Hotel Boscolo Exedra, Roma: una terrificante esperienza con la carta dei vini. Monella a 90 euro e Pergole Torte a 185

di Giovanni Corazzol

L’Hotel Boscolo Exedra, Piazza della Repubblica, Roma. Indosso il peggiore dei fresco lana, bavero trapuntato, tre bottoni; la cravatta azzurra è lisa e stropicciata, la camicia è color ghiaccio, i mocassini risuolati sono bordeaux. Ho tre vestiti assai migliori, anche di lino, ma l’inverno è stato duro, piovoso e freddo.

Roma è ragionevolmente calda, ma non è appiccicaticcia, né maleodorante. Turisti ce n’è: polo, bermuda con la cintura, scarpe ginniche di foggia ammirevole e cappellini o panama, a seconda dell’età. Luci marziane rubizzano i palazzi, gli azzurri sono cobalto, le vie alberate son fresche, le foglie si agitano come cheerleaders.

Buon per voi gitanti d’oltreoceano o d’oltre luoghi in cui il gasolio non costa 1,803 euro al litro, io invece son qui per lavoro, ho una valigetta con computer, caricabatterie e mental fresco alito; divertitevi pure, fatevi file d’oltrecortina, fatevi scannare da venditori di panini farciti di sospetti, io ho da fare, ho un appuntamento importante, un pranzo di lavoro, devo fare bella figura e concludere un affare.

Il ristorante dell’Hotel Boscolo Exedra in Piazza della Repubblica, Roma, si chiama Tazio. Gli antipasti stanno sui trenta euro. Prendo un foie gras che userò come unica portata – noi gente che lavora a pranzo stiamo leggeri ma con classe – e chiedo la carta dei vini attaccando una conversazione professional-piaciona col mio interlocutore; chiedo la cortesia di permettermi la scelta dei vini perché io ne so e voglio che tu ti intimorisca; io non sono un venditore di spazzole, io valgo più di questo fresco lana, e tu assai meno del perfettamente stirato vestito di lino color senape Orco che su di me si sarebbe stropicciato allo sguardo.

La carta dei vini del Ristorante Tazio dell’Hotel Boscolo Exedra in Piazza della Repubblica, Roma. La sfoglio inizialmente senza concentrarmi sui prezzi (ho la Gold aziendale, irresponsabili) e cerco una bottiglia buona per l’occasione che mi permetta di ostentare, raccontare una storiella, introdurre sottilmente le ragioni dell’incontro attraverso il bicchiere; poi però l’occhio della brava massaia mette a fuoco la colonna di destra: qualcosa non torna oltre all’abito di lino color senape Orco. Ceretto, Arneis Blangé 2011: 60,00 euro; Planeta, Chardonnay 2009: 85,00 euro; Tasca D’Almerita, Nozze d’oro 2010: 75,00 euro; Cusumano, Syrah 2010: 65,00 euro; Umani Ronchi, Serrano rosso Conero (sans année): 70,00 euro; Antinori, Tignanello 2007: 120,00 euro; Montevertine, Pergole Torte 2006: 185,00 euro; Braida, La Monella 2010: 90,00 euro.

