Esiti imprevedibili di una passeggiata a Porta Portese (il mattino ha l’oro in bocca)

di Alice in Wonderland

Il mio amico Francesco, vittima di baglioniane suggestioni, la domenica mattina è solito fare una passeggiata in quel di Porta Portese. Tra pneumatici, tegami e foto di Papa Giovanni, Francesco si imbatte in un banchetto dall’offerta multifunzionale, tra le cianfrusaglie in vendita nota anche dieci bottiglie, della famosa e blasonata azienda Giordano. Francesco non è tipo da fermarsi alle apparenze e intraprende subito uno stimolante dialogo con il titolare del banco, da ora “il Personaggio”.

Il Personaggio fa di lavoro lo svuota cantine e ci mette poco ad entrare in confidenza con Francesco, svelandogli l’esistenza di un piccolo tesoro fatto di vecchie bottiglie e invitandolo per un sopralluogo. Francesco non se lo fa dire due volte. Su Google Maps cerca l’indirizzo, per sincerarsi della sua reale esistenza. Il destino non può essere più chiaro e lampante: digitata la via, su Street View appare proprio l’immagine del Personaggio in bermuda e ciabatte davanti al civico dichiarato. Francesco salta sullo scooter e si reca all’appuntamento, la macchina non gli serve, prenderà al massimo un paio di bottiglie per ringraziare della disponibilità. Invece, a visita finita, tutto incellophanato, riparte con lo scooter carico come un mulo da soma.

Di bottiglie ne ha prese 25. E ne condivide alcune volentieri con noi la sera del 29 novembre, aspettando Halloween con un attacco di gerontofilia, paletti pronti da piantare nei cuori e defibrillatori inseriti nella spina di corrente. Verrà piantato un solo paletto, i defibrillatori resteranno intatti.

Premessa 1: Il Personaggio si vanta con Francesco di aver venduto 1900 bottiglie dell’ultima partita di 2000. Un cliente se ne è portate via tante, lasciando le cento di cui fanno parte quelle presenti sul nostro tavolo. Impossibile non domandarsi perché abbia lasciato proprio queste.

Premessa 2: C’erano una volta bianche sterili insonorizzate cabine da degustazione. Qui siamo in un bistrot mediterraneo, piatti colorati, tabulé, creme di ceci e melanzane e dolci di ricotta.

1. Cinqueterre 2006 – Forlini Cappellini
Colore bellissimo tra il georgiano e il sangiorgiano. Il ciuchino in etichetta mal preannuncia lo scatto e la snellezza di questo vino. Buccia d’arancia, legni aromatici, rame e chinotto, poi albicocca e pesca, prima appena accennate e che poi maturano ritmicamente con lo scorrere del tempo. Bocca freschissima, presente, salina e fruttata, pulisce e invita a bere ancora. A poco a poco il sale si impossessa della cavità orale e lascia una piacevole sensazione di saporita leggerezza.

2. Ucelut 1994 – Angoris
“…3340 bottiglie che vorremmo far assaggiare ai nostri amici”. Una retroetichetta così già conquista per la dichiarazione della vocazione conviviale del vino. Ammaliante, morbido e avvolgente con un tocco di pungenza proprio della maliarda che se ne sa servire al momento giusto. Caramello, camomilla, crème brulée e gelsomino. Bocca languida che sventaglia la lingua come un foulard di seta.

3. Issolus 2000 Carignano del Sulcis – Sardus Pater
Sottobosco, frutti neri, castagna e brodo di dado. Bocca pesante. Seriosa, più che seria. Qualche squarcio di acidità fruttata di ribes acerbo, un certo squilibrio e corta durata. Dopo un po’ di tempo, trascorso in pace a sgranchirsi nel bicchiere, si raffina molto, resta sulla nota fruttata che si addolcisce da ribes a ciliegia nera succosa.

4. Frecciarossa 1978 Oltrepò pavese – Tenuta Frecciarossa
In etichetta campeggia il ricordo: era un “Grand Cru”. Ora purtroppo fila dritto come un treno alta velocità, ma in direzione eterno riposo.

5. Villa Gresti 2005 – Tenuta San Leonardo
Come rilassare la tensione accumulata guardando un horror su Mediaset: la forse fastidiosa ma in certi casi rassicurante pubblicità rivista mille volte di vasche che si trasformano in docce. Una certezza, una FIAT, un cucchiaino di Nutella. Profondo morbidissimo nero, tutti i frutti scuri immaginabili, l’acidità equilibrata, nulla fuori posto. E poi ricomincia il film.

