Il padiglione del vino all’Expò 2015 mi ricorda qualcosa: il Vinitaly, ma più costoso

di Antonio Tomacelli

Bad news per gli amici produttori: il padiglione dedicato al vino nell’Expò di Milano non servirà a promuovere i migliori vignaioli d’Italia ma solo i più ricchi. Per partecipare al “Taste of Italy”, gestito dal Vinitaly con il supporto di un Comitato Scientifico presieduto dall’enologo Riccardo Cotarella, c’è un unico criterio di accesso, il denaro, e ce ne vuole davvero tanto per entrare in quella che dovrebbe essere la vetrina delle eccellenze italiche. Lo si capisce dal listino pubblicato dal quotidiano Italia Oggi, listino che sta circolando tra i consorzi e i produttori: leggiamone qualche passaggio

“Quanto costerà a un produttore di vino mettere in mostra la propria etichetta a Expo 2015? Dipende dal numero delle bottiglie che si intende esibire e dalla durata della permanenza in vetrina. Si va da 3 mila euro più Iva per una sola bottiglia in esposizione per tre mesi a 15 mila euro più Iva per quattro bottiglie esposte per tutti e sei i mesi di durata dell’Esposizione Universale.

E quanto costerà a una regione o a un consorzio di tutela esporre le proprie produzioni vinicole? Anche qui dipende. Nel Padiglione del Vino, cuore pulsante del Made in Italy a Expo, sono previste tre aree promozionali per la ricchezza enologica del Belpaese: l’area Diamante, l’area Platino e l’area Top.

L’area Diamante è la più prestigiosa. E anche la più costosa. Esporre qui 100 bottiglie nei wine dispenser per soli tre mesi costerà alla regione o al consorzio di tutela 420 mila euro più Iva. Se la permanenza in vetrina dovesse essere di sei mesi allora il prezzo salirà a 600 mila euro più Iva. L’area Platino, invece, costa un po’ meno: per 72 bottiglie nei wine dispenser per tre mesi si pagherà 350 mila euro più Iva, che diventano 500 mila se si sceglie l’opzione sei mesi.”

Adesso, per favore, spiegatemi: davvero c’è voluto un Comitato Scientifico per redigere un listino prezzi come un qualunque bottegaio? Con queste cifre assurde, poi? Quanti fantastici vini resteranno esclusi, quante piccole e ammirevoli produzioni, quanti giovani produttori non potranno partecipare a questa specie di sagra paesana e un po’ cafona?

Sarebbe questo l’Expò che “ha come obiettivo primario quello di stimolare davvero il dibattito sull’alimentazione e sul cibo e lo fa sviluppando il Tema in tutte le sue componenti. Una vera e propria sfida che coinvolge tutti i soggetti partecipanti, inclusi i visitatori che si interrogano sulle conseguenze delle proprie azioni per le prossime generazioni.“? Mi complimento, davvero, è la migliore motivazione mai scritta per una fiera dei buoi truccata da vetrina d’alta moda che io abbia letto in vita mia.

D’altronde non poteva andare diversamente: quando fai gestire tutto ai mercanti del Tempio, il minimo che possa succederti è questo. A questo punto mi aspetto solo un biglietto d’ingresso supplementare e la wi-fi a pagamento che non funziona e poi siamo a posto.

C’erano altri criteri di scelta possibili? Si, ma prevedevano un comitato scientifico che avrebbe dovuto scegliere le cantine in base a criteri di merito per presentare al mondo i migliori vini italiani possibili ma, si sa, in Italia il merito non mai stato un criterio spendibile.

Ci sarebbe voluta abilità nello scegliere i vini, una conoscenza del territorio e una professionalità indiscussa che il Comitato Scientifico nominato dal ministro Martina, obiettivamente, non ha. Meglio allora un bel listino prezzi per riempire le casse di moneta sonante.

E mi spiace signor ministro ma il padiglione del vino non sarà “…un percorso emozionale. Uno strumento di divulgazione attraverso i cinque sensi” ma solo un altro Vinitaly.

 

 

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

18 Commenti

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Giulio Cenci

circa 10 anni fa - Link

Che vergogna....e questa è l'Italia della meritocrazia...

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gianpaolo

circa 10 anni fa - Link

Io credo che avrebbero dovuto prendere l'occasione per fare una classificazione come quella dell'esposizione universale di parigi del 1855. Lo dico un po' per scherzo e un po' no.

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carlo flamini

circa 10 anni fa - Link

per dovere di cronaca e per dare un quadro più netto ai lettori, queste sono le tariffe complete, con servizi annessi. La libertà di critica magari ne trarrà giovamento. http://www.vino2015expo.it/docs/IT/VINO2015_partecipa.pdf

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Alessandro Morichetti

circa 10 anni fa - Link

Carlo cosa emergerebbe quindi dal quadro più netto? Aiutaci a capire.

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Antonio Tomacelli

circa 10 anni fa - Link

Quindi Carlo ci confermi che l'unico criterio di scelta è il denaro. A questo punto sarei curioso di sapere che posizione occupa nel dispenser il Tavernello Rosè.

