Dieci anni dopo | Il Sagrantino di Montefalco 2003

Dieci anni dopo | Il Sagrantino di Montefalco 2003

di Jacopo Cossater

Poco più di due anni fa Giampaolo Tabarrini, famoso produttore di Montefalco, organizzò una bella degustazione dedicata alla tipologia. Era il 2011, e quella era una panoramica sui Sagrantino di Montefalco del 2001. Dieci anni: un periodo, quando si parla di vino, davvero breve eppure in questo caso denso di eventi, in particolare per un piccolo territorio come quello di Montefalco in cui il numero di cantine è cresciuto enormemente proprio a partire da quei primi anni di inizio del millennio. Un momento di riflessione e di confronto per fare il punto sul lavoro portato avanti in questi anni, né più né meno.

Tra l’altro quella organizzata nella cantina di Turrita fu degustazione per certi versi illuminante, quando si parla di Montefalco e dei suoi vini una delle massime più diffuse riguarda proprio la sua longevità. Ma poi, stringi stringi, le occasioni per assaggiare vecchie annate di più cantine nello stesso momento si contano sulle dita di una mano. Ecco perché è un vero peccato che quello fu appuntamento senza alcun seguito. Nessuno si impegnò per raccogliere quel testimone lanciato da Tabarrini, Consorzio in primis, e dell’idea di riproporlo ogni anno per indagare il Sagrantino a dieci anni di distanza non se ne fece nulla. Io ed alcuni amici però, dopo aver notato che nelle rispettive cantine albergavano diverse bottiglie targate 2003, abbiamo pensato di organizzare una sbicchierata entro la fine dell’anno per riprendere almeno idealmente quella bella idea e parlare di un vino altrimenti troppo spesso assente dalle rispettive tavole. Cosa puntualmente avvenuta pochi giorni fa al Civico 25, il nostro ristorante del cuore a Perugia. Metto quindi subito le mani avanti: è degustazione che vedeva protagonisti alcuni dei maggiori interpreti della denominazione ma, ahimè, non tutti. Solo quelli che avevamo a portata di mano.

Ve la ricordate, l’estate del 2003? Fu di gran lunga la più calda del decennio e portò con sé vini praticamente ovunque imponenti per struttura, per calore, per dimensione. Probabilmente oggi non verrebbe accolta allo stesso modo ma a quel tempo, in particolare a Montefalco, non furono pochi a parlare di grande annata tanto da attribuirle quattro stelle su cinque. Si sbagliavano. Anzi, non posso che sottolineare quanto già scritto solo un paio di mesi fa: il sagrantino è uva che nelle annate più calde inevitabilmente non riesce a tirare fuori il meglio di sé, rimanendo troppo spesso intrappolata nella sua stessa armatura. Ecco quindi una veloce carrellata dei vini in assaggio (alla cieca, come sempre), giusto per contestualizzare la cosa.

Antonelli San Marco – Beh, questo è proprio quello che ci si aspetterebbe da un Sagrantino targato 2003, declinato in eleganza. Scuro, profondo, balsamico, dalla trama tannica imponente ma inserita in un contesto capace di sorreggerla. In beva. Un inizio incoraggiante.
Còlpetrone – Tanto legno. Si sente in particolare alla fine dell’assaggio, così asciugante (tuttavia si lascia ricordare per un profilo quasi autunnale, tracce di sottobosco ne illuminano le spigolature). The 90’s are back.
Tabarrini – Erano le prime annate e la quadratura del cerchio sarebbe arrivata solo dopo qualche tempo. Tutta quella surmaturazione (cercata) porta infatti ad un bicchiere quasi abboccato e caldissimo. Ci vuole il fisico (io non ce l’ho).
Arnaldo Caprai “Collepiano” – Il Sagrantino della serata. Un vino quadrato, dalle spalle larghe e dalle gambe veloci, capace di declinare un tannino fitto come poche altre volte in un contesto di grande definizione gustativa. Forse l’unico assaggio di tutta la batteria in cui è possibile parlare di eleganza. Bere e pedalare.
Arnaldo Caprai “25 Anni” – Scuro, caldo, profondo. Tutte caratteristiche ben definite ma così ingombranti da limitarne lo slancio. Più complicato che complesso. Tra altri dieci anni (forse).
Paolo Bea – Finalmente un po’ di acidità capace di distendere tutto il calore che l’annata porta con sé. Peccato per una nota dolce che ne limita l’allungo. Interlocutorio.
Milziade Antano “Colleallodole” – Più in sottrazione che in addizione, si lascia ricordare per una grande coerenza gustativa e per una beva inaspettata. Solare, è un complimento.
Lungarotti – La prima annata targata Montefalco della famosa cantina di Torgiano è una di quelle che fanno ben sperare (e che stupiscono). Un Sagrantino composto, ogni cosa è dove deve essere. La potenza è nulla senza controllo.
Fratelli Pardi – Nonostante la bottiglia di Pardi fosse tappata vorrei spendere due parole per un vino, il loro 2003, che oggi si distingue per eleganza e per distensione. A rileggere infatti gli appunti di una precedente degustazione emerge un Sagrantino che in questa batteria avrebbe spiccato il volo tanto per finezza quanto per tridimensionalità.

