Ci disseteremo con l’acqua primitiva? Scenari di siccità imminente, anzi attuale

di Pietro Stara

Qualche tempo fa riportai della conferenza di Mercalli, tenuta a Vin Natur, sulle variazioni climatiche intercorse negli ultimi due secoli e sul riscaldamento globale presente e prossimo venturo. I dati generali del pianeta confermano, a partire da contesti locali in via di progressivo peggioramento, situazioni a dir poco sconfortanti: in California siamo alla peggiore siccità da 1200 anni a questa parte. Questa conclusione proviene dalla ricerca condotta da Daniel Griffin pubblicata sul giornale dell’American Geophysical professore dell’università del Minnesota, e Kevin J. Anchukaitis, paleoclimatologo dell’Istituto oceanografico Woods Hole: “I due ricercatori sono giunti a queste conclusioni comparando il livello di precipitazioni di questi anni con quello degli anni passati, noto dalle rilevazioni strumentali, e con quelli della paleoclimatologia. Per farlo si sono valsi di due strumenti principali: la banca dati del Nada (North American drought atlas) che risale indietro fino a due millenni fa, e uno studio localizzato condotto attraverso una delle specie vegetali più reattive all’umidità del terreno, la quercia di Douglas o quercia blu, ampiamente diffusa in California.”

I californiani, per rimediare a tale disastro, stanno pompando acqua dal sottosuolo che risale a 20.000 anni fa: acqua preistorica per un’agricoltura d’avanguardia (si fa per dire. Fonte). Con il rischio, nemmeno celato, di creare subsidenza, ovvero l’abbassamento del fondo dei bacini sedimentari che tenderebbero a cedere sia per il peso dei sedimenti che vi si accumulano, sia a causa del continuo movimento della crosta terrestre.

Prosciugare falde acquifere a tali profondità significa impedirne la ricostituzione a breve e medio termine. La medesima situazione si sta replicando nel nord della Cina, nel nord dell’India e in varie città del globo: Jakarta è sprofondata di 4 metri nel corso di una generazione, provocando un calo vertiginoso dei prezzi dei garage e dei magazzini interrati.

Il paradosso di questo sistema di gestione delle risorse idriche, la cui sottrazione diviene più che proporzionale rispetto all’aumento delle temperature medie, è che determina una contrazione secca delle produzioni: quella agricola, quella del bestiame e dei derivati caseari, calcolate nell’ordine dei 2,2 miliardi di dollari per la sola California, comprensive anche della perdita di posti lavoro nel settore agricolo stagionale (oltre le 17.000 unità).
In Europa il consumo annuale delle riserve idriche a lungo termine di Cipro, Bulgaria, Belgio, Spagna, Italia e Malta è attualmente del 20% e oltre. Ogni anno in Europa si estraggono circa 247.000 milioni di m3 di acqua dalle riserve idriche superficiali e sotterranee dell’UE (torrenti, laghi e fiumi). L’agricoltura e la produzione alimentare ne utilizzano il 24%, percentuale che in alcune regioni meridionali può tuttavia salire fino all’80%. Molte imprese agricole ad alta redditività operano servendosi di una porzione ridotta di terra irrigata; in Spagna, ad esempio, oltre il 60% del valore totale della produzione agricola nazionale ha origine dal 14% dei terreni agricoli soggetti a irrigazione.

Insomma, “s’è fatto tardi molto presto”. (Cit.)

Fonti ulteriori in questo PDF.

avatar

Pietro Stara

Torinese composito (sardo,marchigiano, langarolo), si trasferisce a Genova per inseguire l’amore. Di formazione storico, sociologo per necessità, etnografo per scelta, blogger per compulsione, bevitore per coscienza. Non ha mai conosciuto Gino Veronelli. Ha scritto, in apnea compositiva, un libro di storia della viticoltura, dell’enologia e del vino in Italia: “Il discorso del vino”.

