Scene, scenari e visioni apocalittiche della crisi durante un dibattito sulla vendita del vino

di Fiorenzo Sartore

Ci sono film che non rappresentano pietre miliari della settima arte, ma li guardiamo e riguardiamo lo stesso senza ritegno. Io per esempio ho maturato un’invereconda passione per Predator (Usa, 1987), credo di conoscerlo a memoria, e certe scene le potrei recitare pure nella versione originale. Nel film (che non racconto, do per scontato siate come me) dopo un primo feroce contatto con un’entità aliena, un gruppo di soldati si riunisce per il briefing: che sta succedendo? Chi abbiamo davanti? Chi è questo nemico sfuggente e potentissimo? Billy, il nativo americano arruolato nelle special forces (archetipo del guerriero, quindi guerriero due volte) gela tutti con la sua opinione: “C’è qualcosa là fuori, e non è umano. Moriremo tutti”.

Domenica, durante la sessione dedicata all’e-commerce del vino di Vinix Unplugged Unconference, è stata una frase di Lorenzo Biscontin ad evocarmi ancora una volta Billy e il suo ineluttabile “We’re all gonna die”. Lorenzo è una persona (potrei dire personalità) magnificamente qualificata a parlare di mercato e di marketing, tanto da eliminare nel secondo termine ogni punta di diffidenza, che può sorgere come in un riflesso pavloviano. Ebbene, l’uomo che rende il marketing un fatto interessante ha inserito un’osservazione alquanto drastica sul destino della vendita del vino attraverso i canali tradizionali, affermando (riporto più o meno letteralmente) che le enoteche, per come le conosciamo, sono prossime a morire tutte nel giro di breve tempo.

Quella sera, alla cena seguita al dibattito, nonostante (o grazie a) il clima informale è stato ugualmente un piacere ascoltare Lorenzo descrivere fatti e problemi che attengono a questo nemico feroce e dotato di armi invincibili che chiamiamo crisi. Per esempio, parlando stavolta delle difficoltà che affliggono la forza vendita (gli agenti di commercio, cioè) riportava un esempio che provo a riassumere.

Consideriamo un agente che su un percorso quotidiano di (poniamo) 50 chilometri, sviluppa dieci visite con altrettanti clienti. Lo scenario della crisi, che ha fatto strage di punti vendita tradizionali (enoteche o ristoranti) oggi costringe lo stesso agente ad allungare la fascia chilometrica del doppio, ipoteticamente, per riunire altrettanti contatti. Che però percorre con maggiori costi e minore tempo a disposizione, rendendo meno efficace la sua azione di vendita. Meno efficace, ma più costosa. Chiaro che il prossimo termine utile, per definire il quadro, potrà essere “insostenibilità”.

Sul fatto che sia in corso una strage di attività commerciali, credo siamo tutti d’accordo. A questo proposito prenderò a prestito un intero post scritto da Alessandro Gilioli – spero mi si perdoni il copia e incolla totale, ma si tratta comunque di un post breve e fulminante, e in un’inedita (per lui) modalità vagamente foodie. Titola Gilioli: “Ma non erano tutti pieni?” – e di seguito, il testo:

“Ogni giorno in Italia chiudono 30 ristoranti. O si sono messi a cucinare malissimo o avevamo un premier che non capiva un cazzo di economia”.

In un’infografica pubblicata su Soldionline.it è descritta l’inquietante comparazione tra la crisi del ’29 e quella attuale. Dove si vede che la grande crisi del secolo scorso si avviò ad una conclusione dopo circa cinque anni, mentre l’attuale, al sesto anno, si riacutizza in modo drammatico: we’re all gonna die? L’impressione è quella di avere davanti un nemico sfuggente e imbattibile. E alla fine di tutto, mi spiace spoilerare Predator, ma sì: nel film muoiono (quasi) tutti. Sopravvive l’eroe, e la bella.

[Postfazione: il blog di Lorenzo Biscontin pare al momento ammorbato da un virus, quindi cliccate con cautela in attesa che venga fixato. Io l’ho navigato impunemente con Linux quindi immagino sia sicuro anche con quell’altro sistema operativo, minore, comesichiama, Mac OS X].

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

30 Commenti

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Angelo D.

circa 11 anni fa - Link

Condivido. C'ho pensato 5 anni fa a sta cosa. E ho fatte le mie scelte. Appena in tempo. In bocca al lupo!

