Chi spiega a Daverio che all’Expo ci sarà il Padiglione del Vino Industriale, dell’Enologo e dei Guru?
di Antonio Tomacelli“Il vino deve seguire il percorso che ha seguito anche l’arte. Deve abbandonare il “guru” e uscire dal sacerdotale ed entrare nella concretezza della quotidianità”. Bella frase, Daverio, ti sottoscrivo in pieno. Pensa che noi, il popolo del ueb, di questo concetto ne abbiamo fatto una ragione di vita e, a dirla tutta, ancora non ne veniamo a capo. I guru son sempre lì, granitici, e le folle adoranti pendono dalle loro labbra.
Dai un’occhiata alla mia timeline di Facebook e deprimiti con me: quando scatta la stagione dei premi delle guide è tutto uno sfarfallìo di “il nostro vino è stato premiato con i tre tappi d’oro”. Trenta secondi dopo scatta l’invio della mail “con preghiera di pubblicazione” per annunciare il conseguimento degli agognati sugheri. Credimi, questa è gente che con venti euro a comunicato si mette la coscienza a posto e l’anima in pace. Che se poi le vendite precipitano sarà sempre colpa della crisi, mica della mia capacità di promuovermi, eh!
Dai retta, Phillippe, non ti immischiare, stanne lontano. Il mondo del vino è vecchio, polveroso e puzza di stantio peggio di un deposito dei musei che tu ami tanto. Pensa che al Vinitaly — si, proprio i tuoi datori di lavoro — si paga ancora per una connessione internet che per la maggior parte del tempo è down. Vogliamo parlare delle sceneggiate che ogni anno si ripetono per l’accredito ai blogger? Meglio se stendiamo un pietoso velo, tanto si entra lo stesso.
Perché, ti chiederai, continuate a bloggare? Che vuoi che ti dica, Phillippe, lo facciamo un po’ per incoscienza e un po’ per rompere le scatole a tutto il mainstream che c’è, nella speranza che qualcuno si accorga di un mondo che comunica servendosi di questa puttana di rete e l’informazione ha smesso di essere verticale dai tempi del 2.0.
Dici che è un piano troppo ambizioso? Beh, ci piacciono le sfide e quando ti abbiamo sentito magnificare della quotidianità del vino durante la presentazione del Padiglione per l’Expò 2015, giuro, ci è venuto un groppo alla gola.
Per un attimo, ma solo per un attimo, ti abbiamo anche creduto ed abbiamo pensato “Ecco, il sogno si sta avverando, il mondo del vino è cambiato!”
Poi sono saliti sul palco i Cotarella, le Bracco e i Mantovani e ci sono cadute le braccia.
Intendiamoci, tutta gente rispettabilissima ma quelli che il vino lo fanno veramente, dov’erano? Dove sono i giovani vignaioli, quelli che insieme alla vigna coltivano il sogno di un mondo più pulito, quelli che l’autoctono è una religione e il terroir una fede? Dove sono i vinnaturisti, i bioqualcosa, quelli che con due ettari ne parla il New York Times, quelli che zappano e smadonnano per la pioggia che si mangia le foglie?
Io non li ho visti su quel palco, Philippe, e dubito che avranno accesso ad un Padiglione del vino che nasce sotto i peggiori auspici. Sarà, come sempre, un Padiglione del Vino Industriale, dell’Enologo e dei Guru che ti circondavano e che tu, anima candida, pretenderesti di distruggere.
Non sarà l’Expo dei contadini, né quello degli ideali, buoni solo per le chiacchiere del web.
Mi spiace, Phillippe Daverio, ma hai perso una grande occasione per tacere.
28 Commenti
Francesco Garzon
circa 10 anni fa - LinkSi. Chiunque si avvicina e desidera conoscere il mondo di questo "liquido odoroso" alla fine si ritrova di fronte a questo muro granitico che hai appena descritto e capisce. Ed una volta capito, se si ha sufficiente onestà intellettuale non si può che sottoscrivere quello che hai postato. (Almeno visti i presupposti citati). Saluti
RispondiPaolo Cianferoni
circa 10 anni fa - LinkSul vino tanto è stato scritto e detto e fatto. Dopo tanti anni si rischia di essere ripetitivi e noiosi. Un po di silenzio farebbe bene a tutti. In fondo un bicchier di vino è piú semplice di quanto molti cercano di non far credere. Un bel post, a mio parere.
RispondiLorenzo Biscontin
circa 10 anni fa - LinkPeccato che il vino nella quotidianità di fosse già, da sempre. Ne è uscito per 1000 ragioni e non sarà grazie nè agli attuali industriali, enologi e guru che si troverà il modo farcelo tornare nella contemporaneità. Comunque chapeau a Daverio che ha subito colto il punto focale e l'ha espresso da par suo.
