Il Sagrantino di Montefalco e l’eleganza, il binomio è possibile

Il Sagrantino di Montefalco e l’eleganza, il binomio è possibile

di Jacopo Cossater

Quando sono stato contattato per organizzare e condurre una delle degustazioni in programma ad Enologica, l’annuale appuntamento che vede protagonista il Sagrantino, a Montefalco, le mie emozioni si alternavano tra sgomento e preoccupazione. Non solo perché avrei dovuto parlare per più di un’ora di fronte ad una platea certamente qualificata, o magari perché nel corso degli anni si erano alternati su quello stesso palco relatori ben più preparati del sottoscritto, ma anche per la totale assenza di idee da proporre al Consorzio. Chiavi di lettura nuove, percorsi magari non già battuti nel corso delle passate edizioni.

Nel nominare il Sagrantino di Montefalco, ho pensato, le due caratteristiche che volenti o nolenti saltano sempre fuori sono struttura e longevità. Peculiarità ampiamente riconosciute, largamente indagate, ufficialmente condivise. Tra l’altro proprio la degustazione seguente, condotta da Fabio Pracchia di Slow Wine, prevedeva un’interessante orizzontale di una delle annate più controverse del decennio scorso: quella 2002 così attuale anche per l’andamento climatico che ha investito gran parte della Penisola, Umbria compresa, quest’estate. Ecco quindi con il passare delle ore fare capolino nella mia testa l’idea di mescolare le carte e provare a parlare di una caratteristica non così ovvia, non nel Sagrantino almeno: la finezza.

Elegante, agg. [dal lat. elĕgans -antis, der. di eligĕre «scegliere»] – che ha insieme grazia e semplicità (..).

La degustazione, “Il Sagrantino si confronta con i grandi vini d’Italia”, prevedeva di default un assaggio di tre vini di Montefalco a fianco di altri tre rossi. L’idea è stata quella di provare ad avvicinare loro tre denominazioni che nell’immaginario (nel mio, almeno) non sono automaticamente sinonimo di eleganza. Grandi denominazioni italiane che possono stupire grazie a vini il cui dettaglio è magari inaspettato. Niente Barolo o Barbaresco, il talento del nebbiolo sarebbe forse emerso troppo facilmente. Niente Brunello di Montalcino, Chianti Classico o magari Etna Rosso, vini la cui classe non è in discussione, ma tre vini rossi che mi piacciono da pazzi, che considero dei veri e propri riferimenti per i rispettivi territori e che spostano un po’ più in alto quell’idea di eleganza che volevo provare ad indagare. Perché sì, il Sagrantino di Montefalco può essere anche elegante, lontano anni luce da quell’opinione che lo vede magari troppo concentrato, sempre troppo tannico, spesso più complicato che complesso. Certo, non che tutto il tessuto produttivo di Montefalco sia in grado di esprimere vini di straordinaria finezza, ci mancherebbe. La mia sensazione è che però negli ultimi anni ci sia stata una crescita, una maturazione, di molti degli attori coinvolti e che il Sagrantino stia entrando in una fase storica di grande interesse. Sono sempre di più infatti i vini che giocano le proprie carte sulle sfumature più che sulla potenza, sull’equilibrio più che sull’esplosività.

Affiancare a tre Sagrantino, tutti caratterizzati da questa impronta, tre vini di grande eleganza, ho pensato potesse essere utile per fare un po’ il punto della situazione su questo aspetto così affascinante. Spero di esserci riuscito.

Montefalco Sagrantino 2008, Fratelli Pardi
Ogni volta che nomino Fratelli Pardi mi diverto a dire che nei loro vini si sente la mano del migliore dei produttori di vini bianchi della regione. Quel Giovanni Dubini che dal 2003 ha contribuito alla costruzione di un vero e proprio di uno stile Pardi, i vini che escono dalla cantina nel centro di Montefalco sono infatti facilmente riconoscibili grazie non solo alla loro finezza ma anche alla loro distensione gustativa. Sagrantino sempre equilibrati, mai eccessivi, bevibilissimi. Vini che provengono dall’assemblaggio delle uve di diversi vigneti e che fanno proprio di un’intelligente somma delle parti la loro forza. In un’annata, la 2008, davvero fortunata.

