Quale spumante per l’Expo di Milano? A parte il Velluto di Bruno Vespa, ovviamente
di Antonio TomacelliSembrava il solito innocuo video (qui) girato nella splendida cornice di un qualche hotel, uno di quei soliti video in cui Riccardo Cotarella annuncia la sconfitta dei solfiti e il salvataggio dell’italica enologia durante la presentazione del solito wine research team.
Qualcosa però non mi quadrava e non era certo la presenza del solito Massimo d’Alema che, poveretto, annunciava l’accensione di chissà quali mutui per acquistare una tenuta in Umbria.
Poi, improvvisa, l’illuminazione al 45° secondo: Bruno Vespa, anche lui novello produttore di vino pugliese, annuncia la nascita del suo nuovo spumante, il Velluto Expo.
Il motivo dello strano nome lo spiega lui stesso: “Velluto perché i vini pugliesi sono vellutati, ed Expo perché spero sia uno degli spumanti che saranno presenti all’Expo di Milano nel 2015”.
Accidenti, mi sono detto, il Sor Bruno sta tentando il colpaccio! Vuoi vedere che tra migliaia di metodo classico e charmat prodotti in Italia alla fine sarà proprio il suo spumante ad avere la meglio?
Oh, sia chiaro, da pugliese non può che farmi piacere ma è possibile che uno spumante appena messo in commercio e di cui non c’è traccia neanche sul sito aziendale, per di più prodotto in poche bottiglie diventi lo spumante ufficiale dell’Expo di Milano così, tutto d’un colpo?
Non che a Bruno Vespa manchino le pubbliche relazioni per tentare il colpaccio, ci mancherebbe, ma ve lo immaginate uno spumante pugliese siffatto che scalza i colossi delle bollicine di Franciacorta, Prosecco e Trento doc?
Io proprio no e direi che è venuto il momento di spiegare al dottor Vespa che le P.R. non sono tutto nella vita. Esistono bollicine un bel po’ più rappresentative in Italia, quelle, per intenderci, che sono un modello di continuità, qualità ed eccellenza, in grado di dissetare qualche milione di visitatori all’Expo. E non parlo di micro produzioni esoteriche.
Forse a loro mancano proprio le pubbliche relazioni? Che peccato.
[Immagine: Dagospia]
6 Commenti
Luca Miraglia
circa 10 anni fa - LinkLa sola becera inconsistenza del nome dovrebbe impedire a questa neonata creatura enoica il benchè minimo successo commerciale, ma ...Vespa è Vespa, Cotarella è Cotarella e, quindi, non sarei così sicuro che non troveremo le bollicine "porta a porta" sul proscenio internazionale dell'Expo. Magari mi sbagliassi e, su quelle tavole, trovassimo Cavalleri, Faccoli oppure Arici!!
Rispondinicola
circa 10 anni fa - Linke invece mi sa che è il dottor vespa che ci spiegherà, con i fatti, che funziona esattamente al contrario: le pubbliche relazioni sono tutto nella vita. [peraltro. chiamare un vino spumante velluto è come dire che non è minerale, non ha acidità, ha meno bolla degli altri metodo classico. insomma, è come avvisare il consumatore che probabilmente è meglio che compri un'altra bottiglia].
Rispondiflavio
circa 10 anni fa - LinkUn altro fulgido esempio di attaccamento alla terra e completo disinteresse alle mosse puramente commerciali. Bruno grande contadino e libero da qualsiasi aggancio politico! ;)
Rispondidaniele
circa 10 anni fa - LinkIn Italia sono sempre andati forte i processi alle intenzioni...
Rispondidamiano
circa 10 anni fa - Link...ennesima dimostrazione che expo non sarà sinonimo del buon made in italia. chissà quali altre eccellenze ci riserverà.
Rispondivittorio cavaliere
circa 10 anni fa - LinkUn lettore parla di processi alle intenzioni, io non mi meraviglierei se i processi si facessero al sistema d'acquisto della cantina in questione. Pensate che prima di questa avventura pugliese il sig. Vespa godeva della mia stima , da ora non sarà mai più così.
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