Krug 2003, l’unico millesimo che anche Joseph Krug si sarebbe divertito ad assemblare

di Andrea Gori

Sarebbe mai nato Krug 2003 in assenza del Dom Pérignon 2003? A questa domanda non risponderà nessuno. Dom è il vino che ha dimostrato, a certe condizioni, che fare un millesimato in Champagne con la vendemmia più anticipata di sempre (21 agosto) era non solo possibile ma anche foriero di qualche soddisfazione nel bicchiere. Nel caso di Dom Pérignon ci riferiamo a soddisfazioni molto particolari e distanti dallo stile solito. Parlando di Krug, invece, il risultato del 2003 è straordinariamente in linea con il mood e la qualità dei millesimati della casa, facendo addirittura pensare, in prima battuta, al 2000 ai suoi esordi.

Questo 2003 già all’annuncio aveva fatto storcere il naso a tanti: c’è da capirli, vista la reputazione e i dati analitici del 2003 che escludevano le acidità fondamentali delle uve per ottenere un grande Champagne. C’erano ottimi vin claires, quasi dei Borgogna succosi, potenti e minerali; ma basi-Champagne proprio no. In realtà nella Maison Krug ci sono varie armi a disposizione, affinate nel corso degli anni; soprattutto, c’è la possibilità di uscire con un numero di bottiglie talmente basso che non sarebbe economicamente interessante per altre aziende, ma che ha perfettamente senso all’interno di un gruppo come Louis Vuitton Moët Hennessy (LVMH). Così come ha perfettamente senso in una Maison che attraversa un ricambio generazionale delicato, e una fase tutta nuova e inedita, sotto la guida ferma ma delicata di Maggie Henriquez, la messicana che ha dato a Krug una dimensione nuova e più calzante al suo ruolo di azienda leader per immagine e contenuti tecnici nella regione. Che passerà comunque alla storia per aver realizzato il libro della storia di Krug. E addirittura averlo fortemente voluto anche in italiano.

Anche per questo era importante, sul piano comunicativo, uscire con il 2003 e con un 2003 di simile qualità. Dimostrare che il passaggio generazionale e in cantina era compiuto e che la tecnologia e i mezzi a disposizione da parte di LVMH consentono oggi a Krug di operare con una libertà e una potenza mai viste prima. Fedeli per secoli alla linea del fondatore Joseph Krug e della sua predilezione per la “Cuvée numero 1” ovvero la sans année, quella Grande Cuvée ancora oggi pilastro della produzione, il 2003 è stato, come si diceva, una miniera d’oro di vin claires indispensabili per gli anni a venire per equilibrare acidità e morbidezze, ma anche un banco di prova perfetto per dimostrare come oggi sia possibile e stimolante (attraverso il Krug Code) ricostruire composizione, storia e dimensione di ogni Grande Cuvée sul mercato. Le prime GC con la possibilità di risalire alla loro origine in termini di composizione sono infatti proprio quelle basate per un 60% sull’annata 2003, e per il restante su vini di annate precedenti, risalenti anche fino a 10 anni: un qualcosa di impossibile per ogni altra casa in Champagne.

L’assaggio di ieri sera al Circolo Marras (che non è “splendida cornice” sensu stricto ma di certo consente spunti emozionali suggestivi) è stato lineare e circolare al tempo stesso.
Come ogni volta le danze (con un sax di sottofondo in mezzo ai manichini e ai libri) sono state aperte con la Grande Cuvée (base 2005), per poi passare a tavola in mezzo ai modelli di abiti e le cucitrici Singer schierate per i millesimati e riapprodare infine alla Grand Cuvée (ma base 2003) per secondi piatti e dessert.

Per la prima volta la Grande Cuvée posta in chiusura era appunto quella basata sulla stessa annata del millesimato presentato, un percorso che permette di comprendere il fascino dell’assemblage Krug, capace di spaziare orizzontalmente nel 2003 a cercare i vini più acidi e taglienti per il millesimato, ma anche di indulgere in morbidezze e pomposità immancabili in ogni Grande Cuvée che si rispetti, a maggior ragione in quella dove il 2003 ne rappresenti la componente principale in assemblaggio.

