Elogio smisurato del vino in damigiana

di Emanuele Giannone

Correva il mese di aprile. Sulla pagina Facebook di un gruppo di degustazione romano, partecipando a un sondaggio sul canto al vino più amato dai partecipanti, mi trovai a condividere la scelta con Alessandro Bocchetti: Piero Ciampi, Il Vino.

Non sarà forse corretto mettere a confronto una canzone e un monologo, ma alla fiera Naturale di Navelli, durante il seminario di Rolando Mucciarelli dedicato ai vini in damigiana, Martina Lusenti ha letto alcune note di sua madre Lodovica, presente e afona, che riporto integralmente di seguito.

Il loro canto libero, il mio preferito da due giorni.

«Ringrazio dell’opportunità che mi è stata data di partecipare a Navelli. Qui sono venuta per il secondo appuntamento di questo incontro tra produttori di vino naturale. Non lo chiamerei “fiera”, perché qui, se li cerchi, tra i posti appartati di questo bellissimo borgo trovi il silenzio e la pace, i profumi dimenticati di piante spontanee… bellissimo. Più che di vino sfuso io parlerei di vino in damigiana: è sempre stata da noi (Lodovica Lusenti è a Ziano Piacentino, ndr) tradizione acquistare dal contadino il vino da imbottigliare. Mantenere la tradizione non è prassi comune, certe cose devi sentirle dentro, vengono da ricordi vissuti che ti hanno dato serenità.

Fin da piccola respiravo l’aria della festa, quando i clienti arrivavano a riempire le damigiane di vino e c’era mia madre che preparava il pranzo della domenica, le scodelle bianche dove, dall’assaggiavino della botte, scendeva questo liquido rubino, e le battute scherzose quando c’era da pagare.

Il vino in damigiana non è il vino da meditazione o il vino da proporre alle guide, ma il vino da tutti i giorni, naturale, che fa bene! Io continuo a proporre la qualità e il giusto prezzo unito a un pizzico di quell’accoglienza che si respirava una volta. I tempi di quando si invitava tutti a pranzo a mezzogiorno non ci sono più, ma il cotechino caldo la mattina, intanto che si assaggiano i vini, c’è sempre sulla tavola. La vendita in damigiana è, per chi abita vicino alle grandi città come Milano, Cremona, Parma, un discorso – perché no? – di enoturismo, la gente viene a comprare il vino e poi va a pranzo al ristorante, acquista i salumi nel piccolo paesino, visita le chiese, il castello, fa la camminata in mezzo al vigneto. Parlare di vino in damigiana è parlare di “lune”, di quando il vino fermenta meglio, della cantina dove si conserva e matura più a lungo… Il vino non è più responsabilità mia, la filiera inizia con l’accortezza che il buon consumatore ci mette nel tappo che usa per chiudere, nella cantina che non deve essere troppo calda d’estate…

Cercare la propria strada non significa deciderla a tavolino ma mettersi in cammino… è così che ogni anno inizia il nostro lavoro, da gennaio quando il gelo e la neve coprono la terra e anche se la natura non si vede, in realtà, ciò che sboccerà in primavera è già presente. È così che anche il vino che riposa dopo un lungo lavoro autunnale in primavera “sboccia” nelle vostre bottiglie. È tutto vigore dopo il “letargo invernale”, e se il lavoro in vigna è stato buono e in cantina la mano ha conservato il meglio, non si può sbagliare.

Tappa fissa è l’arrivo della lettera che ogni anno mi riempie di energia, perché quando metti l’anima è bello farne partecipi un po’ anche gli altri. Il vino non è soltanto tannino, polifenoli e alcol… è convivialità, dirsi le cose, preparare insieme una cena… è stare bene con le persone che ti sono vicine!

La damigiana è diventata negli anni un modo per attivare anche in cantina delle prove per imbottigliare vini a bassissimo contenuto di solforosa e senza aggiunta di lieviti selezionati, ed essendo in biologico si cerca di manipolare il meno possibile ciò che in natura è già così.»

Lodovica Lusenti.

Un bianco, un rosso. Buoni, buonissimi da bere. Non servono altre parole.

Emanuele Giannone

(alias Eleutherius Grootjans). Romano con due quarti di marchigianità, uno siculo e uno toscano. Non laureato in Bacco, baccalaureato aziendalista. Bevo per dimenticare le matrici di portafoglio, i business plan, i cantieri navali, Susanna Tamaro, il gol di Turone, la ruota di Ann Noble e la legge morale dentro di me.

