Chianti Classico Gran Selezione? No, grazie
di Vittorio ManganelliNon c’è dubbio che la storia del Chianti e del Chianti Classico sia piena di tormenti e contraddizioni, assieme a qualche bel successo. Ed è altrettanto certo che non hanno avuto risultati brillantissimi nemmeno le specificazioni elogiative dei due vini, il Chianti Superiore e il Chianti Classico Riserva. Ciò non toglie, però, che si possa trattare di grandissimi vini, in grado di primeggiare a livello internazionale grazie a oggettive capacità di miglioramento in grado di svilupparsi per decenni. Tutti noi abbiamo avuto modo di apprezzare magnifiche selezioni prodotte da splendide aziende che con il vitigno sangiovese, spesso in purezza, hanno realizzato dei capolavori.
Il che non toglie, ovviamente, che vi siano fiumi di Chianti assolutamente medi o mediocri, realizzati con uve di incerta provenienza, come spesso accade quando una denominazione acquista notorietà a livello internazionale. Non c’è quindi dubbio che nei 130 milioni di bottiglie di Chianti e nelle 35 di Chianti Classico che vengono sfornate ogni anno ci sia un po’ di tutto, dal sorso complesso e inebriante che estasia l’appassionato al vinello scorrevole e anonimo che serve come dissetante al posto dell’acqua.
Ciò premesso, bene ha fatto il Consorzio del Chianti Classico a porsi il problema di un rilancio dell’immagine di questa Docg, che dovrebbe (e potrebbe) essere una delle più importanti d’Italia e quindi del mondo. Peccato solo che la scelta sia ricaduta sulla creazione di una superselezione a cui è stato dato un nome che non userebbe neanche il più scalcinato prosciuttificio industriale da supermercato.
Ma c’è davvero qualcuno che crede che aggiungendo al comunque storico, valido e riconosciuto nome di Chianti Classico le due magiche paroline “Gran Selezione” si potrà ottenere un risultato che sia diverso da quello da far sganasciare dalle risate i buongustai americani come quelli fiorentini, i nuovi bevitori asiatici come noi amanti del Sangiovese?
Senza entrare ora nei requisiti produttivi della nuova qualificazione, su cui avremo modo di sentire i produttori e le altre categorie interessate, dai venditori ai consumatori, c’è una sola cosa sensata che il Consorzio può fare: dire che era uno scherzo, che era tanto per far parlare i frequentatori dei discount, che si azzera tutto e che si ricomincia da capo. La Ferrero si merita il Gran Soleil, il Chianti Classico non si merita la Gran Selezione.
18 Commenti
Adriano Aiello
circa 11 anni fa - LinkIn Italia una dicitura altra non la si nega a nessuno. Attendo la vecchiaia per leggere Chianti straclassico mega selezione antivecchiaia coi controcaXXi
RispondiAngelo D.
circa 11 anni fa - LinkCerto che gli piace farla complicata...
Rispondigiacomo badiani
circa 11 anni fa - LinkLo famo strano
RispondiLorenzo Biscontin
circa 11 anni fa - LinkPrima o poi il mondo del vino si renderà conto che "marketing" non è una parolaccia, nè qualcosa che si può improvvisare. Forse allora si ridurranno le figuracce e gli sprechi di denaro (in parte pubblico).
RispondiSir Panzy
circa 11 anni fa - LinkCondivido ogni singola parola. (tolto la pessima battuta su Ferrero) Come avevo già commentato sul vecchio post in Italia abbiamo le Riserve e aggiungere confusione su confusione in questo periodo potrebbe essere devastante.
RispondiZakk
circa 11 anni fa - LinkA mio modo di vedere obbligherei i produttori del Chianti Rufina a scrivere soltanto Rufina. E così pure quelli del Montalbano e via discorrendo. Come Chianti dovrebbero rimanere soltanto il Chianti classico e il Chianti classico riserva. Il Chianti generico lo chiamerei in modo completamente diverso, magari evocando la zona geografica, ma a livello di provincia, non di Chianti. Lo so, è dura però sarebbe un bel passo avanti.