Il bratwurst di fronte a me intuisce qualcosa dal mio sguardo e dal mio silenzio; vorrei coinvolgerlo, ma non si può, non sarebbe professionale, così mi concentro sui miei Lares familiares e ordino Pieropan, Soave La Rocca, 2009: 55,00 euro. Arriva il mio foie gras in un bicchierino da vodka Keglevich al melone, con sopra dell’erba e a lato crostini di pan brioche di forma e dimensioni di cinque lingue di gatto. “Mi spiace, mi dicono che Pieropan non c’è, se vuole di vino veneto abbiamo il valpolicella…”. “No, grazie – gentile signorina con cui sarò parimenti gentile, perché ti rispetto e non è colpa tua – allora guardi vorrei Le Cretes, Petite Arvine 2010: 60,00 euro. Ce l’avete?” domando con una punta di velenoso sarcasmo di cui mi vergognerò subito. “Chiedo e – gentile cliente che fa velenoso sarcasmo sopra cui piangerò stasera appena rientrata a casa dopo dodici ore sempre in piedi – torno immediatamente”. Il Petite Arvine non c’è. La mia credibilità agli occhi dell’hot dog crolla. Sì crolla, perché non sono i signori del Ristorante Tazio dell’Hotel Boscolo Exedra in Piazza della Repubblica, Roma, a presentare una carta dei vini con prezzi Dubai style che si fa bella di vini che non ha; no certo, sono ovviamente io ad essere pretenzioso e spocchioso, io a scegliere vini improbabili per il gusto di mettere in difficoltà il personale, io che voglio ostentare una sapienza gradevole come una macchia di senape tono su tono. Così mollo il colpo e mi concentro sul rostinchen; pesco da altro repertorio e provo a portare a casa la ghirba. Poi salgo in treno e scrivo un post domandandomi in conclusione se i produttori, almeno quelli più grossi, non dovrebbero cercare di tener d’occhio luoghi come ad esempio il ristorante dell’Hotel Boscolo Exedra in Piazza della Repubblica, Roma, in cui ricarichi del genere appaiono ingiustificabili, in cui vengono spesi i loro nomi pur non avendo i vini, in cui ci si forma l’idea che vini dal rapporto qualità/prezzo normalmente più che onesto, siano in realtà grandi vini da rapportarsi a categorie a cui non appartengono, uscendone così con le ossa rotte.

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Giovanni Corazzol

Membro del Partito del progresso moderato nei limiti della legge sostiene da tempo che il radicalismo è dannoso e che il sano progresso si può raggiungere solo nell'obbedienza.

51 Commenti

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Paolo De Cristofaro

circa 11 anni fa - Link

la casistica descritta è molto più diffusa di quanto si crede, a meno che io non abbia la calamita e sia sistematicamente in grado di chiedere il vino che non c'è (e che regolarmente tentano di sostituire con un altro che non c'entra niente). Per non parlare dei ricarichi: da Vietri a Vico Equense sono purtroppo mosche bianche quei ristoranti che hanno dei ricarichi "umani" (ma Gennaro Esposito è tra questi, per esempio). Soprattutto ci sono 4-5 posti importanti, splendidi come scenari e validissimi per la cucina, dove non c'è praticamente un vino in carta sotto i 50 euro: e parliamo di falanghine e coda di volpe, di solito. Ricordo ancora la serata in uno splendido stellato di Ravello, dove tra fiano e greco a 60 euro in carta, i 90 euro spesi per il Pietramarina 2004 sembrarono quasi un best buy... mannaggia la morte.

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Andrea Creati

circa 11 anni fa - Link

Un Pergole Torte per 185€ voglio la bottiglia placcata oro così poi posso portarla a casa e far cassa al primo "COMPRO ORO" che incontro per la strada.. Apparte l'insano umorismo, puoi avere anche 7 stelle.. ma ricarichi di questo genere sono e rimangono una roba allucinante e secondo me andrebbe perseguita da parte delle Cantine che forniscono i prodotti..anche perchè il nome che viene sputtanato è il loro casomai.

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Anon

circa 11 anni fa - Link

E' tanto difficile, anziché ripiegare sul vino più economico, chiedere una caraffa d'acqua fresca dopo aver visto certi ricarichi?

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gianpaolo paglia

circa 11 anni fa - Link

un peroncino?

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Gianni Ruggiero

circa 11 anni fa - Link

A Genova si dice"sei andato a cercare il male come i medici"caro Giovanni la prossima vedi di venire a trovare qualche amico di intravino.

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Giulia Angela

circa 11 anni fa - Link

Lavoro nella hotellerie e ristorazione. maggiormente e' alto il profilo dell'hotel maggiori sono i ricarichi su etichette o vitigni "blasonati" o di'appeal. D'altronde la clientela e' fortemente turnante e con alto potere di spesa. Sarebbe 'sconveniente' commercialmente vendere a ricarichi adeguati. E' la ristorazione da strada che dovrebbe invece restituire "purezza" al vino, la sua piacevolezza, la cultura nel matrimonio con il cibo, li' si dovrebbe applicare il prezzo sorgente con il ricarico del solo prezzo di ri-acquisto. Questo e' il giusto. Bello il pezzo Giovanni, scritto bene e mi hai ricordato la roma di sorrentino.