22 Commenti

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Nic Marsél

circa 11 anni fa - Link

Bellissimo ma c'è l'altra faccia della medaglia. Quella che ha portato quasi alla rovina intere zone grazie a ricchi clienti ignoranti che pensavano solo (furbi) a strappare prezzi bassissimi per prodotti che via via hanno visto la loro qualità abbassarsi sotto il livello di guardia.

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Emanuele

circa 11 anni fa - Link

Giusto. La colpa è forse da addebitare in misura maggiore agli acquirenti di vino da autobotte, grandi quantità e prezzi predatori. Qui il discorso è fortunatamente diverso. Si tratta di un'azienda che produceva, prima della conduzione di Lodovica, solo vino nelle tipologie tradizionali di zona e lo vendeva, non imbottigliato, a una clientela locale e fidelizzata. Quel che lo sfuso dovrebbe essere. La donna ritratta nella fotografia è stata l'artefice del passaggio alla bottiglia, reputando che la qualità dei vini potesse premiare la sua scelta. E ha avuto ragione. Cionondimeno, senza trucchi o annacquamenti, ha scelto di proseguire la produzione di vino per le zone circonvicine e il consumo quotidiano dei loro residenti: fatto come quelli destinati all'imbottigliamento, rispetto a questi ovviamente più "facile" (viti più giovani, minor selezione, minor gradazione etc.). Probabile che si tratti di caso poco frequente, di un'isola felice, e proprio per questo sono stato lieto di poterla presentare.

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alessandro bocchetti

circa 11 anni fa - Link

abbiamo mollato troppo in fretta e troppo facilmente l'abitudine quotidiana al vino, la sua naturalezza nel quotidiano. Un errore probabilmente insanabile che sta danneggiando il comparto. Ricordate il tormentone, "consumare meno, consumare meglio"... Ci siamo cascati tutti! Ciao A Ps Emanuele grazie di aver postato la mia passione ;)

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Emanuele

circa 11 anni fa - Link

Già. Noto che Alessandro ha introdotto la seconda dimensione, e con ciò un significato nuovo (vecchissimo, storico) e nobile (popolare), dell'accezione di naturale: quella negletta e, per le ragioni che Alessandro stesso riassume, tradizionale. Notate: abitudine e tradizione, naturalezza e quotidianità, cioè la base, le condizioni iniziali per la conoscenza del vino. Diciamo, anzi, le fondamenta, sabotate le quali si apre la voragine. Ci siamo cascati tutti, salvo quegli sparuti carpentieri che tramezzavano, puntellavano, incatenavano...

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nico aka tenente Drogo

circa 11 anni fa - Link

purtroppo bere vino tutti i giorni fa male alla salute, c'è poco da fare un bicchiere al giorno al limite .... ma quando il vino è buono, come fai a berne un solo bicchiere?

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Alessandro Bocchetti

circa 11 anni fa - Link

Veramente ci sono fior di studi che spiegano che bere vino con moderazione quotidianamente non fa affatto male, anzi... Mio padre viveva vino a pranzo e cena, diciamo che fra lui è mia madre consumavano circa una bottiglia al giorno, è morto a 97 anni ;) Ciao A

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manilo

circa 11 anni fa - Link

E' vero ci siamo cascati, ricordo mio padre che quando capitava in quel di Staffolo nel portabagagli c'era sempre spazio per un paio di damigiane. Io non ho mai acquistato in damigiana, anche perchè bevendo solo io e non sempre, l'acetica è dietro l'angolo. Sicuramente dai nati dal 1960 fino hai giorni nostri pochissimi acquistano in damigiana. Bisogna anche capire che purtroppo le case sono sempre più a misura di scatole cinesi, garantisco anche perchè le arredo. Fortunamente abito in provincia e ancora la cultura della damigiana non è del tutto sparita, vedo maggiormente acquisti da 5 lt. Ps: Big Gianni la prox che faremo glie damo de damigiana (;

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Emanuele

circa 11 anni fa - Link

Per te ho pronta la proposta sovietica (così, finalmente, questi stalinisti di Emiliani verranno pagati con la loro stessa moneta): Lusenti e dipendenti tutti deportati a Montecompatri, Zagarolo o Aprilia. A far vino in damigiana per il Lazio. Problema risolto, ecco Marino non anvedi più.

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Nelle Nuvole

circa 11 anni fa - Link

Il vino in damigiana fa parte della mia infanzia ed adolescenza. Già altrove ho scritto dell'avventura di una ragazzina che passava dei bei momenti con la sua mamma, imbottigliando, anzi "infiascando", in città il vino comprato in campagna a fine estate. Dalla Maremma si passava a Roma. Il vino in damigiana fa anche parte della mia prima maturità. Per anni ho comprato vino in damigiana al Greppo, tenuta della famiglia Biondi Santi a Montalcino. Non erano certo i soli a vendere la parte meno "nobile" della loro produzione in damigiana. Potrei citare un'altra dozzina almeno di aziende in questa zona. Secondo me, quest'abitudine esiste e resiste. Se non fra i pigri consumatori cittadini, senz'altro fra i produttori stessi di vino. Secondo voi costoro cosa bevono quotidianamente?

