Intervista ad Angelo Gaja. Aggiungi la tua domanda e incrocia le dita

di Elena Di Luigi

Angelo Gaja piuttosto che adagiarsi sugli oltre 150 anni di storia familiare nella produzione di vino, ha sempre preferito sfondare le barriere del “non si può fare”, anche quando si è trattato di sfidare quella cultura che lo aveva formato. Così dalle prime sperimentazioni con la barrique francese negli anni ’70, alla decisione di togliere il suo Barolo e il suo Barbaresco dall’appellazione DOCG negli anni ’90, Gaja ha dimostrato che nel mondo del vino le regole esistono per essere sempre rimesse in discussione. Si tratta di un supereroe? Tutt’altro. É un uomo con i piedi per terra come le radici di una vite. Nel 1989, a un passo da una joint venture con il colosso Robert Mondavi, Angelo Gaja spiegò il suo no a quel progetto invitando a immaginarsi una zanzara che fa sesso con un elefante: troppo pericolo e troppo poco piacere per valerne veramente la pena.

Qual è il tuo primissimo ricordo in cantina?
Con la storia che avevo alle spalle, cioè quella del fondatore della cantina Giovanni Gaja nel 1859 e poi di mio nonno Angelo e di mio padre Giovanni che fu anche il mio maestro, fu spontaneo anche per me pensare “io, speriamo che me la cavo.”

Cosa ti piace di più del tuo lavoro e cosa non ti piace?
Guardare impotente il tempo che fa, coltivare le aspettative ed accogliere ciò che viene. È il cielo il tetto dei vigneti i quali, invece, il tempo lo sanno prendere così com’è.

Quale vino porteresti a una cena con personalità che possono cambiare il destino del mondo?
Il lambrusco grasparossa, servito fresco di cantina, per farli sentire tutti frizzanti, ma con i piedi ben piantati per terra.

Quale winemaker /produttore, italiano/estero, ammiri di più?
Due del secolo scorso. Robert Mondavi per l’utilizzo che seppe fare di strumenti di tecnica produttiva e di marketing nella fabbricazione di vini di qualità in volumi crescenti; da lui hanno succhiato molti produttori di larga scala, europei e del nuovo mondo. Poi Edoardo Valentini, un artigiano d’eccellenza per la visione, la perseveranza e il coraggio applicati al sogno di ricavare un grande vino dal poco promettente Trebbiano: un esempio prezioso.

Se tu avessi un super potere quale sarebbe?
Togliere i superpoteri a tutti quelli che nel mondo li detengono già.

Quale attore sceglieresti per un film su di te?
Mi intriga assai di più il copione, a scrivere il quale gradirei giornalisti come Aldo Cazzullo, Aldo Grasso, Francesco Merlo… tutti lontani dalla faziosità e maestri d’ironia.

Quale profumo ti attrae di più in un vino?
Quello che riesce a sorprendermi per la sua originalità.

Se tu potessi tornare indietro nella storia e fare l’annata storica di un vino, in quale cantina e paese andresti a farla?
Andrei sul monte Ararat a vinificare nelle anfore le uve del vigneto che Noè aveva piantato ai piedi dell’arca.

Quale consideri il tuo traguardo più grande ad oggi?
Quello di fare prevalere nel mio lavoro ma anche in quello di coloro che mi sono vicini e operano con me, la passione e il divertimento ai momenti di noia.

Quale varietà d’uva è secondo te immeritatamente ignorata?
Ho una curiosità: quale varietà d’uva emanava il più inebriante dei profumi tanto da istigare la volpe della favola di Esopo, e non un uccello padulo qualsiasi, a saltare a lungo senza mai riuscire ad agguantarla? Forse la questione merita un approfondimento.

Come ti rilassi?
Pedalando un po’ lungo le dorsali collinari delle Langhe, vale a dire la più bella palestra all’aperto che si dischiude proprio davanti l’uscio di casa mia.

È meglio il vino con o senza cibo?
Sono sempre stato molto tollerante.

[Foto: Alessandro Morichetti]

13 Commenti

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Pier Paolo Orioli

circa 11 anni fa - Link

Ma qualche domanda un pò meno da 'Chi' e un pò più da blog specializzato del tipo: Perché voler far ovunque vini meticci con uve autoctone e alloctone? Quando fa un vino pensa più a quello che le piace o a quello che potrebbe vendere? E un pò di approfondimento sulla famosa frase: "I vini naturali sono qui per restare"

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vincenz

circa 11 anni fa - Link

Condivido.Troppe domande da rotocalco

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edoardo

circa 11 anni fa - Link

Mai letto niente di piu' insignificante

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Alesio Piccioni

circa 11 anni fa - Link

Invece qualche ridposta "vera" quando pensa di darla? L'arca di Noè....La volpe e l'uva... Suvvia un pò di rispetto!