In degustazione anche i Sagrantino di Montefalco 2003 di Goretti/Le Mura Saracene, Poggio Turri, Terre de la Custodia.

Vini difficili, a tratti talmente imponenti da risultare quasi respingenti, il cui più grande limite è rappresentato da una beva particolarmente faticosa. Vini in cui non vi è traccia, tranne che in pochissimi casi, di un’evoluzione nobile. Il pensiero in questo senso corre veloce alla degustazione citata in apertura ed alla sensazione, in quel caso, di trovarsi di fronte a Sagrantino di Montefalco figli di un percorso preciso, in cui il trascorrere del tempo aveva giocato un ruolo fondamentale nel definirne le singole peculiarità. La stessa cosa è valida per la vendemmia del 2002. I vini di allora oggi mostrano profili particolarmente autunnali, dimensioni in cui la parola “terziario” assume un aspetto particolarmente significativo. Non è così per questi 2003: sono infatti vini immobili, in un certo senso ancora irrisolti, i cui profili olfattivi sono irrimediabilmente tracciati da note di frutta nera in confettura, punto. Tuttavia, come al solito quando si parla di Sagrantino, non sono mancati alcuni spunti di interesse. Condizioni meteorologiche a parte il movimento di Montefalco fino al 2003 si era infatti mosso in modo decisamente compatto proponendo, ad esclusione dei pochi produttori storici, un unico stile produttivo. Fu forse proprio a partire dalla vendemmia del 2003 e sempre di più con le successive che il territorio avrebbe cominciato a trovare una maggiore polifonia espressiva, oggi più evidente che mai.

E poi il 2013 è agli sgoccioli, già tra un paio di mesi si potrebbe cominciare a pensare ad una panoramica -rigorosamente a dieci anni di distanza- su quella che a Montefalco è oggi universalmente considerata come un’ottima vendemmia e forse anche di più (nonostante le stesse quattro stelle su cinque da parte del Consorzio). Quella del 2004. Io ovviamente non mancherò.

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

14 Commenti

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Francesco Annibali

circa 10 anni fa - Link

un pò di sangiovese? tipo a occhio 80-20? insomma invertire le proporzioni del montefalco rosso che personalmente preferisco?

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Jacopo Cossater

circa 10 anni fa - Link

Chissà. La mia impressione è che oggi non sarebbe possibile -a parità di condizioni atmosferiche- replicare questi vini. C'è una minor ricerca della concentrazione e una polifonia espressiva che porterebbe ad una minore uniformità. Sarà interessante in questo senso seguire l'evoluzione dei Sagrantino 2011. Vedremo.

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aldofiordelli

circa 10 anni fa - Link

Il Sagrantino ha un struttura che richiede ancora più che negli altri vitigni una maturazione piena dei tannini, col rischio che non coincida con la maturazione zuccherina. Nel 2003 quel rischio era una certezza. Aprire invece il confronto sul 2004 è un'ottima idea, insieme con quella di identificare i modelli, che ci sono, si leggono anche tra le righe della tua degustazione...

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mauro

circa 10 anni fa - Link

In disaccordo con il Sagrantino di Tabarrini!....A me è piaciuto!

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la cinta milanese

circa 10 anni fa - Link

Sono curioso di sapere cosa dirà la degustazione del prossimo anno. Ho bevuto settimana scorsa l'Arquata di Adanti con un naso meraviglioso ma un tannino davvero difficilmente addomesticabile.

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Jacopo Cossater

circa 10 anni fa - Link

Era il 2004? Peccato non fossimo riusciti a trovare neanche una bottiglia di Arquata 2003, l'unico vero grande Sagrantino assente in questo post.

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la cinta milanese

circa 10 anni fa - Link

Maledetto caricamento, eliminate l'immagine abnorme, vi prego. Comunque si trattava proprio di un 2004.

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Jacopo Cossater

circa 10 anni fa - Link

Fatto (grazie mille).

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lorenzo72

circa 10 anni fa - Link

bella panoramica Jacopo!peccato non abitare nella casa dei nonni a Todi...il mio unico sagrantino 2003 in cantina è proprio adanti!ma Verona è lontana per essere d'aiuto.magari ci sarà un'altra occasione.

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Jacopo Cossater

circa 10 anni fa - Link

Grazie Lorenzo. ;)

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Roberto Canali

circa 10 anni fa - Link

Complimenti Jacopo, ottimo post. Concordo sulle difficoltà dell'annata. Per il 2004 fammi sapere che ti aiuto......

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Jacopo Cossater

circa 10 anni fa - Link

Volentieri Roberto. Ci organizzeremo sicuramente.

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