La salsa al vino rosso. Chi la compra alla Lidl e chi la fa a casa

di Giulia Mancini

Più che una ricetta stavolta è un confronto tra due prodotti che dovrebbero avere lo stesso nome e, invece, non si somigliano affatto e non perché una l’abbia fatta io. Non sono una habitué dei supermercati, anzi faccio la spesa al mercato ortofrutticolo, dal macellaio, dal pescivendolo, dal panettiere e via dicendo però alcune volte mi perdo a vagare tra gli scaffali della GDO. Il supermercato è un ottimo rifugio per le emergenze della domenica e i detersivi per la casa li acquisto lì; in queste occasioni mi incuriosisco a sbirciare tra prodotti a me sconosciuti. Spesso, quando mi ci trovo, compero anche le cose più strane perché sono curiosa, le provo quasi subito: cibi in scatola, buste di preparati e conserve dai colori sgargianti. Apro, ultimo la preparazione, assaggio, non mi piace, cucino qualcosa da mangiare: il rito è più o meno questo.

Stavolta invece ho voluto fare un confronto tra la scatoletta di salsa al vino rosso e una che preparo io per accompagnare la carne brasata, quando il sugo si è ristretto troppo ne faccio un po’ a parte e la servo in una salsiera.

Ingredienti:
450 cc di vino rosso
300 cc di brodo di carne
30 g di farina 00
60 g di burro
2 cipolle ramate di piccola dimensione
1 foglia di alloro
5 grani di pepe nero
3 rametti di timo fresco
sale fino

In una casseruola verso il vino con il timo, i grani di pepe e la foglia di alloro; a fuoco moderato lascio ridurre alla metà.
Nel frattempo taglio finemente la cipolla e in un tegame, preferibilmente di coccio, faccio sciogliere a fuoco basso 40 g di burro; aggiungo la cipolla e un pizzico di sale fino, lascio stufare fino a quando la cipolla non sarà diventata trasparente. Quindi aggiungo in una sola volta la farina e mescolo con un cucchiaio di legno per fare in modo che si amalgami al burro e si tosti; aggiungo il brodo caldo a filo per stemperare il composto evitando la formazione di grumi, lavoro con una frusta da cucina e continuo la cottura a fuoco moderato dopo aver aggiunto anche il vino filtrato dagli odori. Proseguo la cottura fino al raggiungimento della consistenza desiderata e servo immediatamente.

Questa preparazione descritta non è difficile e nemmeno lunga, ha il grande vantaggio di poter scegliere quale vino utilizzare (consigliabile lo stesso che si è usato nella ricetta da accompagnare) e può essere profumata con le erbe aromatiche di gradimento.

La salsa acquistata ha una consistenza viscida e un po’ gelatinosa, anche scaldata non perde la vena mucillaginosa; del vino sconosciuto impiegato si sente solo una fastidiosa acidità spiccata, non c’è traccia di erbe aromatiche; al naso non ha profumi significativi oltre quelli dei conservanti, in bocca gli amidi e gli addensanti foderano lingua e palato impedendo di apprezzarne il sapore, non ha alcuna untuosità che allunghi le percezioni gustative. Insomma non mi è piaciuta e, secondo il rito classico, l’ho lasciata e ho preparato anche stavolta la mia versione casalinga.

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