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alcool duro

circa 11 anni fa - Link

quindi sono sempre più importanti le fiere?

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Federico

circa 11 anni fa - Link

Immagino che si sia detto molto altro con Biscontin. Quanto riportato qui lo trovo condivisibile, pero' a mio avviso dimostra solo la probabile crisi di un modo di fare l'agente, non un radicale cambiamento del sistema di vendita. Il sistema sta sicuramente cambiando,ma non credo che il cambiamento per quanto inesorabile, sara' anche rapido.

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Francesco Annibali

circa 11 anni fa - Link

è quello di "non ho tempo per sanguinare"?

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Francesco Annibali

circa 11 anni fa - Link

cmq il più più grande di mr. California, Terminator a parte, resta Commando. "Ricordi quando ti avevo detto che ti avrei ucciso per ultimo?", tenendo il delinquente per una gamba, sopra un burrone. "Si, si lo avevi dettoo!!!" "Ti ho mentito", e lo lascia sfracellare. Da sbellicarsi

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Stefano Cinelli Colombini

circa 11 anni fa - Link

Il sistema di vendita tramite rappresentanti in Italia sta diventando insostenibile per il motivo che hai scritto, ma soprattutto perché per ottenere un pagamento ormai spesso servono quattro o più visite. Questo raddoppia o triplica i tempi necessari a completare tutta la filiera della vendita, per cui il numero di clienti che si fa in tempo a servire sta diventando insufficiente a coprire le spese. L'unico modo che vedo per eliminare questo "nodo" e rendere ancora possibile il sistema è un sistema che garantisca il pagamento certo a data certa, ma questa cosa che esiste in ogni paese del mondo in Italia pare impossibile.

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Mirko Favalli

circa 11 anni fa - Link

Concordo con lei, ma solo in parte, per il ristoratore lavorare con vini di qualità sta diventando particolarmente difficile, i prezzi si continuano ad alzare, la gente beve meno e io mi chiedo: come mai nel mondo del vino i ristoranti chiudono e le aziende produttrici invece nonostante la fatica ad incassare, continuano ad allargarsi?

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Angelo D.

circa 11 anni fa - Link

Ne stanno chiudendo anche di quelle, e parecchie pure. In silenzio.

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Mirko Favalli

circa 11 anni fa - Link

anche quello è vero da qualche parte. Ma perché? Non è che forse quando le cose andavano bene si sia tirata un po' troppo la corda? A me ad esempio viene in mente che tutte le settimane devo vedere rappresentanti propormi "vini" a prezzi pompatissimi per poi sorbirmi proposte di scontistica nel caso di quantitativi elevati che portano il prezzo a livelli semplicemente onesti, corretti, ma che in realtà non riconoscono niente al ristoratore che ha deciso di impegnarsi nello promuover quel vino. Se il ristorante o l'enoteca muore, presto morirà anche il vino, il vino a bisogno di cultura e a me non viene in mente altro posto quali enoteche, ristoranti e osterie dove questa cultura si possa fare.

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Alberto

circa 11 anni fa - Link

Gent.mo Sig Favalli, mi permetto sommessamente di farle notare che, sebbene i listini spesso siano artatamente gonfiati, il vino non è un fastidioso orpello, necessario per attrarre la clientela, ma un giusto complemento che andrebbe scelto per valorizzare la proposta gastronomica in carta... e non perchè "lo chiedono"... "si vende"... "il rappresentante mi ha chiesto la cortesia"... etc. etc. In ultima analisi una carta ben fatta non ha bisogno nè di essere kilometrica, tantomeno di prodotti da "promuovere", attività per la quale quale ritiene di meritare un premio... Inoltre i listini spesso sono gonfiati proprio per dover accontentare i molti che chiedono sconti "a prescindere", ritenendosi degli abili affaristi... senza magari essere in grado di discernere fra un prodotto dall'elevato rapporto qualità/prezzo ed uno semplicemente "famoso" (e con questo non voglio rifarmi all'odioso luogo comune secondo il quale: sconosciuto e poco diffuso equivale a buono).

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Fiorenzo Sartore

circa 11 anni fa - Link

Aggiungo un'altra domanda per Stefano: quindi la famosa legge dei 60 giorni è un mezzo buco nell'acqua? Domanda parzialmente retorica, visto che ne vengo da un produttore che mi racconta (in sostanza) che è inapplicata. Ma è così in generale?