Taurasi 2008, Pietracupa
Ormai è certo che Sabino Loffredo sia tra i più grandi produttori di vino bianco d’Italia. I suoi Fiano di Avellino e Greco di Tufo sono tra i vini che riescono a mettere d’accordo davvero tutti. Meno famoso, forse, è il suo lavoro sul Taurasi e la ricerca negli anni di un vigneto che avesse le caratteristiche che andava cercando. A partire da questo 2008 infatti le uve provengono unicamente da un piccolo appezzamento a Torre Le Nocelle, una quindicina di chilometri a nord-ovest della cantina. Un vino preciso, dritto, profondo, straordinariamente bilanciato in ogni sua sfumatura e ancora piuttosto giovane. Un Taurasi tanto rigoroso quanto delizioso.

Montefalco Sagrantino 2010, Di Filippo
Mi sbilancio: il 2010 di Roberto Di Filippo è forse il suo Sagrantino più buono. Un piccolo paradigma, tanto per la denominazione quanto per lo stile che riesce ad esprimere. Ruvido senza mai apparire semplice, tratteggiato da una trama tannica fitta e fine. Gustoso nel suo esprimere tutto quel frutto. La cantina è una delle più lontane da Montefalco, si trova sulle prime colline di Cannara, ed è da sempre in conduzione biologica e biodinamica. Una bella fattoria che negli anni si è ritagliata uno spazio di primissimo piano nella denominazione e che consiglio a tutti quelli che passano da queste parti. Una visita vale sempre la pena.

Amarone della Valpolicella Classico 2007, Monte dei Ragni
Probabilmente il più tradizionale, certamente il più intransigente dei produttori della Valpolicella, quella di Zeno Zignoli è una delle più affascinanti realtà abbia mai avuto la fortuna di visitare. Due ettari nel cuore della denominazione, a Fumane, che rappresentano un vero e proprio avamposto, un luogo di difesa e di salvaguardia dell’Amarone più vero. Nel 2007 si avverte una certa nota di calore derivante dall’andamento stagionale; si tratta però di una sensazione decisamente integrata all’assaggio, così suadente e al tempo stesso magicamente equilibrato tra sensazioni dolci e amare. Un vino che accarezza e coinvolge, un Amarone unico.

Montefalco Sagrantino 2006 “Arquata”, Adanti
Molto semplicemente uno dei più buoni Sagrantino assaggiati negli ultimi anni. Adanti, storica cantina di Montefalco, ormai ci ha abituato all’eccellenza, i suoi sono infatti vini sempre rigorosi, ricchi di dettaglio, severi senza eccedere in durezza, mai eccessivi ma anzi caratterizzati da una misura particolarmente riconoscibile. Il merito è di Daniele Palini, figlio di Alvaro, e di un assemblaggio che proviene principalmente dai due vigneti che circondano la tenuta, quell’Arquata che nell’annata giusta sa regalare piccoli capolavori. In particolare, il 2006 oggi comincia a far intravedere tutta la sua bellezza, è Sagrantino ricco di preziose sfumature che stanno iniziando a virare verso la più nobile delle evoluzioni. È la rifinitura, che stupisce. Una compostezza ed una qualità del gusto che lasciano senza fiato.

Gioia del Colle Primitivo 2010 “Muro Sant’Angelo Contrada Barbatto”, Nicola Chiaromonte
Dei vini di Nicola Chiaromonte mi sono innamorato in occasione della visita in cantina di due anni fa. Vini caldi, addirittura impetuosi, articolati ma anche di grande compostezza. Un Primitivo che proviene da un unico appezzamento, il più vecchio, coltivato ad alberello da quel luogo pazzesco che è Gioia del Colle. Un altopiano dove questa varietà così mediterranea ha trovato casa, e vince. Gli oltre 16 gradi nel bicchiere si sentono tutti, ma sono equilibrati da una leggera sapidità di grande fascino. E poi è balsamico, speziato, pieno senza mai apparire grasso, goloso e lunghissimo.

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

5 Commenti

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Francesca Ciancio

circa 10 anni fa - Link

Ma il sagrantino di peter, tenuta bellafonte , non c'era? Comunque Cossater è sempre più figo :)

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Jacopo Cossater

circa 10 anni fa - Link

Eh? :D Purtroppo no, e la scelta era necessariamente tra le cantine aderenti alla manifestazione. Sarebbe stata una delle primissime altrimenti.

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Nicolas Herbin

circa 10 anni fa - Link

Sono d'accordo con Francesca, manca il vino di Peter! Ma Arquata 2006, ho bevuto diverse bottiglie, confermo, è fantastico! E grazie a Gianni (Fabrizio) e Peter per avermi fatto conoscere questo vino, che mi ricorda alcune recenti annate di Maria Teresa Mascarello ... Con piu tanini e alcool, certo... Se è possibile leggere il francese: http://www.jacquesperrin.ch/legendes-du-montefalco-sagrantino/ (e scusi per mio italiano !)

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