Nebbiolo Prima | Retrospettiva sulla vendemmia 2003, l’anno dei Tropici in Langa

di Mauro Mattei

Come ogni anno Nebbiolo Prima propone innumerevoli eventi tematici e intense sessioni di degustazione. A capitanare questa serie di lavori, solitamente ritagliati in esclusiva per la stampa specializzata, Albeisa organizza un incontro ufficiale, modulato ogni volta su un tema differente. Il consorzio, in corrispondenza dell’edizione in corso, ha rinnovato parzialmente il concept che prevedeva anche la partecipazione di un pubblico (pagante) di appassionati: fuori i “privati”, ed evento spostato dal sabato al lunedì, un giorno più consono al trade. Nonostante le modifiche al formato, l’evento, un interessante focus legato alla vendemmia 2003 (uno dei millesimi più difficili dello scorso decennio) ha raccolto la partecipazione di un pubblico piuttosto numeroso, composto in prevalenza da giornalisti a cui ha fatto da contorno una piccola rappresentanza di operatori locali.

Intelligente e audace l’idea di Alberto Cordero di Montezemolo e del suo esecutivo di proporre in degustazione i vini di un millesimo complicato e malgiudicato (spesso a ragione) dalla stampa di settore e dai compratori. Per chi non è avvezzo al valzer delle annate, in Langa la vendemmia 2003 è stata caratterizzata da un clima rigido durante l’inverno e da un caldo torrido durante tutta l’estate. Se molti produttori hanno versato lacrime amare in sincrono con la pioggia caduta nel 2002, col senno di poi avrebbero volentieri messo da parte l’umidità autoprodotta per rinfrescare le vigne nell’annata in questione, caratterizzata da un andamento a dir poco siccitoso.

Le condizioni climatiche estreme e la scarsa attitudine dei produttori langhetti alle annate bollenti hanno creato un mix di complicazioni, facilmente leggibili nei vini all’immissione sul mercato: maturazioni fenoliche incomplete (che hanno generato vini connotati da tannini verdi e asciuganti), e nasi ipertrofici o troppo maturi, olfazioni marcate da un alcol appuntito ed appiattente, in alcuni casi carenza di acidità.

Come spesso accade, i vini che ci sono piaciuti allora continuano la loro strada in maniera originale, gustosa, disinvolta a tratti; al contrario i prodotti che hanno mostrato i loro limiti all’epoca rimangono incastrati nel loro modello e nei loro difetti. Il profilo di partenza è rimasto semplicemente lo stesso, ed il tempo trascorso non ha fatto altro che acuire alcune sensazioni, smussandole solo in rari casi.

Una cosa è certa – però – e la sessione di assaggi ne è la prova lampante: l’annata 2003 non è da buttare indiscriminatamente fuori dalla finestra. In un millesimo come questo, di difficilissima interpretazione, è palese il limite di alcune declinazioni e la pochezza o l’inadeguatezza nel gestire un’annata unica – fino ad allora – nel suo genere. Chi, all’epoca, ha saputo lavorare la vigna nella maniera adeguata, assecondandone le necessità, è stato premiato; chi invece ha agito in maniera sconsiderata, senza alcuna sensibilità agronomica ne paga ora lo scotto, conservando in bottiglia liquidi sbilanciati, senza alcuna piacevolezza.
Alla luce di questo andamento, ci sentiamo di raccontare solo i vini che ci hanno sorpreso o quelli che abbiamo trovato quantomeno performanti, fra quelli proposti in degustazione.

Barale F.lli
• Barolo Castellero (comune di Barolo)
Frutto di una vinificazione tradizionale, il vino ha un incedere sorprendente nel bicchiere. Scarico nel colore, è caratterizzato da un naso fresco, punteggiato da frutti rossi e agrumi. Bocca estremamente soda, tesa, connotata da un profilo tannico vivo e non allappante.
• Bussia Riserva (comune di Monforte)
Colore e naso più ricchi. E’ un vino più spesso del precedente, largo senza uscire dal seminato di una esposizione classica. L’olfazione è più carica, più scura. La bocca più grossa, più austera. Il tannino ha uno spessore diverso, è più evidente, ma può snellirsi con un ulteriore affinamento.

Brezza Giacomo & Figli
• Cannubi (comune di Barolo)
Bellissima interpretazione dell’annata per questo Barolo tradizionale proveniente dalla vigna iconica del comune di Barolo. Il colore è granato pieno, scarico ai bordi. Il naso è balsamico, impreziosito da refoli di spezie e radice di liquirizia. In bocca il vino ha un attacco morbido ed il tannino è maturo, risolto. Non lunghissimo sul finale ma goloso. Forse non è il vino col miglior margine potenziale di evoluzione ma, tra quelli presentati, il più equilibrato allo stato attuale delle cose.

Castello di Neive
• Barbaresco Riserva Santo Stefano Albesani (Comune di Neive)
Naso classico ma tridimensionale: è evidente la matrice dell’annata. Sensazioni di scorza d’arancia candita e piccoli frutti maturi. In bocca l’attacco è poderoso ma lo sviluppo è composto. Il finale è appena accorciato dal tannino che risulta più rigido del solito. Complessivamente un vino soddisfacente, piacevole. Può trovare la sua quadratura a tavola in abbinamento a cibi grassi.

