Intervista a Marina Cvetic, l’abruzzese di Belgrado

di Elena Di Luigi

È dalla prematura scomparsa del marito Gianni che Marina Cvetic tiene le redini dell’azienda vinicola Masciarelli, da lui fondata nel 1978. Ieri come oggi rimangono saldi gli obiettivi di quel percorso che la coppia iniziò nel 1987 a Belgrado, città natale di lei. Infatti Marina e il suo team seguono il cosiddetto Codice Masciarelli, nel quale si legge che “le cose da realizzare sono state pensate da Gianni a suo tempo, sulla base di principi etici basilari: eccellenza, onestà e rispetto”. Ma ieri come oggi il successo della cantina non sarebbe possibile se a fare da sprone a tutto questo non ci fosse una vera e propria passione per la terra d’Abruzzo.

Quando è cominciato il tuo interesse per il vino?
Molto presto: i miei nonni in Croazia producevano vino per la famiglia e la passione per la terra è sempre stata parte di me, tanto da scegliere di studiare chimica e tecnologie alimentari. Però è stato l’incontro con Gianni Masciarelli – avvenuto proprio in cantina, mentre svolgevo uno stage – che ha trasformato questa passione in una vocazione e in un lavoro a tempo pieno.

Cosa ami di più del tuo lavoro?
Confrontarmi ogni giorno con la grande sfida che ci pone la natura per migliorare sempre più i nostri prodotti. La natura è imprevedibile e va guidata sapientemente per ottenere il massimo: lavorando col vino si scopre che ogni annata è a sé stante e ciò che funzionava l’anno scorso può non andar bene oggi. È una scoperta continua, a volte dura e faticosa, ma che arricchisce molto se si lavora nella piena consapevolezza e nel rispetto della natura.

Quale consideri il tuo traguardo più grande a oggi?
Senz’altro l’esser riuscita a conferire un respiro internazionale all’azienda Masciarelli: grazie alla piena fiducia che Gianni mi ha dato sin da subito, assegnandomi la responsabilità dell’area commerciale, ho potuto seguire liberamente le mie intuizioni, privilegiando i mercati più competitivi ma che offrivano maggiori opportunità di visibilità.

Cosa manca alle donne produttrici Italiane che le colleghe estere hanno già a disposizione?
Quello che molto spesso ci manca, mi spiace dirlo, è uno Stato che ci supporti in modo agile, difendendoci quando ne abbiamo bisogno e non ostacolandoci con la sua proverbiale burocrazia. Fare business ed essere competitivi è sicuramente più facile all’estero, mentre qui le aziende continuano a scontrarsi con una serie di difficoltà tutte italiane.

La prima cosa che un/a politico/a dovrebbe fare per aiutare i giovani produttori italiani?
Diminuire le tasse e mettere a disposizione maggiori fondi, con linee guida semplici da seguire, per lo sviluppo di attività commerciali, marketing e di promozione dei nostri prodotti.

Tre consigli che daresti a un giovane che vuole iniziare a produrre vino.
Di avere tanta passione e di amare questo lavoro, perché è l’unico modo per superare la fatica quotidiana che può essere lo svilimento di un’annata andata male, la delusione di un prodotto poco apprezzato o di un’iniziativa fallita. Di cercare la propria soddisfazione nella spinta quotidiana a migliorarsi per produrre delle uve straordinarie, come diceva Gianni, perché solo così si può sperare di fare “vini decenti”.

Con quale varietà d’uva non coltivata da te al momento ti piacerebbe misurarti?
Pur nella continuità con la tradizione di rigore e rispetto per le peculiarità del territorio abruzzese, ereditata da Gianni, siamo sempre alla ricerca di nuove strade per innovare. Forse un giorno mi piacerebbe provare con il Vranac, una varietà montenegrina, oppure il Riesling.

Con quale winemaker o produttore contemporaneo faresti un vino insieme?
Sono molti i produttori che stimo e con un paio mi sento particolarmente in sintonia. Ma dovendone scegliere uno opterei per Josko Gravner, uomo di grande coraggio e determinazione, con una grandissima dignità ma, soprattutto, uno dei pochi “folli” rimasti, come era Gianni, capace di creare vini unici, irripetibili.

Quale dei tuoi vini manderesti a una cena in onore degli Oscar?
Il Villa Gemma Montepulciano DOC senza dubbio, perché è un vino dotato di una personalità straordinaria, riconoscibile tra mille, di grande struttura ma al tempo stesso molto elegante; un vino di statura, specchio dell’anima di colui che l’ha creato. Insomma è quello che mi piace definire un “vino presidenziale”, ideale per contesti di alto livello.

Qual è l’abbinamento vino & cibo che non ti convince?
Questa domanda mi richiama alla mente una sfida che mi si è posta alcune settimane fa, ovvero quale vino abbinare a un piatto tipico messicano, mangiato durante un viaggio di lavoro in Messico: insetti arrosto, per lo più formiche, cavallette e larve. La prossima volta lo proverò con il Montepulciano e poi saprò dirvi se mi convince o meno!

Sei naufragata su un’isola deserta. Quale vino, libro e canzone speri il mare ti restituisca dal bagaglio perso?
Una canzone: ”Sympathy for the devil” o ”Start me up” dei Rolling Stones. L’anno scorso mia figlia Miriam mi ha regalato il biglietto per il loro concerto a Londra, a Hyde Park. E’ stato un bellissimo momento da condividere con lei, pura energia. Un libro: Il giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne. Non mi stancherò mai di rileggerlo, così come di rivedere il film capolavoro di Anderson del 1956 ispirato dal libro, visto una decina di volte. Un vino: uno straordinario Champagne per fare un grande brindisi!

1 Commento

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Mimmo Puracchio

circa 10 anni fa - Link

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