Rispondidjflash
circa 11 anni fa - Linkche vende è la magica parola "chianti", se la togli ammazzi 9 prdotturi su 10
RispondiZakk
circa 11 anni fa - LinkCerto, ammazzo quei 9 che adesso fanno Chianti scadenti e che vivacchiano alle spalle di chi invece prova a fare qualità vera e che porta in alto il nome del Chianti. Non mi dispiacerebbe un'asticella un po' più alta per avere la DOCG, ma siamo in Italia, come si fa a fidarsi?
Rispondibruno
circa 11 anni fa - LinkCondivido in pieno ed è l'ennesima dimostrazione Italiana di saper trasformare le eccellenze in prodotti scadenti. Io farei al contrario alzando l'asticella sui requisiti d'entrata eliminando in un sol colpo tutti quei volumi di prodotto discutibile a basso costo che occupano i banchi della GDO con automatica rivalutazione degli altri.
RispondiCristiano Castagno
circa 11 anni fa - LinkCondivido al 100%. L'altra schiocchezza è il restyling del gallo che in qualche modo rientra in questo maldestro tentativo di rilancio della denominazione. Intendiamoci il marchio nuovo è simpatico, (a parte il colore), però non è questo il punto. il sospetto è che tra i primi posti dove si vedranno i nuovi marchi sarà presso i "hard discount" di mezza Europa dove si potrà ribadire il valore ritrovato del marchio del "gallo nero" ...a colpi di prezzi da saldo. Perfetto! Peccato che così si azzererà la forza del marchio nuovo fin dall'inizio.
RispondiCristiano Castagno
circa 11 anni fa - Linkehm..sciocchezza...
RispondiGabriele
circa 11 anni fa - LinkProvate a spiegare a un consorzio cos'è il marketing. Se vi va bene vi rideranno in faccia.
RispondiArmando
circa 11 anni fa - LinkSicuramente non sai di cosa stai parlando!!!!
RispondiRoberto Stucchi
circa 11 anni fa - LinkDa produttore del Chianti Classico concordo. Servirebbe altro, ad esempio creare denominazioni comunali e poi sottozone che un po' alla volta aiutino a distinguere. Il Chianti Classico è forse la zona che ha la maggiore diversità di terreni e microclimi, e il Sangiovese amplifica queste differenze. Unità nella Diversità!
Rispondigp
circa 11 anni fa - LinkL'ho scritto un mese fa su questo blog: se fossi nel Comitato Nazionale Vini DOP ed IGP, e a maggior ragione nel comitato europeo che se non sbaglio dovrebbe curare la supervisione delle denominazioni, la dicitura "gran selezione" la boccerei senza appello. Oltretutto la qualificazione “gran” è semplicemente risibile: se passa il criterio che la denominazione ufficiale di una tipologia può incorporare questo genere di rafforzativi naif, torniamo indietro di un secolo.
RispondiFrancesco
circa 11 anni fa - LinkConcordo appieno con GP, al limite come dice Roberto Stucchi si dovrebbe ceracare una zonazione, questo si avrebbe senso. Anche un non superesperto sente che c'è differenza tra un vino di Lamole e uno di Castellina o della Berardenga.
RispondiBante
circa 11 anni fa - LinkIl nuovo Gallo Nero è un galletto Vallespluga, anche un po' isterico. Poi c'è la 'Gràaan Selezione'. Da qualche parte ci sarà anche qualche mentecAtto a divenire.
RispondiMariateresa
circa 5 anni fa - LinkSono basita dargli interessi intorno al Chianti. E" un.vino discreto, conosciuto solo perche" super sponsorizzato. ESPERIENZA PERSONALE! Gallo nero svenduto. Fascette date ad una casta. Controllate il terrirorio del Chianti. La camorra, la mafia...questi giri massonici non sono.migliori. nessuno farmera" questo scempio.Serie cantine di questo territorio dovrebbero bloccare questi maniglodii.Produttori improvvisati che scopiazzano qui e li solo perche" inseriti in.giri torbidi e oscurati dal terrirorio stesso. Purtroppo pongono sul.mercato una scarsa qualita" ricavando profitti a discapito di produzioni eccellenti, fermateli. Viva il buon.vino e tutte le famiglie che lavorano onestamente nel Chianti.
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