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carlo flamini

circa 10 anni fa - Link

chiedo a Morichetti di fare il riassunto della nostra discussione su FB (perdonate, ma ho l'affanno a seguirvi da tutte le parti) :)

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Alessandro Morichetti

circa 10 anni fa - Link

Carlo, su Fb tu non contesti le conclusioni del ragionamento di Tomacelli ma che ci sarebbe arrivato senza leggere tutto il tariffario, quindi - dici - quasi dimostrando una idea preconfezionata sulla cosa. Io ho risposto che se convieni sulle conclusioni evidentemente il modo in cui ci si è arrivati non è affatto peregrino. Ti cito, visto che me ne dai facoltà: "Alessandro, sai benissimo che l'expo (non il padiglione Italia, ma l'intero circo) è messo su per logiche che vanno ben oltre i confini della qualità e dell'eccellenza o di chissà cos'altro. E' un business travestito da altro, soggetto alle più crude leggi del mercato." Per raccontare quanto dici non trovo parole migliori, nel loro essere provocatorie: "fiera di buoi truccata da vetrina d'alta moda". Detto questo e fuori di polemica, si spera sarà un successo: di mercato, almeno.

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carlo flamini

circa 10 anni fa - Link

Riassunto un po' così, diciamo a beneficio della parte in causa. Però, a questo punto, la cosa che più mi interessa (e in parte spiegherebbe il contenuto del vostro post) è questa (incollo da FB): ma voi vi siete indignati perché avete scoperto che a Expo si paga per esserci o perché ritenete le tariffe esorbitanti e quindi in qualche modo vi debbano essere dei prezzi popolari, da loggione o calmierati? questo è il punto secondo me più importante di tutto, perché né il primo metodo di scelta, né il secondo fanno selezione naturale all'ingresso, e i "tavernelli rosati" - cito Tomacelli - sarebbero molti molti di più. Cioè, siamo sicuri che ampliando la platea dei partecipanti la qualità si innalzi automaticamente? Forse la varietà dell'offerta, ma sulla qualità (e l'eccellenza) ho più di un dubbio. E se per le cose dette prima il comitato non può fare il buttafuori da discoteca, resta ancora da capire quale sarebbe il criterio secondo voi più utile per il pubblico per avere questa benedetta eccellenza nei dispenser. Un sondaggio popolare da veicolare sui blog? Le guide delle guide? I guru?

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Davide G.

circa 10 anni fa - Link

boh ..a me non sembrano prezzi cari. il SUMMA ad esempio costa 3000 euro a banchetto e dura 2 gg e devi essere presente a versare il vino. qui con 3000 euro te lo mettono in vista e in degustazione per 3 mesi con oltre 2 milioni di visitatori. pero' poi magari sbaglio io...

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D

circa 10 anni fa - Link

comunque, non sono soltanto € 3.000,00 + iva. Vogliono anche 12 confezioni da 6 bottiglie. Poi, ma solo poi, se non bastano il "Vinitaly acquisterà direttamente dal produttore il vino (con modalità predefinite) per garantirne la presenza"

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Samuele

circa 10 anni fa - Link

Non mi aspettavo altro, devo dire però che in fiere molto minori (perchè di fiera si tratta) alcuni ti propongono un tavolino di cm 50 e due sedie per due giorni con altri 200 espositori a 1000 euro +IVA. Per una piccola azienda già questo esborso è inaffrontabile.

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Francesco Garzon

circa 10 anni fa - Link

Tannini duri ed amari a questo Expo2015.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 10 anni fa - Link

Capisco che l'Italia ha le pezze al culo, ma insomma! Con tutti i miliardi che è costato l'Expo è ridicolo sputtanare il Paese esponendo il Tavernello al posto del Barolo di Mascarello solo per incassare poche migliaia di Euro.

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andreuccio

circa 10 anni fa - Link

mi viene da piangere

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Eretico Enoico

circa 10 anni fa - Link

Un articolo che dice (finalmente) pane al pane e vino al vino. L'unico criterio selettivo sono i soldi e qualche amico di amici. Non importa se il listino e' congruo,se riportato correttamente perché il punto e' che con i MIEI soldi ( e di milioni di contribuenti) di cittadino italiano e residente lombardo si prepara uno show-room per delle aziende private dai fatturati importanti ma non necessariamente dalla qualità eccellente. L'impiego di mostruose risorse pubbliche perché deve andare a solo vantaggio di privati egemoni e non favorire anche la piccola impresa vitivinicola che rappresenta l'Italia godendo di fama internazionale tra gli appassionati.? Perché se la cantano e suonano da soli oramai da anni

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carlo

circa 10 anni fa - Link

Finalmente una cornice dove il piccolo artigiano potrà esporre con successo le sue creature.

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Roberta Candus

circa 10 anni fa - Link

Scusate ma vi aspettavate qualcosa di diverso? Da sempre ormai in ogni ambito vige la legge del più ricco che purtroppo quasi sempre non è in coppia con il migliore. Ci sono piccoli produttori che fanno cose eccezionali pur non avendo i mezzi ma avendo il cuore !

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