Trent’anni di Colle Bereto, il Sangiovese di Radda che divenne Merlot

di Andrea Gori

“Questo angolo di paradiso è il nostro buen retiro, è per questo che non riuscivamo a rinunciare al grano per poterlo accarezzare al tramonto”. Anni prima del Gladiatore di Russel Crowe, Franca Pinzauti e suo marito Lorenzo, imprenditori nella moda, decidono di acquistare a Radda l’azienda agricola Colle Bereto. Da allora dedicano alle vigne e alla tenuta la stessa attenzione che dedicano alle creazioni da vendere in tutto il mondo con i dettagli a fare la differenza, assimilando pian piano la mentalità contadina del saper aspettare le vendemmie e i risultati con calma e serenità.

Li aiuta in questo Nicolò D’Afflitto, tra i più importanti e storici enologi italiani, uno di quelli che non promettono mai che faranno il vino più buono del mondo indipendentemente da dove tu sia con i tuoi vigneti.

Come narrato nel video, qui a Colle Bereto siamo a 600 metri, ai limiti per la vite, e la maturazione è sempre difficile. Ma in queste condizioni si ottengono vini spesso straordinari. L’idea era di fare monocru da vigna singola: la posizione de Il Tocco e la sua altezza precludono la possibilità fare un grande sangiovese nonostante siamo a Radda, ma ciò non ha impedito alla famiglia di continuare a provarci fino al 1997, con risultati spesso sorprendenti. Il nome del cru in questione, “Il Tocco”, deriva dal termine con cui i fiorentini indicano le 13. È un singolo tocco di campana carico di significato ma piccolo ed elegante, non la scampanata che chiama a raccolta.

Il terreno è galestro, ovvero argilla compressa tipica dell’alta collina, specie nel Chianti Classico. È terreno lamellare particolarissimo, e diversamente dall’argilla non trattiene l’acqua e aiuta a evitare l’eccessiva diluizione degli acini. Sono terreni poveri e siccitosi, che consentono di produrre vino di potenza, con grande tannino grazie alla maturazione lentissima e pacata, all’altitudine e al freddo della sera che garantiscono assenza di muffe.

Nel vigneto de Il Tocco si è passati da un 1983 con sangiovese 100% ad un merlot in purezza, ritenuto più adatto negli anni 2000 a diversificare la gamma aziendale, che oggi comprende anche un sorprendente pinot nero vinificato in rosso (Il  Cenno) e in versione spumante rosé (Colle B.), un caso di vitigni comprimari che sono diventati protagonisti di due vini monovarietali.

Ecco qui l’assaggio approfondito della verticale dedicata al Tocco, vino di cui nel 2013 ricorrono i trent’anni.

Il Tocco 1983 Colle Bereto 100% sangiovese. Rosmarino, macchia mediterranea e mughetto; bocca esile ma ancora pimpante, armonioso e dissetante, il giusto tannino e un finale che sorprende per vitalità. 88

Il Tocco 1990 Colle Bereto 100% sangiovese. Carnoso ed ematico, prugna in confettura e menta, more e mirtilli, pepe nero e menta, anice e tocco di mandorla. Bocca con ritorno di confettura di frutta fresca, viva e dissetante con tannino di sostanza. 84

Il Tocco 1997 Colle Bereto 100% sangiovese. Rabarbaro e pepe, eucalipto, salvia e cannella, frutta in confettura, ribes rosso e nero, tocco verde di peperone. Bocca snella, elegante e ancora in forze con un corpo impressionante, in buona  forma il tannino e l’equilibrio. 86

Il Tocco 2007 Colle Bereto 100% merlot. Canditi e menta, frutta rossa e nera, peperone, intensità e croccantezza; bocca con tannino non perfettamente risolto, ma che regge bene l’estrazione generosa. Bel finale con persistenza lunghissima. 89

Il Tocco 2010 Colle Bereto 100% merlot. Ampio, rotondo e dal fruttato esuberante, vaniglia, china, caramello; bocca coerente con il naso e polputa, finale lungo con tanta frutta rossa e nera, tannino delicato ma che si fa ben ricordare. 86

Il Tocco 2012 Colle Bereto 100% merlot (anteprima). Coccoina e cesto di frutta rossa e nera, pepe nero e cipria, lattuga, amido, in bocca dimostra già una dolcezza di tannino prodigiosa, sarà davvero grande in bottiglia. 92+

Altri vini provati in azienda:

Colle Bereto Chianti Classico 2010. Croccante di fragola e ribes, con un tocco di legno appena accennato; bocca fragrante, elegante e dal tannino ben estratto. 87

Colle Bereto Chianti Classico Riserva 2008. Eleganza e suadenza con note di frutta di bosco, menta e liquirizia; bocca ricca e con toni di ebanisteria nobile, tannino appena strozzato, ma su una bella bistecca… 84

Il Cenno Pinot Nero Colle Bereto 2010. Sottobosco e frutta rossa e nera, leggero smalto, pepe e cuoio; bocca compunta ma elegante, morbida ma decisa, finale di confettura di ciliegia. Sorprendente e di stampo quasi trentino. 87

Colle B Brut Colle Bereto Rosè sboccatura 2013. Lamponi freschi e pimpanti, ribes e canditi, nocciole e chinotto; bocca sapida e croccante, corpo snello e freschezza notevole. 85

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

19 Commenti

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francesco

circa 11 anni fa - Link

Coccoina nel senso di colla ?? Non un gran bel sentore direi cosi' a memoria !! de gustibus

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Andrea Gori

circa 11 anni fa - Link

migliaia di utenti di facebook la pensano diversamente... http://www.facebook.com/search/results.php?q=Coccoina&init=mag_glass&tas=search_preload&search_first_focus=1379925747700 in ogni caso la Coccoina ha un sapore di mandorla favoloso secondo me!

