Orsone di Lidia e Joe Bastianich: un ottimo ibrido di dubbia utilità e dubbia identità

di Emanuele Giannone

Io non sono che un piccolo fanciullo che mangia e vota la Lega, non posso concepire finezze, soprattutto non dovrei andar girando per locande di cucinieri siderali. Amo la vita semplice delle cose. E premesso che non sono razzista e che anzi, per carità, ho molti amici chef statunitensi di bell’aspetto e gradassi oltre ogni misura, fatico a riavvolgere l’ipotetico fil rouge che dovrebbe legare Manhattan a Cividale e dintorni, tra proclamati ritorni a origini e radici e begli artifici original e radical. Secondo me Orsone è un ibrido di dubbia utilità e dubbia identità.

Ibrido? Utilità? Identità?
Pare il manifesto della razza. Di’ un po’, sarai mica razzista?
Io? Ma no, figurati. Volevo solo dire che è un ristorante transgender.

Però, detto tra noi, in verità un po’ razzista lo sono. E molto oscurantista di certo: il transgender in cucina mi indispone. E aggiungo: trovo quest’oriundo furbesco e fastidioso quanto la sua cucina. Quindi mi schiero serenamente contro di lui, usurpatore di natali, extracomunitario plutocrate e pervertitore della buona tradizione oltreché della buona educazione televisiva. Smetto il buonismo, deploro il meticciato culinario, monto un comizio e gli urlo di tornare a casa. Ma quale maschio-α, questo è piuttosto un α-maschio! Con alfa privativo!

D’altronde l’ha detto lui stesso da Daria Bignardi: “I cuochi son grandi bastardi.”. Il pensiero del cuoco-gran-bastardo (ipse dixit), ricorso mentre la sedia mi veniva elegantemente spinta sotto le basse terga, non mi ha posto affatto in una buona disposizione d’animo. Amici, ve lo confido ma sottovoce per rispetto verso la persona che ci ha condotti là – una donna di rara e naturale eleganza, anzi, di più: donna di grazia inconciliabile con l’aleggiante albagia ispirata dal contumace, eppure ubiquitario padrone di casa. Ha prevalso, lo ammetto, il mio difetto di familiarità con l’hip, l’hype, il glamour e il trendy della gastronomia. Con quello ha prevalso la mia insofferenza per il fondamento sadomaso dei talent show, per la pessima recitazione dei cattivi, la loro propensione al soliloquio e allo sproloquio, la sindrome di Stoccolma che affligge i concorrenti. Ecco, con queste premesse proprio non mi è riuscito di giudicare serenamente piatti, ambiance e servizio. Né potevano riabilitarmi sollecitudine e puntualità nel servizio che, lette con le lenti della customer service policy, mi hanno fatto sentire prima un ispettore dell’ISO-9001, poi un degente di unità coronarica, curato con frigida efficienza clinica e spacciata per affabilità. Insomma: sommando la dichiarata bastardry del padrone all’approccio da nursery, la sensazione è quella di esser trattati come ricchi lungodegenti o figli di papà a convitto, ovvero di rilevare principalmente in quanto portatori di portamonete.

Fortunatamente avevo commensali esperti e più smaliziati di me, ai quali ho chiesto lumi per non far la solita figura da stupido e stolido gastro-reazionario, da quello che guarda in tralice il piatto del forestiero e cerca conforto e consenso facili nella plebaglia e nelle sue minestre, nei suoi sughi robusti, negli impiattamenti maldestri ma esondanti delle osterie fuori porta, nelle linguine e nelle telline dei lidi d’agosto. E con i miei compagni di convivio, trovando il poco di senso che cercavo, mi sono tolto molte soddisfazioni.

Senso aveva, secondo me, il gazpacho con uovo di quaglia in camicia, quel piatto che ho trovato subito squisito e che la tradizione ascrive al genio silenzioso delle massaie di Gorizia e New Haven, cittadine della parte più occidentale dell’Andalusia, stato confinante con l’Arizona. Finché una commensale mi ha fatto notare la segregazione di una foglia di prosciutto, la sua grassezza e la dolcezza soverchiate dalla tripla sferza del pomodoro, delle verdure ancillari e dei condimenti. Povera fetta negletta, recuperata nel solo apporto salato, misera fetta umiliata e offesa. E io che non ti avevo neppure notata.

