Il meglio della settimana in cui se n’è andato Michele Ferrero*
di Alessandro MorichettiI post più letti degli ultimi sette giorni.
1 – Visitare Ca’ del Bosco, castigare alla cieca la Cuvée Prestige, assaggiare vini grandi davvero: fatto.
2 – Tutti dicono Brunello di Montalcino. Intravino-Bignami: tutto il Brunello in 10 bottiglie.
3 – Produttori di vino e guide. Casi umani e relazioni pericolose in 6 pratiche configurazioni.
4 – Ma che gran posto è il Ristorante Del Cambio a Torino? Seguono dettagli.
5 – Montalcino, un paese di confidenza e insieme un davanzale per l’apocalisse. Prima parte.
6 – Il signore non è servito: Noi di sala e le regole del bravo sommelier a Identità Golose 2015.
7 – Dom Perignon Œnothèque 1996 spiegato a mia madre.
8 – Se non sapete chi è Leonardo Seghetti e come si assaggia l’olio siete capre (cit.) ma potete riparare.
9 – È l’annata della luce per l’Amarone della Valpolicella 2011. 5 stelle ben date?
10 – TerroirVino 2015. Prima o poi doveva succedere, che qualcuno dicesse “splendida cornice”.
* Se n’è andato a 89 anni (era nato a Dogliani il 26 aprile 1925) Michele Ferrero, l’uomo più ricco d’Italia. Ha inventato la Nutella (1964), le Tic Tac (1969), i Ferrero Rocher (1982) e tanto altro. È stato un alfiere del capitalismo familiare e il suo motto era: “Lavorare, creare, donare”. L’imprenditore di Alba era amato dai dipendenti, non ha mai quotato in borsa la sua società e non ha praticamente mai concesso una intervista in vita sua, tranne rarissime apparizioni sulla stampa locale. Marco Giaosa lo ricorda così su La Stampa: “Monsù Ferrero, grazie”. Notevole anche l’articolo odierno di Mario Calabresi: “Michele Ferrero: “Il segreto del successo? Pensare diverso dagli altri e non tradire il cliente”.
3 Commenti
Nelle Nuvole
circa 9 anni fa - LinkQUANDO VEDO UN BARATTOLO DI NUTELLA MI LEVO IL CAPPELLO
RispondiPatrizia www.wineandshop.it
circa 9 anni fa - LinkSemplicemente un genio.... Ha saputo creare prodotti davvero inimitabili....
RispondiRosario Amico Roxas
circa 9 anni fa - LinkLa morte di Michele Ferrero ci riporta con la memoria ai tempi dei grandi imprenditori che “grandi” non si sentivano e da “grandi “ non si comportavano. Conoscevano i limiti che appartengono a tutte le aziende e ne esorcizzavano gli effetti negativi, con il quotidiano lavoro e la collaborazione efficace delle maestranze. Con Michele Ferrero finisce l’epoca e l’epopea di un capitalismo sociale che è riuscito a coniugare lo sviluppo aziendale con il progresso sociale del mondo del lavoro deputato alla produzione. Michele Ferrero ha rappresentato quel capitalismo eroico che ha saputo ricostruire l’Italia, uscita distrutta da una guerra che aveva lasciato spazi vuoti in tutti i campi, dalla produzione al lavoro, dalla imprenditoria alla programmazione. Michele Ferrero ha rappresentato la bandiera e il carisma imprenditoriale, alternativo all’analisi della redditività finanziaria con l’esonero dei processi produttivi portarti avanti dal liberismo speculativo.
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