La classifica dei 10 produttori di Champagne più venduti al mondo, bottiglia per bottiglia

di Andrea Gori

Non è un bel momento per lo Champagne in Italia con i consumi in pratica dimezzati rispetto a pochi anni fa. I dati che leggiamo sui numeri del vino fotografano una situazione piuttosto chiara ed evidenziano che la maggior parte delle bottiglie se ne vanno in feste e festicciole e che queste sono sempre più rare in tempi di PIL che va giù. Ergo, la grande o relativamente grande richiesta e visibilità di tanti produttori piccoli e “artigianali” non si riflette in aumenti di consumo tali da pareggiare le perdite del mass market.

Al di fuori dell’Italia 305 milioni di bottiglie viaggiano sempre più verso USA, Giappone e Australia. Una interessantissima TopTen 2013 dei marchi più diffusi al mondo è stata pubblicata dal magazine The drink business e non è così ingessata come si potrebbe pensare. Diamole insieme un’occhiata.
N.b.: le percentuali si riferiscono ai volumi di vendita rispetto al 2012. 

10. Canard-Duchêne: 4.000.038 bottiglie, +8,2%
Semisconosciuta in Italia dove solo di recente Balan ha cominciato a distribuirla con ottimi riscontri iniziali, è da sempre di proprietà della famiglia Thienot. Nota in patria soprattutto per la serie “de prestige” denominata Charles VII, ha avuto una impennata nelle vendite da quando ha deciso di investire in una immagine più green (incluso uno Champagne completamente biologico).

9. Lanson: 4.320.000 bottiglie, +6.8%
Gli alfieri del rifiuto ostinato della malolattica viaggiano piuttosto bene dopo anni non facilissimi e hanno cominciato esperimenti interessanti sull’affinamento dei vini in legno. Da 26 anni sponsorizza con parecchio successo Wimbledon.

8 . Pommery: 4.920.000 bottiglie, -10% 
Grande e grandissima maison che in Italia sta lavorando benissimo in HoReCa, un po’ meno in GDO. Di nuovo, all’orizzonte si staglia la nuova annata (l’attesa 2003) del cru “cittadino” di Reims  Les Clos Pompadour. Dopo i 2003 di Krug e Dom Perignon pare che questo millesimo non sia più un tabù e chi ha prodotti di livello si prepara a rilasciarli. Staremo a vedere!

7. Piper Heidsieck: 4.430.592 bottiglie +2.9%
Tra le grandi, di certo è quella che ha intrapreso il rinnovamento più grosso e potenzialmente interessante anche se i risultati non si vedranno prima di qualche anno. Régis Camus in cantina ha realizzato nuovi prodotti di più alta qualità e la gestione coordinata con l’altro Heidsieck, Charles, rende possibili cuvée molto interessanti. Se siete habituée della Croisette, l’avrete sicuramente incontrato a Cannes di recente.

6. Taittinger: 5.664.000 bottiglie +1,3%
Lo champagne con cui avrebbe dovuto brindare la Germania agli scorsi mondiali (poi si sa è finita a birra) mette a segno una bella prestazione. Sempre validissima come Maison nel suo complesso con la Comtes de Champagne 2002 attualmente sul mercato che desta meraviglia più alcune chicche come il dolce Nocturne e la bizzarra Folies de la Marqueterie a titillare gli appassionati di rarità.

5. Laurent Perrier: 7.008.000 bottiglie +0,1%
Altra maison che va sul verde, anzi floreale, per le sue sponsorizzazioni stravaganti come il Flower Show di Chelsea e una serie di immagini bucoliche molto azzeccate. La serie Grand Siècle negli ultimi anni sta conquistando sempre più appassionati e tecnici, complici le grandi annate in assemblaggio.

4. Mumm: 7.488.000 bottiglie -6%
La mitica casa degli avventurieri e dei piloti, famosa per ricercare l’eleganza mascolina della Champagne, ha intrapreso un percorso di grande miglioramento di tutto il lavoro in vigna e cantina con l’arrivo del fenomenale chef de cave Didier Mariotti. Continua la sponsorizzazione della Formula 1 e la grande cura di mercati emergenti come Brasile, Cina e India.

3. Nicolas Feuillatte: 9.876.000 bottiglie, +8,2%
Il balzo dal 2012 è impressionante ma è un trend che dura ormai da parecchi anni. Nonostante il mercato principale sia la GDO e su fascia medio bassa (il 40% del totale venduto in Francia, il loro mercato principale) i profitti sono notevoli e tutti i soci conferitori sono al settimo cielo tanto da sottoscrivere felici la decisione di costruire nuovi uffici in sostituzione degli attuali che già sono abbastanza impressionanti per dimensioni.

2. Veuve Clicquot: 17.400.000 -1,6%
Tra le più attive per le iniziative di sponsorizzazione e di ricerca (ci ricordiamo tutti l’immersione di un centinaio di Yellow Label e millesimati sotto il Baltico di qualche mese fa), Veuve-Clicquot ha investito di recente moltissimo nel lancio (e c’eravamo) della serie Cave Privèe, una serie di vecchi millesimi davvero impressionanti per qualità e stato di conservazione. Un brand sempre in vista e sempre più cool, basti pensare alla finta operazione russa di marketing dello Champagne in pasticche solubili che pur non essendo autorizzata dalla Maison ha regalato una visibilità incredibile al brand per un paio di settimane sul web.

1. Moet et Chandon: 28.980.000 +3,2%
Numeri monstre per la regina indiscussa e irraggiungibile che si avvicina al traguardo incredibile delle 30 milioni di bottiglie. Anche qui se da un lato si coltivano i prodotti modaioli e discutibili come il Moet Ice da bere con il ghiaccio e popcorn al tartufo marchiati Moet per abbinamenti “perfetti” con la bollicina, dall’altro si prendono molto seriamente le istanze della grande cucina come la recente collaborazione con il tristellato chef  Yannick Alléno. Anche sul fronte testimonial la maison dimostra la sua grandeur: non si sono ancora spenti i fasti della campagna con Scarlett Johansson che già furoreggiavano i poster con Roger Federer: chi saranno i prossimi?

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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