Danieli Wine Suite a Venezia, grandi navi e grandi vini: qual è il modello Venezia?

di Andrea Gori

Con ancora il mal di terra dopo venti ore brevi ma intense in acque veneziane rivediamo le immagini dell’inaugurazione della Wine Suite al Danieli. Forse il più famoso e celebrato hotel di Venezia, iconico e incantato con quella scala nella hall che ricorda tremendamente Hogwarts: alla reception ti aspetti che un cappello decida in quale casa andrai a dormire. Non c’è tempo per apprezzare i decori e i vetri di Murano sparsi ovunque, c’è l’inaugurazione della Wine Suite. Uno spazio che (forse) mancava a Venezia, ovvero un lounge dove poter organizzare eventi o anche solo sorseggiare vino sotto la guida esperta di Enrico Bonaldo, sommelier titolare della cantina di 500 e già ben assortite etichette – e presto passerà a oltre 1500 – con grande rappresentanza italiana (Toscana, Veneto e Piemonte in primis) e francese con tanto Champagne sugli scudi: Krug, Veuve, Dom Perignon, Ruinart e Perrier Jouet in quasi tutti i formati e le declinazioni.

E’ proprio Veuve Clicquot con la Grand Dame edizione 2004 (penalizzata da alcune flute criminali) ad aprire idealmente le danze di una sofisticata cena in piedi, durante la quale è stato possibile sentire idee e suggerimenti che lo stesso Antonello de Medici, general manager degli alberghi veneziani del gruppo Starwood (Danieli, Gritti Palace e Europa&Regina) ha raccolto tra gli ospiti intervenuti. Tanti personaggi del vino italiano, produttori dalla Toscana (Antinori e Frescobaldi), dal Veneto (Allegrini, Bisol, Masi), dal Friuli (Vie di Romans).

Scorrono le ore e incappiamo in varie aperture sontuose dalla cantina del Danieli, come un Giulio Ferrari 1999, con note di ostrica e salsedine, fiori di altura, gelsomino e acacia, mare e monti d’altri tempi, agrumi e mandarino tardivo, mango e guava. Bocca piena e decisa, sfaccettata e incredibilmente fruttata e giovane, finale che dura e si approfondisce, chiusura di sasso, aria di vetta, e serenità. Ancora Grand Dame ma Rosé 2004: bergamotto e melograno, peonia, viola, lavanda e tanta frutta. Bocca sapida e incalzante, quasi aggressiva, finale di tamarindo, cassis e menta. Si passa poi all’Amarone 2009 e al Palazzo della Torre di Allegrini, la Riserva Costasera di Masi, e un 3 litri di Vie di Romans che rivela un grande sauvignon in cui le note esagerate della gioventù hanno lasciato spazio ad una mineralità agrumata.

L’ambiente si rivela funzionale e adatto alla bisogna, se parliamo di feste e degustazioni informali, lasciando invece qualche dubbio sull’effettiva capacità di ospitare eventi di presentazione più tecnici e compassati.

Qui non si tratta di raccogliere il pubblico delle grandi navi che (tra le polemiche) transitano incessantemente sul Canal Grande, ma attirare amanti della bella vita anche solitari, che invece di passare la serata al bar scelgono di salire al quinto piano e lasciarsi guidare dalla proposta di Enrico.

Difficile trovare di meglio nel panorama di ristorazione veneziano, che non vede una concentrazione molto alta di wine bar e luoghi che mettono il servizio del vino al primo posto. La Wine Suite potrà rivelarsi un luogo per pochi, visto lo standard elevato dei servizi dell’albergo, ma forse sarà più adatta a Venezia rispetto al modello grandi numeri e turismo di massa che rischia ancora di distruggerla. Alla fine, passeggiando per le strade di notte, di Venezia resta invece un’impressione più vitale e meno malinconica di un tempo.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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