E’ lampante: il futuro del vero Prosecco passa per la rifermentazione in bottiglia
di Gianpaolo GiacobboVino in Villa è l’occasione per avere il polso della situazione sul Prosecco Superiore di Valdobbiadene e Conegliano Docg. Il Castello di Collalto a Susegna (Tv) fa da cornice all’incontro più importante tra i produttori della zona aderenti al Consorzio di tutela. È l’occasione da cogliere per capire l’andamento della qualità del Prosecco non solo in senso orizzontale, quindi nel confronto tra i vari produttori, ma soprattutto a livello globale capendo come possano cambiare la tipologia e l’approccio tecnico dei produttori di vendemmia in vendemmia nei confronti di questa bollicina (qui si può dire tranquillamente senza rischiare la fustigazione). Sicuramente il Prosecco nell’ultimo decennio è cambiato moltissimo, si è ridotto lo spazio che intercorre tra un Prosecco mediocre ed uno eccellente e questo indica un incremento notevole della qualità media.
La vendemmia 2012, con i suoi 68.779.152 di bottiglie prodotte, non è stata facile, con un’estate siccitosa dalle temperature molto elevate. In contesti così difficili la collina aiuta molto, i vigneti scoscesi e le rive più protette ne hanno beneficiato rispetto a quelli più esposti all’irradiamento solare o quelli verso le zone più pianeggianti. Nonostante un’annata così calda, quindi con vini di acidità bassa, i campioni degustati hanno evidenziato una spiccata freschezza, probabilmente però aiutata in modo esogeno. Se fino a qualche anno fa il contributo degli zuccheri risultava eccessivo, sembra che man mano la tipologia si stia liberando dalla protezione delle note più dolci a favore di una maggior freschezza. Questa verticalizzazione del gusto è segno di una maturità produttiva che ci intriga. La Co2 è mediamente più cremosa e piacevole, ci fa intuire una gestione dell’autoclave più curata ed attenta: le aziende hanno capito che non è solo importante produrre la bollicina ma ci si interroga su che tipologia di bollicina produrre. La struttura dei Prosecco degustati in alcuni casi era debole e diluita ma questi campioni sono in minoranza rispetto ad un tempo, e la vigna viene gestita in modo più rigido. Il disciplinare della Docg sta dando i suoi frutti. La sensazione generale della denominazione è positiva sebbene rimanga l’idea che la tecnologia diffusa tenda ad omologare moltissimo. I vini si somigliano molto l’uno con l’altro e, se è vero che il pubblico ne gioverà, è pur vero che il concetto di terroir venga compresso: commercialmente poco importa ma per noi appassionati è fondamentale.
A tal proposito, il Consorzio dovrebbe prendere in seria considerazione il ruolo del Colfondo che ha la capacità di amplificare le sensazioni conferite dalle varie zone di produzione. Intervistati i vari produttori abbiamo scoperto che quasi tutti lo producono ma per consumo interno o per clienti e amici della zona: è un peccato! Per capire bene il Prosecco è necessario passare dalla sua rifermentazione in bottiglia. E’ ora che il Colfondo metta la testa fuori.
23 Commenti
Rossano Ferrazzano
circa 11 anni fa - LinkLeggendo il titolo avevo pensato che ci si riferisse al metodo classico, di cui esistono pure alcuni esperimenti. Il rapporto fra tecniche di produzione ed espressione territoriale (o leggibilità delle medesime) è molto importante, mi complimento per la scelta di dedicare l'articolo a questo tema. Sono da sempre simpatizzante del Prosecco, ma per destino ho avuto poche occasioni di approfondire il vino ed il suo territorio, quindi mi piacerebbe capire meglio quali sono le tecnologie che risultano omologanti, e come riesce il colfondo ad esaltare le caratteristiche delle diverse zone. Mi chiedo anche che rapporto vi possa essere nel caso del Prosecco fra l'espressione territoriale e l'età del vino all'atto del consumo, un fattore che sui vini da metodo classico di territorio, che conosco in generale un po' meglio, conta enormemente.
