Lista ragionata di 10 nomi da non perdere alla Woodstock delle birre d’Italia di Slow Food

di Alessandro Morichetti

Quella di sabato 14 giugno a Saluzzo, ore 17, sarà una specie di Woodstock della birra artigianale italiana 2014. All’interno del festival C’è fermento avverrà la presentazione della Guida alle birre d’Italia 2015 di Slow Food, con annesso banco d’assaggio di 80 birre italiane di qualità. Due sole ore di tempo saranno effettivamente poche per godersi lo spettacolo quindi – nel caso riuscissi ad andare – ho chiesto ai curatori della Guida, Luca Giaccone ed Eugenio Signoroni, di consigliarci 10 birre imperdibili, con annessa motivazione.

Ecco le loro scelte:

Montegioco – Quarta Runa
È una di quelle birre che bisogna assaggiare almeno una volta nella vita e trovarla è sempre più raro. Poche birre riescono a raccontare la passione per il proprio territorio.

Birrone – Gerica
Forse il miglior modo per capire che la birra artigianale non è una bevanda difficile e che anche una birra semplice come una pils può nascondere un mondo e lasciare a bocca aperta.

Ducato – Viaemilia
Una delle più grandi interpretazioni italiane della pils. Uno dei modi migliori per capire la grandezza del movimento italiano e la capacità unica avuta nel reinterpretare grandi stili birrari.

Birranova – Arsa
Il Sud è la grande novità di quest’anno. Questa birra riassume in sé tutte le caratteristiche che cerchiamo in una birra del territorio: riconoscibilità, piacevolezza, estro, bevibilità.

MC77 – Mild the Gap
Uno stile poco frequentato dai birrai contemporanei, eppure così moderno. Un birrificio nuovo ma che si è messo a lavorare come i parenti più adulti.

Barley – BB9
Una delle più interessanti creazioni – strong ale con sapa di uva malvasia di Magodamas – di Nicola Perra nella sua riflessione sul rapporto birra-vino. Un monumento alla Sardegna brassicola.

Lambrate – Domm
La birra che vi farà riappacificare con le weizen. Uno splendido esempio di birra da bere, un bicchiere di puro piacere.

Il Chiostro – Once upon a time
Sperimentare con il malto. Questo il sottotitolo di questa birra di Simone della Porta. Una birra icona della sperimentazione.

Baladin – Xyauyù Oro 2011
Non si conosce il movimento brassicolo italiano se non si è mai assaggiata la Xyauyù. Questa motivazione è più che sufficiente a dire perché bisogna passare da qui.

Birrificio Italiano – Vudu
Uno stile poco diffuso quello delle dunkel weizen che trova nella birra di Agostino Arioli un’interpretazione magistrale, a conferma della sua capacità di riflettere sugli stili tedeschi.

Avete già comprato la Guida alle birre di Slow Food? Sarà compresa nei 30 euro di ingresso al banco d’assaggio, per la cronaca. (Cavolo, erano 30 euro anche a Birriamoci su del Gambero Rosso). Io la sto sfogliando con curiosità da qualche settimana ma vorrei saperne di più prima di azzardare parallelismi col mondo del vino.

Per dirne una: ok che tutto è nato a Piozzo ma Chiocciola, Grande Birra e cinque (5, CINQUE) Birre Slow a Baladin sono una roba spessa. Insomma, a leggere la Guida il Piemonte è più terra di birra che di vino. Sarà.

[Credits Foto: FineDiningLovers]

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

24 Commenti

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Paolo De Cristofaro

circa 10 anni fa - Link

Qualcuno mi spiega il concetto di "birra del territorio", por favor? Domanda seria, di uno che vuole capire, stop. grazie in anticipo!

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Leonardo Fi

circa 10 anni fa - Link

Non credo che sia applicabile alla birra il concetto di "terroir" così come si usa per il vino poichè implica una tradizione storico-culturale che in Italia, per ora, per la birra non esiste. Tuttavia ci sono alcune tendenze abbastanza radicate e credo che utilizzare la dicitura "birra del territorio" sia corretta. In particolare per quelle birre che utilizzano ingredienti a chilometro zero, ossia quelli tradizionali della zona di produzione. Sono un esempio il farro come cereale, ma anche l'utilizzo di altri aromatizzanti, come le pesche di Volpedo per la Quarta Runa di Montegioco.