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Bruna Ferro

circa 11 anni fa - Link

Che bello il Vino in Damigiana!! Carissima NN :) anche per me, da produttore, il Vino in damigiana fa parte della mia infanzia, adolescenza e :) prima maturità.. Devo molto a questo "mercato". In termini economici, permise al mio papà di "sganciarsi" dai compratori in cisterna ai quali la sua famiglia vendeva e, ovviamente, realizzava pochissimi soldi, lui, decise di fermarsi nella sua terra, (rinunciare all'"allettante" posto in fabbrica, che la famiglia gli consigliava caldamente), ma di cambiare modo di vendere e proporre il suo Vino a chi lavorava in fabbrica e sapeva trattare, curare, imbottigliare e godersi un Vino in damigiana! L'aspetto umano, però, è uno dei più bei ricordi! Le feste in cortile in occasione della "spillatura", le discussioni infinite quando Pasqua cadeva in marzo, il mio papà, faceva una fatica enorme a spiegare che il Vino non era pronto per essere imbottigliato il giorno dell'Angelo, ma si doveva aspettare..e, poi, la festa quando si consegnava il Vino! Quanta gente ad aspettare quelle damigiane con pane, salame, formaggio per fare "una prova sul campo e vedere se era buono"....e, poi, quando c'era brutto tempo, che conforto ricevere le telefonate dai clienti che si informavano: .. "com'è il tempo a San Marzano?".. "tutto bene?" .. " la televisione ha detto che nella zona di Asti è grandinato, anche da voi??".. e, poi tanti ricordi particolari come il signor Angelo di Boltiere che al mio matrimonio venne a cantarmi l'Ave Maria.. Quando mi chiedono di esibire certificazioni, io, penso a loro! Ecco le nostre certificazioni di molti produttori: gente che da 45 anni ci conosce e ci "beve" !! Certo! Ora i nostri amati Clienti del Vino in Damigiana sono "maturi" !! Tutti intorno all'80ina, ed i loro figli non comprano solo il nostro Vino; loro frequentano le manifestazioni dei Vini Naturali e non, ma il contatto è rimasto! Alcuni si sono "persi", ma ciò che mi è successo a febbraio mi sembra ad hoc per questo post!! Tutti gli anni, invio gli auguri di Natale ai nostri clienti e vorrei condividere con voi una mail che mi è arrivata dalla figlia di uno di questi: Ciao, Bruna, non ci conosciamo, ma ho deciso di scriverti ugualmente questa lettera per raccontarti una storia. Perdonami se ti do del tu. Abitavo da piccola in un paese Vimercate alle porte di Milano. Ogni tanto davanti al cancello di casa appariva un camion mi sembrava grande (sai quando si è bambini tutto è più grande). Scendeva un signore accompagnato dalla moglie, sorrideva sempre, questo me lo ricordo, stringeva la mano al mio papà e subito dietro di lui una signora mora faceva capolino, arrivavano da noi un paio di volte l'anno. Quando arrivavano mamma e papà li invitavano subito ad entrare in casa, sono stanchi, diceva la mamma, arrivano da lontano, sai che vita di sacrifici fanno. Tutto questo mi è tornato oggi alla mente quando mia sorella, che abita nella medesima casa dove abitavano i miei genitori, mi passa una lettera e mi dice: ti ricordi? Si, adesso ricordo, avevo rilegato tutto questo in un angolo della mia mente...ma aprendo questa busta mi è venuto da sorridere ripensando a quei due signori, il signor Ferro, è arrivato il signor Ferro, gridava papà alla mamma...tu, Bruna, sei la loro figlia e sicuramente quei bei ragazzi sono i nipoti. Quanta strada quel camion deve aver fatto, quanta strada da allora è stata fatta, quanto lavoro e quanti progetti in corso ci sono...Penso che se il signor Ferro ci fosse ancora sarebbe molto orgoglioso di tutto questo. I miei genitori si chiamavano Ambrogina e Cesare. Scusami per questa strana lettera. Un augurio a tutti voi, a te, Bruna un forte abbraccio. Marialina. L'ho in bella vista in casa, è stata un regalo immenso che mi ha portato alla mente tanti ricordi..tanto lavoro "fuori dagli schemi".. spesso non compreso, ma conferma che, tutt'ora, il mondo del Vino, che sia in damigiana od in bottiglia è fatto di questi sentimenti che non si scordano più..