RispondiArmando 74
circa 10 anni fa - Link"Quelli che il vino lo fanno veramente", Ma siete fuori di testa? Ma siete mai usciti dall'Italia? In un contesto come quello mondiale chi mandiamo quelli che fanno 5000 bt. Salvo tutto e riconoscendo le qualità' di molti produttori che amiamo,il Commercio e' un'altra cosa,e di quello si parla.
RispondiAG
circa 10 anni fa - LinkArmando buongiorno, se 5000 bottiglie non sono commercio cosa lo è? i 5mln di bottiglie inutili che allagano i supermercati con politiche di prezzo suicide/omicide?
RispondiArmando74
circa 10 anni fa - LinkCredimi non sai di cosa parli..
RispondiAntonio Tomacelli
circa 10 anni fa - LinkArmando, il vino italiano nel mondo lo hanno fatto rinascere le centomila bottiglie di Brunello Biondi Santi, non i due milioni di Santa Cristina. C'è il prezzo, e poi c'è il valore.
RispondiArmando74
circa 10 anni fa - LinkSanta Cristina ,Capsula viola etc,.... Hanno fatto il marchio Antinori tanto quanto il tignanello,guado al tasso etc,,, Hanno portato e diffuso il nome di Antinori nel mondo e hanno fatto della stessa ,la marca di gran lunga più conosciuta. Senza un supporto minimo di bottiglie non si aprono nemmeno I mercati esteri.Ha volte mi permetto di obbiettare voi confondete Quello che vi piace con quello che il mercato mondiale effettivamente e realisticamente cerca.
RispondiAG
circa 10 anni fa - LinkAntonio buongiorno, non è che prima c'è il valore e poi c'è il prezzo?
RispondiAG
circa 10 anni fa - LinkCa va sans dire, Antonio
RispondiAG
circa 10 anni fa - LinkPuò darsi. In effetti potrebbe trattarsi solo della mia genetica iconoclastia. Ma spesso nella mia vita interpreto anche il ruolo del consumatore e lì mi diverto....
RispondiAG
circa 10 anni fa - LinkVisto che siamo ad obbiettare, direi che quei due ottimi esempi di bulk wine hanno fatto la famiglia Antinori ricca (o più ricca), non certo la fama del marchio.
RispondiAntonio Tomacelli
circa 10 anni fa - LinkScusami Ag, il senso della frase era proprio quello: prima il valore, poi il prezzo
Rispondimaurizio gily
circa 10 anni fa - Linkin sintesi, ha detto una cosa giusta, ma nel luogo e nel contesto sbagliato
RispondiFrancesco Garzon
circa 10 anni fa - LinkConcordo in parte con la scossone di Armando 74. Ma mantengo la mia posizione. Anche perchè ho sempre inteso l'Expo come un'esposizione universale, una finestra aperta per illustrare le varie realtà presenti. Però se così non è, ed il contesto presentabile è solo quello dei grandi numeri, allora non rimane altro da dire......
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkAdoro i programmi di Daverio, ma non l'ho mai sentito parlare di vino. Vabbene che se restiamo nel nostro ghetto muoriamo e che chi è autoreferenziale è provinciale e perdente, ma non si poteva trovare uno bravo come Daverio che però di vino ne masticasse?
RispondiPaolo
circa 10 anni fa - LinkDomanda legittima, e ampiamente giustificata. Causa sovrapposizione dei temi, ho cercato di darne ragione (visto da lettore), nel precedente articolo su argomento consimile
Rispondiardol
circa 10 anni fa - Linkmmh... l'alternativa era Maroni...
RispondiFilippo Ronco
circa 10 anni fa - LinkMi sembra che le parole di Daverio possano tranquillamente essere scolpite sulla pietra senza il timore di dover correggere. Non è forse quello che ci diciamo nella conventicola intra ed extra sacerdotale da un tot di lustri? L'accesso all'expo è un'altra cosa. Non so cosa faranno enti e istituzioni per i propri produttori locali, qualcuno immagino organizzerà qualcosa anche se è ovvio che molti bravi professionisti e piccoli imprenditori non avranno modo di accedervi se non in "cordata", attraverso le più diverse - purché efficaci - forme di aggregazione. Credo però che confondere il vino industriale - sempre questa connotazione spregiativa un po' stucchevole - con il vino dell'enologo (cioè tutti i vini seguiti nel percorso da qualcuno laureato in enologia, ciascuno con le proprie sensibilità e il proprio tocco) sia fuorviante e non credo sia il caso dilungarsi qui sul punto. Segnalo solo, per chi non segue Daverio da anni, che le primissime puntate di un programma sull'arte eccezionale, informale e irriverente si svolgevano proprio a tavola dove tra portate di buona cucina e chiacchiere dei commensali si faceva cultura a 360 gradi, magari con una patina di noblesse di troppo ma sempre stemperata nell'informalità e nell'aneddoto di popolare accesso. Dubito che Daverio sia onnisciente ma tenderei a credere che la sua cultura in campo enoico sia di gran lunga al di sopra della media nazionale.