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Andrea Gori

circa 11 anni fa - Link

qui a Firenze alcuni agenti hanno anche 30 insoluti al giorno. Chi pagava prima delle legge dei 60 giorni, paga anche ora, chi non pagava prima non paga nemmeno adesso. Mancano del tutto i fondi per le verifiche e la riscossione delle sanzioni quindi de facto la legge è inapplicata

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Stefano Cinelli Colombini

circa 11 anni fa - Link

La legge sui sessanta giorni è stata un'idea da dilettanti allo sbaraglio, altro che Tecnici. Una parte enorme del vino fatturato prima dell'entrata in vigore della legge non è ancora stato pagato, con la scusa "ti pago a 60 il nuovo, sul vecchio abbi pazienza". In compenso i nuovi ordini sono minuscoli, e i costi di spedizione volano. Si è finito di uccidere un mercato già provato dall'applicazione demenziale dell'etilometro e dalla crisi; se si va avanti così nei ristoranti ci sarà solo bag-in-box e vino a basso costo distribuito a sei bottiglie per volta da chi già ti consegna pasta e acqua minerale. Non vorrei essere apocalittico, ma il quadro è nero per il vino di qualità, soprattutto per quello a costi medio bassi che così non ce la può fare.

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maurizio gily

circa 11 anni fa - Link

la legge dei 60 giorni, il ministero del commercio dice che non vale, quello dell'agricoltura dice che vale. Siamo alle solite insomma. A riguardo del commento di Stefano, un'ipotesi potrebbe essere che chiuderanno quelli che non pagano, o perché non possono, o perché non vogliono. E non sarebbe, in entrambi i casi, un gran male. Poi si potrebbe discutere su cosa sia un'enoteca "non tradizionale" che magari è destinata, grazie alla sua non tradizionalità, a non "gonna die".

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Stefano Cinelli Colombini

circa 11 anni fa - Link

No, guarda, che quelli che non pagano mica chiudono; se un negozio compra ogni anno cinque o seicento Eurini di vino da venti produttori e non ne paga nessuno, vedrai che tutti rinunceranno al credito perché costa troppo esigerne uno così piccolo. Poi l'anno dopo ne sceglie altri venti, e così all'infinito; con i dieci anni in media che ci vogliono a chiudere una causa civile, se uno ha poche pretese ci può campare tutta la vita. Io qualcuno così lo conosco, e non ne posso manco fare il nome sennò mi denuncia per aver violato la sua privacy.

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Marco De Tomasi

circa 11 anni fa - Link

Che poi io (consumatore appassionato di vino) me ne accorgo subito dal fatto che sullo scaffale c'è un turnover di etichette mostruoso: finite le sei/dodici bottiglie di una etichetta, non la troverai mai più in quel posto. Diffidare da chi ha uno scaffale incostante.

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Fabrizio Sevollai

circa 11 anni fa - Link

Che ci sia la crisi è chiaro e molto attività sono al limite della soppravivenza. Anche le piccole cantine vedono scomparire i loro clienti abituali e bisogna cercare altrove. O far entrare in cantina chi prima non c'era mai stato (per curiosità andate a cercare manifestazioni come l'enobike) o estendere la cantina al di la delle mure fisiche andando a cercare nel web i potenziali clienti. Il problema è che per fare questo bisogna anche avere i soldi da investire...

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Alessandro

circa 11 anni fa - Link

Sappiamo bene che l'unica soluzione per i produttori é quella di destinare almeno l'80% della produzione ai mercati esteri... Per non morire!

