Il pensiero debolissimo. Percezione soggettiva, valutazione oggettiva, e tutto quanto sta nel mezzo

Il pensiero debolissimo. Percezione soggettiva, valutazione oggettiva, e tutto quanto sta nel mezzo

di Fiorenzo Sartore

La prenotazione dell’albergo che mi ospita nel periodo del Vinitaly è una di quelle cose che funzionano in automatico: l’albergatore a gennaio mi chiede via email “vieni anche quest’anno?”, io rispondo sì, ed è fatta. Solo dopo, quando è tardi, mi chiedo cosa ci vado a fare a Vinitaly: è bene? E’ male? Serve? Ogni volta mi rispondo alla solita maniera: sì, no, tutte e due le cose. Fabrizio si interroga sull’utilità delle fiere: è il genere di domanda che, per l’appunto, ci siamo fatti quasi tutti.

Le fiere sono un casino e non servono a valutare il vino decentemente. Ma anche: le fiere sono il sistema migliore per assaggiare tutto quel che vuoi, per farti un’idea, per lavorare in maniera razionale e produttiva. Tutte e due le affermazioni sono vere. Siccome la verità non esiste, sono vittima del pensiero debolissimo.

Cristiana rimprovera i vin-naturisti di difendere vini puzzolenti in nome della naturalità. Alcuni fanboy del vino naturale scazzano, dicono che non è vero. Hanno ragione tutti e due. Il fatto è che il lavoro dell’assaggiatore dovrebbe essere quello di fornire giudizi oggettivi sul vino, agli occhi del pubblico incolto che ci vede per gli espertoni che (effettivamente) siamo. E allora? Possibile che dobbiamo deludere così il pubblico affezionato?

Andreotti diceva che ci sono due tipi di pazzi: quelli che si credono Napoleone e quelli che credono di poter risanare le Ferrovie dello Stato. Bene, io la riformulo così: quelli che si credono Napoleone e quelli che credono di poter definire cosa sia un vino naturale. Eppure questo è uno dei nostri giochi preferiti, ci proviamo quasi tutti e di solito finisce male, perché appunto c’è uno che evoca le puzze fenomenali di certi viniveri viscerali, e un altro che arriva subito a dirti che va bene così, che è il terroir, lo stile, e, in definitiva, la verità.

E invece la verità, come il giudizio oggettivo, non esiste: esiste, invece, l’approssimazione successiva. Quanto ai vini naturali, poi, anche io, come quei pazzi citati sopra, mi esercito a definirli: e per farlo citerò (stavolta) Boskov, quando diceva “Rigore è quando arbitro fischia”. Il vino naturale è tale quando lo chiama a quel modo chi lo produce: salve, sono un vignaiolo e faccio vini naturali. Ah, davvero? Bene, i tuoi sono vini naturali, allora.

E se sono buoni, chi lo dice? Beh, lo decide il tuo livello di sopportazione. Questo è un parametro squisitamente, totalmente soggettivo, e secondo me non c’è modo di codificarlo. Anzi, per quanto mi riguarda, ormai è l’unico valido modo per valutare e misurare il livello qualitativo in un vino naturale. Anche perché, da quel che vedo, funziona così per tutti.

La vinificazione naturale tira fuori elementi caratteriali molto spiccati, nel vino. Semplicemente, quelle caratterizzazioni per qualcuno sono un eccesso insopportabile, per qualcun altro sono una delizia. Ognuno di noi ha piazzato, da qualche parte nel suo cavo palatale l’asticella invisibile, il sensore di sopportazione: che per ognuno è settato su una misura personale, imperscrutabile, a volte perfino variabile (a seconda delle stagioni, dell’umore, del tempo, dell’età, di come ti sei alzato stamattina). Chiaro che con queste premesse non ci sarà mai nessuna forma di concordia, ci sarà solo dibattito. E siccome siamo fatti strani, il dibattito è volentieri feroce.

Prossimamente farò l’assaggiatore serio al Concorso Nazionale del Pinot Nero che si tiene a Bolzano ogni anno: mi hanno invitato, ci vado volentieri. Mi sembrava un modo interessante di palestrarmi la lingua, tra l’altro. Di certo era un po’ che non mi capitava di assaggiare in team alla maniera dei concorsi, quindi ho letto il corposo allegato che accompagnava l’invito, intitolato “Metodo di degustazione”. Nel quale si dice, tra l’altro:

“Come abilità degustativa viene valutata unicamente la capacità di dare giudizi concordi con quelli degli altri membri della commissione”.

