Cibo e vino su Netflix: ecco le cose migliori da vedere

Cibo e vino su Netflix: ecco le cose migliori da vedere

di Jacopo Cossater

Nonostante la stragrande maggioranza dei contenuti presenti sulla piattaforma statunitense non fossero disponibili mi sono abbonato a Netflix Italia praticamente da subito, dallo scorso ottobre. Sapevo bene che la sua forza, nei mesi a venire, avrebbe più avuto a che fare con le serie tv e con i documentari che con i film, tuttora forse l’unico suo tallone di Achille nel nostro Paese.

L’occasione però non è quella relativa a Netflix in generale o alle sue serie più belle in particolare, argomento quest’ultimo che mi vede quanto mai sensibile a novità e approfondimenti (avete visto almeno la prima stagione di Narcos, sì?). L’occasione di oggi, dicevo, è buona per una breve panoramica sui maggiori contenuti a tema wine&food presenti sulla piattaforma. Cose bellissime e altre più trascurabili, ecco qui quelle che mi sembrano essere le più rilevanti, quelle che insomma più di altre meritano una citazione e un commento.

Somm (USA, 2012, trailer)

Quattro sommelier americani alla prova con uno degli esami sul vino più difficili del mondo, quello per diventare Master Sommelier. Una novantina di minuti tra degustazioni, sessioni di studio e di confronto su vini e denominazioni fino alle prove finali. E il bello è che riesce a non essere mai noioso, anzi. Quello che lo rende assai gradevole è per esempio la capacità di trasmettere allo spettatore tutte le ansie e le aspettative dei protagonisti (tra promossi e bocciati). Un documentario che nel suo piccolo ha avuto un successo inaspettato, una storia vera che si traduce anche nel senso del successo e del fallimento con una declinazione inevitabilmente un po’ melodrammatica. Ma che ci volete fare, so’ americani.

Bonus: che fine hanno fatto i protagonisti? Spoiler: il più appariscente dei quattro subito dopo l’esame è diventato Brand Ambassador di Krug negli Stati Uniti, poi ha aperto un e-commerce.

Una nazione alla spina (Crafting a nation, USA, 2013, trailer)

Un’altra storia molto bella che vede la birra protagonista solo sullo sfondo. Il tema infatti è quello del successo, della sfida, della famiglia, della comunità. Chad e Branden Miller sono fratelli e hanno deciso di aprire un birrificio, dalla raccolta dei fondi necessari fino alla ristrutturazione dei locali che i genitori mettono loro a disposizione. Il tutto inframezzato da un bel numero di interviste ai protagonisti della scena “craft” americana, di gran lunga la più grande e vivace del mondo. A me è piaciuto un sacco soprattutto per la positività che riesce a trasmettere, naturalmente non può essere sempre così ma l’idea che riesce a far emergere è quella di un movimento senza rivalità o gelosie all’interno del quale tutti remano nella stessa direzione. Come sopra, la declinazione è forse un po’ marmellatosa ma che ci volete fare, so’ americani.

Bonus: il birrificio si chiama Black Shirt Brewing, si trova a Denver e da allora è cresciuto un bel po’.

the-birth-of-sake

The birth of saké (Giappone, 2015, trailer)

Certo che con il Giappone è davvero vincere facile: splendida la fotografia come affascinanti sono i rumori, i suoni, il passare delle stagioni. La storia è semplice: cos’è il saké e perché ha una storia che si perde nei tempi. Un racconto attraverso le vicende di una realtà quanto mai artigianale attiva da quai 150 anni nel nord del Paese, negli occhi dei suoi dipendenti, persone quanto mai diverse per età il cui obiettivo è quello di lavorare per tenere viva una tradizione nell’unico modo che conoscono: impegnandosi al loro meglio. Una gioia per gli occhi.