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Eleutherius ab Urbe Ascondita

circa 11 anni fa - Link

Amico Giovanni da Feltre istroveneto, la prossima volta lascia perdere Boscolos et Exedras. L'Arcadia c'è, costa meno, è più buona ed è meno gialligna e meno acre della maionese Orco. Tu riserva una mezza giornata e mezza Gold aziendale, io ti mobilito un comitato d'accoglienza EnoRomano.

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Armando Castagno

circa 11 anni fa - Link

Presente.

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she-wolf very amused

circa 11 anni fa - Link

Non c'è vino sfuso, non sono à la page.

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Eleutherius ab Urbe Ascondita

circa 11 anni fa - Link

PS Bentornata Giulia Angela.

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giulia

circa 11 anni fa - Link

Grazie, Ben trovato :-)

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Andrea Gori

circa 11 anni fa - Link

unica cosa che mi sento di dire è che ultimamente dovremmo imparare tutti a essere più clementi con i vini elencati in carta ma non presenti in cantina... non è facile avere sempre tutte le etichette e il riordino si fa solo quando sono finite tutte le bottiglie di un produttore, non quando ne manca una sola. Ma mi sentirei di dire che con quei ricarichi potrebbero avere anche una scorta di 20 bott per tipo.

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Leonardo Fi

circa 11 anni fa - Link

Lasciando perdere i ricarichi... quando un sommelier è consapevole che nella sua cantina mancano alcune bottiglie, deve avvertire il cliente quando presenta la carta dei vini, rischiando di far sembrare la cantina poco fornita? oppure è meglio rischiare e sperare che il cliente non becchi proprio quelle che mancano? Io se mi avvertono prima tendo ad essere cliente. Mi intristisco invece molto quando mi dicono che il vino non c'è dopo averlo ordinato. Due volte di fila e cado in depressione :-)

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Angelo D.

circa 11 anni fa - Link

Ma di cosa stiamo parlando? Un vino che non è disponibile non DEVE stare in carta. Se non c'è e sta in carta basta segnalarlo, avvertire l'ospite prima di porgergliela, giusto semmai ci si vergogni di fare la schedina e/o non si ha tempo o soldi di ristamparla. Poi ognuno fa come vuol. Sbagliando.

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bruno

circa 11 anni fa - Link

Visti i ricarichi strabilianti di alcuni posti non mi sembra difficile attrezzare una carta vini su un supporto che permetta di coprire momentaneamente le mancanze mantenedo il servizio all'altezza di quello che viene pagato.

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Gianni Ruggiero

circa 11 anni fa - Link

Perdonami,tu giustifichi i ricarichi nell'alto profilo alberghiero e nella ristorazione di strada come la definisci tu dovrebbero vendere quasi a prezzo di costo.Mi sembra più un intervento da Giulia Sofia di Crozza in Montezemolo che da Giulia Angela.Non vorrei essere frainteso anche io penso che il vino al ristorante debba avere ricarichi onesti e mi sono sempre battuto per questo ma la tua opinione forse l'ho capita male

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Alfonso Maria Lecceto Vien Dal Mare

circa 11 anni fa - Link

Esperienza terrificante. Lei ha pranzato in un ristorante di stralusso, in una piazza centralissima, in una delle città più belle e visitate del mondo; pagando con la carta Gold dell'azienda, e non ha trovato il vino che cercava. E il vino costava caro. Terrificante. Mi domando come sia riuscito ad addormentarsi quella notte.

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Fabio Spada

circa 11 anni fa - Link

Accidenti come rosichi.

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Marilena

circa 11 anni fa - Link

Non è così difficile: al mattino, per prima cosa, il sommelier responsabile della carta fa lo scarico di magazzino delle bottiglie consumate il giorno prima, aggiorna la lista e fa una telefonata ai fornitori per colmare le eventuali fallanze. Lo fanno in tutto il mondo, estreme periferie comprese, credo lo chiamino servizio.

