Come dimenticare il trauma del dentista a colpi di Madeira e Champagne
di Alice in Wonderland“Se non sperassimo, a dispetto di tutto, in un mondo migliore, chi ce lo farebbe fare di andare dal dentista?” (Gianni Rodari)
Il termine “estrazione” è un termine fortemente evocativo. A seconda di cosa riporti alla mente, dice molto sulla personalità di chi vive l’evocazione. Per esempio: chi pensa subito a tagliandi arancioni e ambi e cornucopie piene di numeri è senz’altro un ottimista fiducioso nella buona sorte. Oppure si è giocato la pensione. Chi collega il termine a radici cubiche o quadrate e quaderni a quadretti, probabilmente ha subìto un trauma ai tempi del liceo e trascorso qualche tempo dietro la lavagna. Chi in automatico pensa alla lisciviazione o a simili processi di tecnologia chimica sicuramente, a meno che non si chiami Curie di cognome, ha qualcosa da nascondere.
Da un recente sondaggio su scala nazionale è risultato che il 99% della popolazione mondiale quando sente “estrazione” rivive, più o meno catarticamente, momenti drammatici. Collegati alla sedia del dentista. E spesso rivive ricordi legati al dopo. “Fra quanto potrò mangiare?”. “Non mi dia l’antibiotico, ché pure stasera devo bere”.
Non è soltanto un dolore fisico quello che segue l’estrazione del dente del giudizio. È un qualcosa di più destabilizzante, uno sbigottimento, un trauma abbandonico simboleggiato da quel buco che poco prima non c’era e che da adesso in poi ci sarà per sempre e con il quale bisognerà imparare a convivere.
È importante in questi momenti non restare soli e farsi consigliare da chi è in grado di offrire l’opportuno supporto psicologico: il consulente enotecario di fiducia. Fondamentale è l’azione tempestiva. Passare dalla sedia del dentista al bancone dell’enoteca senza indugio e con soluzione di continuità. Ho visto gente rimandare al giorno dopo e non riprendersi più.
Il bravo enotecario di fiducia si preoccuperà subito dell’aspetto psicologico ma, nella sua infinita saggezza, non tralascerà quello medico. Si assicurerà, pertanto, che il buco venga disinfettato nel modo migliore e prescriverà, allo scopo, uno champagne, dal perlage, Diocenescampieliberi, ovviamente fine e snello, ma anche lungo e persistente. Il mio, ad esempio, ha cominciato con il somministrarmi un Ardinat Carte d’Or, setoso, agrumato, da mordicchiare. Due calici per disinfezione e pulizia.
Verificato il buon effetto della terapia sul mio colorito e sul mio stato d’animo, il counselor ha somministrato un terzo calice, stavolta Benoît Lahaye Brut Essentiel, a chiudere il primo ciclo di cure. Bocca piena di sale, di frutto amaro che, col passare dei minuti, assume progressivamente la forma di uno spicchio di arancia amara. Snello e puntuto, si concede inaspettatamente qualche ancheggiamento fuori dal seminato per tornare subito dopo al suo incedere deciso.
Una volta chiuso il ciclo di disinfezione, il mio counselor ha ritenuto che fosse il caso di salire di grado alcolico. Ha detto che era necessario affinché l’animo si mantenesse sereno e l’umore alto. Ha proposto un Tres Uves 2011– Barranco Oscuro, dose consigliata almeno mezza bottiglia perché, dice sempre lui, le cose o si fanno bene o non si fanno per niente. Cesto di renette, spezie, cantina in fermentazione. Solido, freschezza che sa di uva, alcol che fa il suo dovere, sorregge la struttura e allontana i dolori a mo’ di aglio con i vampiri e con i vicini in metropolitana.
Resta ancora un inconveniente, ma il dottore lo sa. Il punto di sutura è fastidioso e, soprattutto, si porta dietro quel brutto amaro medicinale dell’anestesia. Così passiamo a qualcosa che, pur mantenendo inequivocabilmente lo status di secco, allo stesso tempo sa lanciare sguardi languidi. 1978, Madeira Barbeito. Un giardino intero di fiori in infusione, camomilla caramellata, crème brûlèe e spolverata di spezie tritate. Abbraccia la bocca intera accomodandosi per restarci a lungo.
Considerato il successo della cura e la rapidità della guarigione, si è pensato a una raccolta di firme da inoltrare alla Sanità. Se passerà, e c’è di che esser fiduciosi, arriverà comunque il momento di intristirsi.
(Perché purtroppo di denti del giudizio ne abbiamo solo quattro.)
6 Commenti
giorgio
circa 8 anni fa - Linkc'è però il problema del collutorio, con la clorexidina che manda in pappa le papille gustative. allora, sicuri di voler sacrificare benoît lahaye per una bocca resa infida dalla kimika? (domanda interessata, perché tra meno di un mese mi tolgono 2 denti del giudizio in un colpo solo)
Rispondielle
circa 8 anni fa - Linkho proposto al mio dentista di somministrarmi un paio di Negroni pre intervento. così si risolve anche il problema delle papille gustative e ci si dirige in piena botta alcoolica al supplizio stomatologico.
RispondiSergione
circa 8 anni fa - LinkMa a parte gli additivi chimici...e tutto il sangue che ti rimane in bocca me lo mixi con lo champagne...Io 4 in un colpo questa estate e non ho toccato cibo solido ed alcool x una settimana...
RispondiAlice
circa 8 anni fa - LinkDite tutti cose giuste. Forse nella siringa del mio dentista c'è liqueur d'expedition
RispondiAndrea'S
circa 8 anni fa - LinkLa grappa risolve tutti i vostri problemi.. Del resto e' il classico rimedio della nonna (veneta docg)
RispondiAlessio
circa 8 anni fa - LinkLa grappa va sempre bene! Dal mal di denti al mal di schiena.
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