Cooked (USA, 2016, trailer)

Non un documentario ma una mini-serie in quattro episodi che vede protagonista quel Michael Pollan già diventato famoso con il suo “Il dilemma dell’onnivoro”. È sul suo “Cotto” che si basa il progetto, dedicando così ogni puntata ai quattro elementi naturali che scandiscono anche il libro: fuoco, acqua, aria, terra con lunghe parentesi dedicate a Michael che cucina e che spiega a noi comuni mortali il senso della vita. Esteticamente tutto il progetto è bellissimo, la fotografia e la regia denotano per esempio delicatezza ed eleganza. Ma anche le ambientazioni e la post-produzione fanno sì che sia una di quelle cose “da vedere”. Certo è che si tratta, come era prevedibile, di un enorme spot alla sostenibilità del cibo e ai suoi migliori processi produttivi con un’inevitabile e un po’ scontata condanna a tutto ciò che è “industriale”. Io l’ho trovato noiosissimo.

chefs-tableChef’s table (USA, 2015, trailer)

Beh, della lista questo è senza dubbio il progetto più importante e ambizioso. Ogni episodio, la prima stagione ne prevede 6, si concentra su uno chef e sul suo approccio alla cucina, base di partenza per parlare anche di molto altro. Da Wikipedia: “nella prima sono protagonisti gli chef Massimo Bottura (Osteria Francescana, Modena, Italia), Dan Barber (Blue Hill Restaurant, Stone Barns e New York, USA), Francis Mallmann (El Restaurante Patagonia, Buenos Aires, Argentina), Niki Nakayama (N/Naka Restaurant, Los Angeles, USA), Ben Shewry (Attica, Melbourne, Australia) e Magnus Nilsson (Fäviken, Järpen, Svezia)”. Esteticamente impeccabile, la riuscita o meno di un episodio rispetto a un altro ha più a che fare con la personalità dello chef e con le ambientazioni che con la produzione in sé. Alcuni li ho trovati molto belli ed evocativi, altri più semplici seppur perfetti nella forma. L’impressione è che si tratti di un inno a quella che negli anni si è affermata come nuova cucina contemporanea, e i nomi della seconda e della terza stagione sono lì a confermarlo. Da vedere.

Bonus: su Netflix è da poco disponibile anche una mini-stagione di 4 episodi dedicata alla sola Francia e al suo impatto sulla cucina mondiale. Gli chef cui sono dedicate le puntate sono Alain Passard, Michel Troisgros, Adeline Grattard, Alexandre Couillon.

Un anno nella Champagne (A year in Champagne, Francia, 2014, trailer)

Come da titolo, i protagonisti trascorrono un certo periodo di tempo a zonzo per la Champagne, tra maison e realtà più familiari. Quella che emerge non è solo un’utile lezione su quelle che sono le più importanti caratteristiche dello spumante per eccellenza, da ciò che accade in vigna fino alle sue tecniche produttive, ma anche un bello spaccato di un territorio che vive e che respira Champagne dalla mattina alla sera. Non è una produzione raffinata come quasi tutte le altre citate in questa lista ma il suo apparire un po’ come “fatto in casa” lo rende ancora più intrigante. Non ha, e non vuole avere, un approccio critico che forse avrebbe dato maggiore spessore a tutto il progetto. Ma va benissimo anche così.

A margine: inspiegabile l’assenza dal catalogo italiano di Netflix di “A year in Burgundy“, il primo documentario di quella che vorrebbe essere una trilogia dedicata alle maggiori regioni del vino francesi.

jiro-e-larte-del-sushi

Jiro e l’arte del sushi (Jiro dreams of sushi, Giappone, 2011, trailer)

Ho tenuto volutamente per ultimo l’unico di questa lista che ho visto per 2 volte, che trovo irresistibile certo per la storia -quello di Jiro è il più famoso e venerato dei sushi-bar di Tokyo, quello reso famoso dalle 3 stelle della guida Michelin nonostante non abbia tavoli, solo sgabelli, e si trovi all’interno di una stazione della metropilitana- ma soprattutto per il modo in cui viene raccontata. È un viaggio che attraverso il protagonista racconta forse un Giappone sempre più lontano, quella della ricerca della perfezione attraverso piccoli gesti ripetuti un’infinità di volte. Dovete innamorarvi del vostro lavoro, dice Jiro Ono a un certo punto. I suoi fornitori, i suoi dipendenti, i suoi figli e i suoi clienti. Ritmo e sostanza alla ricerca di quella che è forse la più alta e la più irraggiungibile delle forme della perfezione, la bellezza. Imperdibile.