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rappresentante anonimo

circa 11 anni fa - Link

2 Parole: che vergogna.

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amelia gatti

circa 11 anni fa - Link

Ci sono stata qualche anno fa, con un amico che sapeva tantissimo di alta finanza e poco di vino, ma che ha ordinato bollicine d'Oltralpe fra le più care Il cliente tipico di un posto del genere è lui, che ne rispecchia pregi e difetti

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Cristiana Lauro

circa 11 anni fa - Link

Anzitutto non si tratta di un ristorante di lusso perchè il lusso è ben altro. La carta dei vini è scarsa e con ricarichi bestiali soprattutto sui vini entry level. La lista di bollicine d'oltralpe è scarsissima, la conosco molto bene, quindi l'accompagnatore esperto di finanza più che rispecchiare pregi e difetti, si è dovuto accontentare di un locale mediocre con una lista scadente e molti vini latitanti. Lo porti altrove la prossima volta che qualche carta decente in città si trova e l'alta finanza non frequenta questo tipo di albergo tutt'altro che lussuoso dal servizio alle materie prime, alla cucina che vuol essere d'autore ma è disastrosa. Questo genere di speculazioni hanno nulla a che fare col lusso, non confondiamo il lusso con le prese per i fondelli. C'è tanto Pommery brut in quella carta evidentemente affidata a un distributore locale.

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Angelo D.

circa 11 anni fa - Link

Più di tutti mi sciocca quell' Umani Ronchi Serrano rosso Conero a 70,00 euro! Un motivo in più per essere orgoglione dei miei ricarichi, soprattutto sui fiani e grechi e sulle code di volpi... Buona estate ragazzi!!

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Sir Panzy

circa 11 anni fa - Link

Non c'è produttore che possa alzare il telefono o andare di persona a dire a quel ristorante di abbassare i prezzi, al massimo è l'agente di commercio che dovrebbe controllare la sua zona di competenza (visto che conosce i costi di gestione in quella determinata zona), invitando il ristoratore ad applicare margini corretti e non da strozzinaggio... anche se tante volte si riforniscono da distributori e il controllo diventa praticamente impossibile. (altro che 20 bt per referenza! Questi oltre a prenderti bellamente per il cuculo magari hanno 2 bt per etichetta ordinate il mattino e consegnate il pomeriggio - e a Roma sembra pratica diffusa) ma non si può telefonare ad un cliente, che magari deve pagarti ancora 2 o 3 vecchie fatture, per dirgli di abbassare i prezzi. Non date la colpa ai produttori o agli intermediari se il ristoratore/sommelier non è in grado di fare il proprio lavoro. Gli antipasti a 30€ (e non voglio sapere il resto) e il vino con il 400/600%. Ma quanto diavolo costano gli affitti a Roma?? (non è una domanda)

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gianpaolo paglia

circa 11 anni fa - Link

So di stare prendendo una posizione altamente impopolare in questo contesto, ma io penso di non potermi permettere di andare a dire ad un mio cliente quanto ricarico deve o non deve avere, perche' credo che quello, giustamente, mi possa anche rispondere che una volta pagato, il vino lo vende al prezzo che vuole. Francamente questa idea del controllo dei prezzi mi sembra alquanto impossibile (tranne forse che nelle catene GDO o simili) oltre che insensata. Se un ristorante ha dei ricarichi altissimi ma la gente continua ad andare e ad acquistare vuol dire che percepisce lo stesso un valore per i soldi che spende, viceversa il posto rimane vuoto e quelli saranno naturalmente costretti a rivedere la politica dei prezzi. A me sembra una cosa tanto banale quanto comune.

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Sir Panzy

circa 11 anni fa - Link

Condivido al 110% Infatti sopra ho scritto: "al massimo è l'agente.." come per dire che se ci fosse la remota possibilità di farlo allora dovrebbe essere l'agente e non il produttore stesso, che magari vive a 628 km da piazza della repubblica e a Roma ci va 1 volta l'anno.

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Alessandro Morichetti

circa 11 anni fa - Link

Io invece ti contraddico (ma solo parlando del problema inverso) perché, ad esempio su Internet, la PRIMA cosa di cui si preoccupano i produttori quando compro vino è il prezzo troppo BASSO. Che è paradossale: l'ecommerce non funziona ancora (ma è SOLO questione di tempo) ma il web è associato a sconto. Al bando chi pratica prezzi troppo BASSI. E ammonito chi - enoteca fisica - mette un prezzo sul web per poi fare + 10% in negozio. E' corretto? Non so. Diciamo che è distorsivo però capisco che ognuno faccia come meglio crede. BRAVI BRAVI quei produttori che quando vedono SVENDUTO il loro prodotto alzano la cornetta e dicono all'enoteca di turno (che magari imperversa anche sul Forum del Gambero Rosso): o ti adegui o non prendi più il vino. Credo sia cosa buona.