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patrizia

circa 11 anni fa - Link

Art.62: i miei fornitori lo applicano in modo rigoroso e corretto e noi ci siamo adeguati. A valle i ristoratori ricattano i fornitori adducendo che trovano sempre e comunque qualcuno che li fornisce con pagamenti a babbo morto, oppure ti chiedono esplicitamente di informarti dal loro consulente, dato che sostengono di essere stati informati sul fatto che la regola dei 60 giorni non vale. Il futuro è difficile da immaginare, non solo per noi distributori, piccoli o grandi fa poca differenza e non solo per l'art.62, ma per l'enorme incongruità del sitema fiscale ed amministrativo Italiano e per l'altrettanto enorme quantità di produttori e agenti che lavorano sottobanco per sfuggire a tutto questo, non facendo altro, tuttavia, che peggiorare le cose. Ci sono agenti con i garage pieni di vino ritirato a clienti cui hanno imposto ordini diretti maggiorati per ritirarne poi una parte e consegnare 2 cartoni per volta in nero. Noi enotecari-distributori siamo totalmente alla luce del sole e paghiamo carissima la nostra esistenza in vita; i ristoratori hanno estremo bisogno di servizio, consulenza, organizzazione delle loro carte, piccole o grandi che siano; manca il personale di sala capace di scegliere, proporre e quindi vendere il vino. I due mondi faticano a capirsi, forse perchè non sanno rispettarsi. Acquaioli e produttori vari infestano i locali con vini di bassa lega o comunque inappropriati che contribuiscono ad aumentare la confusione e lo scadimento del settore. Il fatto che chi conosce la materia e il proprio lavoro comunque tra mille difficoltà riesce a resistere è la dimostrazione di quel che si potrebbe fare solo che fossimo gente più seria, competente e, permettetemi di dirlo, più onesta. Povera Italia.

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gianpaolo paglia

circa 11 anni fa - Link

La crisi e', come si dice, di sistema e strutturale. Non e' solo legata alla crisi economica, anche se questa puo' funzionare da accelleratore, ma al sistema della distribuzione del vino. Basta fermarsi a ragionare, qual'e' il senso di avere centinaia di rappresentanti che vanno in giro nello stesso territorio, sovrapponendosi e pestandosi i piedi, ognuno dei quali con una proposta di alcune decine di cantine, ognuna delle quali deve essere acquistata con ordine diretto, consegna diretta, fatturazione diretta? Qual'e' oggi l'interesse principale del dettagliante o del ristoratore, pagare un prezzo basso, ma doversi caricare in magazzino diverse decine di bottiglie per ogni referenza, oppure pagare un po di piu' un servizio che gli permetta di avere il prodotto che gli serve quasi "just in time"? Non per nulla molti rappresentanti si stanno attrezzando con magazzini, per compiere la doppia attivita' di agente/distributore, in modo da coprire le esigenze di chi l'ordine diretto lo puo' e lo vuole fare, sopratutto sui vini di zona e ad alta rotazione dove si puo' scontare un po di margine, e di chi invece preferisce l'acquisto delle 6 bottiglie (ma io vedo gia' matura anche la "scartonatura", una o due o tre bottiglie specie se i prezzi sono alti) di tanti vini diversi. Sono molti i paesi dove questo e' il sistema che funziona di norma. Naturalmente questo, purtroppo, vorra anche dire che il vino diventera' piu' caro sopratutto al ristorante (come e' in quasi tutte le altre parti del mondo). Vuol dire anche che chi compra e chi vende devono professionalizzarsi ulteriormente, conoscere la materia, diventare consulenti del cliente. Lo spazio per l'improvvisazione, insieme alla trippa per i gatti, non c'e' piu'.

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Alberto

circa 11 anni fa - Link

Pensieri in libertà: Innanzitutto mi pare che le "Scene, scenari e visioni apocalittiche della crisi durante un dibattito sulla vendita del vino" derivino da una misconoscenza del mercato VERO del vino... quello che si fa in strada, visitando quotidianamente i clienti e magari selezionando quelli con i quali è più proficuo confrontarsi e collaborare ed evitando quelli a rischio... E' vero il mercato interno è in forte crisi... ma l'ipertrofia dello stesso aveva raggiunto livelli insostenibili, ormai ogni stabile ha la propria attività di ristorazione e data anche l'ignoranza media del cliente medio sull'argomento (che sia il ristoratore o il cliente finale) i prodotti di giro sono solo ed esclusivamente quelli locali... spesso delle mondezze indicibili che, per il solo fatto, di chiamarsi aglianico in campania, chianti in toscana, valpolicella in veneto, barbera in piemonte, cannonau in sardegna, etc. etc. DEVONO essere vendute.... D'altronde le aziende che, per prime, al di fuori del territorio provinciale/regionale, lamentano questo modus operandi, sono le stesse che sul proprio territorio si fanno paladine della difesa dello stesso, con una coerenza ed una ipocrisia da guinness!!! Le stesse aziende che pretendono numeri ormai non più reali, pretendendo, contestualmente, anche di non investire, nè presso i clienti acquisiti, tantomeno presso i nuovi potenziali.... aziende che dovrebbero capire, soprattutto quelle medio/piccole che occupano la fascia media del mercato (quella più affollata e sofferente, anche per il problema dei minimi quantitativi d'ordine), che il futuro, o una parte di esso, è nel tentare consorzi trans regionali, in modo da porsi esse stesse come punti di smistamento e facilitare i clienti nell'acquisto delle necessarie quantità, aumentando, contestualmente, la gamma... il numero di agenti, poi, ha seguito l'andamento del mercato crescendo, come di norma, nel momento del boom e diventando eccessivo nel momento di calo... Ma, a meno di non voler pensare ad un mercato del vino ridotto ai 10 prodotti maggiorenti, l'unica via che hanno le aziende è quello di proporre il proprio prodotto sul mercato in via diretta (gli agenti)... un distributore (che a fine mese, i conti, pure deve farli quadrare) come potrebbe mai proporre centinaia di etichette di cui, magari, non conosce le possibilità commerciali? Sarebbe esclusivamente uno spostamento dei problemi già esistenti presso la ristorazione, al canale "superhoreca", non certo una sua soluzione!!!! Riguardo poi alla insulsaggine del limite di alcool nel sangue, così come alla realizzazione della normativa detta "art 62", per l'ennesima volta si conferma la debolezza del settore che pure è uno di quelli trainanti (almeno dal punto di vista dell'immagine) della nostra malandata economia...

