Clos des Goisses 2004 Philipponnat. Uno Champagne molto top spiegato nei dettagli a Dario Bressanini

Clos des Goisses 2004 Philipponnat. Uno Champagne molto top spiegato nei dettagli a Dario Bressanini

di Alessandro Morichetti

Per la bevuta di questo Champagne non è stata saccheggiata nessuna presentazione stampa. Diciamolo pure: le presentazioni stampa sono molto spesso una gran rottura di coglioni e la tendenza a sovrastimare i prodotti è latente. Sono giunto a quella fase in cui – fuori dall’orario strettamente di lavoro – non ho nessuna voglia di centellinare e sputare. Mi piace bere, scoprire, confrontare, pensare.

Dario Bressanini – scienziato divulgatore e blogger che raccoglie tonnellare di commenti col suo Scienza in cucina – è il lettore modello di oggi. Uomo curioso ma dal braccino corto. Scriveva qualche giorno fa: “Al super: Grecanico igt 2014 un euro e mezzo in offerta. Come é possibile? Preso per provarlo.” E dopo una mia battuta, aggiungeva, senza tutti i torti: “A me sembra che molti che scrivono di vino siano un po’ troppo ‘dalla parte del produttore’ e si parla di frutti rossi, di mineralità vera o presunta, ma è tabù parlare di costi. Ditemi una buona volta se il Barolo X, che costa 10 euro in più del Barolo Y (e sono entrambi ottimi) vale i 10 euro in più. Altrimenti continuo a comprare all’Esselunga perché, ai miei occhi, non siete dalla ‘mia’ parte (i selfie li fate con i produttori, non con i consumatori anonimi ). E c’era pure un Barolo in offerta all’Esselunga.

Punto nel vivo del mio animo mercantile, mi sono ripromesso una risposta dettagliata con un esempio concreto, perché io non faccio altro che parlare di costi sia in dare che in avere, per 18 ore al giorno. Vendo più che posso e compro come un assassino quindi ho tutti (o quasi) gli argomenti per dire se una bottiglia vale i 40 euro in più di un’altra, a patto però che ci si metta d’accordo sui fondamentali. 

Comprare quella bottiglia, di quel produttore, di quell‘anno, ha un gusto organolettico e anche un gusto/costo non organolettico, dato dal fare un’esperienza e provare una cosa che in quel modo esatto, altrove, non esiste. Quando ciò non viene percepito, meglio contenere la spesa. Se poi però un giorno vengono curiosità e piacere di approfondire e vedere se effettivamente pari sono, allora magari scopri un approccio nuovo e ti slanci in nuovi assaggi. Che ovviamente nessuno ha interesse a forzare.

Ma veniamo a noi e al perché lo Champagne di oggi dovrebbe valere i circa 140 euro (media Wine Searcher) che costa: Clos des Goisses 2004 Philipponnat. Online si trova anche a meno. Siamo in Champagne, probabilmente la più grande espressione del terroir tra le zone del vino mondiale*. Da nessun’altra parte nel globo è possibile fare questi vini e niente come l’unicità è espressione di terroir. Vale per i grandi blend – Champagne d’assemblaggio di uve da vigne o sottozone differenti – così come per Champagne da singolo cru o vigna specifica: Clos des Goisses a Mareuil-Sur-Aÿ, pur non essendo propriamente un clos delimitato da muretti, è uno di questi. Anzi, è il più prestigioso. In una ipotetica lista dei 10 migliori Champagne di Maison (i grandi produttori, che comprano anche molta uva da conferitori, a differenza dei vigneron che vinificano solo uve di proprietà) stento a immaginarne l’assenza.

La scheda tecnica del vino già racconta alcuni elementi di interessante unicità.

“Una della più grandi qualità del Clos des Goisses è la capacità di produrre grandi Champagne anche nelle annate più terribili, non essendo stato prodotto solo in 12 annate su 73”. L’ha scritto Tom Stevenson su The World of Fine Wine in un articolo (Issue 20 – 2008, pdf qui) consigliato a chi vuole sapere tutto, ma proprio tutto, su questo vino.