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Sir Panzy

circa 11 anni fa - Link

Ale, non confonderti però. Sottocosto (e per di più online) è una cosa molto differente dal ricarico folle in un ristorante.

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gianpaolo

circa 11 anni fa - Link

in realta' non vedo dove sia la contradizione. Il prezzo troppo alto non crea problemi agli altri clienti, semmai loro possono invece far vedere come sono piu' corretti con i ricarichi. Il prezzo troppo basso al contrario li fa sembrare "ladri" agli occhi del cliente, cosa che ovviamente, e giustamente, li fa imbufalire. A Moriche', eppure ora sei commerciante anche tu, possibile che ti debba dire ste cose?

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giulia angela

circa 11 anni fa - Link

Sono d'accordo con te Giampaolo, ne approfitto per rispondere a Gianni Ruggiero. I ristoranti all'interno di importanti catene alberghiere hanno una clientela che al 90 per cento non si sofferma sul prezzo del vino che trova in carta, clientela per lo più straniera, spesso turismo business, di alto profilo, un prezzo "basso" stonerebbe, credimi, strano ma è vero. Rientra nella normalità di un giusto posizionamento sul mercato di appartenenza. Questo non vuol dire che condivido. Il termine ristorante da strada non è dispregiativo, anzi, è il ristorante che soddisfa il vero bisogno del cliente, cioè quello di ricevere il massimo piacere dal cibo e dal vino al "giusto" prezzo. Spesso, in ristoranti stellati,di piccole e medie imprese, ho trovato carte dei vini "mummificate", come dice simpaticamente Cristiana Lauro... Il vino non disponibile in carta deve essere prontamente segnalato al cliente, il fatto è che alcuni ristoratori ti propongono carte dei vini con oltre 1000 etichette ma nelle cantine le giacenze sono assai minori. E' un'utopia un ricarico pari al prezzo di ri - acquisto? Perchè mai? Conosco bene i costi del beverage, ci sono molte opportunità che mi permettono di vendere onestamente; rotazione della cantina, basso stoccaggio.., Sono i ristoratori che debbono incentivare le vendite del vino nel proprio locale, non scoraggiarle con i ricarichi assurdi praticati negli ultimi 20 anni. P.S. ma chi è stà Sofia Crozza ecc...? :-)

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Gianni Ruggiero

circa 11 anni fa - Link

http://m.youtube.com/#/watch?v=ecLjU1rQKPc&desktop_uri=%2Fwatch%3Fv%3DecLjU1rQKPc Giulia Angela fatti due risate poi da quanto ho letto abbiamo un'amica in comune Alessandro,uno dei più importanti uomini del vino,del quale non posso fare il nome ma se vuoi in privato si,s'incazzo'di brutto con me, nonostante la sua aplomb aristocratica,perché il suo vino di quell'annata sulla carta aveva un prezzo troppo basso,differente e'l'agente che preferisce tu venda con ricarichi onesti.E'il gioco delle parti ognuno ha il suo ruolo

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massimo . g

circa 11 anni fa - Link

Molto condivisibile. I prezzi sono posti "sotto controllo" al ribasso. I sottocosto sono passibili di verifica i fuori costo o fuori di testa non hanno tetto. Mi sovviene esperienza similare alla "fu" locanda della Tamerice del buon Igles: al terzo fondo consecutivo bottiglia omaggiata. Mi sembra atto quasi dovuto.

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marziano

circa 11 anni fa - Link

esatto, io quando vedo vini che conosco e si trovano in GDO (esselunga) a 12 euro non li ordino. semplice come bere un bicchier d'acqua.