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Emanuele

circa 11 anni fa - Link

Che belle, Bruna, queste memorie.

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Nic Marsél

circa 11 anni fa - Link

Bruna, ma il "camion di Ferro" passa ancora da Vimercate? Magari potrei farci un pensierino :-)

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Fabrizio

circa 11 anni fa - Link

Una volta la vendita del vino sfuso era preponderante in molte zone. I produttori vendevano le proprie produzioni in damigiana o cisterna perchè era semplice ed immediato e non comportava investimenti per l'imbottigliamento. Il vino poteva avere diverse fasce di prezzo, a seconda della qualità o del vitigno. Poi venne l'imbottigliamento e il vino sfuso era in gran parte quello meno pregiato, da bere tutti i giorni, la produzione derivante dalle uve scartate per i prodotti di pregio e venduti in bottiglia, ad un prezzo molto interessante. Oggi ormai non c'è più nessuno, quasi, che voglia prendersi la briga di comprare in damigiana e imbottiglirsi in proprio il vino e le cantine hanno il problema di vendere questo vino... Di solito sono poi i grossisti che raccolgono le rimanenze presso le cantine acquistandole ad un prezzo ridicolo. Ecco perchè un produttore ricorda con piacere la tradizione della damigiana: vendeva lo sfuso ad un prezzo accettabile, anzichè liquidarlo ai grossisti! Ma non si può certamente pensare a vini prodotti con moderne tecniche e cure di cantina, venduti poi sfusi in damigiana! Sarebbe come mettersi l'abito da sera con le scarpe da tennis!!!

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Emanuele

circa 11 anni fa - Link

In generale forse no. In casi come quello di Lusenti, tuttavia, si tratta proprio di produzioni "curate". Ripeto: saranno forse pochi, lucidi folli, e proprio per questo è bene segnalarli.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 11 anni fa - Link

A Montalcino l'uso di vendere il vino a damigiane è sempre esistito e vive ancora. Proprio nella capitale del vino, presso le aziende più prestigiose e alla faccia di tutti gli enosnob; abbasso chi beve etichette, e viva i bevitori di vino!

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Emanuele

circa 11 anni fa - Link

Grazie. Due domande: - sulla scorta dell'esperienza direbbe che in generale si tratta di vini di buona qualità o piuttosto, come un altro commentatore scriveva, di quelli prodotti senza ricorrere a "... moderne tecniche e cure di cantina", oppure - dico io - semplicemente mediocri? - quale può essere un indicatore di prezzo medio al litro per questi vini?

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Stefano Cinelli Colombini

circa 11 anni fa - Link

Di norma chi compra il vino in damigiane lo fa da sempre, sa quel che compra e conosce personalmente le aziende dove si serve. L'Italia del vino è un continente, prezzi e qualità variano enormemente. Qui a Montalcino un buon vino non costa meno di due Euro a litro, ma è quasi sempre di ottima qualità; è vero che è quello che resta, ma è quello che resta dopo le selezioni per il Brunello ed il Rosso di Montalcino, e scusate se è poco!

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Fabrizio

circa 11 anni fa - Link

Il vino sfuso non è un cattivo vino; è solo semplice, poco differenziato e generelamento più leggero e di veloce consumazione. Il costo al litro anche dalle mie parti parte da 2 euro, ma il fenomeno degli esuberi ceduti ai grossisti per 50 centesimi al litro o meno ha generato dei vini al supermercato con costi molto bassi, spesso il bland di vini acquistati da vari produttori.

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vincenz

circa 11 anni fa - Link

Bellissimi.L'articolo,il ricordo di Piero Ciampi, i vostri commenti,tutti.

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spanna

circa 11 anni fa - Link

ma la bellezza di questo viso, che questo ottimo bianco e nero sa raccontare, non la vogliamo sottolineare?

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Emanuele

circa 11 anni fa - Link

Lascio a te tutto il merito. Lodovica sarà certamente lieta del tuo sottolineare una bellezza senza sottolineature di eyeliner.

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Rolando

circa 11 anni fa - Link

Mi è piaciuto molto partecipare alla chiacchierata a Navelli con Lodovica e la figlia. Vedo dai commenti che molti ricordano le damigiane di vino della propria infanzia, quando la domenica si andava in gita fuori porta. Io ricordo che mio padre e mio nonno al ritorno coprivano con una coperta le damigiane piene, perchè si passava di fronte alla Casa Cantoniera sulla via Prenestina, ed avremmo dovuto pagare il Dazio. E l'odore di vino in casa mentre si imbottigliava, i commenti di mio padre sul vino nuovo, la posa dentro i bottiglioni.

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