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gianpaolo paglia

circa 11 anni fa - Link

cose possibili per aiutare la crisi. Per es. c'e' il peana dell'inasprimento della lotta alla guida dopo aver assunto alcol. Qual'e' il problema? Che non si devono fare i controlli? Che si devono innalzare i limiti? Non mi pare che anche in questo caso si prendano in considerazione le condizioni della nostra societa' quando si parla di servizi e della loro liberalizzazione (o infatti, della mancanza della). Prendo in esempio il caso inglese, che conosco meglio ma storie simili sono ricorrenti in molti altri paesi. Anche in Inghilterra ti troncano se bevi e guidi, e per esperienza personale posso dire che quasi nessuno prova a sfidare il destino. Pero' la gente non rinuncia ad andare al ristorante o al pub, perche' puo' contare su un capillare servizio di trasporto privato, con taxi e noleggio con conducente, esistente su tutto il territorio nazionale 24 h su 24 h, a prezzi realmente convenienti. Si puo' noleggiare un taxi il sabato sera per essere portati al ristorante e riportati a casa per 20 - 30 sterline nel raggio di qualche decina di miglia. E questo non vale per Londra, ma per tutta l'Inghilterra, anche le zone rurali. Il fatto che sia relativamente facile avere una licenza di questo tipo (non sto parlando di black cabs di Londra, caso particolare), ha creato 1) possibilita' di andare al ristorante (in 4 persone, due coppie, costa poco piu' di 5 sterline a testa) e bere senza rischiare 2) un indotto di migliaia di persone che lavorano e portano a casa la pagnotta 3) ristorazione che non si lamenta che la gente non beve perche' ci sono i controlli. Ecco un effetto pratico della liberalizzazione del mercato. Non sto a fare il paragone con l'Italia, dove trovare un taxi di notte, festivo e zona rurale e' impossibile, e se lo trovi ti chiedono 200 euro. Cose semplici, che potrebbero aiutare molto.

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Alex85g

circa 11 anni fa - Link

I conti in rosso...i ristoranti di qualità vuoti...clienti mediocri (x fortuna ci sono,perché i migliori ormai consumano all'estero)...tempi duri ragazzi!!!!tutto vero quello che scrivete!!!i ristoranti stellati rischiano di scomparire...carte dei vini dimezzate e con un livello medio...perché ormai si riesce a vendere solo quello!!!!hanno fatto di tutto per ammazzare il mercato...60 giorni...la maledetta patente...e chi più ne ha più ne metta!!!qualcuno dice che i professionisti in sala non ci sono più...e ti credo i proprietari non riescono più a garantire uno stipendio decente...e il professionista cosa fa??va all'estero dove l'italiano è apprezzato e sopratutto retribuito bene!!!!questa è la realtà!!!poveri noi...povero bel paese!!!

