Fabrizio Franzoi vince Le Prix Le Montrachet per la carta dei vini di Borgogna. Differenze e confronti coi grandi di Francia

di Andrea Gori

Ci si ritrova da Pinchiorri a Firenze per Le Prix Le Montrachet, “creato dall’Hôtel-Restaurant Le Montrachet, a Puligny-Montrachet, ricompensa ogni anno un sommelier che esercita la sua professione in una regione o una città del mondo”. Infatti siamo con i migliori sommelier e le migliori carte dei vini di Borgogna d’Italia, assieme al primo premiato: Fabrizio Franzoi del Perbellini di Isola Rizza. Insieme a lui premiati da Jean-Pierre Faraut come secondi a pari merito anche Vincenzo Donatiello (Ristorante Piazza Duomo di Alba) Fabio Gallo (Ristorante Del Cambio di Torino), Lorenzo Giannini (Lorenzo di Forte dei Marmi) Luca Cinacchi (Trussardi di Milano), Marco Reitano (La Pergola di Roma) e Fabrizio Sartorato (Da Vittorio di Brusaporto).

Una serata emozionante e però impietosa, a mostrare la forza e la capacità dei vini di questa regione nel surclassare tantissime nostre denominazioni. Anche quando si assaggiano le seconde o terze linee di prodotti. Poi a cena, non sorprendentemente, appare pure DRC in una gara al pezzo più pregiato tra le bottiglie presenti, e non ce n’è stato per nessuno. Lasciamo la parola al vincitore, Fabrizio, e alla sua idea di Borgogna.

E quindi ecco i nostri assaggi tra i banchi dei produttori presenti, più il dopo cena. Cominciando dai vini bianchi dove le tre annate presenti 2011, 2012 e 2013 non potrebbero essere più diverse tra loro, con un 2012 che stacca in positivo ma non di molto sulla 2013.

Michel Briday Rully 2013. Naso di mandarino e senape, bocca piena e decisa, corposo e ricco. 84

Michel Briday La Pucelle 1er Cru 2013. In legno: grande intensità al naso tra lime mirabelle e noci, boisée ben presente ma anche succo e lunghezza. 85

Jean Chartron Murgers Des Dents Du Chien 2012 St. Aubin. Si presenta croccante e deciso, bocca di mandarino e arancio candito, bella solarità. 87

Jean Chartron Puligny Montrachet 2012 1er Cru Clos du Cailleret. Resine e floreale di campo, nocelle e lime, pepe e zafferano; bocca fresca e affilata con bell’allungo, dissetante e coccoloso, in divenire. 89

Domaine Bzicot Pere et Fils 2013 Puligny Montrachet. Sapido e criccante, mela e senape, bocca vispa e saporita. 88

Domaine Bzicot Pere et Fils 2013 Puligny Montrachet 1er Cru Les Folatieres. Erbe aromatiche e prezzemolo, ampio e piccante, un bell’affresco con acidità pulsante e finale promettente. 90

Domaine Jean Pascale et Fils 2013 Puligny Montrachet. Lime e pompelmo, iodio e mare, bocca semplice ma salina e agrumata, finale non lunghissimo. 84

Domaine Jean Pascale et Fils 2013 Puligny Montrachet Les Folatieres. Ha sale e menta, noci e pompelmo; bocca piena e profonda, minerale e acceso, bella persistenza e nuances burrose bellissime. 91

Olivier Leflaive Puligny Montrachet 1 er Cru Champ Canet 2011. Burro e salvia, noci e basilico, pompelmo e resina; bocca dalla freschezza misurata e sapida, si allunga bene disseta e spinge con mestiere. 90

Olivier Leflaive Mersault Les Genevrieres 2008. Ampio, solare e mediterraneo, compassato ma non spento in bocca: si sente il piccolo millesimo ma resta piacevole. 85

Domaine Sylvain Langoureau Saint Aubin 2013 Sur le sentier du Clou. Floreale e solare, bel passo e croccantezza, aloe vera e pompelmo, talco, bocca vispa e presente. 87

Domaine Sylvain Langoureau Saint Aubin 2013 Les Champlots. Sommesso ma elegante, iris e pepe, tiglio e cedro; bocca pulsante e in fieri, ancora chiusa, ma rivela struttura e potenza. 88

Domaine Sylvain Langoureau Saint Aubin 2013 Les Frionnes. The e camomilla, bocca semplice ma marina e agrumata. 85

Domaine Michelot 2011 Les Narvaux. Burro e nocciole, aromatico e tesissimo, bocca ferma fresca e decisa: luce e carne, intensità e pepe un grande vino con spiccata personalità. 92

Domaine Michelot Charmes 1er Cru 2010. Ampio arioso e ricco, pompelmo candito e lieve caseico, basilico e timo; bocca sfaccettata e tridimensionale che rilancia di continuo tra acidità calibrata e sapori inconsueti, grande. 91

Roux Pere et Fils St. Aubin 2012 Les Murges des Dents de Chien. Menta e floreale, biancospino e acacia; bocca con frutto e sale, easy e dissetante ma poco più. 83