Per avvicinarsi all’idea di un giudizio oggettivo, chi organizza il concorso si è dato un sistema complesso di doppia verifica incrociata dell’attendibilità dei giudici:

“Anche degustatori esperti sono soggetti alla forma giornaliera. Per impedire che giudizi, frutto di degustatori poco sensibili e poco stabili nel tempo, entrino nell’elaborazione finale dei dati, i giudici vengono sottoposti continuamente ad un controllo che valuta la loro capacità di discriminare campioni diversi e di riprodurre il giudizio relativo a campioni uguali presentati più volte. Il rapporto tra queste due attitudini dà il cosiddetto valore di F. I degustatori, il cui valore di F non supera il limite inferiore nell’intervallo di fiducia, non sono considerati nei calcoli finali”.

Come vedete, esistono sistemi in grado di rendere oggettivo ciò che parte debole e soggettivo. Si tratta di sistemi complessi, professionali. Questi sono gli unici mezzi che io conosco, capaci di fare il miracolo. Fuori da questi esiste solo il pensiero debolissimo, la soglia soggettiva, e fatalmente la zuffa dibattimentale che ne segue. Abbiate sempre molta pazienza.

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

9 Commenti

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Sir Panzy

circa 10 anni fa - Link

Fiore saggio. Mi dispiace non essere a Egna quest'anno. Dopo 3 anni di fila questo mi tocca saltarlo e mi dispiace parecchio. Riguardo al metodo utilizzato vedrai con i tuoi occhi che è un coltello a doppia lama che sulla carta dovrebbe appunto "rendere oggettivo ciò che parte debole e soggettivo" ma in realtà è solo una distorsione del pensiero debole. Non aggiungo altro, sono già ora curioso di sapere cosa ne penserai post degustazione (non suoi vini - in crescita continua - ma sul metodo) Dunque: se fossi enologo, appassianato lettore di blogz e riviste specializzate e studi vari, appassionato al limite del compulsivo bevitore che spende buona parte del suo tempo e dei suoi dineri per bere e assaggiare. La mia asticella non sarebbe mossa dalla mia "sensibilità" ma dallo studio sia della tecnica che della teoria ed in più sarebbe avvallata dalle mie esperienze professionali (cantina) e non (bevute, degustazioni, etc etc). Anzi, solo una piccolissima parte (irrilevante?) sarà mossa dalla "sensibilità". IMHO, non esiste il giudizio oggettivo ma esiste, nel vino, un giudizio tecnico-pratico che si avvicina moltissimo a qualcosa che si potrebbe definire oggettivo. Ho detto una cavolata? Si, ci vuole molta pazienza. ;) ps: parlo di tecnica e studio ma si puo' tranquillamente sostituire con l'esperienza di chi assaggia millemila vini/anno. Voglio dire: non c'è bisogno di vinificare vasche di nebbiolo per capire il nebbiolo; aiuta, accorcia i tempi e via via ma non è la soluzione.

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gp

circa 10 anni fa - Link

Non sono d'accordo sul concorso di Egna (pur non avendo mai partecipato). Il metodo mira a escludere i giudici incoerenti, quindi a rendere più solida la giuria finale rispetto a quella iniziale: cerco di spiegarlo nel commento successivo. Poi naturalmente chi vince e chi perde tra i vini in concorso dipende dai criteri di giudizio che risultano alla fine maggioritari. Comunque la dicotomia "oggettivo/soggettivo" è il punto di partenza sbagliato per discutere di giudizi estetici. Dato che è impossibile sostenere che esistano giudizi pienamente oggettivi in questo campo, si finisce per cadere nel gorgo dell'apparentemente banale "ogni giudizio è soggettivo". (Inter)soggettiva è semmai la scelta dei criteri di giudizio, che però deve reggere il confronto dialettico con criteri alternativi. Per esempio, anni fa anche tra i Pinot Nero si premiavano i più scuri e più densi: oggi che finalmente la dicersità e la tipicità sono state rivalutate, sarebbe difficile convincere qualcuno della bontà di un simile criterio. Una volta fissati i criteri, la loro applicazione non è certo meccanica, ma non lascia campo libero alla soggettività. E neppure la descrizione di un vino è a piacere: se due assaggiatori descrivono uno stesso vino in maniera diametralmente opposta, molto probabilmente uno dei due sarebbe tra gli eliminati dalla giuria di Egna...