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Alberto

circa 11 anni fa - Link

Mah... sì... insomma... però la colpa non è sempre degli altri!!! I ristoratori, purtroppo, nella stragrande maggioranza dei casi non sono tali... è gente che pensa di poter fare qualche soldo in questo settore, in mancanza di altro... la stragrande maggioranza di loro si agita cercando soluzioni differenti da quella di fare bene il proprio mestiere!!! Collaborazioni... ricerca di canali privilegiati per "reperire" clientela (mai sentito parlare del "lavoro coi gruppi"?)... e così via... basti guardare al fenomeno della prolificazione delle bracerie, steak house etc... secondo molti basta buttare un pezzo di carne su di un qualcosa di arroventato per far soldi... Così qualsiasi cosa diventa un problema superfluo per questi procacciatori di affamati... l'approvvigionamento degli ingredienti, del beverage, etc. etc. La frase tipica è: "ho trovato questo vino... 1€80... è eccezionale!!!"... poi si lamentano se su trip advisor fioccano i commenti di gente che ha mangiato male, il giorno dopo non è stata bene etc. etc. Ora non voglio fare il puro... per molti il vino è un liquido colorato che aiuta a dare quel minimo di euforia per rendere più fluente l'eloquio e meno rigidi i rapporti umani... ed è giustissimo che sia così... però, da parte del ristoratore, sarebbe utile conoscere un minimo gli arnesi del proprio mestiere per ottenere il maggior guadagno possibile... d'altronde anche gestendo male una carta di prodotti di alta fascia si possono fare danni!!! Poi ci sono le aziende vinicole che per anni hanno munto la vacca grassa, impoverendola inesorabilmente, senza curarsi di garantire ad essa ed, in ultima analisi, a se stesse un futuro... sulla conoscenza del vino si doveva investire 15 anni fa, quando la gente era economicamente e psicologicamente disponibile... invece si è preferito investire su un canale distributivo ipertrofico e spesso scorretto moralmente e deontologicamente... prego chiedere ai ristoratori quanta merce mai ordinata hanno dovuto smaltire negli anni... aggiungo la proliferazione di un sottobosco di prezzolati esperti in grado di influenzare le opinioni di lettori meno esperti, seppur appassionati o interessati ad informarsi... Ricorda un po' la favola della cicala e della formica...

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Rossano Ferrazzano

circa 11 anni fa - Link

Ho letto molte considerazioni interessanti e condivisibili. Io però mi chiedo se abbia davvero senso focalizzare sulle dinamiche particolari del mondo del vino, pure rilevanti e sostanziali, come è chiarissimo, oppure se non possa essere più utile allargare l'orizzonte, visto che la crisi non è specifica del settore del vino (se non nelle forme particolari come la legge sui pagamenti a 60 giorni) ma abbraccia l'intera società, e non è congiunturale ma strutturale. Insomma, chi è il Predator che chiamiamo genericamente crisi, aspettando di arrivare all'ultima pagina del giallo per poterne leggere il nome? Non voglio buttarla in politica, anzi voglio proprio buttarla in politica.

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Alberto

circa 11 anni fa - Link

Personalmente credo che la crisi sia dovuta al fatto che ciascuno ha fatto un po' come c....o gli pare, parafrasando corrado guzzanti... In quest'ottica ritengo sia più utile che ciascuno guardi alla trave presente nel proprio occhio e se ne assuma le responsabilità, magari cercando di risolvere i problemi o, quantomeno, predisporsi a farlo... dunque, il mondo del vino pensi a se stesso e ai propri problemi, risolvendoli ed eliminandoli.... e così via... Altrimenti potrebbe darsi che prima o poi le chicche da poche migliaia di bottiglie di cui gli enoappassionati si "nutrono" quotidianamente, sopravviveranno solo nelle bottiglie vuote che qualcuno ha conservato in ricordo di una bella serata.....

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Stefano Cinelli Colombini

circa 11 anni fa - Link

Giusto per chiudere, dopo aver sviscerato tutti i lati (foschi) del problema fermiamoci un attimo e riflettiamo con calma. Anzi, ricordiamo. Questa è la prima crisi drammatica del vino? No. Casomai è la prima che vedono molti di noi. Il sistema è imperfetto, e si muove attraverso lunghe stasi a cui seguono scossoni violenti che generano nuove stabilità. Stiamo vivendo uno di questi scossoni, non è la fine del mondo. Per restare alla similitudine filmica dell'articolo, mi sento di escludere che finiremo in stile Higlander "ne resterà solo uno" o solo pochi. Anche se qualche bischero ci conta. Casomai sarebbe un giochino divertente fare un po' di fantamercato e provare a immaginare il mercato che verrà. Perché verrà e noi del vino ci saremo, poco ma sicuro.