Castello di Verduno
• Barbaresco Rabaja (comune di Barbaresco)
Il naso è cadenzato da note fresche. Menta e lampone. Bocca dolce e succosa, corroborata da un tannino ben congegnato.
• Barolo Riserva Monvigliero (comune di Verduno)
Naso intenso ma serrato, compresso. Scorza di arancia amara, cenni di grafite. Bocca compatta, caratterizzata da sensazioni calde. Tannino importante, voluminoso.

Cavallotto Tenuta Bricco Boschis 
• Barolo Riserva Vignolo (comune di  Castiglione Falletto)
Naso ampio, classico, fresco. Ricordi di agrumi e rosa canina. Bocca calda ma non corrotta dall’alcol. Corrispondenza gusto-olfattiva da primato. Il vino non si distende perfettamente sul finale, complice il tannino un po’ contratto.
• Barolo Riserva Bricco Boschis Vigna San Giuseppe (comune di Castiglione Falletto)
Monumentale, non ci sono altre definizioni. Naso croccante, definito e integro. Bocca giovanile, tonica. Da aspettare lungamente.

Cigliuti Fratelli Azienda Agricola
• Barbaresco Serraboella (comune di Neive)
Il vino, a metà fra tradizione ed innovazione, segue gradevolmente i crismi dell’annata e del cru. Ha un profilo olfattivo che gioca su note di maturità e dolcezza, un imprinting che ritroviamo a caratterizzare la prima parte dell’analisi gustativa. Chiude leggermente ruvido. Peccato perchè il frutto si rattrappisce, perdendo la sua valenza.

Fenocchio Giacomo
• Barolo Riserva Bussia (comune di Monforte)
Uno dei campioni assoluti. Lo stile di Claudio Fenocchio è cristallino e traspare, nella sua integrità, anche in questo millesimo. Nel bicchiere il vino è granato scarico. Il naso è dolce, richiama la visciola, le radici, l’arancia rossa. In bocca l’attacco e dolce, il tannino croccante, pulente, senza ruvidità. Da comprare ad occhi chiusi e conservare ancora per un bel po’.

Negro Angelo e Figli
• Roero Sudisfà (comune di Monteu Roero)
Un vino che gioca con disinvoltura il ruolo dell’outsider. Il naso spesso, appena evoluto, calibra le sue tonalità sulla frutta scura e su una leggera sensazione di cola e torrefazione. La bocca è succulenta, tonica a suo modo. Il tannino è severo ma non particolarmente asciugante.

Palladino
• Barolo Serralunga (comune di Serralunga d’Alba)
Già alla vista esplicita la sua allure tradizionale: è granato scarico, appena diluito all’unghia. Il naso, segnato da una piccola riduzione, verte su tonalità gradevolmente appassite. Peccato per la nota vegetale che si fa strada sul finale. Bocca affusolata, un po’ scarna. Gastronomico.

Pira & Figli Azienda Agricola
• Cannubi (comune di Barolo)
Granato scuro, vivissimo. Naso che rimanda alle susine, ai fiori, ad una leggera tostatura. Bocca dinamica, il frutto – scuro – è supportato da una grande freschezza. Tannino non perfettamente risolto.

Punset
• Barbaresco Campo Quadro (comune di Neive)
Granato limpido. Naso stuzzicante, femminile, punteggiato da note di lampone, ribes, rosa appassita.  In bocca è invogliante: fila dritto, ricco di succo, fresco. Il tannino è ben estratto.

 

 

Mauro Mattei

Sommelier multitasking (quasi ciociaro, piemontese d'adozione, siculo acquisito), si muove in rete con lo stesso tasso alcolico della vita reale.

5 Commenti

avatar

Francesco Amodeo

circa 11 anni fa - Link

Pezzo utilissimo, grazie. Posso solo aggiungere che anche Monprivato 2003 è semplicemente splendido. Mi sembra ragionevole sostenere che l'annata 2003 meriti quantomeno una rivalutazione, alla luce di tutte le testimonianze positive che si leggono sempre più spesso.

Rispondi
avatar

Mauro Mattei

circa 11 anni fa - Link

Ben detto Francesco, peccato Monprivato non fosse fra le fila dei vini in degustazione :-/

Rispondi
avatar

Rossano Ferrazzano

circa 11 anni fa - Link

Noto che le aziende scelte per questa bella degustazione dimostrativa sono quasi tutte di osservanza classica, se non proprio tradizionale. Anche questo dice qualcosa, mepenzo.

Rispondi
avatar

Mauro Mattei

circa 11 anni fa - Link

Rossano, erano presenti in degustazione produttori dell'una e dell'altra sponda (in senso enoico, eh). Quelli che vedi nelle note d'assaggio son quelli che ci hanno convinto maggiormente. Anche tra i produttori classici qualcuno ha cannato l'annata, te lo posso assicurare.

Rispondi
avatar

Marco Grossi

circa 11 anni fa - Link

Non posso che confermare quanto dice Francesco: Monprivato 2003 è un DVDM* Per non parlare poi di Cascina Francia pari annata: snobbato da quasi tutti, ne comprai un po' di bottiglie a prezzo di saldo e ne sto godendo ancora ora. D'altronde ci piace vincere facile. *Discreto Vino Della Madonna

Rispondi

Commenta

Rispondi a Francesco Amodeo or Cancella Risposta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.