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Ajejez

circa 10 anni fa - Link

Perché uno dovrebbe riappacificarsi con le weizen?

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Eugenio Signoroni

circa 10 anni fa - Link

Ciao Paolo! Birra e territorio possono sembrare concetti lontani e invece, grazie alla fantasia e alla passione di tanti birrai per i luoghi dove abitano, questi due temini sono sempre più collegati. In realtà la birra è sempre stata di territorio. Basti pensare al fatto che talune birre sono nate in determinati posti perchè lì e solo lì c'era un'acqua adatta alla produzione (e cosa c'è di più territoriale dell'acqua?!?). Con birre di territorio intendiamo quindi tutti quei prodotti brassicoli attraverso i quali è possibile raccontare un posto e le sue produzioni d'eccellenza, grazie all'utilizzo nella ricetta, di materie prime locali.

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Alessandro Morichetti

circa 10 anni fa - Link

Sul tema si espresse anche Schigi nell'intervista a Giorgia Cannarella su Gazza Golosa. Un’opinione su un tema ultimamente molto dibattuto: ha senso provare a produrre una birra con materie prime 100% italiane?

Per me no. La birra non è legata al terroir, a differenza del vino: in questo senso è un prodotto industriale anche quando è artigianale. Non puoi produrre un buon Barolo in Norvegia, mentre la birra non è così geolocalizzata. Toglierà anche romanticismo alla faccenda, ma è così.

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Leonardo Fi

circa 10 anni fa - Link

La questione è interessante ma secondo me è necessario anche intendersi sui concetti. Come dicevo prima, secondo me il concetto di terroir (nella sua accezione più ampia) non è applicabile alla birra. Nè in Italia nè altrove (forse fanno eccezione i lambic). Tentare di fare una birra con materie prime completamente italiane non credo abbia del tutto senso, i costi tenderebbero a salire paurosamente viste le piccole produzioni di malti e luppoli totalmente italiani. Tuttavia, aggiungere un tocco di territorio (non di terroir) utilizzando ingredienti locali credo sia una delle caratteristiche "tipiche" delle produzioni italiane che possono portare un valore aggiunto. Ovviamente non è sempre vero, a prescindere dall'ingrediente. Io per esempio non amo le birre di castagne.

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SR

circa 10 anni fa - Link

premesso che la penso come te ma è davvero necessario parlare di terroir per la birra, disquisire se esista o meno? ma un bel chissenefrega? e rendersi conto che le cose su cui concentrarsi sono altre? ora, io capisco Slow Food che basa tutta la sua attività sul concetto di difesa, promozione e vendita di prodotti agricoli radicati in un territorio e deve appiccicare col nastro adesivo questo concetto anche alla birra anche c'entra poco e niente. ma questo continuo ritornare della disquisizione dei terroir a me pare un'inutile sudditanza verso il mondo del vino. oppure è un tema su cui si interroga solo chi viene dal mondo del vino: nella birra, del terroir inteso in senso vinicolo, non gliene frega un tubo a nessuno

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Federico

circa 10 anni fa - Link

Domanda che mi sono fatto anche io, non so se sia utile, ma mi sono dato questa risposta. La birra artigianale italiana non ha una tradizione così forte e differenziata da poterne identificare l'attaccamento a un territorio in termini storico/tradizionali. Lo si può fare attingendo alla moltitudine di prodotti tipici che il nostro paese ci offre spostandoci in lungo e in largo su di esso. Del resto lo si fa già in campo culinario, in cucina. Esiste sì una tradizione culinaria storica, ma ne esiste anche una nuova e moderna. Non si dice forse di un ristorante moderno e creativo che può comunque essere attaccato al territorio quando usa ingredienti caratteristici e locali nelle sue preparazioni? Non può essere lo stesso anche con la birra? A mio parere sì. Trovare quindi birre dell'appennino tosco-emiliano a base di castagne, birre del sud con utilizzo di agrumi, lo stesso utilizzo del farro che in Italia trova la sua patria d'elezione. Ma anche arrivando a formare stili nuovi in certe zone limitate che diventano così caratteristici e territoriali. Non sono un esperto di birre, sto solo compiendo i primi passi, ma dover per forza fare parallelismi tra mondo del vino e della birra (cosa che mi pare sottostia a questa domanda, se non è così scusa), mi pare una forzatura inutile.