Senso aveva, secondo me, anche un bel raviolo allitterato e plebiscitario (o patriottico-risorgimentale): cacio e pere dentro, cacio e pepe fuori, ovvero l’Italia contadina che si riconosce schiava di Roma e per patriottismo orgiastico se ne condisce. Emozionante. Un piatto che Ignazio La Russa avrebbe amato, mentre i miei commensali l’hanno trovato debordante in dolcezza e cozzante, anziché accordato, con il piccante e con il salato. Ed io, ancora una volta, non avevo capito nulla.

Il senso della bagna cauda depotenziata come condimento per le crudità mi è sfuggito completamente. Invece la bistecca aveva senso, massimamente senso. Era veramente sensuale: succosissima, marinata, frollata a lungo e uniformemente carbonata ai bordi. Animata di sughi ed effetti speciali, più esteri che nazionali: e infatti era carne soda e straniera, non parlava italiano, quindi era antonomasticamente bbòna per me medioman mediterraneo. Ci voleva di nuovo la commensale a farmi riflettere sull’ardimento di presentare per tradizionale una sorta di New York Strip Steak in the middle of Collio. Capite? Non sono degno. La prossima volta vestirò da tifoso dei Tampa Bay Buccaneers e andrò alla Taverna attigua. Da più parti, infatti, si è detto che l’hamburger di Bastianich è number one. L’ha scritto anche Sara Porro in un bel post: se lo dice lei ci credo.

P.S. – Ad uso degli sparuti razzisti che ancora non boicottano Intravino: scherzavo. Lieto di deludervi, ma qualora non ve ne foste accorti voi stessi, la dichiarazione di razzismo era parodistica.

Emanuele Giannone

(alias Eleutherius Grootjans). Romano con due quarti di marchigianità, uno siculo e uno toscano. Non laureato in Bacco, baccalaureato aziendalista. Bevo per dimenticare le matrici di portafoglio, i business plan, i cantieri navali, Susanna Tamaro, il gol di Turone, la ruota di Ann Noble e la legge morale dentro di me.

17 Commenti

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orzone

circa 11 anni fa - Link

sarebbe meglio dire in the middle of Colli Orientali ...il Collio è un po' più in là....per essere precisi....e cmq un posto qualunque ....

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Emanuele

circa 11 anni fa - Link

Giusto e grazie per la precisazione.

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Luka B.

circa 11 anni fa - Link

Grande Emanuele!!

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suslov

circa 11 anni fa - Link

non ci ho capito unca

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Emanuele

circa 11 anni fa - Link

@Suslov: se è proprio quello l'oggetto d'incomprensione, mi scusi ma non ho alcuna intenzione di chiarirlo io.

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Angelo D.

circa 11 anni fa - Link

'D’altronde l’ha detto lui stesso da Daria Bignardi: “I cuochi son grandi bastardi.”' Si riferiva agli altri. Lui non è mica uno chef...

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la linea (mauro)

circa 11 anni fa - Link

cribbio i buccaneers ci sono ancora ? :-) cmq ne libro diceva che gli unici peggio dei cuochi sono i "restaurant man", appunto

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durthu

circa 11 anni fa - Link

A proposito di Sara Porro, ma come mai sono spariti i link incrociati Inravino-Dissapore? Avete divorziato? Mi sono perso qualcosa?

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Fiorenzo Sartore

circa 11 anni fa - Link

Più che un divorzio una separazione consensuale, mantenendo i ricordi dei cari vecchi tempi andati, e buoni rapporti.