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alessandro

circa 11 anni fa - Link

Mondavi? Mah....

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Alessandro Morichetti

circa 11 anni fa - Link

Le interviste di Elena sono da sempre e volutamente pop. Quelle specialistiche le leggo solitamente su Porthos e son lunghe da 10 pagine in sù. Questo post non vuol diventare un noiosissimo tiro al piccione, spero sia chiaro a tutti. Quindi lo sfogatoio verso Angelo Gaja qui inizia e finisce: chi ripeterà oltre le domande sopra verrà invitato a non farlo con modi civili (ma anche incivili :D). Aggiungo una nota: parliamo sovente e con piacere di vignaioli bravi e vini emozionanti, e i commenti positivi non mancano. Si parla di Angelo Gaja, che indubitabilmente è un pezzo fondativo della storia del vino italiano, e via di machete. Non sto qui a dire che i suoi vini siano buoni o cattivi, il mio non è un giudizio di valore sui prodotti ma un dato di fatto incontrovertibile sul ruolo (che ha anche criticità, claro). Semplicemente, sarebbe una prova di maturità nei commenti considerare anche questo aspetto.

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Pier Paolo Orioli

circa 11 anni fa - Link

Nel mio caso non si tratta di tiro al piccione, vorrei semplicemente capire direttamente dall'interessato il perché di determinate scelte/idee, invece che sentire sempre i concetti dai vari opinionisti dall'uno all'altro lato

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Sir Panzy

circa 11 anni fa - Link

La mia domanda sarebbe: alla luce del cambiamento climatico e dell'aumento esponenziale della conoscenza/cura del vigneto e delle tecniche agronomiche avvenuto negli ultimi 20 anni, tornerebbe sui suoi passi per produrre i Sorì con il 100% di Nebbiolo e la DOCG?

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Francesco Bonfio

circa 11 anni fa - Link

Tipiche risposte di Angelo Gaja a domande di questo tenore. Il personaggio è così. Chiunque abbia seguito anche una sola conferenza in italiano o in inglese sa che alterna momenti di profondità a battute, trascinando sempre la platea. Pur nel rispetto dei commenti fatti sopra perché (@alessandro) Mondavi? Mah.. Forse non il numero uno dei personaggi fondamentali della viticultura californiana ma in tutto non sono più di due o tre e lui è fra questi (gli altri? Tchelistcheff, i Gallo per certi aspetti). @morichetti. Perché? I vini di Gaja non sono emozionanti (sì, anche nel prezzo)? Bella invece la domanda sui cru. Non stavo parlando della qualità dei vini bensì del ruolo del personaggio. [a]

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Alberto Cantarello

circa 11 anni fa - Link

Trovo molto interessante la frase "Edoardo Valentini, un artigiano d’eccellenza per la visione, la perseveranza e il coraggio applicati al sogno di ricavare un grande vino dal poco promettente Trebbiano: un esempio prezioso." Non tanto per il riconoscimento al valore, ma per (speriamo) lo sprone che potrebbe dare a giovani viticoltori ad investire sui vitigni autoctoni "ad oggi minori". Innegabilmente lui ha sempre visto molto più lontano di altri, credo (e in fondo spero) non si sbagli neppure in questo caso.

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alessandro

circa 11 anni fa - Link

@F. Bonfio: Mie perplessità su Mondavi derivano dal fatto che la domanda era inerente a vinicoltori esteri...indi di tutto il mondo (Francia, Germania...)...e lui chi va a pigliare? Un americano...Mondavi. O, liberissimo eh, ma non rispecchia la mia idea di "vinicoltore da ammirare".

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Francesco Bonfio

circa 11 anni fa - Link

Capisco bene. Peraltro lui spiega bene le motivazioni della scelta. E non trascuri il fatto che aver citato Valentini significa aver fatto due nomi piuttosto agli antipodi. Un colpo al cerchio...?

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Fabio Ceste

circa 11 anni fa - Link

Quoto in pieno Alessandro Morichetti sull'importanza nel mondo del vino di Gaja;è stupido e futile non riconoscerlo. Continuare sempre a cercare qualcosa di diverso o alternativo, quando alternativo e diverso non è (alla moda del vino "libero"..), anzi, diventa sistema, riconduce tutto il dibattito a un parlarsi addosso e a dirci "quanto siamo fighi". Inoltre, ho avuto il piacere di poter conoscere Gaja e, vi assicuro, la cosa che mi ha colpito di più su tutto, è la sua umiltà e la sua vivacità intellettuale; è smepre cinque minuti davanti a te nel discorso. Non è un agiografia del personaggio, né lavoro per l'azienda Gaja, davvero. Mi piacciono le cose giuste e le cerco.

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