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Paolo

circa 10 anni fa - Link

L'epoca della birra di castagna temo sia già passata, da un po' di tempo. Settore giovane ma in rapida evoluzione: quel che era trendy ieri mattina oggi è già storia passata

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Federico

circa 10 anni fa - Link

Non dirlo però ai ragazzi della Beltaine...potrebbero aversene a male! ;-) Era ovviamente un esempio come un altro. Per proseguire nel parallelo con la cucina, anche nel settore della ristorazione creativa e moderna, come tale si potrebbe dire "quel che era trendy ieri mattina oggi è già storia passata", ma questo non toglie che si possa continuare a darne anche caratteristiche di territorialità quando ce l'hanno per i criteri suddetti.

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ale

circa 10 anni fa - Link

30 euro.....

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Eugenio Signoroni

circa 10 anni fa - Link

Toppo poco vero per una degustazione così incredibile?

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ale

circa 10 anni fa - Link

mah, se paragono ai 30 spesi una settimana fa per assaggiare pressochè tutta la poduzione di Barolo annata 2010 e portarmi a casa una bottiglia selezione dell'Enoteca, che non ho ancora assaggiato ma mi si dice essere molto buona, non so se è poco......

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ale

circa 10 anni fa - Link

scusate se non ho specificato ma produzione base intendo, non tutti i cru esistenti :)

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ale

circa 10 anni fa - Link

Consideri anche che l'evento Ba&Ba offre la possibilità di degustare con €25 un'infinità di Baroli e Barbareschi.. (per vs. info, quest'anno che il congresso nazionale AIS si fa a Torino, l'evento si terrà a Novembre a Palazzo Carignano)

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Eugenio Signoroni

circa 10 anni fa - Link

Beh lei consideri che sono più di 100 birre tra il meglio che la produzione italiana oggi esprime. Consideri anche che nel prezzo è compresa una copia della guida (che di copertina viene 14,50 €). Insomma il mio invito è a venire a fare un giro, non credo si pentirà di come avrà speso i suoi 30 €.

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ale

circa 10 anni fa - Link

ok, comunque attenzione perchè, ad esempio in questo articolo c'è scritto 80 e non più di 100

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Daniele

circa 10 anni fa - Link

Ma niente Birrificio Civale?

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Eugenio Signoroni

circa 10 anni fa - Link

Birrificio Civale c'è! L'elenco completo delle birre e dei birrifici presenti alla degustazione le trovate qui (http://www.slowfood.it/slowine/degu-birre-2015-prenotatevi-perche-i-posti-alla-piu-bella-degustazione-dellanno-sono-limitati/#.U5WUTihCUes). Dove trovate anche il link per partecipare alla degustazione. Queste 10 sono solo un riassunto di quanto di straordinario si potrà trovare a Saluzzo sabato. Non potevamo citare tutti così abbiamo estrato 10 birre

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ale

circa 10 anni fa - Link

ci sono "solo" 50 birre in quell'elenco, è corretto? c'è una seconda pagina che io non trovo?

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Eugenio Signoroni

circa 10 anni fa - Link

Erano impaginate in modo sbagliato e me ne scuso. Ora sono tutte corrette. Ti invito ad andare a vedere.

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ale

circa 10 anni fa - Link

grazie, pertanto che io ne conto ancora "solo" 51......

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Nic Marsél

circa 10 anni fa - Link

La OG 1111 torbata del Carrobiolo è da non perdere assolutamente anche fuori stagione

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giuseppebarretta

circa 10 anni fa - Link

Nessuno (credo) parli di terroir, ma semplicemente di un elemento in ricetta caratterizzante di un territorio, come appunto la castagna, o al posto malto scuro l' utilizzo del grano arso, o della lenticchia -ovviamente non maltata :-) - oppure il mostocotto o il cotto di fichi o ancora per esmpio sostiture la buccia di arancia amara generica con agrumi di Sorrento. Tutto quì. Poi se si ama filosofeggiare anticipatamente anziché dopo averle bevute ognuno è libero di farlo, anche se il contrario mi sembra un tantino più logico.

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