La vendemmia dei consorzi di tutela è sempre a cinque stelle. Quando va male quattro
di Jacopo CossaterSolo qualche giorno fa abbiamo dedicato un post ad una recente sbicchierata con diversi Sagrantino di Montefalco, una degustazione alla cieca dedicata alla vendemmia del 2003. Nel testo – tra le altre cose – facevo riferimento al fatto che quella fu annata generosamente premiata dal Consorzio con quattro stelle su cinque. Esattamente come la successiva, universalmente riconosciuta come superiore: quella del 2004.
Vorrei sottolineare la parola “premiata”. In una scala da uno a cinque mi sembra infatti evidente che il numero quattro abbia un’accezione molto positiva. Mi sbaglio? Lo scrivo perché vorrei porre per un momento l’attenzione su una pratica particolare, quella che vede coinvolti molti consorzi del vino italiani abituati a giudicare proprio in una scala da uno a cinque la qualità media delle vendemmie nei rispettivi territori. Guardando la lista delle ultime annate, con particolare attenzione al decennio compreso tra il 2000 ed il 2009, non può non balzare all’occhio che l’unica vendemmia a scendere sotto la soglia delle quattro stelle sia stata quella del 2002. Nello specifico: 2000 (quattro stelle), 2001 (quattro stelle), 2002 (due stelle), 2003 (quattro stelle), 2004 (quattro stelle), 2005 (cinque stelle), 2006 (quattro stelle), 2007 (quattro stelle), 2008 (cinque stelle), 2009 (quattro stelle). A fare due conti appare quindi evidente che su un totale di cinquanta “punti” disponibili il Sagrantino di Montefalco ne abbia portati a casa quaranta. Un bel bottino. Ma attenzione, questa non è certo una peculiarità della sola denominazione umbra. Il vicino Vino Nobile di Montepulciano appare perfettamente allineato con quaranta stelle. E il Brunello di Montalcino? Identico punteggio. Ma questi sono sole tre esempi, per quanto eccellenti, tra molti altri sparsi a macchia di leopardo un po’ in tutta la Penisola.
A guardare queste liste salta poi all’occhio quanto per i decenni precedenti le valutazioni, spesso postume, abbiano certamente maggiore attendibilità, così caratterizzate da una forbice assai più ampia nei giudizi. Valori che tra l’altro si riferiscono a periodi storici in cui le temperature medie stagionali erano decisamente più basse rispetto ad oggi, tanto che proprio negli ultimi tempi si è affermata la definizione di “annata classica” in riferimento ad una vendemmia generalmente più fresca, che almeno nelle intenzioni dovrebbe richiamare la seconda metà del novecento. Certo, al tempo stesso va sottolineato quanto il livello medio dei vini sia cresciuto, ma a rigor di logica queste sono valutazioni che dovrebbero attenersi alle sole potenzialità dell’annata, a prescindere dai risultati delle singole cantine.
Insomma, il problema è che questo continuo livellamento verso l’alto porta ad un azzeramento della credibilità di questo sistema di valutazioni pensati per agevolare tutta la filiera, dal giornalista al commerciante e via via fino al bevitore finale, ma oggi del tutto svuotato di senso. Anzi (forse) addirittura controproducente alle immagini delle singole realtà consortili. Un peccato.
10 Commenti
she-wolf contemplating stars
circa 10 anni fa - LinkBravo! Un post a cui darei 5 stelle+.
RispondiArmando Castagno
circa 10 anni fa - LinkTrattandosi di valutazioni fatte dal Consorzio medesimo di tutela delle denominazioni in questione, cioè in buona sostanza da aggregazioni di "giudicandi" e non di "giudici", affiandati da enologi che in genere collaborano, giustamente stipendiati, dai "giudicandi", il mio pensiero è che le menzioni "laudative" dei vini vietate dai disciplinari e pertanto uscite dalla porta, rientrino in questo modo dalla finestra. A Roma sintetizzano efficacemente con "se la sonano e se la cantano".
RispondiFrancesco
circa 10 anni fa - LinkOste! Com'è il vino? Bono!!
RispondiRiccardo Campinoti
circa 10 anni fa - LinkLe mattonelle celebrative pero' sono belline dai
Rispondibettino
circa 10 anni fa - Linkbah ! a me pare un'accozzaglia di stili, in cui si fatica a comprendere una relazione qualsiasi con la celebrazione della vendemmia, ed il "benvenuto" al celebre vino ilcinese... ma fin qui, fermandosi solo all'analisi della estrema povertà del tutto, non ci sarebbe neanche da fare troppo gli schizzinosi... i gusti sono gusti, e qualche anima pura potrebbe anche pensare alla piastrella di Deborah Compagnoni ( ma che c'azzecca???) come un pezzo d'arte primitiva... Ecco, forse non hai visto dove 'ste piastrelle sono state appiccicate, la mancanza assoluta di qualsiasi relazione tra piastrelle e luogo circostante , il senso reale di posticcio che 'ste piastrelle comunicano appena le vedi, la distanza siderale tra ciò che con questi piastrellotti si vorrbbe comunicare all'amante dell'"elegante" Brunello ed il misero risultato del muro appiccicato.... pare il retro di un edificio scolastico, dove gli studenti mettono il risultato del loro lavoro... io toglierei tutto, e le piasterlle le darei in affido volontario ai vignaioli che avessero il coraggio di appiccicarne una al muro della loro cantina....
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkE allora aboliamole queste benedette stelle, come tutti i soci del Consorzio del Brunello chiesero qualche anno fa al Presidente Rivella. Ops, tutti eccetto due. Ed in effetti, visto che nella democrazia e nel voto noi ci crediamo davvero, le stelle non ci sono più. O no?
RispondiMG
circa 10 anni fa - LinkEh vabbeh allora anche i punteggi sui vini, con la mia pochissima esperienza non ho mai visto meno di 60, che sono poi le 3/4 stelle del consorzio. Che poi le scale abbiano poco senso non c'e' dubbio
RispondiMM
circa 10 anni fa - LinkFaccio un paragone con il voto di condotta di quando andavo a scuola: il 7 era insufficiente, l'8 appena ok, etc. Allo stesso modo se la media è 4 stelle, vuol dire che dobbiamo leggere - per le annate contemporanee - un "vendemmia media", con 3 "vendemmia cattiva", etc. Non mi scandalizzerei dunque più di tanto, più che altro chiederei a quelli che se ne intendono, se interpretata come ho suggerito la valutazione sia corretta o meno.
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