13 Commenti

avatar

F. Saverio

circa 9 anni fa - Link

Ho scritto qualcosa di inerente ai cambiamenti climatici anch'io un paio di giorni fa: http://www.wineblogroll.com/2015/04/il-vino-forse-cambiera-sapore-causa-dei.html ... onestamente c'è da preoccuparsi! Magari ancora un paio di generazioni di salveranno, ma è, ormai, palese che stia cambiando tutto e l'agricoltura (ed i governi) o sarà in grado di adattarsi o perderà, quasi sicuramente, parte delle sue tipicità e della sua naturalità. La parola "autoctono" tenderà a svanire se quei vigneti non potranno più essere coltivati a quelle determinate latitudini..,

Rispondi
avatar

Luca Miraglia

circa 9 anni fa - Link

Da assoluto profano, ma estremamente preoccupato da quel che leggo, chiedo: a che punto siamo con le tecnologie volte alla desalinizzazione e potabilizzazione dell'acqua del mare? Siamo ancora su costi così proibitivi da renderle impraticabili su larga scala? E se poi non restasse altro da fare, ci troveremmo impreparati? A me pare che proseguire nel depauperamento delle risorse disponibili, senza cercare seriamente strade alternative, costituisca l'ennesimo "regalo" che lasceremo in eredità ai nostri figli e nipoti.

Rispondi
avatar

Graziano

circa 6 anni fa - Link

Certo non è il grosso del problema la desalinizzazione e potabilizzazione dell'acqua degli oceani. Piuttosto se mai la decontaminazione da radioattività e la filtrazione da molecole di plastica, che stanno superando la quantità di plancton

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 9 anni fa - Link

No, scusate, ma state prendendo in giro? Siamo reduci dall'annata più piovosa a memoria d'uomo e mi menate una fregnaccia simile? È piovuto così tanto che abbiamo avuto cinque, e dico cinque, generazioni di mosca olearia che per la prima volta nella storia ha distrutto pressoché tutta la produzione dell'olio di oliva in Toscana. Mai viste tante cimici e tanti insetti. Il lago Trasimeno è tornato a livelli che non si vedevano da secoli. E mi parlate di siccità? Ma dai. Ah, incidentalmente il 2014 è stato da record ma non è stato un caso isolato e chi si occupa di vino lo dovrebbe sapete bene, dopo il 2003 le pioggia sono state abbondanti tutti gli anni.

Rispondi
avatar

Angelo

circa 9 anni fa - Link

Si va bene, lo abbiamo capito anche troppo bene, se fosse per lei, cementificheremmo dagli Appennini al Tirreno l'intera Toscana come fosse la Padania felix, e ce ne sbatteremmo altamente delle macro questioni climatiche ed ambientali. Tanto da noi l'anno scorso a piovuto più che in ogni altra epoca storica e preistorica (appunto, questo non la fa riflettere?), tanto in Toscana c'è ancora troppa erba che cresce senza una lastra di cemento che la pettina per bene. Progresso, crescita, marcheting, profitto (e magari anche un poco di merlot nel brunello)! Le parole d'ordine del secolo scorso scorrono come ruscelli in piena dalle bocche degli imprenditori italiani del nuovo millennio. Sempre sul pezzo, l'italiaco establishment! A dir poco lungimirante, meno male che il suo mestiere dovrebbe essere quello dell'agricoltore. Formidabile miopia microeconomica.

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 9 anni fa - Link

Stupendo Angelo, la ringrazio perché era tanto tempo che non leggevo tante cose inesatte in un solo post. Venga nella mia azienda e non vedrà altro che rispetto per la natura, e sono stato uno di quelli che ha organizzato la lotta per il Brunello in purezza. E troverà il museo della Comunità di Montalcino e del Brunello, mille metri quadri di spazi realizzati a mie spese (ma non per il mio "marketing", perché della mia azienda non si parla) fatto per essere un nucleo di salvaguardia di storia, cultura e tradizione locale. Io non voglio cementare proprio un bel nulla e mi sono battuto sempre contro lo sfruttamento e la devastazione, in prima persona e esponendomi. Non con post da casa. Ah, incidentalmente, il record della piovosità dell'anno scorso e tutte le cose che ho scritto sono verificabili, a differenza delle sue affermazioni. Lei, caro Angelo, è un bischero che fa affermazioni senza sapere di cosa parla.

Rispondi
avatar

Pietro Stara

circa 9 anni fa - Link

Bentornato messere Cinelli Colombini, come si sta da voi nel Granducato di Toscana? Alcuni messaggeri mi hanno informato che l'inverno del 1564 è stato particolarmente rigido dalle vostre parti. Gira voce che in Europa tutta abbia fatto talmente freddo che persino Elisabetta I d'Inghilterra si sia adoperata in lunghe passeggiate sul Tamigi ghiacciato. Qui da noi, nel 2015, si è scoperto che l’aumento del tasso di umidità, generato da un clima sempre più caldo, incide sulle precipitazioni e porta ad un notevole aumento dei fenomeni meteorologici estremi. Non dappertutto s'intende. Piove di più perché fa più caldo insomma. So che è difficile da comprendere poiché permane, nelle menti dei più, un curioso fraintendimento che porta ad accostare il bagnato soltanto al freddo: ma, come sostenne a suo tempo l'insuperato maestro Ippocrate di Coo, l'acqua deve essere sapientemente accostata anche all'umido, così come la stessa aria calda partecipa di buon grado all'umidità. Da noi, oggi, gli strumenti di misurazione sono avanzati e di molto. Un giorno saprà. Non manchi di portare i miei saluti al granduca Cosimo I de' Medici