Quindi vigna super, etichetta superstar e qualche tratto distintivo: zuccheraggio mai necessario, malolattica rigorosamente non svolta e, dalla vendemmia 2000, 30/45% del vino fermentato in barrique di secondo/quinto anno e dosaggio di zucchero che in media non supera i 4,5 g/l. Millesimo 2004 produttivo ed equilibrato: “caldo, secco e ventoso, ma senza picchi di temperatura e con un’umidità costante” dice l’azienda. Ma poi il vino nel bicchiere, alla fine, com’è? Davvero molto buono. Non ho termini di paragone con la stessa etichetta ma mi ha parecchio soddisfatto.

Giallo paglia luminoso e carico. Bello il profumo: frutta secca, pan brioche, malto d’orzo, sandalo, quasi uvetta sul finale. Champagne molto vinoso, asciutto e largo: il perlage è sottile e delicato, il sorso è generoso e perfettamente innervato, rotondo e disponibile, buono buono. Numericamente parlando, direi 95 punti.

Di due bottiglie prese, una è già finita. L’altra aspetterà un po’. Costasse meno (leggi anche: fossi più ricco), ne vorrei avere di più. Mi contenterò con Champagne un filo meno performanti ma più abbordabili per le mie tasche. Però un giro in Bentley me lo sono goduto. Vediamo se a Dario short arm Bressanini sarà venuta un po’ di sete, intanto.

* “Contrary to popular belief, Champagne is probably the greatest expression of terroir in the world” (Tom Stevenson)

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

16 Commenti

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Vinogodi Marco Manzoli

circa 9 anni fa - Link

...Alessandro, hai toccato uno dei miei Champagne del cuore , quello a cui raramente so rinunciare. E confermo che anche in annate considerate disastrate, produce piccoli gioielli (...piccoli per modo di dire, tenuto conto che nel 2003 torrido ha prodotto un vino ciclopico...) ... però se dovessi stilare una classifica personale dei primi 10 Champi, non riesco proprio a ritrovarcelo ( nella classifica personale è attorno al diciannovesimo posto...ma conosco i miei limiti: come Krugghista d'elezione 5 posti dei primi 15 sono già irrimediabilmente occupati...)

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AG

circa 9 anni fa - Link

Se in un recente confronto il 2002 di Dom ha preso a pallate il 2004, questo 2004 dove sta in confronto al sublime 2002?

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Alessandro Morichetti

circa 9 anni fa - Link

Non ho elementi miei per risponderti al riguardo quindi cito Antonio Galloni e la verticale pubblicata proprio in questi giorni su Vinous, "A Half Century of Clos des Goisses: 1952-2004": - 2004 --> 97 - 2002 --> 96 - 2000 --> 94 - 1996 --> 96 - 1990 --> 97+ ... - 1964 --> 98 ...'tacci sua! :D

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Cristiana Lauro

circa 9 anni fa - Link

Molto meglio il 2002. Ha più eleganza ed equilibrio. È molto più composto e si percepisce un frutto migliore, con una maturazione più regolare, quasi perfetta direi. il 2004 si allarga troppo in bocca a mio parere, con qualche nota calda in più che, personalmente, non gradisco. Non amo i punteggi e non ne assegno mai, ma fra l'annata 2002 e la 2004 non avrei dubbi nel sistemare la prima su un gradino più alto. Un po' come per Dom Perignon, che giustamente in questo caso, hai accostato.

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Durthu

circa 9 anni fa - Link

Sarebbe interessante sapere se Bressanini si e' convinto. Dovessi scommettere, punterei sul no: attendo di essere smentito.

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Nelle Nuvole

circa 9 anni fa - Link

140 euro per una bottiglia come prezzo per un consumatore privato non sono eccessivi, tutto è relativo. Per me l'eccesso sono i 100 dollari USA richiesti da un ristorante di tendenza a New York per 1 bicchiere di un Supertuscan di tendenza. Interessante, anche se non pienamente condivisibile, la citazione di Mister Stevenson relativa allo champagne come la più grande espressione di terroir nel mondo. Da ciò si evince che: - il termine "terroir" ingloba in gran parte il fattore umano che interpreta un vino, uno o più vitigni, il particolare millesimo ed il luogo di provenienza. - Se sei angloscrivente certe affermazioni suonano più convincenti.