RispondiAlessandro Morichetti
circa 11 anni fa - LinkIn effetti un Colfondo da qualche parte nel titolo non sarebbe stato male, ma così è più brividoso, no? Adesso Gianpi ti chiederemmo di accogliere le richieste di Rossano con un numero di battute pari o superiore al post: devi stenderlo una volta per tutte e senza possibilità di replica! :D
RispondiGiampaolo Giacobbo
circa 11 anni fa - LinkIl ruolo dei lieviti nella presa di spuma in autoclave e quello degli zuccheri che ben che vada siamo sui 12 - 15 gr litro sono due elementi che giocati con maestria avvicinanano molto le sensazioni organolettiche, in questo modo i vini tendono ad assomigliarsi, sia chiaro il livello qualitativo rimane alto ma è difficile percipirne le differenze. Il colfondo non ha zucchero residuo e deve far fede solo sul livello qualitativo, strutturale del vino di base, non c'è spazio per correzioni in corso d'opera. Il destino del vino si vedrà solo nel bicchiere. In questo senso il suolo e il suo valore sono fondamentali, solo terre vocate e vigne con qualche anno sulle spalle possono dare vini adeguati. Il risultato è affascinante e complesso. Il Colfondo é davvero l'occasione per la zona per differenziarsi.
RispondiNic Marsél
circa 11 anni fa - Linke possiede un potenziale evolutivo nettamente superiore
RispondiRossano Ferrazzano
circa 11 anni fa - LinkGrazie per la versione 2.0 dell'articolo... :-D Come è meglio comportarsi secondo te al momento del consumo con il... fondo del colfondo? A me è capitato di incrociare produttori di vini di questo tipo che consigliavano di tenere il vino pulito quanto possibile, per evitare che le note di lievito e la minore purezza del sorso rischiassero di coprire le qualità del vino (quelle che come dici tu nella maggior parte della produzione di Prosecco vengono coperte dallo zucchero residuo), ed altri che invece propagandavano la ricetta "birraria", quella di tenere quanto possibile in sospensione il fondo per gustarlo tutto, in quanto parte integrante del vino. Io istintivamente propenderei per la prima che ho detto. Altra curiosità: ma un Prosecco in autoclave fatto come dio comanda, con spuma fine e cremosa ma con un residuo da Brut o addirittura Nature, come lo vedresti ai fini della buona leggibilità dell'impronta territoriale, prestando ovviamente anche un'occhio alla gradevolezza della beva? Io ho la sensazione che alla fine il Prosecco sia più agile che acido, e quando abbisogna di un residuo importante è più per mascherare la diluizione di certe rese, la vacuità di certi nasi e la piattezza di certe bocche, più che per compensare la sferza acida, sul modello dei vini bianchi fermi nordici. Ma se la vigna sotto c'è... Che dici?
RispondiDiego
circa 11 anni fa - Link"acidità...probabilmente però aiutata in modo esogeno" Sigh.
RispondiGianpaolo Giacobbo
circa 11 anni fa - LinkIl Colfondo si può servire scaraffando prima il vino per separare i lieviti ma si perdo un po' di CO2, oppure servendo direttamente nel bicchiere con cautela ma accade che i primi bicchieri siano limpidi e gli ultimi intorbiditi. Il metodo più democratico è quello di mettere delicatamente in sospensione i lieviti e poi servire nel bicchieri. Da un punto di visto organolettico cambia ben poco. Io lo preferisco. Per rispondere alla seconda domanda in caso di Prosecco ottenuto in autoclave con cura ed attenzione Brut, usando l'autoclave servono sempre un po' di zuccheri, Nature è eccessivo. Ci sono degli esempi nobilissimi di Brut capaci di esprimere la propria zona solo che temo che non sia di facile lettura. Probabilmente scriveremo un post con le schede di degustazione alcuni produttori ne sono usciti alla grande nel brut, ma il Colfondo è più diretto capisci? Spero sia chiaro che la mia non è una condanna all'uso dell'autoclave, ma ai fini dell'espressione della diferenza di espressione delle varie zone sia di più facile lettura il Colfondo. Oltretutto ritengo che essendo il metodo più antico di presa di spuma sia da volorizzare da parte delle istituzion piuttosto che nascondere. Sembra trattato quasi come un clandestino. Non lo merita. Credete.