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michelangelo

circa 11 anni fa - Link

Che bello, è una delle rare volte che non sono d'accordo con te, o meglio non sono del tutto d'accordo, non esageriamo. Il caso vuole che quella sera non fossi poi così distante da te, forse magari ero anche al tuo tavolo, quindi sono testimone diretto di quanto dici. Secondo me ti sei fatto influenzare troppo dalla commensale esperta. E' meglio sedersi a tavola e fare la figura degli stupidi e stolidi e godere come dei ricci, se capita, che fare la radiografia con il liquido di contrasto ad ogni piatto. Certo la potenza della televisone fa molto, te l'ho detto appena arrivato ma proprio per questo ho cercato di lasciare fuori ogni prevenzione, troppo facile, troppo comodo parlarne male. Molti piatti mi hanno colpito positivamente, ovvio che c'è da lavorare, ovvio che c'è da affinare sommato ad un servizio di rara professionalità sono uscito con il sorriso sulle labbra e questo mi basta! Certo poi io sono un ragazzo di borgata non Anton Ego!

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Emanuele

circa 11 anni fa - Link

Michelangelo, io non ce l'ho fatta. Lo ammetto nuovamente. Non sono riuscito a lasciar fuori il giudizio sulla - aehm - sovrastruttura. Me lo sono tenuto, da vecchio trombone quale mi sento quando mi calo nelle avanguardie estiatorie, come il plaid sulle gambe e le pantofole. Mi sarei sentito molto più a disagio cercando di afferrare il senso che mi sfugge, di quanto mi ci sono sentito cercando il pelo nell'uovo. Di quaglia. La vicinanza della commensale esperta mi è stata gradita e utile perché, per me che son novizio, didattica. Ho trovato le sue osservazioni fondate e condivisibili. Nulla era cattivo. Tuttavia, almeno per me, nessun piatto ha lasciato ricordi indelebili. Ma lo ribadisco: in puncto artis coquinariae sono come un fanatico del Musichiere a un concerto dei Chemical Brothers. E ora, per cortesia, passami l'Orasiv, altrimenti mi tocca fermarmi al gazpacho.

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Alberto G. Tricolore

circa 11 anni fa - Link

Di ristoranti buoni o meno buoni, ce ne son tanti. Di esperti gastronomi anche (a volte troppi). La cosa che mi ha colpito, mi ha sorspreso e'l'affermazione "voto lega". Emanuele ma e' vero o non ci ho capito un cacchio? Una rivelazione, una speranza per il genere umano. Quindi esistono leghisti normali, non razzisti, non qualunquisti, non..... Grandioso.

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Emanuele

circa 11 anni fa - Link

Non voto lega. Era una boutade.

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Alberto G. Tricolore

circa 11 anni fa - Link

Ecco, non avevo capito un cacchio. Anzi avevo capito bene, piu' o meno. Cioe' e' impossibile che tu (per quello che hai scritto anche sul razzismo,ma non solo) possa votare l..erda, ops lega. Quindi, stanno proprio rovinati, sono quasi senza speranze.

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federica

circa 11 anni fa - Link

Sulla scia dell'incantamento un pò bimbesco che mi rapisce e non mi molla, se non dopo giorni e giorni, ad ogni vostro post/recensione sul Bastianich-pensiero, Bastianich-mondo, Bastianich-cibo, complici ironia e qualità di scrittura di Porro e Giannone (se condivido o meno poco importa, non me ne intendo e comunque non ho assaggiato) mi candido ad accompagnare uno dei due come commensale/ombra/assistente silenziosa e devota, alla prossima incursione nel di Lui-universo gastronomico/letterario/privato/catodico, in Italia o all'estero (naturalmente io pago trasferte brevi o lunghissime di tasca mia). Sarebbe un onore e un gran divertimento. Intanto leggo e apprezzo. E non avanzo mezza critica. Perchè le critiche (mi) annoiano.

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Emanuele

circa 11 anni fa - Link

Federica: gongolo. Poi cerco di riprendermi dall'incantamento (bimbesco, anche questo) e tornare alla ragione. E chiedo: a chi, tra una kalokagathè e un gaffeur, ti sembra più opportuno presentare una candidatura? E poi io finirei immancabilmente per proporre un altro posto non lontano da Orsone. O altri due a tre quarti d'ora d'automobile (topolino amaranto).

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Emilio

circa 11 anni fa - Link

Forte la citazione di marino Moretti, ma Bastardich non se la meritava

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