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francesco

circa 11 anni fa - Link

Importante che non si attacchi alle gengive.... ( si scherza Sig. Gori :) )

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francesco

circa 11 anni fa - Link

certo che migliaia di utenti " adorano " la coccoina, ma non nel vino....ehhh !|

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Andrea Gori

circa 11 anni fa - Link

a me si!!! ;-)

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nico

circa 11 anni fa - Link

Gentilissimo Andrea, Complimenti, la seguo sempre anche se da poco tempo ho intensificato le mie degustazioni. Vorrei farle una domanda, perché si dice che la capsula vada recisa sotto l'anello di congiunzione tra collo e bottiglia? La ringrazio e aspetto una sua risposta. Buona giornata. Nico Vivo

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Andrea Gori

circa 11 anni fa - Link

l'idea è che versando il vino se tagli la capsula troppo in alto una parte del vino potrebbe finire nel bicchiere dopo essere passato sulla capsula magari impolverata o comunque sporca. L'AIS almeno consiglia sempre di tagliare in quel punto, altre scuole e altri sommelier tagliano più in alto.

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Andrea Pagliantini

circa 11 anni fa - Link

Ma se Radda centro è a 535 metri, come fa Colle Bereto che notoriamente sta parecchio più sotto ad avere le vigne a 600 metri di altezza?

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francesco

circa 11 anni fa - Link

Ma suvvia Pagliantini, starai mica li a misurare le altezze dei vigneti, 100 mt. piu' su o piu' giu' ( :) ) Quello che mi suona invece anomalo è che 600 mt. sia il limite per la vite, quando esistono molti vigneti in Italia ben al di sopra di questo limite.

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Andrea Gori

circa 11 anni fa - Link

Colle Bereto come azienda è qualche metro sotto Radda, vero ma il vigneto de il Tocco è più in alto rispetto alla cantina quindi 600metri è plausibile. 600 metri è il limite di altezza per avere uva matura e di qualità a questa latitudine, ovvio che sull'Etna si lavora anche a 1000metri ma mi pare sia un migliaio di km più verso sud!

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Andrea Pagliantini

circa 11 anni fa - Link

E La Volpaia e il Pian d'Albola tanto per stare sulla stessa latitudine?

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Andrea Gori

circa 11 anni fa - Link

non ho idea dell'altitudine precisa di Volpaia ma Albola ad esempio ha vigneti tra i 550 e i 580 metri, più o meno all'altezza de Il Tocco quindi

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Il chiaro

circa 11 anni fa - Link

In alto Adige, qualche centinaia di km più su, aziende come Radoar (ma anche Leiselhof) coltivano uva (Müller e Kerner a dire il vero) alle soglie dei 1000 metri. Io non discuto la qualità dei vini (coccoina?!?) non li ho mai assaggiati, ma filosoficamente qualche euro a chi toglie sangiovese per mettere merlot a Radda in Chianti manco sotto tortura li dò. Mi sembra che l'idea del supertuscan sia passata da un bel po' e non per moda, poi ognuno faccia quel che crede.

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Andrea Gori

circa 11 anni fa - Link

non capisco la pertinenza dell'osservazione della coltivazione in alto adige. Non credo che a 1000 metri coltivino Merlot, come anche lei fa notare a quelle altezze crescono solo uve bianche mentre invece nel post si parlava di uva rossa, merlot e sangiovese in particolare. Quando ai supertuscan chi li considera morti e sepolti probabilmente non è un operatore del settore e non sa come girano i soldi nè con quali vini veramente si guadagni qualcosa ancora oggi. I cosiddetti vini territoriali fatti con autoctoni ad ogni costo sono spesso solo dei costosi giocattoli fatti per titillare gli appassionati, stuzzicare la critica e poco più. Se poi dobbiamo "punire" chi osa pensarla diversamente allora siamo di nuovo nel caso Bressan... non credo si possa colpevolizzare un'azienda se opera in autonomia e facendo le proprie scelte anche se ovviamente si è liberi di non comprare i suoi vini.

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Il chiaro

circa 11 anni fa - Link

Ma lei beve più volentieri un baroncole o una ricolma? Così, per capire.

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AG

circa 11 anni fa - Link

Misura spannometrica? :-)

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Andrea Gori

circa 11 anni fa - Link

io preferisco Le Baroncole, anche perchè costa un terzo de La Ricolma

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Angelo Cantù

circa 11 anni fa - Link

Probabilmente io sono un romantico tradizionalista però....avere una vigna a Sangiovese a Radda, patria di gioielli come Montevertine e non solo, e trasformarla in una vigna a Merlot mi lascia un po' di amaro in bocca. Sbaglio?

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Andrea Gori

circa 11 anni fa - Link

in teoria sì, ma in pratica occorre tenere presente che non ovunque, neanche a Radda, il Sangiovese in purezza garantisce vini straordinari. La stessa Montevertine produce con il solo Sangiovese solo il Pergole Torte, gli altri vini hanno comunque canaiolo e colorino. L'idea, più o meno rispettata, più o meno "fashion" o reale, è che ogni vigneto ha la sua specificità. Poi ogni azienda decide cosa viene meglio. Dopo anni di 100% Sangiovese e tentativi di uvaggio, Bernardo (direttore della tenuta) in accordo con Niccolò hanno deciso di puntare sul merlot per motivi geologici climatici e, lo hanno ammesso, anche commerciali. Si vende meglio un buon merlot "cru" nel Chianti Classico che un mediocre Sangiovese in purezza....

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