RispondiNic Marsél
circa 11 anni fa - LinkGiampaolo, che tu sappia esiste qualche produttore che effettua la prima ed unica fermentazione direttamente in autoclave? Questa potrebbe essere la chiave per interpretare al meglio il vitigno (colfondo a parte) senza sovrastrutture.
RispondiNic Marsél
circa 11 anni fa - LinkScusa volevo scrivere GiaNpaolo :-)
RispondiGianpaolo Giacobbo
circa 11 anni fa - Linktranquillo va bene in entrambe i modi. Si so di qualcuno che usi partire dal mosto in autoclave, penso che poco cambi in relazione al rapporto espressivo.
RispondiNic Marsél
circa 11 anni fa - LinkTi ricordi qualche nome? Sarei curioso di assaggiare un prosecco fatto in questo modo. E' una lampadina che mi si è accesa dopo aver gustato vini come l'eccellente Ribolla spumantizzata di Ferdinanndo Zanusso (I Clivi) oppure il croccante "Omomorto" di Giovanni Menti.
RispondiGianpaolo Giacobbo
circa 11 anni fa - LinkNic prova Ca' dei Zago, il Fondamentale di Marchiori, il Profondo di Miotto, Frozza il prosecco Colfondo, Adami, Casa Coste Piane, Nicos, Bele Casel
RispondiNic Marsél
circa 11 anni fa - LinkLa tipologia Colfòndo la conosco bene ;-), intendevo qualche esempio di fermentazione unica in autoclave
RispondiGianpaolo Giacobbo
circa 11 anni fa - LinkTi confesso che non mi interessa molto come tecnica quindi non ho approfondito. Cmq mi pare che Sorelle Bronca la utilizzino.
RispondiGianpaolo Giacobbo
circa 11 anni fa - Linkanche Astoria se non ricordo male
RispondiNic Marsél
circa 11 anni fa - LinkGrazie Gianpaolo. In effetti qualche hanno fa avevo bevuto un Particella 68 (non so se è fatto a quel modo) senza rimanerne folgorato. A quel punto hai ragione: meglio un buon colfondo.
Rispondimich. mal.
circa 11 anni fa - LinkRossano, se vuoi degustare un prosecco e un cartize nature, prova quelli di Silvano "golden boy "Follador, gioielli di finezza, carbonica da manuale, ricchi di nerbo e molto espressivi. Da agricoltura biodinamica, prezzi adeguati allo standing elevato. Sempre di Silvano, rimanendo in tema di versioni non dosate, vado matto per il suo prosecco nature che berrei a secchiate.
RispondiGianpaolo Giacobbo
circa 11 anni fa - LinkCerto Mich ma c'è da precisare che si tratta di un metodo classico. Bravo Silvano.
RispondiAlberta Follador
circa 11 anni fa - LinkGrazie mich. mal.! Gianpaolo, è vero che facciamo anche un Valdobbiadene Prosecco Dosaggio Zero a metodo classico, ma mich. mal. parla del Prosecco e del Cartizze nature, questi sono spumantizzati a metodo charmat.
RispondiGianpaolo Giacobbo
circa 11 anni fa - LinkAh ok scusa pensavo si riferisse al metodo classico. Pardon. OK! ciao Alberta!
Rispondiantonio f.
circa 11 anni fa - Linkmmah,questione di gusti. bere il fondo secondo me DI PER SE' è un'amenità. anche perchè di solito raramente il fondo conferisce finezza, semmai è una sovrapposizione aromatica coprente [spesso la prima mezza bottiglia profuma di vino e l'altra mezza sembra una ale belga]...
RispondiGianpaolo Giacobbo
circa 11 anni fa - LinkE' senza dubbio una questione di gusti, ma guardi che un Colfondo fatto con basi serie ha una grandissima finezza ed eleganza certo quando viene prodotto con le ultime pressature può dare queste sensazioni non ci sono dubbi. Rimane sempre il legame all'espressione territoriale
RispondiAlberto G. Tricolore
circa 11 anni fa - LinkNon vorrei far incazzare i seri, ma non pensate che del 90% dei prosecchi che si bevono in giro per il mondo,non solo qui in Italia, fanno un po schifo? Molto meglio spumanti (io preferisco rifermetati in bottiglia comunque) di altri vitigni,in territori piu' vocati e meno alla moda'
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