6. Château Prieurè-Lichine 1998 – Margaux 
Qui Francesco chiede scolapasta e decanter e fa centro senza indugio. Carne cruda e sangue, vino vampiresco, carnoso, venoso. Si tuffa in bocca con impeto alzando metri di schiuma, poi si siede su un tappeto di sale e frutta sotto spirito, visciole, fiori in macerazione. Ancora molto aggressivo, dalle unghie lunghe, ancora acceso e infuocato. Occhi di bragia.

7. Cannonau 2009 – Sedilesu
Colore vagamente borgognone. Chiede di aspettarlo un po’. Naso di lampone, bocca molto acida, al limite dell’astringenza, giocato sui limiti e sul superamento degli stessi, per fare un passo indietro e rientrare. Forse poi supererà i limiti dell’ottimo vino che è per diventare un ottimo aceto.

8. Sassicaia 1984 – Tenuta San Guido
L’esecuzione sinfonica del terziario bello. Torrefazione, grani di caffè, cacao in polvere, torrone, semi di papavero (e più precisamente makowiec, dolce polacco ai semi di papavero), bocca di Braulio e Caffè Borghetti e Mon Cheri. Erbario completo, pianura aperta fresca di falciatrice.

9. Brunello di Montalcino 1997 – Col d’Orcia
“Quant’è bella giovinezza …” Questa, però, non è affatto fuggita, l’esuberanza dell’adolescenza, la freschezza dei tratti, tutto ancora intatto. E chi vuol esser lieto, sia.

10. Barolo 1976 – Prunotto
Sigaro e ripostiglio. Acciaio e binario. Carbonella. Piano piano spuntano fiori in infusione, legni profumati, conservati in naftalina. Bocca di ciliegia, arancia, sale. Quello che sconvolge, a 38 anni suonati, è la presenza tutt’altro che spettrale dei tannini. Inaspettati, insospettabili.

11. Amarone della Valpolicella 1997 – Viviani
L’amarone della casa del Bepi si presenta tanto dolce e diventa stucchevole. Sembra quasi una bollicina da dessert, un qualcosa che è stato all’unanimità definito dagli astanti, maronianamente: un blob dalla dolcità intrinseca ed esplicitata. E’ impossibile aprire un dialogo con lui, parla ad alta voce e da solo.

12. Montepulciano d’Abruzzo 1984 – Emidio Pepe
Naso bucolico di campo, erba tagliata, snello, fresco, di fieno ed animali al pascolo, animale ma non stallatico, cangiante, autunnale, sempre un piacere seguirne con curiosità le evoluzioni ed involuzioni in bocca e al naso.

13. Sperss 1996 – Gaja
In splendida forma. Giovane, sì, ma con la testa sulle spalle. Senza sgrammaticature, declama il suo discorso, semplice, arriva in pancia con immediatezza senza essere affatto scontato.

14. Chianti 1971 – Marchesi de’ Frescobaldi
Etereo, uno spirito che parla dall’aldilà. Naftalina, amaretto, mandorla, bocca di Mon Cheri, anice.
Qui merita la citazione del commento di Francesco: “Ne ho assaggiati di più morti”.

15. Recioto di Soave – Tommasi (ignoto l’anno)
Dulcis in fundo, letteralmente. La retro recita: “Appassito 5 mesi sui graticci … E’ un meraviglioso vino da dessert … per il lieto conversare di fine pasto”.
C’è da dire che l’unico momento di silenzio tombale è calato sul tavolo alla degustazione di questo vino. Perlage ancora “piuccheppresente”, color BACTRIM, crème brulée, bocca di nocino, zabaione, Jägermeister effervescente, amaro metodo charmat.
Divertente per chiudere una serata così, ma con la torta al cioccolato il Sassicaia conversava meglio.

Grazie, Personaggio. Francesco ti richiamerà presto. E stavolta ti raggiungerà perlomeno in sidecar.

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Alice in Wonderland

Nascere a Jesi è nascere a un bivio: fioretto o verdicchio? Sport è salute, per questo, con sacrifici e fatica, coltiva da anni le discipline dello stappo carpiato e del sollevamento magnum. Indecisa fra Borgogna e Champagne, dovesse portare una sola bottiglia sull’isola deserta azzarderebbe un blend. Nel tempo libero colleziona multe, legge sudamericani e fa volontariato in una comunità di recupero per astemi-vegani. Infrange quotidianamente l’articolo del codice penale sulla modica quantità: di carbonara.

3 Commenti

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Emanuele

circa 9 anni fa - Link

Che bello :-)

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carolain cats

circa 9 anni fa - Link

Anche io se vado a carabattole e vedo vino compro.però non ne ho assaggiato nemmeno uno.ho tipo boh...500 bottiglie del babbo vecchie o ogni tanto stappo ed escono cose interessanti anche di 40 anni suonati.bello si,proprio tanto.

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Angelo D.

circa 9 anni fa - Link

Al n. 8 mi sono guardato un attimino intorno, ero da solo, meno male. :-(

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