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Fiorenzo Sartore

circa 10 anni fa - Link

Rimango della mia opinione. Sono cioè convinto che la soglia di sopportazione delle caratterizzazioni vin-naturiste, al netto della tecnica di assaggio appresa, permane soggettiva. Spiace che appaia banalizzante. Anche le variabili accettate dai più (quindi divenute oggettive...) in ragione del mutare dei gusti o delle mode mi risultano difficili da maneggiare. Per dire, a me potrebbero piacere ancora i PN inchiostrosi. Prevedo un bel disastro, al concorso :D

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gp

circa 10 anni fa - Link

Certo che il singolo assaggiatore può preferire i PN inchiostrosi: è un criterio anche questo. La questione è che, siccome "de gustibus non est disputandum", ma dei criteri sì (è qui che inizia il campo della critica) è verosimile che si troverà in minoranza, per delle buone ragioni. Dato che da qualche anno a Egna si lavora per tavoli di 3 che devono raggiungere un consenso su ogni singolo vino, l'inchiostrofilo lo vedo male... (il link che ho citato sotto si riferisce al periodo in cui gli assaggiatori del concorso lavoravano ognuno per conto proprio). Questo concorso ci aggiunge di suo il meccanismo per cui l'inchiostrofilo (o inchiostrofobo) intermittente, che dà voti sensibilmente diversi allo stesso vino ripresentato in assaggio alla cieca, viene escluso dalla giuria. Piuttosto che l'oggettività, questo è un meccanismo che salvaguarda la serietà, introducendo una "valutazione del valutatore" altrimenti del tutto assente. Una valutazione che alla fine non riguarda tanto le capacità individuali in condizioni ideali, ma quelle nelle condizioni concrete di assaggio. Per esempio l'"effetto batteria", per cui l'assaggio del singolo vino è influenzato dai suoi "compagni di cordata" (restando alla semplificazione dell'inchiostro, un PN scuretto in una batteria di vini diafani rischia di essere valutato in modo molto diverso dallo stesso vino in una batteria di vini nerastri, se chi giudica non ha un baricentro molto stabile).

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gp

circa 10 anni fa - Link

La seconda parte del post ha il merito di parlare del concorso del Pinot Nero, richiamando un metodo (messo a punto dall’ingegnoso Kobler) che non andrebbe usato solo in Alto Adige… E’ un metodo che valorizza l’assaggio alla cieca: grazie a questa copertura, alcuni vini uguali per tutti gli assaggiatori sono presentati più volte. L’assaggiatore che dà valutazioni troppo divergenti dello stesso vino viene escluso dalla giuria, così come viene escluso chi dà valutazioni troppo piatte a tutti i vini (altrimenti potrebbe essere un modo di sfuggire alla prima tagliola): questo è il significato della “capacità di discriminare campioni diversi e di riprodurre il giudizio relativo a campioni uguali” citata nel post. In entrambi i casi, il “troppo” viene valutato rispetto al resto della commissione di assaggio. Ad esempio qualche anno fa, nell’interessante racconto di un giurato che riporta anche le sue valutazioni dei 40 vini assaggiati (6 dei quali doppioni), 6 dei 19 giurati originari vennero scartati, perché evidentemente avevano assegnato voti più divergenti dei suoi ai campioni identici (nel suo caso, lo scarto era in media di 2,5 punti) http://www.informacibo.it/gatti/pinot_nero.htm E’ facile immaginare che la classifica della commissione non depurata sarebbe stata diversa da quella finale, e che tante classifiche in circolazione (per esempio quelle delle guide) utilizzando questo metodo sarebbero magari un po’ diverse, ma certamente più solide.

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Stefania

circa 10 anni fa - Link

Forse non mi è del tutto chiaro il suo pensiero, ma personalmente trovo che validare il giudizio di un assaggiatore testando la sua capacità di valutare un campione e la sua replica nello stesso modo (o quantomeno con un indice di variabilità minimo) sia una componente fondamentale. Su questo parametro trovo che la "solidità" di ogni dato sia decisamente discutibile. Poi certo le variabili sono molteplici e l'oggettività assoluta è utipia (tavoli da 3 assaggiatori?pochini direi..) Attendo le impressioni di Fiorenzo sul metodo ;)

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gp

circa 10 anni fa - Link

... e soprattutto aspettiamo il racconto dell'esperienza da parte di Fiorenzo, con tutti i dettagli che ci vorrà dare!

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carolain cats

circa 10 anni fa - Link

insomma passi anche a cerea o no? va che ti spetto eh!

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