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gian piero staffa

circa 11 anni fa - Link

tutti i Produttori di vino italiani che conosco lamentano un livello di insoluti ormai insostenibile da parte della ristorazione. Il quadro e' quello gia' esposto in questa discussione. Si compra qualche centinaia di euro da una Cantina, non si paga, la Cantina rinuncia al credito perche' la prima lettera dell'avvocato costa piu' della fornitura esd impone il pagamento anticipato al risoratore che si rivolge ad un altra Cantina. Con piu' di 70.000 produttori-imbottigliatori, fate voi. Una soluzione, non per aumentare i consumi nella ristorazione ma almeno per evitare le perdite e' la creazione di una black list ( esiste in altri paesi) condivisa da tutti i fornitori. Chi non paga finisce nella black list e lo sanno tutti. Il dramma e' che non pagando i fornitori, i ristoratori non si arricchiscono ma sopravvivono una stagione per poi sparire e ripartire con na nuiova gestione altrove.

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Zakk

circa 11 anni fa - Link

La crisi del vino è acuita da una scarsissima professionalità da parte della maggioranza di ristoratori e di enotecari. Gente che compra cedendo a ricatti. Che compra in base all'amicizia con l'agente, non importa se l'agente ha una serie di aziende terribili. Ne conosco uno che non tiene Montevertine soltanto perchè, invece, l'agente di zona gli sta sui cabasisi, ma il vino a lui piace moltissimo. Follia pura. Carte dei vini fotocopia che costringono il ristoratore stesso a combattere la guerra del povero sui 10 centesimi in più o in meno al bicchiere. Gente diplomata ais che compra guardando la guida del gambero rosso. Il discorso pagamenti poi è raccapricciante, ma i bidoni hanno dalla loro parte lo stato che tutela più i debitori dei creditori. Invece di fare una legge ridicola e obbligatoriamente disattesa come quella dei 60 gg, bastava farne una che mandasse in automatico una visita della finanza a chi è insoluto. Oppure obbligare il pagamento tramite ri.ba e renderlo automatico da parte delle banche senza bisogno del benestare del ristoratore. Chi non riesce a stare al passo perchè non riesce a pagare 2/3 mia euro di vino di diverse forniture è giusto che chiuda e smetta di rubare coperti a chi lavora onestamente e seriamente. E poi basta con il vino del territorio se il territorio non ha dignità! Perchè uno deve sorbirsi tonnellate di dubbi vini solo perchè "è del territorio"? Io bazzico Brescia, Bergamo, Cremona, Mantova, Lodi, Milano.... Ma cosa dovrei bere?

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Lorenzo Biscontin

circa 11 anni fa - Link

sono in ritardo, lo so e me ne scuso, ma questo post mi era proprio sfuggito (e si che leggo intravino e c'ho pure il goggle alert sul nome). Magari non serve a niente, ma mi sembra educato dire anche la mia. Le enoteche chiuderanno come hanno chiuso le gastronomie man mano che il titolare andava in pensione. Non moriranno tutte, ma si ridurranno di moltissimo (in realtà è già successo, basta guardarsi intorno). Ha sintetizzato bene Fiorenzo nel dire che il costo delle rete commerciali sta diventando INSOSTENIBILE rispetto al valore aggiunto che creano (io non avevo usato quella parola perchè non è che posso andare a ficcarmi in tutti i casini che vedo, dichiarare la scomparsa delle enoteche per un giorno basta e avanza). Attenzione però che ci sono i due lati: il costo e il valore aggiunto. La scomparsa delle enoteche come luogo fisico non significa la scomparsa dei consumi di vino "da enoteca", e quindi degli enotecari, nello stesso modo in cui la scomparsa dei giornali (lo so continuano a stamparli, ma sono vuoti di notizie) non implica la scomparsa dei lettori e quindi dei giornalisti. Però toglie alle aziende vinicole, soprattutto medio-piccole, un canale fondamentale per permettere alle persone (consumatori) consumatori di reperire i suoi vini. Una soluzione importante può venire dall'e-commerce, ma questo è un'altra storia che affronterò in un poost appena possibile. A proposito www.biscomarketing.it è guarito. Se volete ci trovate, tra le altre cose, alcune considerazioni pre convegno "Vino futuri possibili", una decina di post sugli effetti della crisi economica in generale e qualche deriva sul (marketing della) politica (tendenzialmente nel mio blog non parlo di vino).

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