Nel mezzo il millesimato 2000 che è molto più Krug “classico”, con una opulenza meno spiccata ma che si rivela poco a poco, e che oggi a distanza di qualche anno dal primo assaggio dimostra una maturità quasi perfetta delle sue componenti. Volendo fare un confronto tra i millesimi, come la Maison ci ha costretto a fare ieri sera, la freschezza del 2003 non preoccupa essendo tartaricamente assai simile alla 2000 ai suoi esordi, mentre dal punto di vista aromatico alcune note calde e coccolose già presenti nel millesimo durante l’assaggio di ieri sera ci fanno pensare ad una evoluzione diversa e più precoce. Ciò non toglie che ricercare e assaporare questo millesimo, per gli appassionati di Krug, sia un esercizio stimolante sul piano mentale e gustativo, non solo per la sua capacità di svelare segreti del mondo champenoise ma soprattutto per ricavare godimento da un bicchiere di piacevolezza assoluta. Un millesimo che forse anche Joseph avrebbe tentato di assemblare, lui che considerava il millesimato troppo semplice da preparare perché frutto di Dio e di una buona annata: si sarebbe certamente divertito ad assemblare un’annata che pareva una sfida aperta alle sue convinzioni.

Krug 2000. Champagne finalmente al suo meglio, zenzero lime e gesso, una vera Grande Cuvée sotto steroidi, potenziata e sempre più ricca ogni anno ma sempre fedele alla sapidità e freschezza dell’annata: talco, ananas, mandarino tardivo, capperi, pesca; una persistenza inaudita e un finale quasi tra mirtillo e lampone, eccezionale sul pollo arrosto in salsa di Yuzu di Enrico Bartolini, dove spadroneggi e rilancia ogni tratto gustativo. 95

Krug 2003 (29% chardonnay, 23% pinot meunier, 48% pinot nero). Champagne ricco e sontuoso eppure inaspettato: l’acidità è impressionante e la tensione incredibile per l’annata; è soprattutto floreale, di ginestra e rosa thea, biancospino e poi pompelmo rosso, bacche di goji e camemoro, caramello e sandalo, caffè e cardamomo; la bocca è giovanissima e ficcante, con finale sospeso tra ruggine, rum, iodio e sale, che rendono la bollicina violenta e brusca. Goloso a modo suo con note di pasticceria e castagne, è bizzarro e muscoloso ma con un’eleganza innegabile che si vedrà sulla distanza, benché sia già ampiamente godibile. La prima metal-ballad della storia Krug è qua: 94+. Provato sulle alici in saor se l’è cavata come sulla frittura di gambero con salsa di agrumi, e anche sul riso al midollo con capperi e salsa si pomodoro: una continua sfida alla sua acidità ed equilibrio che ne dimostra la versatilità impressionante.

Krug Grande Cuvée (base 2003). Presenta nocciola, burro e tarte tatin, con una spinta acida sotto stress per il tentativo di tenere in equilibrio una sostanza estrattiva e fruttata con pochi eguali; agrumi canditi, gesso, rum e pera, pesca gialla in confettura e albicocca, pain aux raisins; la bocca ha grande charme e piacevolezza, con un dolce suggerito e un tono biscottato che rende la beva succulenta e golosa, molto poco adatta ad un aperitivo ma ottima a tutto pasto, e con un finale da abbinamento incline ai dessert. Un’evoluzione perfetta in base alla sua composizione, una concessione alla morbidezza quasi eccessiva se non fosse che è il ritratto fedele di uno stile portato ai limiti dalle bizzarrie delle annate. 90

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

8 Commenti

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Francesco Annibali

circa 10 anni fa - Link

vedo che soffri

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AG

circa 10 anni fa - Link

I soliti sporchi lavori che tocca sempre al Gori fare.......

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Andrea Gori

circa 10 anni fa - Link

perché sono uno che si sacrifica!

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Cristiana Lauro

circa 10 anni fa - Link

Molto curiosa di provarlo. In generale Krug sta cambiando stile e ho buone ragioni di credere che non deluderà. Beato te Andrea! ;-)

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Francesco Annibali

circa 10 anni fa - Link

krug è una jaguar anni 50 col motore da formula 1, in che senso sta cambiando stile?

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Fabio F.

circa 10 anni fa - Link

quindi c'è modo di capire, attraverso le sigle interminabili proposte nel lotto, di quale base è composta la grand cuvée? o lo sai perchè te lo han detto? grazie

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Andrea Gori

circa 10 anni fa - Link

prova anche tu a mettere sul sito di Krug uno dei codici! ma non si tratta dei "codici interminabili", li hanno cambiati a partire dallo scorso anno. E' un codice tipo "212021" in genere di 6 cifre. Riportano sempre la sboccatura e qualche volta in dettaglio sulle annate presenti nella cuvèe. Le bottiglie che ci hanno servito non avevano ancora il Krug Code (perchè risalivano a prima dell'introduzione del code) ma ci hanno assicurato essere "base 2003

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Fabio F.

circa 10 anni fa - Link

grazie per l'informazione! proverò senz'altro!

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