Rispondigianpaolo
circa 10 anni fa - Linka tavola e a Capalbio mi pare
RispondiWine Roland
circa 10 anni fa - LinkLe parole di Daverio sono ottime per lo slogan della prossima fiera enologica locale e naturista, certo non per Expo2015. Bel post.
RispondiEretico Enoico
circa 10 anni fa - LinkLe parole di Philippe sono condivisibile ed auspicabili se tradotte in realtà . Il punto e' questo ovvero che i pollock ,i schifano ,i cattelan ,i Picasso del vino non sono gli Antinori,i Cotarella ,i zonin , etc. ... forse la transavanguardia enoica,cara a Daverio, non mettere piede in quell'esposizione , quel rinascimento Enoico che per ora non ha i numeri singolarmente ma che certamente come " massa critica" sarà quello per cui " bere italiano " all'estero. Non ne faccio un distinguo di qualità o di snobbismo verso il vino" tecnicamente avanzato a grande tiratura" ma lasciatemi dire che in quello " vinificato al naturale in quantità limitata" vi è' più arte gustolfattiva che accademia . Daverio comunica,apprezza ed e' un bon gourmet ma conferma che il mondo della cultura ( non degli enologi ,non se ne abbiano a male) enoica e' fatto da cani sciolti non in grado di trovare il loro Achille Bonito Oliva " Enoico". Sante'
RispondiFabioz
circa 10 anni fa - LinkGiusta la frase di Daverio. Ha solo dimenticato un "non". Dovrebbe essere "Il Vino NON deve seguire il percorso che ha seguito l'arte". Se vogliamo che ritorni ad essere quotidiano. Il vino NON è arte. Il vino è artigianato. Oggi la fortuna di un artista è in mano ai grandi galleristi che a un certo momento decidono di buttare milioni di euro su un nome per farne un mito e ricavarci un po' di liquidità (circa il 50%). Spero che il vino NON segua questo percorso...anche se temo che ci siamo vicini.
RispondiGin
circa 10 anni fa - LinkIl fatto è che non si parla tanto di vino industriale, poichè da enologo conosco la tecnica che sta dietro hai prodotti di cantine che producono milioni di bottiglie, e molti di loro hanno più poesia che prosa. Tuttavia, sarà davvero difficile che si scelga di far rappresentare all'Expo 2015 la realtà vinicola a coloro che ne rimangono sostanzialmente ai margini, un po' perchè meno importanti e deboli di produzione, un po' perchè stufi e arcistufi dei meccanismi al limite della decenza di certe istituzioni del vino italiane, troppo impegnate a osannare il dio commercio. Posso comunue assicurare che esiste ancora chi del vino ne fa una quotidiana vittoria alla ricerca dei moderni principi di sostenibilità e passione per il frutto del loro terroir. Prederei il commento di Daverio come un augurio perciò, per quanto possibile, senza però dimenticare di dire che trovo il post comunque eccellente.
RispondiGianni Morgan Usai
circa 10 anni fa - LinkMa Daverio con i pantalonisporchiditerra lo si è mai visto..? ...e dire che è stato anche assessore leghista, o quota-Lega, al comune di Milano... Vabbè poi l'Alsazia-Lorena ha avuto il sopravvento su di lui... ( allora meglio solo la croce di Lorena di Jean Moulin... )
RispondiGianni Morgan Usai
circa 10 anni fa - LinkCi sarà pure un Tomacelli a Berlino..!
RispondiFrancesco Garzon
circa 10 anni fa - LinkDa quel poco che sono nell'enomondo, come dice qualcuno, ho notato che serve sempre un approccio ragionato e ragionevole, che spesso manca. Il vino italiano deve poter crescere all'interno del proprio paese che deve essere la culla che gli permetta di affacciarsi sul mondo. A mio parere il padiglione italiano dei vini all'Expo dovrebbe giocare anche questo ruolo. Vada pure giocare un ruolo commerciale, ma non è tutto e non è sufficiente. Almeno nel mondo del vino.
RispondiStefano De Santis
circa 10 anni fa - Linkle etichette mi hanno stancato, ora procedo con un molto più semplice: mi piace/non mi piace e, come dice Daverio, (andatevi a cercare i video dove parla di vino) se è di quella collina o dell'altra se va d'accordo con quel cibo, con quel giorno...
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