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Cristiana Lauro

circa 9 anni fa - Link

E vado oltre. Si evince non solo che se sei angloscrivente suoni più convincente quanto affermi, ma che, con un pizzico di fortuna, puoi sperare in una menzione su un post di Morichetti. Mica cotiche!

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Alessandro Morichetti

circa 9 anni fa - Link

Sono abbastanza in disaccordo su entrambe le cose che evinci. Essere praticamente all'estremo nord produttivo - tra gli altri fattori - porta a liquidi con caratteristiche estreme non riproducibili altrove: più fatto che opinione, non pensi? Se sei angloscrivente ma poi scrivi fregnacce - e in giro ce ne sono a tonnellate - fregnacce rimangono. Se invece sei un esperto mondiale riconosciuto sull'argomento magari sbagli ma magari parli a ragion veduta e il "probably" mi sembra una buona misura di compromesso.

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Nelle Nuvole

circa 9 anni fa - Link

Adoro essere in disaccordo con te :) All'estremo nord produttivo producono in tanti, qualcuno produce meglio degli altri, usufruendo certamente del bendidio che gli viene dal luogo giusto, ma utilizzando le proprie capacità umane e l'esperienza delle generazioni precedenti per tirare fuori un liquido come quello che hai descritto. You shouldn't be so touchy about my humble criticism. The concept of terroir it is as variable as the weather over there.

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Alessandro Morichetti

circa 9 anni fa - Link

Ma il terroir non ha mica necessariamente a che fare col vino buono: ha a che fare col marchio che il frutto porta con sé, poi certo che ci sono i bravi e i meno bravi :)

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Nelle Nuvole

circa 9 anni fa - Link

I give up.

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tom

circa 9 anni fa - Link

ma la diatriba orginale dove si è originata? l'ultimo post di bressanini è sulla moka! Su Facebook. [a]

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Luca

circa 9 anni fa - Link

Non entro nel merito del discorso, svelo solo qualche nome e qualche impressione personale, perchè faccio sempre la spesa all'Esselunga. Il Grecanico in questione è probabilmente riferito a quella ciofeca di IGT Nadaria che l'Esselunga mette in offerta puntualmente a 1,69, a turno con gli altri vini di questa misteriosa azienda che nemmeno su internet è facile trovare... Nero d'avola, Syrah, Grecanico, Grillo. Provati quasi tutti, grazie a.... anzi, scusate, a causa di amici che li hanno portati a varie cene. Il giudizio, in estrema sintesi, è che tanto vale bersi una Heineken. Al di là dell'olfatto, talvolta discreto, talvolta più spento, comunque sempre banalotto, al sorso penso sia meglio un tavernello, difficilmente si arriva a fine bottiglia in 6. E per 2 volte sono stati l'ideale capro espiatorio per il mal di testa del giorno dopo, nonostante 4 vini in 6. Morale? Non valgono nemmeno 1,69 euro, e al Nero d'Avola spetta la palma di peggior bevuta dell'anno. Preferisco spendere 18-20 euro per un Santa Cecilia di Planeta o 10-12 per un Nero d'Avola di Geraci o di Barraco. Come per il caffè, il vino è un piacere, se non è bòno (e nemmeno bevibile), che piacere è? Il Barolo invece dovrebbe essere il famigerato 7 Cascine... sic. Confessione finale: 6 bottiglie di IGT Nadaria le ho comprate... svuotate nel lavandino, riempite d'acqua e chiuse per testare l'efficacia delle cantinette di polistirolo o cartone per la spedizione on-line. Alla fine non del tutto inutili quindi :)

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Vittorio

circa 9 anni fa - Link

Anche a me Clodeguas piace un sacco

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davide

circa 9 anni fa - Link

purtroppo ogni volta che si parla di champagne di qualità, arriva sempre il fenomeno che tira fuori il paragone col Dom Perignon, (7 milioni di bottiglie prodotte e venduto nelle peggiori GDO Italiane) Vabbè, però aperto e chiuso il personalismo, suvvia. Grazie. [a]

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AG

circa 9 anni fa - Link

Scusate se mi permetto, ma il Clos 2002 (sublime) lo valuterei in punti 98. La 7milionesima bottiglia di quel vinaccio industriale di Dom 2002 sta almeno a 96,5.

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