouze enoica a cui tu NON hai partecipato.

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Marco De Tomasi

circa 11 anni fa - Link

Grazie she-wolf ! Allora aggiungo anche Enoesibizionista al mio inquadramento ! :-D

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Lighthouse I.

circa 11 anni fa - Link

Grande.

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Loredana Sciortino

circa 11 anni fa - Link

Secondo me i blog non dovrebbero pensare a guadagnare scrivendo sul vino. Altrimenti rischiano di rimanere poveri a vita :-) :-) Si cercano invece un lavoro vero, che ne so, elettricista o fontaniere. Potrebbero guadagnare bene e nel tempo libero scrivere di vino, così non devono chiedere niente a nessuno. Lo so, sono una topista...

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antonio f.

circa 11 anni fa - Link

negli enosnob ultimamente s'è creato un pericolosissimo sottogruppo. I riesinglari. sulle loro tavole non manca mai almeno uno spatlese.

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antonio f.

circa 11 anni fa - Link

(e solitamente su quelle tavole è instagrammato prima ancora che stappato)

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Marilena

circa 11 anni fa - Link

Fioré sei un mito. Ovviamente sto tra i produttori digitali, anche se non ti toglierei mai il saluto e non sono usa a postare foto scollacciate (per quanto possibile).

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matteo

circa 11 anni fa - Link

Marilena sei una romantica del vino, tu!!! Produttore digitale, filone romantica del vino!!!

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Vignadelmar

circa 11 anni fa - Link

Caro Fiorenzo, mi permetto di proporre una maggiore articolazione della tua bellissima classificazione. Secondo me i puzzonisti vinoveristi sono un sottogruppo di un gruppo ben più ampio che io, e non solo io, definisco da sempre come Enotalebani o Enolevebvreiani. Trattasi di un mega raggruppamento molto articolato, di cui i puzzonisti vinoveristi sono una sparuta minoranza. Ben più corposo sottogruppo è quello de "I pentiti della barrique", quelli cioè che almeno 10-15 anni addietro urlavano come fans indemoniati ad ogni sorso di certi chardonnay siciliani mentre adesso ad ogni minimo sentore da botte enorme di millesimo passaggio storgono il naso. Poi ci sono quelli del "Monovitigno o morte": di solito si riferiscono al nebbiolo da barolo ma adesso stanno allargando la loro sfera di influenza anche in continenti lontani ed alcuni di loro si sono recati in Nuova Zelanda per convincere un produttore locale a vinificare in purezza le13 piante di uno sconosciuto vitigno poco produttivo che il cane da caccia del produttore ha trovato andando dietro ad una lepre. Se poi gli dici che in certi mitici barolo per cui loro stravedono con altissima probabilità c'era un saldo di barbera, ti vorrebbero immediatamente bruciare sul rogo. Un agguerritissimo gruppuscolo è poi quello de "Il brett non è un difetto, o almeno non lo è sempre". Dipende cioè da chi è prodotto il vino brettato. Se è di un produttore non di riferimento per gli Enotalebani o Enolevebvriani è un difetto enorme. Se invece a produrlo è uno del loro produttori di riferimento il brett ha miracolosamente donato a quel vino un'ulteriore complessità. Poi ci sono gli Enoreazionari, per fortuna in via di estinzione, che considerano immutabili le gerarchie qualitative del vino italiano. Pur di far valere questa loro tesi sono disposti ad inneggiare pubblicamente a produttori da loro odiati a patto che siano di determinate zone vitivinicole da loro amate. Al contrario, se un nuovo produttore osa produrre un vino che anche solo minimamente potrebbe mettere in discussione simili gerarchie lo si perseguita al grido di "dagli all'untore!!". Ciao

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Rocco

circa 11 anni fa - Link

Ma anziché perdere del gran (tuo) tempo nel cercare di "classificare i classificatori del vino di classe", fatti un buon rosso e goditi la tua vita! Con affetto. Rocco

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Rossano Ferrazzano

circa 11 anni fa - Link

eh beh... Rocco la sa sempre lunga! :-P

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