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

10 Commenti

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Gurit

circa 7 anni fa - Link

Bellissimo Somm! Segnalo anche Barolo Boys :-) P.s. "Somm - into the bottle" è un altro titolo ancora.

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Durthu

circa 7 anni fa - Link

Esatto, Somm - into the bottle e' un documentario sul vino (molto carino, tra l'altro), quello sui MS e' un altro. La frase al tempo 0:22 del trailer di S-ITB e' fantastica, e ce la dovremmo ricordare ogni volta che ci prendiamo troppo sul serio ^_^

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Jacopo Cossater

circa 7 anni fa - Link

Grazie a entrambi, in effetti l'immagine della locandina e il trailer erano sbagliati, li ho corretti. Naturalmente mi riferivo a Somm (e così ho appena scoperto Into the bottle, documentario dello stesso regista del 2015).

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Vinocondiviso

circa 7 anni fa - Link

Di quelli che citi anche io ho trovato molto belli: Somm, Chef’s table e il mitico Jiro e l’arte del sushi! Non conoscevo gli altri invece... Ma qualche stroncatura? :-)

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Jacopo Cossater

circa 7 anni fa - Link

Tra quelli citati quello che ho amato meno è stato (ma si capisce) Cooked. Il punto del post era però riportare le cose più interessanti presenti su Netflix, ce ne sono altre che non ho citato e che mi sono sembrate più trascurabili, diciamo.

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Gianluca Zucco

circa 7 anni fa - Link

Ho visto solo qualcosa, approfittando della promozione “try and buy” di un mese gratis, a cui che non ho dato seguito visto che resisto alle serie, mentre per quel che riguarda i film anche qui in Brasile la selezione è assolutamente penosa. Somm - Mi spiace dissentire, ma per me non va oltre una celebrazione in perfetto stile american way of life dell’accumulo “eroico” di conoscenza enciclopedica applicata al vino, viene voglia di diventare astemi. Appena meno peggio la sua continuazione, scevra di eroismi, ma stancante nel ritmo. A Year in Burgundy - Davvero incantevole nel suo ritmo suadente, condito da una colonna sonora assolutamente in sintonia con il tema, i luoghi, la gente, il tempo climatico e cronologico.
 E’ scandito per stagioni con enfasi su quella estiva, la vendemmia. 7 produttori, su tutti, manco a dirlo, Madame Lalou, ma ci sono belle sorprese, per lo meno per me. A Year in Champagne - Leggermente al di sotto di quello sulla Borgogna, soprattutto se visto dopo, ma non mi è affatto dispiaciuto. Chef’s Table - Totalmente d’accordo, alti e bassi fra un episodio e l’altro. Non voglio fare il campanilista, ma quello su Alex Atala merita davvero. C’è molta Amazzonia, popolazioni indigene, selva, mare, ingredienti nativi sconosciuti prima che apparisse lui, rispetto e riconoscenza verso la propria terra. Sake e Jiro mi mancano. Appena appare una nuova promozione me li vedo! Saluti,

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Jacopo Cossater

circa 7 anni fa - Link

Grazie Gianluca, verissimo Atala spettacolare. Idem per (dalla prima stagione) gli episodi su Francis Mallmann e Magnus Nilsson. Su Somm hai certamente ragione, è anche vero però che quello è un modo di fare relativo al sistema Master Sommelier e i concorsi in generale, da quelli nazionali a quelli internazionali non è che siano così diversi nell'approccio se vuoi mnemonico. Insomma sì, approccio anche per me molto lontano e "respingente" ma interessante da osservare dall'esterno.

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Marco Germani

circa 7 anni fa - Link

Secondo me imperdibili su Netflix il documentario Mondovino, con una interessante diatriba tra i buoni (i produttori di Borgogna e i cosiddetti "terroirists") e i cattivi (il wine consultant Michel Roland, Parker, Mondavi, ecc.) e Barolo Boys che comunque racconta un pezzo importante della storia enologica di casa nostra

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Jacopo Cossater

circa 7 anni fa - Link

Grazie Marco, entrambi imperdibili ed entrambi a suo tempo oggetto di lunghi approfondimenti su Intravino. Grazie!

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Stefano gallo

circa 7 anni fa - Link

Vi suggerisco anche il film NASCOSTA STORY, ottimi tutti

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