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Andrea Pagliantini

circa 11 anni fa - Link

Questo è fare i finocchi con il culo degli altri. Se i ricarichi sono alti, ma le scarpe a punta spendono così billoccamente i loro soldi non capisco dove sia lo scandalo o l'indignazione. Mi pare solo invidia o ipocrisia che esce a pancali dalle file del PD. In privato si pappa, in pubblico si deve dare l'iimagine di persone del popolo. Un po' di politically correct la prossima volta sarà altamente apprezzato. [F.]

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Andrea Pagliantini

circa 11 anni fa - Link

Scandalizzatevi piuttosto per i prodotti agricoli pagati all'origine con prezzi risibili che (con la burocrazia) stanno falciando lavoro e paesaggio costruito dagli agricoltori italiani che a fare la tara a scarpe a punta spendono cifre assurde per l'eleganza di dire di aver stappato una bottiglia di classe come fosse te alla pesca della coop.

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Massimo R

circa 11 anni fa - Link

Fresco di lana col bavero trapuntato !? mocassini con un abito e in più bordeaux !!?? Lino stirato color senape !!!??? Questo è il vero scempio,altro che vino !

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antonio f.

circa 11 anni fa - Link

La cosa che trovo davvero inaccettabile è la controproposta che la cameriera/sommelier fa in mancanza del primo vino: come diamine si fa a proporre un Valpolicella in luogo di un Soave?????

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Jovica Todoovic (Teo)

circa 11 anni fa - Link

Se fossi un semplice cliente potrei condividere. Sono un operatore e non mi é consentito fare la verginella. Il prezzo di uscita fa parte delle strategie e politiche di revenue. Credo che il ricarico sul caffè, acqua e birra e soft drinks sia anche più alto. Non mi permetto di entrare nel merito pur rendendo i conto che possa non lasciare indifferenti. Sono molto piú intransigente sulle lacune in carta. Stiamo parlando di un *****L a pzza Repubblica. A Roma ci sono tutti i distributori nazionali (consegnano cartoni misti con minimi d'ordine bassissimi) e una serie di seri grossisti e distributori locali. Non c'è nulla che possa giustificare le lacune se non la disorganizzazione che a mio modesto parere a qui livelli non è prevista dal regolamento.

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stefano bonilli

circa 11 anni fa - Link

In un albergo di Piazza della Repubblica ci puoi anche morire d'infarto, meglio andare altrove.

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Stefano

circa 11 anni fa - Link

Mi piace vedere che si parli di rincari (assurdi) anche se trovo giusto che qualsiasi prodotto venduto in un contesto "lusso" abbia un sovra prezzo (di quanto non so, ognuno sa e dovrebbe conoscere i propri costi di gestione "tanti non lo fanno"). Io da semplice personale di sala, trovo assurdo da parte di persone che ordinano i vini e sanno quello che costa all'origine (dopo non devono fare le lacrime di coccodrillo). Quello che bisognerebbe fare e segnalare alla direzione dopo aver pagato il conto di queste cose, ma nessuno lo fa perche tutti vogliono passare per quello che non sono! In questa situazione il problema riguarda anche al personale non all'altezza di un locale che vuole fare il lusso, ma non riesce (la colpa comunque e di chi li mette lì). Di sicuro qua entriamo anche nel discorso mai fatto da nessuno: personale della ristorazione non qualificato e professionale che lavora 10\12 ore in media, ma che non vengono pagate tutte le ore?! Di questo bisogna aprire un Post, grazie Intravino se lo facessi!

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Gianni Morgan Usai

circa 11 anni fa - Link

Quel lato di piazza Esedra ( o della Repubblica, forse meglio..) ha ospitato per anni, sia l'ass. Italia-URSS che la mitica pensione Mama Clara.. ( Ask Mama Clara.. from Venice to Caprì, one day - round-trip era il loro motto..altro che Asimov...! ) Per certi ricarichi andrebbe applicato il 41-bis > wine version..

