Ho barattato il mio libro per un “incrocio” di Vittorini a Monsampietro Morico

di Pietro Stara

Una sera di fine gennaio, “Camminare le campagne”. Un’enoteca bar a vino, quella di Beppe Rossi; nella Piazza del Popolo, incastonata tra le logge dei portici in cotto abbracciati dalle mura del Quattrocento, subito sotto l’acropoli pianeggiante dove s’impone il Duomo. Tra l’Enoteca di Beppe e il Duomo una strada in salita, la via Mazzini, sede del prestigioso teatro dell’Aquila, al civico 6. Mia nonna Lina, che canticchiava tutte le arie della lirica a memoria, ci staccava i biglietti al teatro, in gioventù. Abitava poco più sopra, lì in via Mazzini. A Fermo, città che sorge sulla vetta e lungo le pendici del Colle Sàbulo e che scende fino a giù, al mare Adriatico.

Presento il mio libro: serata affollata e informale. Cibo superiore. Organizzata splendidamente da Marco Marchetti dell’Associazione “Il contrario di uno” e da Graziano Celani, l’enogastrobiblionauta dei C.C.C.P. (Circolo Culinario Cuochi Pasticcioni). Ai tavoli siedono diversi produttori fermani: l’azienda agricola Vittorini di Monsampietro Morico; Cantina dei Monti di Monterinaldo; Riomaggio di Montegranaro; le Senate di Altidona; Diantetti di Carassai. Fantastico!, non ne conosco una: non basta avere nonni e padre fermani. D’altra parte la Marca Fermana ha sempre pagato pegno, di grande malavoglia, ai dirimpettai ascolani. Anche sul vino. Sotto Offida e Ascoli Piceno e sopra il Conero. Più giù il portentoso Abruzzo e più in alto Jesi e il vigoroso Verdicchio.

Girando tra i tavoli mi ferma Nico Speranza, azienda agricola Vittorini. Dice che il mio libro ce l’ha già, in formato pdf: “gira come una trottola su Internet”. Io penso subito a quei bastardi di Intravino. Tanto non ho messo il copyright. Neppure il copyleft. Poi aggiunge: “te lo prendo lo stesso”. Allora gli propongo un baratto: libro per vino. Perché il suo vino è proprio buono. Lui accetta. Marche Igt: 80% pecorino e 20% incrocio Bruni. Incrocio Bruni?? Mi documento: Il vitigno Incrocio Bruni 54 è stato creato nel 1936 dal prof. Bruno Bruni, che lavorò per il Ministero dell’Agricoltura nel periodo 1930-1950, incrociando tramite impollinazione le varietà sauvignon blanc e verdicchio. Mi sento meglio. Qualche temerario lo fa pure in purezza. Diffuso solo nelle Marche e nemmeno in tutte le Marche.

Nico è uno che ha mollato la città (Verona) e un altro lavoro per tornare a fianco del nonno materno per “fare vino”. Racconta che della vita rurale “è interessante un aspetto marginale ma indicativo anche per spunti più profondi: nel passato chi rimaneva in campagna cercava di nascondere tutti quegli elementi urbanistici che evocavano ricordi di povertà e malessere; senza nessun piano regolatore si cercavano di intonacare muri a pietra o mattoni come all’interno dell’edificio travi di legno cioè tutto quello che oggi si cerca di valorizzare riportandolo alla luce”.

Intorno a lui, a Monsampietro Morico, paesino di 700 anime di origine normanna, non ci sono vignaioli per cui Nico, non conoscendo le reali potenzialità di espressione del suo territorio, ha estremizzato il concetto di sesto d’impianto classico marchigiano (vecchi vigneti a 3500 ceppi/ettaro) portandolo a 7650 ceppi per ettaro e 16000 per i vitigni a bacca rossa. In vigna, però, usa solo tecnologia d’avanguardia: motocoltivatori, decespugliatori e la mitica e intramontabile zappa. Durante il lungo e rigido inverno non fa alcun trattamento in vigna; ma poi, in estate, è costretto ad usare un po’ di rame e zolfo. In cantina, alimentata da una pompa di calore geotermica, niente solforosa: rimontaggi e microssigenazione. Manco fosse Michel Rolland. Per i rossi malolattica a temperatura controllata.

Dunque il Marche Igt Bianco. Il pecorino ci mette il suo: acidità e alcol. Lunga durata. Aromi di frutta tropicale e di fiori (ginestra e rosa). Erbaceo e sapido. Pure Nico ci mette del suo: prende una parte delle uve pecorino (circa il 20%) e dopo una pressatura soffice le fa macerare a 6 °C con le bucce per 24 ore. Rimontaggi all’aria pre-fermentativi e poi una fermentazione lunga 90 giorni a 9°C. Poi altri 10 mesi sur lie, sui propri lieviti cioè; “non si butta via niente” – mi dice. “Durante l’affinamento dopo la fermentazione alcolica, il vino si spoglia depositando sul fondo quello che chiamiamo, termine non appropriato, feccia. Quest’ultima è la sua ricchezza, il suo patrimonio durante l’affinamento e se un vignaiolo ha lavorato bene fino a questo momento, il marchio identificativo del vino cioè uomo, territorio e varietà”.

L’incrocio Bruni aggiunge morbidezza, bergamotto, sambuco e un bel agrumato in bocca. Un signor vino rosso, pardon bianco. Il vino lo vende soprattutto in zona e qualcosa all’estero. Tra i 9 e i 12 euro in enoteca.

Azienda vitivinicola Vittorini
Via Ete 56 – 63029 Monsampietro Morico (Fermo)
Telefono: 0734/773121

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Pietro Stara

Torinese composito (sardo,marchigiano, langarolo), si trasferisce a Genova per inseguire l’amore. Di formazione storico, sociologo per necessità, etnografo per scelta, blogger per compulsione, bevitore per coscienza. Non ha mai conosciuto Gino Veronelli. Ha scritto, in apnea compositiva, un libro di storia della viticoltura, dell’enologia e del vino in Italia: “Il discorso del vino”.

4 Commenti

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patrizio

circa 10 anni fa - Link

Non conosco ancora il vino bianco che produce "Vittorini" ma conosco la passione e la competenza di Nico che sono una garanzia. Mi fa' piacere che i suoi vini cominciano ad essere "scoperti"!

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amedeo

circa 10 anni fa - Link

Ho assaggiato il Vittorini e devo dire che la sua qualità merita una dimensione ben più ampia di quella locale...

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Gigi

circa 10 anni fa - Link

Veramente un vino "vigoroso", l'ho assaggiato in alcuni ristoranti della zona. Un ottimo rapporto qualità prezzo.

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anna teresa

circa 10 anni fa - Link

Gia assagguato...oer caso...ottimo

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