Les Terrasses de l’Empire del Domaine Georges Vernay, il vino frutto alla maniera del Rodano

Les Terrasses de l’Empire del Domaine Georges Vernay, il vino frutto alla maniera del Rodano

di Andrea Gori

Al tempo in cui il Rodano era la linea di confine tra il Regno di Francia e l’Impero Germanico, già erano famose le “terrazze” dove si coltivava vino in condizioni piuttosto precarie e artigianali. Tra le uve coltivate su questo granito così povero è sempre stata costante la presenza nei secoli del Viogner, almeno da quando l’imperatore Probo lo portò dalla Croazia, dove si chiama(va) Vugava Bijela, uva molto resistente alla siccità ma che dovette soffrire parecchio dopo la fillossera per riconquistare i cuori dei viticoltori, spaventati dalla troppa sensibilità all’oidio e dalla poca produttività. La famiglia Vernay giunge sulla scena nel primo dopoguerra ed è tra i fautori della nascita dell’AOC Condrieu (1940) che prevede vini da Viogner in purezza ma pochi altri seguono la strada e già negli anni ’50 sono solo 3 gli ettari vitati con quest’uva. Poi la rinascita e il lavoro costante che riportano in auge quest’uva che di recente ha trovato spazio e interesse nel mondo (Australia) e anche in Italia (Toscana e Sicilia le due regioni dove è più presente).

Christine Vernay prende possesso della cantina di famiglia quando suo padre va in pensione e convince tutta la famiglia a trasferirsi da Parigi fin quaggiù. Oggi si occupa in prima persona di vigna e cantina, con il marito ad occuparsi della commercializzazione dei vini. Il Viogner “Terrasses” è il vino creato da Christine che va ad aggiungersi agli altri due Viogner prodotti in famiglia ed è un omaggio al frutto del viogner, puro diretto e senza intervento di legno. Perchè se è vero che il vitigno si è diffuso in tante zone del mondo è anche vero che solo a Condrieu  assume un profilo particolare, con un equilibrio speciale tra frutto, maturità, carnosità e tensione acido-sapida. In giovinezza è un vino che può dare l’impressione di freddezza e semplicità ma che si evolve verso finezza e speziatura con l’età e la bottiglia. Per Christine un vino comunque da bere tra i 5-6 anni dopo la vendemmia nonostante si possa andare anche oltre.

Secondo la signora Vernay non c’è (per fortuna) un modello preciso da seguire, ogni annata tira fuori un tratto di carattere diverso di questa uva: ecco perchè una verticale  come quella alla quale abbiamo partecipato racconta molto più di un assaggio singolo.

George Vernay Condrieu Les Terrasses de l’Empire 2011
Agrumi e albicocca in evidenza per questa annata calda e precoce con vendemmia a fine agosto (rarissima). Profilo burroso e solare, sentori classici di albicocca, pesca e mirabelle, poi floreale e alchechengi. Bocca fresca e sorprendente, non lunghissima, ma in cui si affacciano note affumicate e mielate intriganti e saporite. Vino forse al top della sua carriera ma con un equilibrio speciale che lo rende perfetto da consumarsi anche da solo. 88

George Vernay Condrieu Les Terrasses de l’Empire 2012
Annata fredda all’inizio poi però vendemmia molto tarda (20 settembre). Oggi è arioso con un bel floreale di biancospino, note di lime, agrumi e ginestra, pesca bianca, per certi versi simile ad un pinot meunier di grande annata champenoise. La bocca è intrigante ma chiude fresca, sapida e con frutto più fermo e meno solare di altre annate. Il finale è sassoso con note floreali che spuntano dal complesso, anice e rafano piccante. Un vino profondo e fine in un equilibrio sottile dove la grassezza non pesa e l’agilità è regolata dal sale. 89

George Vernay Condrieu Les Terrasses de l’Empire 2013
Note di burro salato e susina gialla, alchechengi, mango, albicocca e resina, a seguire note di miele di acacia che compongono uno stupefacente naso ricco e opulento. La bocca è serrata, rocciosa e con una bella acidità sferzante che dona equilibrio e piacevolezza ad un vino ricco la cui longevità è molto prevedibile. Noi però preferiamo non aspettare, visto che, bevuto oggi, è davvero speciale. 93

George Vernay Condrieu Les Terrasses de l’Empire 2014
Ginestra, pesca gialla e salsedine, dolcezza suggerita e ampia di resina e zagara. Bocca piacevolmente sapida con alcol ben presente e acidità bassa ma il palato è comunque asciutto e diretto, sassoso e fruttato dì nespola e caramella agli agrumi. Finale in evoluzione ma che lascia il segno e sferza il palato. 87+

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

1 Commento

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andrea

circa 8 anni fa - Link

Doloroso sapere che Probo porta il viognier dalla Croazia. Le terre illiriche da cui proviene Probo avevano popolazione colona romana installata su popolazioni autoctone non slave e celtiche civilizzate. Il legionario/ colono porta con sé la vite e il vino così si diffonde dove altre o nessuna sono le bevande alcooliche tradizionali da fermentazione. Curioso sarebbe capire la sua parentela con l' uva italica da cui proviene. Le invasioni Croate sono arrivate ben dopo Probo per arrivare tristemente fino ai giorni nostri con l' esodo recente di centinaia di migliaia di Dalmati, Istriani e Giuliani dalle loro terre secolari.

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