Lost in Borgogna #1. Claude Dugat, l’abate in blue jeans che intaglia diamanti a Gevrey

di Andrea Gori

Vinificare il pinot nero è come intagliare un diamante, è un gioiello difficile da trovare ma che non ha valore se non lo lavoro per renderlo brillante e meraviglioso“. Potremmo chiuderla qua la visita a Claude Dugat in una bellissima giornata di inizio estate. Quando si apre il piccolo portoncino in ferro, che dà accesso al cortile dell’azienda, ci si imbatte nel cavallo (a riposo), in aiuole fiorite e un’atmosfera di calma e serafica tranquillità. Quasi impossibile non trasalire poi quando Claude appare silenzioso e dimesso con i suo jeans e maglietta ad aprirti le porte del Cellier des Dimes, un granaio del 1219 sotto il quale affina i suoi vini e i suoi marc.

Ma l’atmosfera si fa ancora più celestiale quando lo senti raccontare la sua vita e il suo futuro: tre figli, tre porzioni di Grand Cru, tre ettari di proprietà e tre in affitto per (quasi) trenta mila bottiglie in totale: a quel punto, non sembra un caso che il domaine di Claude Dugat abbia sede di fianco alla chiesetta di Gevrey. Tra vetrate meravigliose, da cui filtra una luce coloratissima, con l’umidità che scorre dalle pareti e un’atmosfera gotica molto ascetica e spirituale, assaggiare i vini con questo “abate in blue jeans” è un’esperienza che sfiora il mistico, ma che serve per capire come mai le pochissime bottiglie prodotte sono ampiamente prenotate e  vendute a prezzi da capogiro prima ancora che vengano vendemmiate le uve.


Claude Dugat Bourgogne 2013. Solido e rigoroso, naso contratto ma fiero, ciliegia, sapido austero e succulento, liquirizia e senape, tutto il contrario dei classici Aoc Bourgogne. 86

Claude Dugat Gevrey Chambertin 2013. Alloro e mallo di noce, ciliegia e durone, mirtillo e menta, sapori roccioso e con poche concessioni: equilibrato e con tannino fitto e di una maturità impressionante per l’annata da cui nasce. 87

Claude Dugat Lavaux St Jaques 2013. Suolo compatto con calcare, vino mascolino, scuro e potente, frutta nera e pepe ma anche con raggio di sole, intensità, tannino fittissimo con quella rudezza che gli compete: un vino da godere non prima di 10 anni ma che già adesso sfodera una classe e un forza impressionanti, poca densità di frutto e tanta struttura. 92

Claude Dugat Bourgogne 2014 incredibile e solare, rustico e animato, lamponi fragole frutto esuberante per quanto possibile per il suo stile , tannino forzuto e piacevolissimo 90

Claude Dugat Gevrey Chambertin 2014. Durone, ciliegie e mirtilli, sapido e toccante, austero e difficile da leggere ma ha tocco più delicato e solare rispetto al 2013, tannino piccante e piacevolissimo con finale fruttato molto lungo. 88

Claude Dugat Crepiots e Perrieres Premier Cru 2014. Aromatico floreale e balsamico, miele di castagno e alloro, bocca piacevolissima delicata e comunicativa, prugne sotto spirito nel finale lungo e piccante di rafano e pepe verde, tannino dolce. 93

Claude Dugat Lavaux St Jaques 2014. Sole e frutto, ciliegie e lamponi, cuoio e liquirizia e tocco di tabacco Nicaragua, tannino pulsante e incalzante, tanto corpo e forza nel finale di amarene e menta. 94

Claude Dugat Charmes Chambertin Grand Cru 2014. Gentile mascolino come da tradizione, balsamico, lavanda e gelsomino, pepe e sale, tannino rugoso ma saporitissimo, una piccola bomba di grazia e meraviglia in divenire, finale roccioso e di sottobosco, lungo e deciso. 93

Claude Dugat Chapelle Chambertin 2014. Mascolino e strutturato con una speciale luce dark, cacao e caffè etiope, cardamomo e pepe, mirtillo e senape, bocca tumultuosa e tiratissima come un assolo di Kirk Hammet: tannino che spinge e graffia ma non ne vorresti mai fare a meno, con quel finale dalle prospettive infinite che chiude il sorso tra spezie orientali, dolcezze sottese e virilità d’altri tempi. 96+

Claude Dugat Griotte Chambertin 2014. Il più femminile dei tre, più discreto e suadente: rose, peonie, bergamotto e floreale, lamponi e fragole, tante sfumature di grazia e leggerezza, finale sospeso con una eleganza particolarissima tutta sua, una milf in grande stile. 94

Fine de Bourgogne 2013. Distillato dalla feccia, affumicato con rosa e floreale, caramello e ginestra, arioso e lieve al palato con finale floreale delicatissimo.

Marc de Bourgogne 2002. Miele di tarassaco, smalto, cera d’api, castagno, iuta, dattero marocchino, tostatura, bocca aggressiva e alcolica che sferza il palato, finale pronto e che dà la sveglia.

Vini intensi e commoventi, con una forza sottesa davvero impressionante, vini che hanno bisogno di tempo e cure per esprimersi alla grande ma che anche in questa fase (appena finita la malolattica e da botte) hanno un’eleganza incredibile e un’energia rustica e contadina, che conquista al primo sorso anche in annate particolari come la difficilissima 2013 e la discreta 2014: assaggio dopo assaggio ci sta conquistando non poco per il suo equilibrio particolare tra frutto e freschezza.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

5 Commenti

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musigny

circa 9 anni fa - Link

Sul libro VINI E TERRE DI BORGOGNA Claude Dugat era definito un "monaco in blue jeans". Qui il titolo recita un "abate in blue jeans". Le suggestioni a volte tirano brutti scherzi ;-)

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Andrea Gori

circa 9 anni fa - Link

Il libro di Giampaolo e di Camillo l'ho imparato a memoria! loro in realtà dicono "monaco in jeans" ma in ogni caso è difficile non dargli un aura ecclesiastica quando lo incontri!

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Sergio

circa 9 anni fa - Link

Ma anche il Bourgogne va a ruba? a quato lo vende? lo chiedo perchè passo a volte da Digione, e se lui in cantina ne ha, Gevrey è a un passo!

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Andrea Gori

circa 9 anni fa - Link

in cantina non ne ha...tutto prenotato pure quello...in ogni caso costa sui 30 euro a bottiglia...non proprio economico!

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Sergio

circa 9 anni fa - Link

allora maledizioni a te, che scrivi solo per far venire l'acquolina in bocca... Continuerò ad andare da Boillot a Gevrey, decisamente più economico (ma meno longevi i vini). Molto bella l'immagine pinot nero/diamante !

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