Rispondi
avatar

Angelo

circa 9 anni fa - Link

Un plauso senza riserva alla sua splendida e cristallina arguzia dialettica ed culturale, egregio Sig. Stara. Merita il sontuoso epiteto di vero intellettuali del vino (ce ne fossero di più).

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 9 anni fa - Link

Grazie signor Starà, sto bene. Ieri mattina ero un filo infreddolito da una punta di Messer Gelo fuori stagione, che evidentemente non è stato informato che stiamo diventando un paese tropicale. Ma sono certo che lei provvederà a spiegarglielo, così che non farà più simili intemperante. Porgerò i miei saluti alle eccellenze granducali, che mi dicono però non essere state viste in questi paraggi da anni. Come il caldo tropicale, peraltro, per cui direi che la cosa non dovrebbe aver a meravigliarla.

Rispondi
avatar

Paolo

circa 9 anni fa - Link

Lo scambio è gustosissimo, e le opinioni molto meno distanti di quanto possa apparire. Perché state giocando sulla differenza locale-globale della risorsa acquifera, e di un altro aspetto non sufficientemente esplicito: un conto è la disponibilità della risorsa in relazione ai consumi umani, un conto è l'impatto che questa ha sulle attività. La osservazione di Cinelli Colombini è illuminante: lo stesso clima che genera carenza di risorsa (siccità, razionamento) rispetto a certe necessità umane, genera impatti devastanti su certe produzioni agricole. Non è questione di "c'è troppa/c'è poca accqua", è un problema di adattamento, resilienza, e quant'altro. Non c'è contraddizione, è assolutamente nella esperienza quotidiana vivere eventi alluvionali disastrosi in situazioni di generale siccità. Di questo, del modo migliore di gestire una risorsa che dipende da eventi in gran parte fuori dalla possibilità di controllo e gestione quotidiana, si tratta. Perdonate il pippone. Ora vado a consolare il mio mentore Monsieur Descartes: da diversi giorni si lamenta con Sua Maesta Cristina del fatto che il latte appena munto dalle stalle gli arriva ghiacciato in casa, e deve riscaldarlo a lungo prima di potere fare colazione!

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 9 anni fa - Link

Eh, in effetti mi sa proprio che lei ha ragione. Io sono un agricoltore (con buona pace di Angelo) per cui non posso realizzare le mie vigne toscane in funzione della siccità in California, ma se fossi lì lo farei. Se qualche metereologo mi avesse detto nel 2004 che le vigne che andavo a piantare avrebbero dovuto affrontare un decennio di medio-alta piovosità con punte come il 2014 e niente siccità avrei avuto più fiducia in loro, invece tutti i metereologi dicevano che sarebbe stato un disastro di siccità e io ho messo ovunque costosi impianti di irrigazione che non ho usato mai e portainnesti da siccità che mi stanno dando problemi. Per questo quando sento questi discorsi ho un dente un filo avvelenato. Ma non è che io sia un avvelenatore o un cementificatore, tutt'altro, è solo che ho constato sulle mie tasche quanto i modelli globali non sono ancora affidabili su scala locale. Per cui, finché non ci saranno programmi più affidabili, mi piacerebbe di sentire maggiore prudenza quando si affronta il problema.

Rispondi
avatar

VSR

circa 9 anni fa - Link

Diamo credito a Mercalli e all'IPCC (con tanto di dati modificati per avvalorare le tesi).....povera Terra,in che mai sei!

Rispondi
avatar

Paolo

circa 9 anni fa - Link

Io la vedo in un modo diverso: Mercalli fa il climatologo, NON fa l'urbanista (chi progetta i sistemi di scolo e deflusso nelle città a rischio?), non fa l'ingegnere idraulico, non fa l'agricoltore, non fa l'economista industriale. Non ho motivo di contraddirlo o denigrarlo, finché resta nel suo...

Rispondi

Commenta

Rispondi a Angelo or Cancella Risposta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.