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patrizia

circa 11 anni fa - Link

Signor Pagliantini, apprezzo molto il suo post. Lo snobismo a rovescio è sempre in agguato. Non entro nel merito dei prezzi di quella Carta Vini - che tuttavia mi pare fuori da ogni logica -ma mi associo nello stroncare la inqualificabile disorganizzazione della cantina e impreparazione del personale. Questi due elementi sono purtroppo assai ricorrenti nella ristorazione di ogni livello: direi che è proprio su questo che bisogna intervenire e commentare duramente. Serve uno scatto di qualità professionale che metta al centro la qualità del servizio, cosa che poi si ribalta anche nella compialazione delle Carte, per le quali si auspica una conoscenza maggiore, una flessibilità maggiore, una ricerca di novità e proposta che al momento invece sono mortificate da una ripetitività e da una banalità sconfortanti. Non solo i prezzi, ma anche la noia di leggere sempre le stesse cose: se poi sono anche veicolate da incompetenti il disastro è completo. La clientela internazionale sarà anche danarosa, ma non è scema. Il danno alla nostra italica immagine professionale è continuo. 5 o più stelle...cadenti.

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giulia angela

circa 11 anni fa - Link

La carta più bella l'ho trovata a Roma, per caso, da Settembrini, talmente bella che ho chiesto ad una ragazza (bella e gentile) se poteva darmela in regalo. Lo ha fatto, con titubanza ma estremamente gentile. Nella prima pagina c'è un bambino che "travasa" il vino fatto in casa. :-) "..Che la brocca di vino al bacio d'amore aggiunga il suo bacio" (Neruda)

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Andrea Pagliantini

circa 11 anni fa - Link

Signora Patrizia, non so' esattamente cosa sia lo snobismo. Passo le giornate orgogliosamente a fare paesaggio sotto il sole, amando il luogo dove vivo come fosse una preziosa calice di stelle e cercando di mettere toppe alle mire cementizie e speculative di pirati locali e di passaggio. Credo di avere un cuore che non risiede sopra la mela destra dei calzoni e stando a contatto con le cose terrene, quindi essendo parecchio terrone ho un modo spiccio e pratico per dire e fare le cose e dargli un valore. Tutto qua, fermo restando che sono felice di non contare niente.

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giulia angela

circa 11 anni fa - Link

wowwwww...sei....libero???? :-)))))

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Andrea Pagliantini

circa 11 anni fa - Link

Potrei risponderti con ironia, con garbo o millanteria Giulia Angela, ma stando con i piedi a pestare alberese scosceso posso dirti che qualche volta la vita è come un gatto selvatico che riempie di graffi e ferite, specie quando una rondine prende la via delle stelle.

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giulia angela

circa 11 anni fa - Link

Scusami, sono una cretina, sarà l'estate ed il desiderio di conoscere sempre nuove persone, uomini e donne, amo particolarmente sporcarmi con la terra, asciutta o bagnata, avevo percepito nelle tue parole una crudezza dolce e realistica. stammi bene.

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Andrea Pagliantini

circa 11 anni fa - Link

Giulia Angela, non devi scusarti di niente e non voglio essere scortese specie quando non ho motivo per esserlo. Il posto dove vivo ha come caratteristica l'accoglienza e le porte aperte a chiunque arriva e lo rispetta. La crudezza dolce e realistica di cui parli.

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Elisa R.

circa 11 anni fa - Link

ma perché mangiare lì? eh? ma fare due passi e andare da Barrique? diamine

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patrizia

circa 11 anni fa - Link

Gentile signor Andrea, io le ho fatto un complimento!!! Di certo lo snobismo non era riferito a lei!!!! Mi dispiace essermi espressa in modo da farglielo pensare!

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Andrea Pagliantini

circa 11 anni fa - Link

Patrizia, se parte con gentile signor Andrea pare che mi voglia infilare a forza una cravatta e un paio di scarpe a punta per schiacciare i ragni negli angoli.... Andrea basta e avanza. Semplicità, schiettezza, a volte un granellino ruvidi è meglio del finto, del felpato leccato dalla mucca che sempre si ricicla da gaudente cisternista a pretaiolo biodinamico. Esattamente come i cochi e gli chef si mettono a spiegare la panzanella e le mille sue varianti. Pane raffermo ammollato e strizzato, pomodoro, basilico, cipolla a piacere, sale, olio, aceto, che un tempo serviva non a condire ma a disinfettare l'acqua si era usata per l'ammollo. Con i viustel, la rucola, il tonno, il tartufo e la bottarga si scivola in una quattro corsie di bischerate.

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