Roux Pere et Fils Chassagne Montrachet 1er Cru Les Macherelles 2012. Vaniglia e lavanda, mirabelle e mandarino; bocca fresca e succosa ma non lunghissimo, anche se l’arancio giallo nel finale è piacevole. 85

Domaine Marc Morey et Fils Chassagne Montrachet 2011 1er Cru En Virondot. Acqua di colonia e musk bianco, bocca fresca e aromatica, menta e luppolo, bel finale. 88

Jean Charles Fagot Puligny Montrachet 2013. Aromatico e balsamico, mela cotogna e cedro, arancio giallo e pepe; bocca piacevole e vinosa con finale fresco di albicocca. 86

Jean Charles Fagot Saint Aubin 1er Cru 2011. Due 1er Cru assemblati: naso di menta e biancospino, pepe bianco e cedro candito, finale ficcante e amaricante. 88

Francois Carillon 1611 Puligny Montrachet 2012. Arancio e pera matura, ginestra e floreale caldo, naso ricco e bocca ampia: grande carezza al palato ed eleganza insospettabile in tale annata. 88

Francois Carillon 1611 Puligny Montrachet 1er Cru Les Champs Gain 2011. Talco e gesso, balsamico, rafano e senape; bocca fresca e saporita, incalza e disseta, grande grip al palato e amaricante di pompelmo a chiudere in bellezza. 90

E questi invece alcuni rossi assaggiati:

Francis Lechauve Beaune Les Paules Cuvèe Vieilles Vignes 2011. Floreale incantevole e arioso, mela e ciliegia, bocca delicata e sapidità. 86

Francis Lechauve Pommard Les Paules Cuvèe Vieilles Vignes 2012. Sandalo e menta, amarena e pepe, bocca di medio corpo piccante e sapida. 85

Domaine Marc Morey et Fils Chassagne Montrachet 1er Cru Morgeout Rouge. Naso di lampone e ribes rosso, nota cruda e saporita, bocca cruda ma croccante e vispa, finale di sandalo e more. 86

Questi i vini serviti a tavola da Enoteca Pinchiorri:

Roumier Chambolle Musigny 2007. Naso piacevole, carezzevole: amarena e cardamomo, alcol e sedano, bocca piccante e suadente, bel finale di pepe nero e liquirizia. 89

Matarocchio 2009 Antinori IGT Toscana. Cabernet franc in purezza: tanta amarena e cassis, polpa di frutta nera esplosiva e suadente, profilo quasi da passito veneto ma tannino pepato e ficcante, rivoli di piacere rosso e peccaminoso in ogni dove, e spezie lascive. 90

Brunello di Montalcino Cerretalto 2006 Casanova di Neri. Arancio rosso e curcuma, tabacco e amarena, peperoncino e salsa worchester; bocca dal tannino in fiore, barocco ma tagliente, ilcinese per freschezza e nitore, globale per eccellenza e carattere: una scheggia fruttata impazzita da qui a chissà quanti anni. 94

Romanée Conti La Tâche 2007. Un’idea di verde classica dell’annata ma naso meraviglioso di macchia mediterranea, sedano, rafano, pepe verde; bocca in una fase splendida tra frutto della passione e umore di bosco: vino cristallizzato ma nitido ed emozionante, forse al suo top. 95

Romanée Conti Romanée St.Vivant 1999. Burroso, potente, tannino perfetto e avvolgente, forza, caffè, saporosità all’ennesima: si rivolge nel palato circonvoluto di rabarbaro meringa e sandalo, ritorna il tannino preciso e commovente: voto pari al suo millesimo. 99

Last but not least, i due assaggi per ravvivare il palato al termine della cena:

Vin Santo Avignonesi 1998. La magia senza tempo di Montepulciano: mallo di noce, tarte tatin, albicocca candita, sandalo, liquirizia, miele di melata, cuoio e dattero; bocca pastosa eppure fresca grazie ad una volatile esuberante ma perfetta a concludere il sorso con un anelito verso l’infinito. 96

Jacques Selosse Champagne deg. 2008. Tremila bottiglie: tutti i millesimi dal 1986 per un solera pazzesco. Chinotto, noci, orzo, buccia di banana, zenzero, mele cotogne e apfelsaft; un Gravner in Champagne: Calvados e rhum, bocca balsamica ricca ma densa, sorso monumentale non per tutti, finale tra scorza d’arancio, zucchero di canna e pan di zenzero. 91

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

3 Commenti

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nessuno

circa 9 anni fa - Link

quante [beep] che scrive nelle descrizioni dei vini sto gori cattivello, non si dicono le parole del gatto. [F]

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Tino Bolla

circa 9 anni fa - Link

Io sarei stato più rispettoso, però chissà mai se riusciremo a liberarci un giorno dalle supercazzole maroniane nelle descrizioni dei vini... La meringa nel RC comunque mi ha fatto piegare.

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fabio

circa 9 anni fa - Link

Scusa Gori,ma perchè pubblichi le tue valutazioni su questo sito,qui si pubblicano solo amenità di altro genere che con il vino hanno poco a che fare.

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