La verticale di Vigna alle Nicchie, il tempranillo che nasce tra le conchiglie di San Miniato

di Leonardo Romanelli

Parli di San Miniato, in provincia di Pisa, e ti viene in mente il tartufo bianco, non certo il nettare di Bacco: eppure qui Leonardo Beconcini con Eva Bellagamba hanno deciso di proseguire l’opera del padre di Leonardo, Pietro: dedicarsi anima e corpo alla produzione di vino.  La loro azienda si può considerare una cattedrale nel deserto alla cui costruzione ha contribuito anche la voglia di confrontarsi con un vitigno certamente non comune o abituale da queste parti, il Tempranillo.

Le piante sono state trovate in azienda e l’ipotesi più accreditata è quella che siano state portate da comunità di spagnoli che percorrevano la via Francigena per Santiago di Compostela. Quest’uva presente tra i filari (oggi 4 ettari su 12 totali, tutte riprodotte in maniera massale) ha sempre stuzzicato l’interesse di Leonardo, una volta entrato in azienda a lavorare, tanto  che ha poi deciso di provare a vinificarlo in purezza, con sperimentazioni iniziate negli anni Novanta, ma che hanno avuto compimento nel 2004.

“C’è stato molto da imparare per gestire bene il Tempranillo” ha confessato Leonardo. L’impianto ad alberello non poteva essere gestito come il sangiovese, era da lasciare in  libertà, non troppi diradamenti, non sarebbe stato possibile gestire in maniera adeguata la mancanza di acidità unita ad un contenuto alcolico possente. I viaggi in Spagna cominciano a chiarire un po’ le idee e la soluzione per mantenere la freschezza viene poi trovata con una raccolta appena anticipata ed un successivo  appassimento delle uve sulle stuoie per circa quattro settimane.Il primo problema è quello di trovare un luogo adatto per l’operazione e 3.000 bottiglie non giustificano subito investimenti poderosi.  La linfa contenuta nel raspo fornisce ancora sostanze agli acini per una settimana, che poi si disidratano gradualmente nel restante periodo. Per il 2014 ci sono volute ben 7 settimane e mezzo  per l’appassimento ma il risultato ottenuto non ha soddisfatto i produttori e quindi l’annata di Vigna alle Nicchie non uscirà.

“Non ho mai pensato di fare un blend,  fa perdere in personalità al vino, che deve comunque venir fuori con le sue caratteristiche” aggiunge Leonardo. La fermentazione viene fatta in cemento, nessuna volontà di fare vini grassi secondo il modello spagnolo, l’ideale è quello di riuscire a fare un vino “gastronomico” che “toscaneggi”, non troppo opulento, anche se l’alcol è sempre compreso tra i 15 e i 16°.  24 mesi in legno con  barriques nuove, 30% delle quali rovere americano, perché fa respirare tantissimo il vino e poi 18 mesi di affinamento in bottiglia. L’impressione è quello di avere di fronte un vino dalla longevità davvero sostenuta. Di seguito gli assaggi:

2004
Leggermente granato, limpido, non troppo pieno. Naso avvolgente di frutti piccoli, elegante, ciliegia, chiodi di garofano, anche minerale. Poi terziario, di tabacco e cuoio, appena sporco Bocca fresca, vivace, morbida, non troppo sostanziosa. Tannino fine e delicato. Finale dolce, di media lunghezza e buona ripresa, anche se l’acidità  domina. Giudizio: si è molto ingentilito nel tempo , leggermente spogliato, pulito. 84

2005
Rubino abbastanza pieno, di buona limpidezza. Confettura di more e ciliegie, spezie come cannella e ginepro, ma anche terziario di pelliccia e terra. Bocca densa, succosa, di buona avvolgenza. Tannino medio, nervoso, buona lunghezza, sodo , vivace fresca bevibilità. Giudizio: acquista in polpa, più composto, elegante, preciso. 87

2006
Porpora, pieno, deciso. Naso molto aromatico, quasi floreale, speziato, vaniglia, canfora, cenni mentolati, poi confettura di more, potente, ancora fresco, si trova poi l’alloro. In bocca è denso ricco, avvolgente, consistente, il tannino è integrato anche se riconoscibile. Finale vivace, lungo e ben calibrato.
Giudizio: vino avvincente, che si mantiene ricco e a tavola si beve con godibilità. 90

2007
Porpora, pieno, ricco, deciso. Naso con toni vegetali alti, poi peperone verde cotto, prugne cotte, marmellata di more, quindi vaniglia e speziato con cenni di burro. Bocca densa, molto antico nei ricordi, si sente l’ossidazione, appena vetusto, tannino sodo ma ben contrastato dall’alcol. Finale lungo e succoso.
Giudizio: l’alcol domina sulle altre componenti, anche se non le soffoca. Più impegnativo. 86

2008
Porpora, pieno, ricco. Naso poco potente all’inizio, poi tende ad aprirsi in maniera più sommessa. Rabarbaro e cuoio, lievi cenni di tabacco, anche confettura di more e prugne.  Appena volatile. Etereo poi bocca densa, dolce, quasi pastosa, finale prolungato con ritorni di frutta matura.
Giudizio: molto ricco, con finale quasi dolce che lo rende un po’ faticoso anche se è da considerare positiva la buona tenuta. 85

2009
Porpora potente, deciso. Naso burroso, cenni freschi, terrosi e vegetali di macchia mediterranea, salmastro poi frutti maturi come ciliegia, ma anche ribes e mirtillo. Bocca potente, succosa e piena. Finale asciutto, sodo, croccante di bella continuità.
Giudizio: una volta spogliatosi dell’eccessiva densità, acquista in bevibilità, il che lo rende perfetto a tavola. 90

2010
Porpora, denso, ricco, deciso. Naso che fa fatica inizialmente a districarsi, prugne e ciliegie sotto spirito accennate, poi spezie classiche come chiodi di garofano, cannella e ginepro. Bocca succosa, ampia, potente, ricca, con tannini fitti e decisi. Alcolico, succoso, deciso, un po’ stancante. Finale medio che si sviluppa con fatica
Giudizio: si dimostra giovane, può invecchiare con calma per esprimersi al meglio. 85

2011
Porpora, molto pieno e deciso. Naso da vin brulé molto speziato, poi frutti maturi come prugna, ciliegie e more, qualche cenno di pelliccia. Bocca soda e succosa, piena, concentrata, elegante. Buona sapidità e finale lungo.
Giudizio: se pur giovane dimostra subito grande possibilità di esprimersi nell’invecchiamento.  88

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Leonardo Romanelli

“Una vita con le gambe sotto al tavolo”: critico gastronomico in pianta stabile, lascia una promettente carriera di marciatore per darsi all’enogastronomia in tutte le sfaccettature. Insegnante alla scuola alberghiera e all’università, sommelier, scrittore, commediografo, attore, si diletta nell’organizzazione di eventi gastronomici. Mescolare i generi fino a confonderli è lo sport che preferisce.

1 Commento

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Giovanni

circa 9 anni fa - Link

articolo molto interessante e vino sicuramente straordinario: ma c'azzecca un Tempranillo, anche se introdotto, come dice la leggenda, "da comunità di spagnoli che percorrevano la via Francigena per Santiago di Compostela" a San Miniato, provincia di Pisa, Toscana? Per contrappeso, a quando la verticale del primo Sangiovese prodotto nella Rioja?

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